Renzi è a scadenza? Può darsi , dipende dalla lungimiranza
dei suoi servi. Dipende, cioè, da quando questi percepiranno che la ricreazione
per il boy scout di Rignano è finita. C’è però da riconoscere a Matteo Renzi
una inossidabile coerenza e convinzione nella sua strategia.
Nonostante le "tranvate" elettorali prese nella amministrative del 2015, l’epocale disfatta del
referendum Costituzionale del dicembre 2016, la recente Caporetto delle
amministrative di giugno e la puntuale bocciatura delle norme licenziate dal
suo governo da parte della Consulta (vedi Italicum e riforma della pubblica
amministrazione), l’ammazza gufi ha continuato indefesso ha sparare cazzate. L’ultima
risale al week-end scorso quando, arringando una claque di giallo vestita ha vaticinato che da qui
alla fine della legislatura, grazie al jobs act “rischiamo
di arrivare ad un milione di posti di lavoro”
Peccato che questo rischio
non c’è. Infatti quando coerentemente si spara una cazzata, altrettanto
coerentemente arriva la smentita. L’Istat riporta che a maggio 2017 la
disoccupazione sale all’11,3%, registrando una diminuzione degli occupati pari
a 51.000 unità in confronto al mese precedente . In realtà rispetto a maggio del 2016 si è
registrato un aumento di assunti pari a 14.000 addetti, ma tale incremento riguarda solo i rapporti di collaborazione, i voucher (che la CGIL ha
tentato maldestramente di
abolire facendosi uccellare dal governo)
e i contratti a termine , quelli in cui ogni sette mesi il lavoratore deve
passare sotto la mannaia del rinnovo contrattuale, vincolato all’accettazione
delle peggiori condizioni lavorative fra
diminuzione della retribuzione e aumento dell’orario di lavoro.
E’ la
devastazione dei diritti sancita dal decreto Poletti. Già proprio il ministro che
vuole trasferire gli uffici di collocamento
sui campi di calcetto. Nonostante l’elargizione di 178milioni di euro
alle imprese, più l’abolizione dell’articolo 18, i contratti a tempo indeterminato
(o a tutele crescenti) sono in diminuzione. Raggiungere dunque il milione di
posti di lavoro stabili a fine legislatura appare quanto mai arduo. Una cazzata
appunto secondo il miglior stile renziano. Per altro la storia del milioni di posti di lavoro non è
neanche originale, altri statisti dalla riconosciuta autorevolezza, ma
ampiamente superati dal bulletto toscano nello sparare cazzate, l’hanno avanzata
decenni addietro.
Ma se il rosicante ex presidente del consiglio propina l’ennesima puttanata rivendicando il
raggiungimento di un milioni di posti di lavoro stabili alla fine della
legislatura,il sottoscritto dice il vero quando afferma che dall’entrata in
vigore del jobs act ha creato 15 posti di lavoro e alla fine della legislatura spera
di arrivare alla strabiliante cifra, per una persona sola, di 25 unità. Tutto
ciò senza essere stato premier ne segretario di partito.
Miracolo? No.
Semplicemente l’Istat registra come nuovo posto di lavoro ogni contratto di collaborazione
temporanea acquisito. Il sottoscritto,
disoccupato dal 2013, è riuscito a rimediare, dall’entrata in vigore del jobs act fino ad oggi, 15 collaborazioni con aziende di sondaggi,
della durata al massimo di tre settimane, e spera di trovarne almeno un’altra
decina entro febbraio 2018.
Faccio presente che ogni contratto di questo tipo frutta un reddito medio di
300-400 euro. E’ una retribuzione da fame, lo ammetto, ma vuoi mettere la
soddisfazione di aver creato , da solo almeno 25 posti di lavoro veri, rispetto
al milione farlocco dichiarato da Renzi.
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