Luciano Granieri
Sabato 27 ottobre ho avuto l’onore ed il piacere di
partecipare alla presentazione del libro di Luigi De Magistris “La città ribelle – il caso
Napoli”. All’evento, tenutosi presso l’auditorium “New Orleans - La Fabbrica”
di Isola del Liri , ed organizzato dall’associazione culturale “Senza Frontiere”, era presente l’autore, il
sindaco di Napoli in persona Luigi De Magistris. A fare gli onori di casa il
presidente dell’associazione organizzatrice Romolo Rea, e il segretario
provinciale di Rifondazione Comunista Paolo Ceccano.
La sala era straordinariamente
piena e, oltre a persone comuni , non militanti ma sicuramente molto interessate, erano presenti
i maggiorenti di partiti, movimenti e
associazioni locali rappresentanti della sinistra variamente declinata. Dopo gli interventi introduttivi di Paolo
Ceccano e Romolo Rea, è iniziata l’affascinate narrazione di un sindaco che è
riuscito a risollevare una città da una grave crisi, sociale e culturale. La Napoli di De Magistris ha
visto rinascere i servizi pubblici locali,
l’attenzione alle necessità delle persone , la gestione partecipata dell’acqua,
dei rifiuti, la trasformazione di spazi
lasciati in degrado in luoghi di
aggregazione sociale. Tutto ciò trovandosi sotto la mannaia del piano di
riequilibrio economico e finanziario.
Una tagliola che ben conosciamo anche
nella nostra città. Frosinone soggiace
al piano sin dal 2013 ma, al contrario
di Napoli , per rispettare il programma concordato con la Corte dei Conti, ha
innalzato al massimo il costo dei servizi, eliminato tutele sociali, svenduto
il proprio territorio alla speculazione fondiaria privata.
Il piano di riequilibrio economico e
finanziario è un artificio che si attiva quando i giudici contabili accertano
che la situazione debitoria di un Ente raggiunge livelli giudicati
insostenibili . Il Comune sotto osservazione deve concordare un piano di
rientro, della durata di 10 anni, in cui s’impegna a realizzare avanzi di
bilancio, (cioè le entrate in tasse devono superare la spesa sociale), a
privatizzare i servizi ,a svendere il patrimonio pubblico. E’ uno degli strumenti
per cui il neoliberismo, con la scusa
del debito, impone il trasferimento di ingenti risorse, economiche e fondiarie
dalla sfera pubblica a quella privata.
Il sindaco De Magistris ci ha affascinato raccontando come in un tale
scenario critico sia riuscito a risollevare Napoli. Il primo requisito richiesto è il coraggio. L’ardire di rigettare completante le
imposizioni liberiste per usare le
risorse dei cittadini a favore dei cittadini .
Con questo coraggio il sindaco del Capoluogo partenopeo ha costituito la ABC il consorzio pubblico che
gestisce l’erogazione idrica, ha rianimato il trasporto pubblico, non
privatizzandolo, né licenziando dipendenti, ha assunto 380 insegnanti, il
tutto in barba all'austerity imposta dal piano di riequilibrio economico e finanziario.
In
effetti per fare ciò De Magistris ha dovuto intraprendere asperrime lotte giudiziarie,
dichiarategli dall’establishment politico-finanziario non disposto a rinunciare
ai propri privilegi speculativi. Fra ricorsi al Tar, pronunciamenti del Consiglio si Stato , il sindaco di Napoli l’ha sempre spuntata. Perché comunque a
redimere tali questioni ,alla fine , interviene sempre e solo il rispetto della
Costituzione, la quale pone la dignità
della persona umana, al di sopra di ogni altro valore, economico o finanziario
che sia.
La gestione della risorsa
idrica deve essere svolta in modo per cui il suo utilizzo non costituisca un
ostacolo di ordine economico e sociale al
pieno sviluppo della persona umana . Assumere 380 insegnanti è necessario al
rispetto del principio costituzionale per cui la scuola deve essere aperta a
tutti e, quella inferiore, gratuita . Nessuna dinamica di assolvimento di qualsivoglia debito può superare questi
principi. Su questo caposaldo Luigi De Magistris è riuscito nella sua impresa. Per
il bene dei propri cittadini si deve
avere il coraggio di riportare al centro le prerogative costituzionali anche se
ciò significa andare contro la logica, perversa, ma ormai consolidata che “Contano
i Conti”
Le parole di Luigi De Magistris sono state musica per le mie povere
orecchie. Mi hanno convinto che io ed
alcuni miei compagni non eravamo poi così scemi quando in occasione delle due
ultime tornate amministrative, quelle
del 2012 e le ultime di questa primavera, cercavamo di portare avanti l’idea
che non si potesse prescindere dal curare prima la sofferenza umana e poi,
forse, quella bancaria.
Nel 2012 con il gruppo di Rifondazione Comunista , insieme a Sel e una civica denominata Frosinone Bene
Comune, concorrevamo in supporto al candidato sindaco Marina Kovari. Proposi, con l’allora segretario
cittadino di Rifondazione Andrea Cristofari, di inserire nel programma il non rispetto del patto di stabilità, per
svincolare la spesa sociale dalla camicia di forza finanziaria imposta dal
patto stesso . Fummo presi per pericolosi sovversivi. Un sindaco non poteva
osare trasgredire certi accordi,
sicuramente incostituzionali, ma imposti
per legge. Fummo redarguiti perfino dalla segreteria provinciale del
nostro stesso partito.
De Magistris ha osato e ha vinto insieme a tutti i cittadini di Napoli.
In occasione delle
comunali della scorsa primavera mi fu proposta la candidatura nella formazione “Frosinone in Comune” una lista costruita a supporto del candidato sindaco Stefano Pizzutelli nelle cui fila figuravano esponenti di Sinistra Italiana, Possibile e
Rifondazione. Condizionai la mia partecipazione all’inserimento nel
programma del rigetto di ogni incombenza debitoria di origine
speculativa. Mi fu risposto che , mica potevamo rischiare di diventare come la
Grecia! Feci notare proprio come De Magistris stesse risollevando Napoli
adottando quanto io andavo proponendo anche per Frosinone. Non fu un esempio convincente, dunque non se ne fece nulla.
Sabato scorso quelle
stesse persone che mi consideravano anima
bella, stavano ad Isola Liri ad osannare De Magistris, in un tripudio di
bandiere rosse con la falce e martello, e pugni alzati. Tutti ad ammirare il
coraggio di un sindaco che, per il bene dei propri cittadini, aveva imposto il
suo diritto ad applicare la Costituzione. Ebbene a me non basta osservare ed
apprezzare il coraggio degli altri. Io vorrei che questo coraggio fosse ben
presente anche qui da noi. In quei movimenti che si propongono di lottare contro
il liberismo, ma poi in occasioni delle elezioni dimenticano questi
propositi.
E’ stato indubbiamente
suggestivo osservare nell'auditorium l’imponente spiegamento di pugni alzati,
belle ciao, falci e martelli. Un’esibizione pomposa ma sterile. Se non si riesce nemmeno ad imporre il
rispetto della Costituzione repubblicana, un documento borghese, e ci si limita ad ammirare il coraggio di chi vi è riuscito, figuriamoci se si è in grado di ottenere la dittatura del proletariato. Meditiamo compagni.