Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

giovedì 2 novembre 2017

ALLEANZA POPOLARE PER L'UGUAGLIANZA E LA DEMOCRAZIA - QUALE PROGRAMMA ?

Umberto Franchi




Cosa deve essere concretamente sul piano  delle scelte programmatiche radicali?


I questi giorni , su questa lista, abbiamo parlato molto della possibilità di fare una lista unitaria con tutte le forze politiche  ed i  movimenti sociali e civili , creata dal basso... 



abbiamo detto nessun veto ai partiti esistenti alla sinistra del PD dicendo che però deve essere chiaro che per la prospettiva della nuova formazione non dovrà esserci :



- nessun centrosinistra ne alleanza con il PD;



- nessuna candidatura di persone compromesse nel passato con i governi di centrosinistra;



- un programma radicale.

sono pienamente d'accordo solo se stabiliamo bene cosa significa programma radicale...

A mio parere significa almeno definire questi punti centrali:

1) ripristino diritti sindacali a partire dall'art. 18;

 2) riforma delle pensioni con :  il ripristino della possibilità di andare in pensione con 40 anni di contributi ed il sistema retributivo pari all'80% del salario lordo, nonchè ripristino dell'aggancio delle pensioni al costo della vita rimborsando quanto è stato tolto ed abolendo il sistema contributivo;

3) abolizione della legge JOBS ACT, ablizione della Legge n. 30 (Biagi) sul precariato;

4) ripristino di un sistema di recupero salariale automatico legato al costo della vita;

5) definizione di intense risorse da destinare ad un piano di prevenzione e risanamento ambientale dei territori;

6) ripristino  del servizio Sanitario Nazionale in base alla legge del 23 dicembre 1978 n. 833;

7) definizione di risorse sostanziali a sostegno di un reddito di cittadinanza;

8) impegno per la definizione di una legge elettorale democratica  compatibile con la Costituzione.

Ecco vorrei che in vista dell'assemblea nazionale del 18 novembre 2017 si discutesse del programma facendo misurare gli interlucotori dei partiti e movimenti proprio su questo... ed allora si potrà capire se veramente è possibile fare una lista unitaria o non è possibile.

mercoledì 1 novembre 2017

No alla manifestazione fascista del 4 novembre, no alle manifestazioni fasciste.

Anpi Roma



Roma è antifascista tutti i giorni

Per il 4 novembre i fascisti di Forza Nuova ripropongono la manifestazione della marcia su Roma vietata il 28 ottobre, vestendola con panni diversi legandola con le celebrazioni delle Forze Armate.
Nel vietare quella manifestazione il Ministro degli Interni si è espresso con fermezza sulla impossibilità che quella manifestazione potesse essere autorizzata. Lo stesso la Sindaca di Roma, che ha reiterato questa posizione nel corso del convegno indetto dall'ANPI Nazionale il 28 ottobre scorso, proclamando Roma “città fieramente antifascista”.
Riteniamo che la stessa fermezza debba essere mantenuta anche per il 4 novembre, perché non è la data che conta ma chi indice le manifestazioni, considerata la matrice nazifascista di Forza Nuova.
Il fascismo è stato:

42 fucilati su sentenza del Tribunale Speciale.

4.596 condanne per 28.000 anni di carcere e confino politico ad oppositori.

Fra il gennaio e il giugno 1921 furono distrutte dai fascisti:17 giornali e tipografie,59 Case del Popolo,119 Camere del Lavoro,83 sedi di Leghe contadine,141 sezioni Comuniste o Socialiste,110 circoli culturali.

Tra il 1921 e il 28 ottobre 1922 lo squadrismo fascista uccise circa 3.000 persone in Italia.

80.000 libici condannati a morire di stenti nelle zone desertiche della Cirenaica dal generale Graziani.

700.000 abissini barbaramente uccisi nel corso della impresa Etiopica e nelle successive "operazioni di polizia".

I combattenti antifascisti caduti nella guerra di Spagna.

350.000 militari e ufficiali italiani caduti o dispersi nella Seconda Guerra mondiale.

I combattenti degli eserciti avversari ed i civili che soffrirono e morirono per le aggressioni fasciste.

45.000 deportati politici e razziali nei campi di sterminio,15.000 dei quali non fecero più ritorno. Fra i deportati 7800 erano ebrei italiani, la maggior parte non tornò.

640.000 internati militari nei lager tedeschi di cui 40.000 deceduti che si rifiutarono di aderire alla repubblica nazista di Salò.

600.000 prigionieri di guerra italiani che languirono per anni, in tutte le parti del mondo.
110.000 caduti nella Lotta di Liberazione in Italia e all'estero.

