Il Pd va in Piazza per incontrare il proprio elettorato. In molte zone di tutte le città italiane sono stati piazzati più di 2.000 gazebo per dare modo ai dirigenti Pd di illustrare i risultati fin qui ottenuto dal Governo Renzi. La kermesse ha un titolo che è tutto un programma "Italia Coraggio".Ma perchè gli elettori dovrebbero ignorare le mirabile ottenute dall'esecutivo guidato dal loro segretario? Non si può neanche affermare che i "giornaloni" non ne parlino. E allora? Delle due l'una: o gli elettori del Pd non vengono considerati molto svegli e in grado di capire gli sforzi dei loro dirigenti, oppure gli stessi elettori hanno capito benissimo. Hanno capito che il loro segretario sta attuando un programma del tutto diverso rispetto a quello per cui il Pd ha ottenuto i voti necessari a governare. Questo dovrebbero spiegare i dirigenti del Pd ai propri elettori. Comunque fino ad oggi la manifestazione è stata molto partecipata. Non si può dire certo che non ci sia stato neanche un cane anche se incazzato e debole di vescica.
Le rovine
"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"
Buenaventura Durruti
sabato 5 dicembre 2015
Tutti a Roccasecca
Lunedì 7 dicembre, alle ore 11, in Via Roma a Roccasecca ci sarà una manifestazione con presidio sotto la sede del Comune. La manifestazione è organizzata dal Coordinamento emergenza rifiuti del Lazio meridionale che si batte contro l'attivazione del 5° INVASO (Circa cinque ettari di terreno) a Cerreto.
Com'è noto i carabinieri del NOE hanno rilevato e comunicato ai sindaci i risultati di un' indagine condotta dall'arpa. L'indagine rileva un rischio grave per la salute delle persone, per l'inquinamento delle falde acquifere e per l'ambiente.
Le discariche e gli inceneritori che si susseguono da Colleferro a San Vittore del Lazio, senza soluzione di continuità sono un problema di tutti i cittadini della provincia perché impediscono la ripresa economica e lo sviluppo occupazionale. A fronte di rischi che aumentano per la salute si riscontra un impoverimento progressivo delle strutture sanitarie ospedaliere e territoriali. Inoltre, aumentano i costi della gestione idrica e dei rifiuti.
Le Associazioni sottoscritte parteciperanno alla manifestazione, sottolineando la necessità di un piano alternativo e condiviso di far uscire la nostra provincia e la sua popolazione da una situazione di degrado e di desolazione.
Fanno appello ad alla riunificazione delle lotte affinché si possa determinare una spinta propulsiva più idonea e vasta al necessario cambiamento di modello di sviluppo che i nostri territori dovrebbero avviare.
Da Frosinone l'appuntamento per luned' 7 dicembre è alle ore 9 alla stazione di rifornimento Il Canarino.
AIPA
Ass. Oltre l'Occidente Frosinone
Comitato di Lotta per il Lavoro Frosinone
Confederazione CObas Frosinone
Coordinamento Provinciale Sanità
Osservatorio Peppino Impastato
Terme Romane, il Meetup 5 Stelle non dimentica
Meetup 5 Stelle Frosinone
Frosinone, 04/12/2015. "C’è chi non dimentica e continua a lavorare nell’intento di “bloccare” in ogni modo lecito lo scempio dell’edificazione a ridosso dei ritrovamenti archeologici di un impianto termale di epoca repubblicana e imperiale, posto nel cuore della nostra città.
Un’operazione - messa in piedi dalle precedenti amministrazioni di centro-sinistra - che grazie ad una coriacea azione di alcune Associazioni e di tanti cittadini - oltre che per vicende derivanti da provvedimenti della Giustizia Amministrativa Regionale - era stata di fatto seppellita, ma che è stata riportata alla luce dall’attuale amministrazione (questa sì che è una “grande” campagna archeologica!). Un’operazione che il “bravo” Sindaco ha fatto passare ai suoi fedeli consiglieri e ad una parte dell’opinione pubblica come un “atto dovuto” nei confronti del soggetto privato, ben sapendo di mentire. In questo caso tra le precedenti amministrazioni di centro-sinistra e l'attuale di centro-destra è stato rispettato appieno quel principio che potremmo definire “continuità di mal’amministrazione” che da anni contraddistingue la politica dei partiti ed il politicare dei soggetti che li rappresentano. Per intenderci, quel PD e PD-L dei quali Beppe Grillo parlava in epoche non sospette – suscitando anche qualche risatina - ma che oggi, finalmente, più di qualcuno riconosce come una tristissima verità (Mafia Capitale docet)!
Purtroppo ultimamente l’attenzione dei media si è un po’ affievolita su questa vicenda – che invece aveva infiammato quasi tutta l’estate appena trascorsa – ma ci può stare, sono le regole della comunicazione. Tocca a noi ricordare al Sindaco che nel suo programma elettorale del 2012 (pagine 55, 56 e 57) aveva promesso di valorizzare il patrimonio archeologico di Frosinone, restaurando i monumenti esistenti, e dando, poi, vita al Parco dei Volsci, nel luogo di ritrovamento di alcune importanti tracce di insediamenti nei pressi della villa comunale. Prometteva che Frosinone sarebbe diventata punto di riferimento per un turismo culturale, e poi prometteva l’ampliamento e la rivitalizzazione del museo archeologico. E dulcis in fundo il Sindaco ci propinava di creare percorsi culturali integrati tra struttura museale e siti archeologici per stimolare l’arrivo di turisti. Sono passati circa tre anni e mezzo e di tutte queste promesse nulla è stato realizzato.
Dispiace, inoltre, registrare lo sgonfiamento delle belle e “guerriere” parole (sempre e solo parole) di qualche consigliere di opposizione, ma anche all’opposizione di comodo siamo abituati, speriamo ancora per poco! Quando i cittadini entreranno nelle istituzioni comunali, così come sta succedendo in altri comuni d’Italia, le promesse si manterranno sino all’ultima sillaba proferita, sia in caso di maggioranza che di opposizione!