Migliaia di civili sepolti vivi tra le macerie dei bombardamenti delle città.

Il fascismo non è un’opinione, è un crimine, le manifestazioni fasciste devono essere vietate.

Gli organi preposti facciano il loro dovere istituzionale. In tutte le Istituzioni l'antifascismo deve essere un valore fondante, le manifestazioni fasciste siano vietate perché contrarie alla Costituzione, e non per meri motivi di ordine pubblico.


E’ giunto il momento della tolleranza zero: di fascisti, con camicie nere o di ogni altra veste o forma, non ne vogliamo più sapere!

Rifondazione Comunista sulle mancate stabilizzazioni FCA

Federazione Provinciale di Frosinone del Partito della Rifondazione Comunista- Sinistra Europea.

Giuseppe Di Pede Responsabile lavoro segreteria provinciale PRC

Quanto accaduto allo stabilimento FCA di Cassino, in merito alla mancata stabilizzazione di 530 Lavoratori è l’epilogo e il fallimento delle riforme sul Lavoro  targate “Marchionne – Renzi – PD”.

Questa è la strategia che per il mondo del lavoro i padroni e il pd hanno studiato e messo in campo, il JOBS ACT, che ha una sola ricetta: “quando mi servi ti assumo e ti sfrutto a dovere, poi quando non mi servi più ti mando a casa!!!

 Alla faccia dei grandi numeri dell’occupazione sbandierati dal governo nei giorni passati !!!

Infatti, L’Italia è un Paese in cui aumentano i contratti a tempo, che poi trovano inevitabilmente la fine , un paese in cui la disoccupazione giovanile è record in Europa, un paese che emigra all’estero per cercare lavoro e fortuna altrove come non mai dal dopoguerra ad oggi, ci dispiace per Salvini, ma nel 2016 sono più i cittadini italiani che sono emigrati che i migranti che sono arrivati, è un paese che sta morendo e purtroppo il governo sta girando un film diverso.

Rifondazione Comunista è d’accordo con la FIOM di Cassino, che da tempo  chiedeva con forza un tavolo sindacale per arrivare alla stabilizzazione di tutti i contratti precari presenti nello stabilimento, la risposta di FCA è stata la non riconferma di 530 Lavoratori su 830, comunicando la sentenza ai diretti interessati l’ultimo giorno di lavoro.

Rilanciamo con forza la proposta di un tavolo di confronto nazionale tra le il governo, le istituzioni locali, i sindacati e l’azienda per un futuro produttivo ed occupazionale di FCA.

Noi del PRC della provincia di Frosinone, in occasione della presenza dei “ Messia” RENZI-MARCHIONNE presso lo stabilimento FCA  di Cassino per la campagna elettorale referendaria, eravamo presenti in massa ad accoglierli al  presidio “No Welcome Renzi e Marchionne” ed avevamo denunciato con forza che le sirene occupazionali erano solo promesse elettorali, e non ci sbagliavamo!!!

Inoltre avevamo sollecitato le istituzioni locali a fare squadra al fine di fermare il dramma occupazionale di questa provincia, ma in cambio arrivarono solo lodi e inni all’accoppiata Marchionne – Renzi.

Oggi quell’appello lo rilanciamo con forza, e sarà proprio il nostro partito a fare un punto importante sul lavoro in questa provincia, a cui chiameremo tutti a capire se veramente si ha la voglia di cambiare rotta, o se saremo destinati al declino.

Chiediamo ad FCA di stabilizzare subito tutti i non riconfermati,  alle istituzioni  ai parlamentari ai senatori e ai  consiglieri regionali del territorio, di smetterla di fare i proclami e le sfilate con il Sig. Marchionne e di battersi da subito per la stabilizzazione di tutti i precari e per il futuro occupazionale di FCA e di questo territorio.

Rifondazione Comunista non resterà a guardare, si mobiliterà al fine di tenere alta la guardia e che questa brutta vicenda non resti un caso da archiviare.

Un’altra conferma che serve URGENTEMENTE una forza politica forte e di SINISTRA, che rimetta in campo i temi dei diritti del Lavoro e si batta fortemente contro lo sfruttamento e la precarietà, mettendo in campo un programma serio per ridare dignità a tutte e a tutti.

Anagni, ricorso al TAR delle Associazioni e Comitati sul rinnovo autorizzazione inceneritore pneumatici Marangoni.

COMITATI E  ASSOCIAZIONI
DEL COORDINAMENTO   AMBIENTE  DI ANAGNI


I Comitati e Le associazioni del Coordinamento  Ambiente di Anagni e del territorio ritengono doveroso e necessario informare i cittadini di essere impegnati  nel ricorso al TAR del Lazio  contro l’ autorizzazione alla  riattivazione del termocombustore della   Marangoni,  con la Determinazione Regionale del 27.07.2017.