In conclusione, rivolgendoci a tutti i cittadini che hanno a cuore questa vicenda e che non si sentono vinti, ma semmai presi in giro (da destra e da sinistra), diciamo che il Movimento 5 Stelle nella battaglia c’era e c’è e crede ancora in una vittoria. Certo, se fossimo stati rappresentati in Consiglio Comunale avremmo avuto un compito molto più facile, ma ormai è solo una questione di tempo!"
Inceneritori Colleferro, si persegue il mancato rispetto delle norme e noi denunciamo.
Retuvasa e Comitato Residenti Colleferro
“Avere fiducia nella Giustizia è uno dei nostri punti fermi”, dichiarano Retuvasa e Comitato Residenti Colleferro, “anche se ci troviamo a dover fare i conti con un apparato distante dalle nostre esigenze”.
Il processo sugli illeciti negli impianti di incenerimento di Colleferro, culminato nel sequestro del 2009, ne è la prova; un processo smarritosi nei meandri dei Palazzi di giustizia romani e su cui non si riesce ad ottenere notizia. FORSE GIUSTIZIA?
Ricordiamo sommariamente i fatti. Nel 2009 diversi dirigenti e funzionari del gruppo Gaia SpA furono rinviati a giudizio per aver permesso l’incenerimento di rifiuti di ogni tipo, dalle gomme di camion ai materassi; quando proveniva da determinate aziende, il combustibile derivato da rifiuto (CDR) non subiva i controlli dovuti e, per nascondere i problemi, si provvedeva a manomettere i sistemi di controllo informatici e ad alterare i dati sulle emissioni ai camini. A completare il quadro criminoso le intimidazione e le rappresaglie verso quei dipendenti che non si mostravano collaborativi con la dirigenza.
La situazione in cui stagna questo processo, una tra le tante nel territorio della Valle del Sacco, è da noi stata resa nota in audizione alla Commissione Bicamerale d’inchiesta sul traffico illecito dei rifiuti e bonifiche il 16 luglio scorso presso la Prefettura di Frosinone.
Oltre a denunciare il processo “smarrito”, Retuvasa ha evidenziato come la gestione dei due inceneritori di Colle Sughero a Colleferro non risponda alle normative vigenti e alle Autorizzazioni Integrate Ambientali (AIA) in vigore dal maggio 2009.
Infatti, leggendo le relazioni di Monitoraggio e Controllo rilasciate dall’Arpa Lazio nel 2012, ente incaricato di effettuare i controlli, abbiamo constatato che numerose prescrizioni agli impianti, ora in rinnovo di AIA, non sono state rispettate.
Durante le verifiche l’Arpa Lazio, constatato il mancato rispetto delle normative o delle prescrizioni, rimandava ogni decisione alla regione Lazio.
Per verificare se la Regione avesse dato seguito alle segnalazioni di ARPA Lazio abbiamo eseguito un ulteriore accesso agli atti presso la Direzione Regionale Territorio, Urbanistica e Rifiuti, la quale ci ha informati che alcuni interventi ed adempimenti sono stati realizzati dalla Società in tempi successivi, ma che il procedimento di riesame, iniziato il 24/06/2012, non è mai stato concluso dai dirigenti della struttura regionale all’epoca in carica.
Scarico di responsabilità o impossibilità a procedere per deficit delle condizioni necessarie per la chiusura del procedimento?
E’ evidente, a questo punto, che il sistema di controllo degli adempimenti previsti dalla normativa risulta inadeguato: nessuna Istituzione è mai intervenuta a verificare l’idoneità alle prescrizioni a cui la nuova società Lazio Ambiente spa, subentrata all’ex Consorzio Gaia, deve attenersi.
Facciamo un esempio concreto. Nelle autorizzazioni è previsto che in ognuna delle due linee di incenerimento sia presente una sala di controllo per monitorare tutto ciò che avviene all’interno degli impianti: ebbene le due sale di controllo sono state unificate e di tale modifica risulta il verbale, sia essa sostanziale o non sostanziale, né vi è ha traccia tra le autorizzazioni regionali.
La sala di controllo è il cuore della sicurezza degli impianti e la sua modifica potrebbe rendere meno efficiente le prestazioni, aumentando i rischi ambientali e lavorativi in caso di incidente. Ne dà conferma l’Arpa Lazio in risposta alla richiesta di chiarimenti di un dipendente, evidenziando che la Legge sugli impianti con generatori di vapore impone la presenza di un conduttore patentato per singolo impianto e per ogni turno di lavoro, libero di potersi muovere e non vincolato alla presenza fisica davanti alla postazione di controllo.
Denunciamo quindi che attualmente i due impianti dispongono di un solo conduttore.
Vogliamo dire che finora ci è andata bene?
Sempre tra le prescrizioni inattuate si legge che il gestore degli impianti avrebbe dovuto installare a Colleferro delle stazioni di rilevamento degli inquinanti per consentire almeno l’analisi in continuo dei NOx e della frazione di polveri fini PM10 e delle polveri totali PTS per le quali l’Arpa Lazio - sezione di Roma avrebbe avuto il compito di determinare sia le quantità giornaliere che le concentrazioni dei metalli: As, Cd, CO, Hg, Sb, Sn, Tl, V, Zn, Cr, Cu, Mn, Ni, Pb. Anche di queste stazioni di rilevamento, ad oggi, non si è vista traccia e si tratta di inquinanti liberi in atmosfera in quantità sui cui valori è indispensabile averne conoscenza per la salute dei cittadini.
Questo ad altri ipotesi di illecito, ad esempio lo smaltimento di ceneri derivanti dalla combustione dei rifiuti mescolati nuovamente con il CDR, corredato di foto e video, sono stati esposti da Retuvasa e Comitato Residenti Colleferro in una denuncia presentata nei giorni scorsi alla Procura della Repubblica di Velletri, auspicando che possa appurare in tempi brevi l’esistenza di precise responsabilità in una conduzione così deficitaria non solo della gestione, ma anche dei controlli di competenza istituzionale.
Intendiamo inoltre evidenziare le ambiguità delle dichiarazioni dell'assessore Civita sul futuro degli inceneritori di Colleferro (vedi comunicato stampa http://retuvasa.org/ comunicato-stampa/regione- lazio-audizione-sullo-sblocca- italia).
Nel frattempo Sindaco ed Assessore all’ambiente del Comune di Colleferro si sono dichiarati contrari al revamping, da intendere come ammodernamento tecnico-strutturale, degli inceneritori, funzionale al proseguimento dell’attività di smaltimento dei rifiuti. (http://www.cronachecittadine. it/colleferro-la-posizione- del-sindaco-sanna-e-dellass- allambiente-calamita-sul- testo-dei-rifiuti-e-degli- inceneritori-no-al-revamping/) .
Annotiamo infine il recente rinnovo dell’AIA per una delle due linee di incenerimento, quella interamente controllata dalla società regionale.
A questo si va ad aggiungere il presumibile rinnovo AIA anche della seconda linea di incenerimento, visto che Lazio Ambiente SPA nei giorni scorsi ha perfezionato l’acquisto del 60% dell’impianto ancora di proprietà dell’amministrazione straordinaria dell’ex Consorzio Gaia, mentre l’altro 40% per il momento risulta essere di proprietà AMA.
Tutto ciò con una operazione finanziaria a nostro parere discutibile, che pone la Regione Lazio in una posizione alquanto ambigua, oltre che in quella doppia di controllore e controllato, ma che spiega molte delle situazioni che abbiamo denunciato.
Sia chiaro che useremo gli strumenti a cui possiamo ricorrere, nonostante il tortuoso percorso della giustizia e la distrazione dei nostri rappresentanti nell’informare i cittadini e fare chiarezza sulla situazione degli inceneritori, sulla scelta politica di aver rinunciato a perseguire le alternative concrete all'incenerimento, continuando a tenere sotto controllo i comportamenti omissivi e le scelte nefaste delle Istituzioni.
Cassino per Babbo Natale si tagliano gli alberi
Alessandro
Barbieri – Consulta dell’Ambiente di Piedimonte San Germano
Salvatore Avella – Fare Verde ONLUS (Nucleo Operativo di
Cassino
In data 4
Dicembre 2015, le associazioni ambientaliste “Consulta dell’Ambiente di
Piedimonte San Germano” e “Fare Verde Onlus - Nucleo Operativo di Cassino”
hanno presentato un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica di Cassino e
a tutti gli organi competenti in materia di reati ambientali, paesaggistici e
archeologici. Dalle informazioni diffuse su internet dagli organizzatori,
attraverso il canale facebook “Villaggio di Natale a Montecassino”, si è venuti
a conoscenza dell’intento di realizzare un evento natalizio nel complesso
monastico di Santa Maria dell’Albaneta, con “casa di babbo natale”, “circolo
polare artico”, “bosco incantato”, “area ristoro”, “piccolo mercatino locale”,
“intrattenimenti con concerti live”, “tiro con l’arco” e “presepe del maestro
Fontanini” che si intende installare all’interno del monastero stesso.
Informate immediatamente le ambasciate polacca, tedesca, americana, britannica
e francese, oltre che l’Onorcaduti, per l’uso sacrilego di un luogo dal forte
valore simbolico e universale per via degli accadimenti dell’ultimo conflitto
bellico. «A quanto ci risulta – esordiscono gli ambientalisti – si stanno
perpetrando gravi reati di varia natura, senza considerare la pericolosità
dell’area in cui stanno operando che non è stata ancora del tutto bonificata
dai numerosi residuati bellici della Seconda Guerra Mondiale. Venuti a
conoscenza ufficiosamente dell’inizio dei lavori di sbancamento, di tagli di
alberi ad alto fusto, di creazione di “strade” all’interno di aree verdi,
ricadenti in parte nel Monumento Naturale di Montecassino, ci siamo attivati
per il blocco immediato informando gli organi di polizia competenti e di
controllo (Carabinieri, Polizia, Corpo Forestale dello Stato, Ente Regionale
Parco dei Monti Aurunci, Comune di Cassino). Ciò nonostante a tutt’oggi i
lavori di allestimento continuano indisturbati. Sicuri di un tempestivo
intervento, chiediamo che venga svolta ogni opportuna indagine al fine di
verificare la configurabilità, in concreto, dei reati citati - predisponendo
l’immediata sospensione dei lavori - e che i responsabili siano perseguiti
penalmente.
martedì 1 dicembre 2015
Dopo gli attentati di Parigi, respingiamo l'offensiva imperialista
Daniel Sugasti
In seguito ai terribili attentati del 13 novembre a Parigi, il presidente Hollande - per cercare di aumentare la sua malconcia popolarità - ha assunto un atteggiamento offensivo e apertamente guerrafondaio: "La Francia è in guerra", ha annunciato di fronte ai suoi parlamentari.
Il socialista Hollande, tentando di svolgere lo stesso ruolo internazionale che aveva assunto George W. Bush nel 2001 e, all’interno de suo Paese, facendo propria la retorica dei partiti xenofobi e di estrema destra come il Front Nacional di Marine Le Pen, ha fatto sfoggio di un'ipocrisia senza limiti, lanciando una "guerra globale" tra la "civiltà" e la "barbarie terrorista".
In questo quadro, ha fatto appello a una "grande e unitaria" coalizione contro lo Stato islamico (IS), e per questo in queste settimane sta incontrando i leader di Stati Uniti, Gran Bretagna, Italia, Russia e Cina.
Allo stesso tempo, il governo francese ha sollecitato l'Unione europea alla massima collaborazione militare con la Francia, presentata come un Paese "sotto attacco". La risposta, inedita nella storia dell'Unione europea, è stata affermativa: i 28 governi europei hanno deciso all'unanimità di attivare la "clausola di assistenza reciproca", prevista dal Trattato dell'UE in caso di "attacco" a uno degli Stati membri.
Gli attacchi terroristi dell'Isis, reazionario fino al midollo, lungi dal "colpire l'Occidente", hanno favorito una infame "crociata civilizzatrice", alla quale si sono subito uniti da Papa Francesco - che ha affermato che il mondo sta affrontando una sorta di "terza guerra mondiale" - fino all'Onu, che ha approvato in fretta e furia una risoluzione a uso e consumo di Parigi, con la quale si rivendica la militarizzazione delle frontiere in Europa e un inasprimento del controllo degli spostamenti, inclusi quelli dei cittadini europei.