La decisione regionale, grave in sé, lo è ancor più perché riguarda un territorio con un tasso di inquinamento così  elevato  da essere incluso tra i principali siti nazionali  ( SIN ) da sottoporre  a  bonifica, inoltre, tale decisione non ha tenuto in alcun conto l’ opposizione  dichiarata dal Comune di Anagni alla  richiesta  della  Marangoni, in sede di Conferenza dei Servizi, nella quale sono state completamente ignorate le ampie e articolate osservazioni prodotte dai Comitati e dalle  Associazioni.

Pertanto i Comitati e le  Associazioni :  Anagni Viva – Retuvasa  -  DAS –  Comitato Osteria della  Fontana – Comitato San Bartolomeo – Comitato 14 luglio  –  Comitato  Residenti   Colleferro, assistiti   legalmente dall’ avv.  Vittorina Teofilatto, del Foro di Roma, hanno predisposto  specifiche e  documentate osservazioni  di carattere  scientifico e tecnico e altrettante  argomentazioni  di carattere giuridico che  espongono le ragioni di opposizione alla  delibera  regionale, considerando anche le conseguenze che il riavvio  dell’ impianto avrebbe sulle  condizioni ambientali e  sanitarie del territorio e della  popolazione residente, già gravemente compromesse.

Anche il Comune di Anagni  intende presentare il  ricorso al TAR e lo faranno  altre Associazioni del territorio, Legambiente Lazio e il Circolo di Anagni  che si presenterà “ad adiuvandum”  il ricorso dell’ Amministrazione.



LE  ASSOCIAZIONI e I COMITATI

Anagni Viva
Retuvasa
Das
Comitato Osteria della  Fontana
Comitato San Bartolomeo
Comitato 14 luglio
Comitato Residenti Colleferro

Due appuntamenti per la ripubblicizzazione dell'acqua.

La redazione


Domani 2 novembre alle ore 18,00 presso l'associazione Oltre l'Occidente alle ore  si svolgerà l'assemblea del comitato Acqua Pubblica Frosinone con all'ordine del giorno:  Approvazione regionale dei decreti attuativi della legge 5 e pressioni sui sindaci affinchè, dopo la risoluzione del contratto con Acea Ato5 si scelga la soluzione pubblica .




Venerdì 3 novembre  con orario effettivo, ore 15,00, convocazione del Consiglio Comunale di Ferentino con al primo punto la  richiesta dei consiglieri Maddalena, Bernardini, Valeri e Beretta  dell'impegno da parte del Comune a sollecitare  la Regione sull'attuazione della regionale 5  sulla tutela, governo e gestione pubblica delle acque. 






Alcuni appelli dei membri del comitato acqua pubblica






martedì 31 ottobre 2017

Treno pieno di signori

Luciano Granieri



E’ vita grama per i pendolari , ogni giorno  sono costretti a tribolare con i treni.  Fortunatamente la settimana scorsa ha avuto termine il tour elettorale di Matteo Renzi che con il suo convoglio (PD Direzione Italia) spesso ha intasato le linee di lavoratori e studenti in viaggio per raggiungere  il posto di lavoro o di studio. 

E’ una mania quella del treno.  Anche Salvini sta girando la Sicilia a mezzo strada ferrata  per fare campagna a favore del candidato alla presidenza della Regione Nello Musumeci. Lui però i pendolari non li perseguita ritardando il loro viaggio con un treno personale  come Renzi. No, lui i pendolari li sfinisce  viaggiando insieme a loro.

 Ma torniamo al segretario del Pd. Il suo pellegrinaggio ferroviario è stato organizzato, per ascoltare le esigenze delle persone presso le stazioni e le città . Queste erano le  intenzioni dichiarate. A giudicare dagli insulti e dagli improperi raccolti da Renzi durante il viaggio la conclusione più logica del percorso avrebbe dovuto portare alle dimissioni del segretario piddino. In realtà l’ex presidente del consiglio ha usato l’intercity come un bunker per indirizzare e un po’ di bombe a bersagli mirati. 

Non bombe  proletarie, il proletariato è stato distrutto ben prima. 

La prima granata è partita verso l’attuale premier Gentiloni con la mozione di sfiducia al governatore di Bankitalia  Visco, l’altra ha colpito il Parlamento  reso silente , da  otto fiducie,   fra Camera e Senato, innanzi alla necessità di approvare la legge elettorale. Ma soprattutto dalla cabina del manovratore si sono levate  le minacce e i propositi di vendetta  verso i parlamentari che non hanno riverito abbastanza il capo.