In questo quadro, ha fatto appello a una "grande e unitaria" coalizione contro lo Stato islamico (IS), e per questo in queste settimane sta incontrando i leader di Stati Uniti, Gran Bretagna, Italia, Russia e Cina.
Allo stesso tempo, il governo francese ha sollecitato l'Unione europea alla massima collaborazione militare con la Francia, presentata come un Paese "sotto attacco". La risposta, inedita nella storia dell'Unione europea, è stata affermativa: i 28 governi europei hanno deciso all'unanimità di attivare la "clausola di assistenza reciproca", prevista dal Trattato dell'UE in caso di "attacco" a uno degli Stati membri.
Gli attacchi terroristi dell'Isis, reazionario fino al midollo, lungi dal "colpire l'Occidente", hanno favorito una infame "crociata civilizzatrice", alla quale si sono subito uniti da Papa Francesco - che ha affermato che il mondo sta affrontando una sorta di "terza guerra mondiale" - fino all'Onu, che ha approvato in fretta e furia una risoluzione a uso e consumo di Parigi, con la quale si rivendica la militarizzazione delle frontiere in Europa e un inasprimento del controllo degli spostamenti, inclusi quelli dei cittadini europei.
Escalation militare
Sul piano militare, la reazione immediata di Hollande è stata quella di intensificare i bombardamenti in Siria. Caccia del tipo Rafaele e Mirage (1) hanno effettuato bombardamenti su ampia scala, principalmente sulla città di Raqqa, autoproclamatasi capitale del “Califfato” controllato dall’Isis a partire dal giugno del 2014. Pochi giorni fa, la portaerei Charles de Gaulle, ammiraglia della Marina francese, è arrivata nel Mediterraneo orientale, triplicando la potenza di fuoco della Francia nella regione.
Nell’ambito di questa offensiva, Hollande ha stretto un patto con la Russia. Anche gli attentati dell’Isis a Parigi sono tornati utili a Mosca. Putin, sanzionato economicamente dagli Usa e dall’Ue a causa della sua politica annessionista in Ucraina, ha approfittato di questa occasione per rafforzare il suo cinico appello ad una “azione globale” contro il terrorismo, cercando di rafforzare la sua posizione a livello internazionale e, soprattutto, salvaguardare meglio i suoi interessi in Siria, a partire dalla difesa della base navale di Tartus e degli accordi petroliferi tra il regime di Al-Assad e le imprese russe.
Il presidente russo cerca di trarre vantaggio dalla “grande coalizione unitaria” proclamata dall’Eliseo, non solo per attenuare il suo isolamento, ma anche per aumentare la sua influenza nella regione. Non è per altri motivi che dopo gli attentati di Parigi il Cremlino si è affrettato a riconoscere che l’aereo russo abbattuto sul Sinai lo scorso 31 ottobre è stato frutto di un attentato dell’Isis, cosa che in un primo momento era stata negata. La verità è che, astutamente, la Russia si è unita del tutto alla “crociata civilizzatrice” dell’imperialismo e ha annunciato che aumenterà la sua presenza militare in Siria con almeno 25 aerei in più.
Allo stesso tempo, l’azione terrorista dell’Isis ha rafforzato la presenza di Al-Assad al potere e, quindi, complica ulteriormente la situazione politica e militare dei ribelli siriani che si battono contro la dittatura.
Le cose stanno così perché questi attentati hanno rafforzato tutta la politica volta a mantenere al potere il Satrapo di Damasco – che continua a massacrare il popolo siriano senza sosta e nell’indifferenza di tutto il mondo – da tempo considerato dall’imperialismo come un “male minore” di fronte al pericolo, in primo luogo, di una vittoria della rivoluzione siriana e, in secondo luogo, di fronte all’avanzare dell’Is in Medio Oriente e non solo.
Per questo, una settimana fa, a partire dall’accordo tra gli Usa e la Russia, si è svolta a Vienna una conferenza per raggiungere una “transizione negoziata che, anzitutto, “preservi le istituzioni [la dittatura, nda]” in Siria. La realtà è ben diversa dalle favole castro-chaviste sul fatto che l’imperialismo starebbe “cospirando” contro Al-Assad: né gli Stati Uniti né l’Europa, nell’ambito di questo piano controrivoluzionario, si fanno particolari problemi nell’ammettere la possibilità che Al-Assad si mantenga al potere per un periodo più o meno lungo.
E’ per questo che, se da almeno un anno e mezzo più nessuno parla di “abbattere” Al-Assad visto che la “priorità” è diventata quella di combattere l’Isis, dopo gli attentanti di Parigi nessuna potenza imperialista fa accenno alla dittatura in Siria.
Rispondendo con solerzia all’appello francese, il governo britannico ha annunciato i suoi piani di bombardare la Siria a dicembre. Cameron, dopo essersi incontrato con Hollande, ha anche assicurato un incremento del 30% delle spese “contro il terrorismo”.
Similmente, la Merkel ha annunciato che invierà 650 soldati tedeschi in Mali, con il compito di alleggerire i compiti dell’esercito francese nell’Africa orientale, affinché possa concentrarsi nella “lotta contro il terrorismo” in Siria.
Vedremo come si evolverà questa escalation militare. Gli Stati Uniti, almeno fino ad ora, hanno assunto una posizione più cauta. Mentre Hollande proclamava la “guerra”, Obama metteva in guardia sul fatto che “non si tratta di una guerra convenzionale”. I candidati alla sua successione, come la democratica Hillary Clintono o il repubblicano Jen Bush (fratello di George W. Bush), si sono affrettati a reclamare l’invio di più truppe e un intervento più incisivo nella regione.
Tuttavia, Obama ha ripetuto che, per il momento, gli attentati di Parigi non gli faranno cambiare tattica: attacchi aerei combinati con l’appoggio di “forze locali” per respingere l’Isis. Gli Usa hanno 3500 militari in Iraq e una cinquantina di “truppe speciali” in Siria. Nonostante la retorica bellicista degli avversari di Obama, retorica che ha il fine evidente di capitalizzare elettoralmente gli eventi francesi, a parte alcuni “falchi” nel Congresso o candidati minori, nessuno propone seriamente di ripetere una invasione sul modello di quella in Iraq nel 2003.
Tuttavia, ciò non esclude la possibilità che altri Paesi, come la Russia o la stessa Francia, inviino soldati in Siria. Putin ha annunciato che sta studiando questa possibilità che, all’interno di questa dinamica politica e militare, non si può escludere.
Il presidente russo cerca di trarre vantaggio dalla “grande coalizione unitaria” proclamata dall’Eliseo, non solo per attenuare il suo isolamento, ma anche per aumentare la sua influenza nella regione. Non è per altri motivi che dopo gli attentati di Parigi il Cremlino si è affrettato a riconoscere che l’aereo russo abbattuto sul Sinai lo scorso 31 ottobre è stato frutto di un attentato dell’Isis, cosa che in un primo momento era stata negata. La verità è che, astutamente, la Russia si è unita del tutto alla “crociata civilizzatrice” dell’imperialismo e ha annunciato che aumenterà la sua presenza militare in Siria con almeno 25 aerei in più.
Allo stesso tempo, l’azione terrorista dell’Isis ha rafforzato la presenza di Al-Assad al potere e, quindi, complica ulteriormente la situazione politica e militare dei ribelli siriani che si battono contro la dittatura.
Le cose stanno così perché questi attentati hanno rafforzato tutta la politica volta a mantenere al potere il Satrapo di Damasco – che continua a massacrare il popolo siriano senza sosta e nell’indifferenza di tutto il mondo – da tempo considerato dall’imperialismo come un “male minore” di fronte al pericolo, in primo luogo, di una vittoria della rivoluzione siriana e, in secondo luogo, di fronte all’avanzare dell’Is in Medio Oriente e non solo.
Per questo, una settimana fa, a partire dall’accordo tra gli Usa e la Russia, si è svolta a Vienna una conferenza per raggiungere una “transizione negoziata che, anzitutto, “preservi le istituzioni [la dittatura, nda]” in Siria. La realtà è ben diversa dalle favole castro-chaviste sul fatto che l’imperialismo starebbe “cospirando” contro Al-Assad: né gli Stati Uniti né l’Europa, nell’ambito di questo piano controrivoluzionario, si fanno particolari problemi nell’ammettere la possibilità che Al-Assad si mantenga al potere per un periodo più o meno lungo.
E’ per questo che, se da almeno un anno e mezzo più nessuno parla di “abbattere” Al-Assad visto che la “priorità” è diventata quella di combattere l’Isis, dopo gli attentanti di Parigi nessuna potenza imperialista fa accenno alla dittatura in Siria.
Rispondendo con solerzia all’appello francese, il governo britannico ha annunciato i suoi piani di bombardare la Siria a dicembre. Cameron, dopo essersi incontrato con Hollande, ha anche assicurato un incremento del 30% delle spese “contro il terrorismo”.
Similmente, la Merkel ha annunciato che invierà 650 soldati tedeschi in Mali, con il compito di alleggerire i compiti dell’esercito francese nell’Africa orientale, affinché possa concentrarsi nella “lotta contro il terrorismo” in Siria.
Vedremo come si evolverà questa escalation militare. Gli Stati Uniti, almeno fino ad ora, hanno assunto una posizione più cauta. Mentre Hollande proclamava la “guerra”, Obama metteva in guardia sul fatto che “non si tratta di una guerra convenzionale”. I candidati alla sua successione, come la democratica Hillary Clintono o il repubblicano Jen Bush (fratello di George W. Bush), si sono affrettati a reclamare l’invio di più truppe e un intervento più incisivo nella regione.
Tuttavia, Obama ha ripetuto che, per il momento, gli attentati di Parigi non gli faranno cambiare tattica: attacchi aerei combinati con l’appoggio di “forze locali” per respingere l’Isis. Gli Usa hanno 3500 militari in Iraq e una cinquantina di “truppe speciali” in Siria. Nonostante la retorica bellicista degli avversari di Obama, retorica che ha il fine evidente di capitalizzare elettoralmente gli eventi francesi, a parte alcuni “falchi” nel Congresso o candidati minori, nessuno propone seriamente di ripetere una invasione sul modello di quella in Iraq nel 2003.
Tuttavia, ciò non esclude la possibilità che altri Paesi, come la Russia o la stessa Francia, inviino soldati in Siria. Putin ha annunciato che sta studiando questa possibilità che, all’interno di questa dinamica politica e militare, non si può escludere.
Hollande attacca le libertà democratiche in Francia
Tornando alla Francia, va segnalato che tutta la politica estera guerrafondaia del governo di Hollande si combina, sul piano interno, con una politica repressiva e poliziesca (come ha confermato la feroce repressione e agli arresti della manifestazione del 29 dicembre contro il summit sul clima, NdT). Chiaro, premurandosi di farlo sempre in nome della “libertà”, della “democrazia” e di altri “valori europei”. Hollande ha proclamato lo “stato di eccezione” in tutto il Paese che, teoricamente, durerà fino al 26 febbraio 2016. Questa misura draconiana è risultata possibile in virtù dell’inasprimento della legge del 3 aprile del 1995, ed è stata approvata in Parlamento sia dai sostenitori del presidente francese sia dall’opposizione, inclusi, vergognosamente, i parlamentari “anticapitalisti” del Front de Gauche di Jean Luc Melenchon.
Sempre il Parlamento ha approvato senza titubanza alcuna un'altra richiesta di Hollande: concedere alle forze armate una libertà di azione senza precedenti. Più di cento persone sono state imprigionate. Le manifestazioni sono proibite. La stessa cosa avviene in Belgio, che è assediato dalle truppe dell’esercito che pattugliano le sue strade e arrestano persone, ignorando qualsiasi minima garanzia.
In altre parole, siamo di fronte a un attacco frontale alle libertà democratiche delle masse popolari francesi, un attacco che non può che essere respinto con forza dal movimento operaio e dalla sinistra mondiale.
L’impatto sulla crisi migratoria
Gli attentati dell’Isis in Francia, oltre a offrire il pretesto per un intervento imperialista più intenso in Siria, hanno anche favorito i governi europei nei loro piani di respingimento e persecuzione delle migliaia di immigrati che cercano di ottenere lo status di rifugiati o l’asilo dopo la fuga dagli orrori della guerra in Siria e in altri Paesi del Medio Oriente.
Dopo le parole iniziali sul ricevere “a braccia aperte” i rifugiati – in particolare dopo l’impatto politico della morte del bimbo siriano Aylan Kurdi – la Merkel e il Parlamento tedesco cominciano a virare verso un inasprimento del controllo alle frontiere. La xenofobia e l’islamofobia fomentate dalla stampa borghese creano un clima favorevole alla propaganda di partiti neonazisti come Pegida e Alternativa per la Germania, che nelle ultime settimane hanno organizzato cortei razzisti e incrementato gli attacchi contro i centri dei rifugiati.
Nella stessa Francia, un accampamento nella città di Calais dove riparavano migliaia di rifugiati provenienti da Afganistan, Siria, Eritrea, Etiopia, Sudan e Iraq è stato incendiato poco dopo che si è saputo dell’attentato. Ci sono alcuni indizi che lasciano pensare che l’incendio sia stato provocato da gruppi xenofobi. Nel frattempo, il parlamento ungherese ha respinto il già insufficiente sistema di ripartizione dei rifugiati sulla base di quote nei Paesi europei, dichiarando che questo potrebbe contribuire ad “espandere il terrorismo” nel continente. Il governo ungherese, anche prima degli attentati di Parigi, aveva ordinato di costruire recinzioni e difendere le frontiere con l’esercito. In Polonia, il partito di ultradestra Legge e Giustizia (Pis) ha vinto le elezioni a fine ottobre e ha annunciato che non accetterà più rifugiati. L’Austria e la Slovenia, per parte loro, hanno diminuito il numero giornaliero di rifugiati che sono disposti ad accettare.
La nostra posizione
1. E’ necessario che tutto il movimento operaio e i movimenti di lotta, soprattutto in Francia e negli altri Paesi imperialisti, respingano categoricamente l’escalation di attacchi aerei e l’eventuale invio di truppe di terra in Siria. Non bisogna perdere di vista nemmeno per un attimo il fatto che l’imperialismo è il principale responsabile della catastrofe economica e sociale che sta avvenendo in Medio Oriente. I governanti statunitensi ed europei sono i più grandi terroristi della storia mondiale. Per decenni non solo hanno colonizzato ma anche promosso guerre, occupazioni, massacri atroci, sostenuto dittature sanguinarie come quella di Al-Assad in Siria e, quando è loro convenuto, hanno sostenuto gruppi come Al Qaeda e Isis, che prosperano nella situazione di caos e di totale disperazione in cui sono oggi trascinate migliaia di persone in Paesi come la Siria.
2. I bombardamenti imperialisti in Siria e in Iraq, oltre ad essersi rivelati inefficaci contro l’Isis, porteranno solo altra morte e altra sofferenza per la martoriata popolazione civile in Siria. Da quando gli Usa hanno cominciato a bombardare l’Isis, sono morti migliaia di civili. Negli ultimi gironi, per esempio, sono morte centinaia di persone innocenti a Raqqa, una città con una popolazione di circa mezzo milione di abitanti, che sono attaccate indistintamente dalle bombe dell’aviazione francese, nordamericana, russa e siriana.
3. La forma più efficace di distruggere militarmente l’Isis passa per il rafforzamento della resistenza armata in Siria, sia quella araba che quella kurda. Lo dimostrano le vittorie dell’alleanza tra le milizie kurde e l’Esercito Libero Siriano a Tal Abyad e a Kobane in due occasioni. Lo stesso possiamo dire dei peshmerga kurdi-iracheni, che pochi giorni prima degli attentati avevano liberato la città di Sinjar dagli artigli dell’Isis. Non si devono sostenere i bombardamenti imperialisti o della Russia, viceversa occorre sostenere l’invio di armi pesanti e tecnologia militare avanzata alle brigate ribelli, affinché possano distruggere i progetti dittatoriali tanto di Al-Assad quanto dell’Isis. Sosteniamo pienamente la richiesta dei Comitati locali siriani: “Insistiamo anche sull’importanza e l’urgenza di sostenere il popolo siriano, tanto all’interno come all’esterno del Paese, per aiutarci a difendere il nostro diritto di essere liberati e liberate dalla tirannia e dal terrorismo. Accettare che Assad permanga al potere nonostante i suoi crimini contro l’umanità non ci aiuta nella lotta contro il terrorismo; diversamente, continuerà ad avere garantita la sua fonte principale”.
4. In Francia e in tutta Europa, la lotta contro le misure repressive e la messa in discussione delle libertà democratiche più elementari che i governi applicano o cercano di applicare, è importantissima in questo momento. In questo senso, la solidarietà con i rifugiati deve raddoppiare.
Mentre i governi reprimono, criminalizzano, cercano di chiudere ulteriormente le frontiere a migliaia di persone che fuggono dalla guerra che l’imperialismo, e le dittature da esso sostenute, provocano in Medio Oriente; mentre il razzismo, la xenofobia e i partiti di ultradestra o direttamente neonazisti alzano la testa al rullare di tamburi di Hollande e dei governi europei, la classe operaia e le masse popolari devono rispondere con l’unità, la lotta e la solidarietà di classe. La classe operaia deve unirsi, al di là delle differenze etniche, religiose, nazionali, contro lo stesso nemico comune: la barbarie capitalista e imperialista e i suoi governi e Parlamenti.
Oggi più che mai i lavoratori e le masse popolari devono scendere in piazza e gridare con forza: benvenuti rifugiati! Nativa o immigrata è la stessa classe operaia! Respingiamo le misure repressive e xenofobe dei governi europei!
No ai bombardamenti di Usa, Francia e Russia in Siria!
Armi pesanti per i ribelli siriani, arabi e kurdi, affinché possano sconfiggere l’Isis e Al-Assad!
Note
(1) Si tratta di caccia militari di ultima generazione (NdT).
(traduzione dall'originale in spagnolo di Fabiana Stefanoni)
lunedì 30 novembre 2015
Emergenza lavoro. Conferenza stampa del Movimento 5 Stelle e del Comitato Promotore Vertenza Frusinate
Luciano Granieri
Si è tenuta ieri, 30
novembre 2015, presso la sala consiliare della Provincia di Frosinone, la
conferenza stampa congiunta fra il gruppo del Movimento 5 Stelle della Regione
Lazio e il comitato promotore Vertenza Frusinate. L’incontro con i media e i
cittadini, aveva lo scopo di illustrare il
contenuto della mozione condivisa presentata dalla consigliera regionale penta-stellata Silvana Denicolò, firmata da tutti i consiglieri di minoranza, sulla drammatica questione della
disoccupazione nella nostra Provincia.
foto di Enrica Segneri |
Come è noto la nascita del Comitato
Promotore Vertenza Frusinate, composto da disoccupati e precari, vittime di sordide storie di ordinaria
dittatura del profitto, ha finalmente gettato il sasso nello stagno di una
melmosa palude, ponendo all’attenzione della politica il devastante quadro
della disoccupazione nel nostro territorio. Plaudiamo al gruppo regionale del
Movimento 5 Stelle, che ha avuto la
sensibilità di raccogliere questo drammatico grido di dolore e concretizzarlo in
una mozione congiunta ( per leggerla clicca QUI).
I contenuti del documento
presentato il 23 settembre scorso, la cui discussione e votazione ancora devono
essere calendarizzate, tengono conto di
alcune proposta avanzate dal Comitato Promotore Vertenza Frusinate. Essi impegnano la Giunta regionale a focalizzare presto e a fondo, l’estrema
criticità occupazionale della Provincia di Frosinone che, è bene ricordarlo, presenta un numero di
disoccupati ben al di sopra della media nazionale 135.000 unità
per una popolazione di 500.000 residenti.
Inoltre la mozione condivisa,
sollecita l’amminstrazione regionale ad attingere alle risorse europee POR FESR
2014-2020 per finanziare la localizzazione delle imprese nei siti
dismessi, il riposizionamento competitivo
delle aree produttive ecologicamente
attrezzate e il rilancio delle imprese che si costituiscono in rete. Altro
impegno, a cui viene chiamata la Regione, è quello di finanziare la legge 4/2009
istituita dalla Giunta Marrazzo finalizzata al sostegno al reddito in favore di disoccupati ed inoccupati.
I fondi necessari furono annullati dalla Giunta Polverini e mai reintrodotti
sacrificati sull’altare della spending review.
Ma gli obbiettivi del Movimeto 5
Stelle, vanno oltre e prevedono: il monitoraggio e la riorganizzazione dei centri per l’impiego, oggi ridotti a “corsifici”mangia soldi al solo servizio delle imprese, una campagna d’informazione
rivolta ai disoccupati sulle opportunità
di accesso a percorsi formativi e di riqualificazione, la partecipazione degli
stessi lavoratori licenziati alla redazione di piani aziendali utili a creare
attività foriere di buona occupazione.
Vediamo ora i buoni e i cattivi dell’incontro di ieri. Fra i
buoni, sicuramente il deputato On. Luca Frusone e la consigliera regionale
Silvana Denicolò, entrambi del Movimenti 5 Stelle, il presidente del consorzio
Asi di Frosinone Francesco De Angelis tutti presenti alla conferenza, insieme con Gino Rossi ex operaio Videocon esponente del
Comitato Promotore Vertenza Frusinate. Fra i cattivi, gli assenti: amministratori
locali ed eletti dalla Provincia e i
movimenti sindacali, i quali, non sembrano interessati alle sorti dei lavoratori loro concittadini. Se una disoccupazione così
elevata non desta l'attenzione dei movimenti sindacali
cosa potrà smuoverli? Forse qualche
interesse particolari nei corsifici sopra citati? A voi l’ardua sentenza.
Per dovere di cronaca riportiamo quanto
dichiarato dal presidente Asi Francesco De Angelis. L’abbiamo inserito fra i
buoni se non altro perché, presiedendo
un organo di supporto alle attività industriali, ha avuto il buon gusto di venire ad ascoltare
le ragioni dei lavoratori licenziati. A quali azioni
porterà questo ascolto è presto per dirlo. Il presidente Asi, nonché tenutario, insieme all’altro Francesco
(Scalia) del PD provinciale, ha assicurato che per le strutture ex VDC
acquisite dall’Asi è in via di definizione un bando per la loro cessione ad
imprese interessate . Alla strutturazione del bando, saranno invitati a
collaborare i gli ex dipendenti Videocon. Ovviamente le attività interessate
all’acquisizione dello stabilimento dovranno presentare un piano industriale in
cui s’impegnano ad assumere gli ex lavoratori
VDC e ad avviare produzioni non inquinanti compatibili con la difficile
situazione ambientale della Valle del Sacco.
De Angelis ha inoltre annunciato l’impegno
dell’Asi all’incentivazione della green economy
e il supporto verso imprese
della logistica e dell’automotive, il riferimento allo stabilimento Fiat di
Piedimonte San Germano è più che evidente. Infine , secondo De Angelis, contrariamente a quanto riportato dai media,
la Provincia di Frosinone non è del tutto esclusa dalla partita per ospitare la multinazionale Amazon. Passo
Corese, pare in vantaggio, ma la buona posizione e le infrastrutture -in
particolare una efficiente rete di telecomunicazioni in fibra ottica - presenti nel nostro territorio, possono ancora
far pendere la bilancia verso la Provincia di Frosinone. Potrebbe entrare in
gioco a tale scopo proprio il sito della ex VDC. Aspettiamo di verificare se quanto dichiarato
dal presidente dell’Asi avrà concreta realizzazione.
Proponiamo infine qualche riflessione a margine di questo incontro.
Apprezziamo lo sforzo del Movimento 5
Stelle e dei consiglieri regionali di
minoranza per provare a risolvere l’annosa questione occupazionale in
Provincia. Forte è pure l’impegno per la richiesta di rifinanziamento della legge 4/2009 sul sostegno al reddito a favore di chi ha perso
il lavoro. Anche il circolo “Altiero Spinelli” di “Possibile, attraverso la sua
esponente Anna Rosa Frate, ha espresso la volontà del suo gruppo di lavorare
per questo obbiettivo.
Però, se ormai ci si è consegnati mani e piedi alla
tirannia del mercato, che considera il lavoro come pura merce da acquistare al minor costo possibile e solo
quando serve, allora un sostegno al reddito è quanto mai necessario. Viceversa
se si ritiene ineludibile considerare il lavoro, non una merce, ma un diritto per realizzare la piena espressione della dignità umana,
allora il discorso cambia. Non serve reddito, serve lavoro e le soluzioni
esistono. In un quadro di disoccupazione diffusa come l’attuale, non è sostenibile
la presenza di mano d’opera sfruttata che supera di molto le 40 ore settimanali
e un mare magnum di disoccupati. L’incentivazione del lavoro part-time a parità
di stipendio, alla cui determinazione concorre anche lo Stato, potrebbe diventare
una soluzione. Lavorare meno lavorare tutti, questo
dovrebbe essere l’obbiettivo vero. Sicuramente un reddito, seppur minimo, nella
situazione emergenziale attuale è indispensabile, ma ciò non dovrebbe
distogliere gli sforzi per ottenere un obbiettivo a più ampio respiro. Cioè quello
di fare in modo che l’Italia torni ad essere una Repubblica fondata sul
lavoro.
domenica 29 novembre 2015
Jazz e fermenti vitali. Il nuovo seminario dell'Osservatorio Peppino Impastato
Luciano Granieri - Osservatorio Peppino Impastato Frosinone
Ritornano gli incontri di formazione
dell’Osservatorio Peppino Impastato di Frosinone in collaborazione con la Scuola di Formazione Sociale e Politica Don Gallo. Il primo seminario di quest’anno intitolato “Jazz ritmi e
pulsioni vitali dell’era post moderna” avrà inizio il 4 dicembre prossimo e si
terrà presso la sede dell’Associazione Oltre l’Occidente in Largo Aonio Paleario
n. 7 a Frosinone, a partire dalle ore
16,00. L’intento è quello di descriverà la storia politica, culturale e sociale degli
Stati Uniti attraverso la nascita e l’evoluzione
stilistica della musica jazz. Il programma del seminario si svilupperà in tre
incontri.
Il primo, quello del 4 dicembre avrà come titolo : “L’approdo, suoni
da un’immigrazione coatta: dalle origini al blues fino alla swing era". Nell’incontro
si tratterà degli inizi, si racconterà la storia degli immigrati, dei neri africani,
le loro traversie nell’America di fine ‘800
e inizio ‘900. Contestualmente verranno trattare le forme prejazzistiche che
caratterizzarono tale periodo.
Il secondo appuntamento si terrà l’11 dicembre, e avrà
come titolo: "Free Like a Bird", affronterà la storia del popolo americano dalla
crisi di Wall Street, al dopo guerra, fino alle soglie degli anni ‘50. Un
periodo pieno di conflittualità fra il borghese way of life bianco, e la persecuzione dei neri, unita a quella
dei, politicamente e socialmente, considerati “diversi” anche per censo. Si percorreranno i fasti dalla grandi orchestre da ballo dello swing fino al Be Bop nero, e agli atteggiamenti di protesta che tale stile sottendeva .
Nell’appuntamento
conclusivo del 18 dicembre, intitolato “Creatività la potere” tratteremo della conflittualità sociale
degli anni ’60, in cui la lotta per i diritti civili dei neri divenne più ampia si trasformò in
lotta per i diritti civili di tutti gli oppressi . Il movimento di protesta coinvolse anche ampi settori della società americana, in contrasto con le politiche imperialiste degli Stati Uniti.
Liberazione, in musica, significava liberarsi dei vincoli costituiti dalla
melodia e perfino dall’armonia. Vorremmo poi andare oltre ed esplorare gli orizzonti
del futuri del jazz . Scenari ormai universali che travalicano
qualunque confine, non solo quelle americano. Anche questi due appuntamenti si svolgeranno a partire
dalle ore 16,00 presso la sede dell’Associazione “Oltre l’Occidente, che ringraziamo per la disponibilità e la collaborazione.
Dunque alle
tematiche proposte dell’Osservatorio, nei seminari tenuti negli anni scorsi, si
aggiunge un altro fondamentale elemento
che analizza la forma artistica e musicale come
espressione della condizione umana. Dopo
temi di ordine storico istituzionale affrontati nella stagione 2013-2014, dopo aver descritto nel 2014-2015 il variegato mondo della
comunicazione, quest’anno affrontiamo un altro argomento secondo noi interessante
e accattivante.
Non è un seminario che si occupa di musica in senso stretto,
non ne abbiamo le competenze. Certamente si ascolterà molta musica, ma ciò che
a noi interessa è descrivere l’unicità di quanto è avvenuto dal punto di vista
culturale e sociale nel continente americano
nei due secoli precedenti l’attuale. E’ accaduto che una classe subalterna di derelitti,
composta dai neri deportati dall’Africa e da immigrati europei approdati nel Nuovo Mondo per trovare fortuna, hanno unito le loro culture d’origine il loro
bagaglio musicale diversissimo per
costruire una nuova e originale forma musicale. Un'espressione artistica che si
è fatta strumento di lotta, ma anche di promozione sociale.
Ed è proprio su
questa straordinaria alchimia culturale, foriera di condivisione di
aggregazione, potente antidoto all’intolleranza
e all’ingiustizia sociale, che abbiamo
voluto concentrarci. “La musica (il jazz) rispecchia quello che accade….esprime
tutta l’esperienza umana nel momento stesso in cui è vissuta”, così si espresse
John Coltrane uno dei più grandi sassofonisti del suo tempo. Ecco noi vogliamo
raccontare attraverso il jazz le varie e tumultuose esperienze umane, politiche
e sociali che hanno pervaso in circa due
secoli di storia il Nuovo Mondo.
P.s. Il relatore, o meglio, lo stimolatore di riflessioni
sarà il sottoscritto. Per ulteriori informazioni potete contattarmi al seguente
recapito. 320 4513472, oppure inviare un
E.Mail a aut.frosinone@gmail.com Inutile sottolineare, che il seminario è completamente
gratuito.
Luciano
Granieri
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