 Dall’agiato scompartimento della segreteria è partito il monito. Per governare è necessario superare il 40% dei consensi, quindi le prossime candidature saranno decise in base agli attributi vincenti mostrati dagli aspiranti candidati. Le primarie sono escluse. Il messaggio è chiaro: siccome il capo è un vincente, solo lui sarà in grado di selezionare una pattuglia di candidati vincenti. 

Sulle qualità di vincitore di Matteo Renzi, alla luce della sua storia politica ci sarebbe molto da dire. Dopo le elezioni europee, drogate dalla prebenda degli 80 euro, Il Pd guidato dal protervo rignanese ha preso schiaffi   da  tutte le parti. Enorme la debacle nelle varie tornate amministrative  dove, per tenere  Milano, ha dovuto candidare uno di destra. A Palermo per vincere  si è barricato  dietro le insegne Orlandiane rinunciando praticamente al simbolo. Epocale la batosta subita nel referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. 

Il partito ha continuato a perdere pezzi,  importanti, vedi il Presidente del Senato Grasso, e  militanti. Non è andata meglio per il governo guidato da Renzi, in cui le leggi licenziate sono state  sistematicamente falcidiate dalla Corte Costituzionale. Infine rimane l’ultimo dilemma.  Perché un vincente, impone a tutti i costi,  con grandi strappi istituzionali,  una legge elettorale  in base alla quale il suo partito è destinato all’ennesima Caporetto?  

Al nord i collegi uninominali saranno ad appannaggio quasi esclusivo dei fratelli serpenti Berlusconi-Salvini  pronti ad una reunion ad hoc. Conseguentemente,  visto che i candidati ai collegi uninominali sono in realtà dei mega capilista bloccati  che trascineranno anche i nominati dei collegi plurinominali, nella ex Padania,ed anche più sotto, per il Pd non ci sarà  speranza. Neanche al sud, probabilmente,  ci sarà trippa per gatti, con una destra che appare rafforzata, e il M5S quantomeno in tenuta.  Al centro, nelle scolorite regioni rosse, forse si potrà raccattare qualche briciola ma sarà  assolutamente insufficiente a recuperare il cappotto prossimo venturo imposto dai pentastellati e dalla razzista brigata Salvinian-Berlusconiana.  

La domanda nasce spontanea. Quale logica spinge uno che vuole vincere a crearsi le migliori condizioni per perdere?  Alcune ipotesi: Dopo le elezioni  visto che le coalizioni costruite su una base  di tipo  meramente   elettoralistico   saranno destinate a sciogliersi,  il Pd è sicuro di governare con l’avversario elettorale,  Forza Italia. Rimane il piccolo problema che, nel caso, a dare la carte sarà il partito vincente e questo, presumibilmente non sarà quello  di Renzi.  

Altro scenario: L’obbiettivo non  è vincere le elezioni, ma rimanere in Parlamento  facendo governare qualcun altro, con un appoggio esterno. Le finalità sarebbero duplici, da un lato ottenere posti chiave in strutture di secondo livello, dall’altro logorare con continue trattative parlamentari  il malcapitato gruppo a capo dell’esecutivo.

 Altra ipotesi , e questa ci pare la più consona al personaggio:  sfruttare  il potere di vita o di morte che la legge assegna ai capi partito  sugli  aspiranti candidati. Una occasione troppo ghiotta per farla pagare agli infedeli e consolidare le truppe cammellate.  Un’ opportunità che Renzi non potrebbe mai farsi sfuggire, anche  con il rischio di deviare   il Pd , su una linea morta, come direbbe il poeta. 

Mi rendo conto che ai poveracci come noi questo discorso interessa il giusto. Tali  tatticismi non aiutano ad arrivare alla fine del mese. Stiamo timidamente guardando alle manovre dei  cosiddetti "civici"  radunati attorno ad  Anna Falcone  e Tomaso Montanari. I quali,   per ora, si stanno annusando con le varie anime strutturate della sinistra, diciamo così, costituzionalista. Una buona dose di tatticismo, purtroppo,  è presente anche qui, senza contare che la nuova legge elettorale non  concederà  a questi volonterosi di andare oltre la testimonianza . 

Rimane l’alternativa di salire su quella locomotiva  che il macchinista anarchico  di gucciniana memoria ,per riparare a qualche torto, lanciò contro il treno pieno di signori. E’ una scelta coraggiosa, complicata da condividere, richiede tempi lunghi per la sua realizzazione, sicuramente non compatibili con l’imminente tornata elettorale.  

Ma solo se si riuscirà a costruire quel treno, pezzo per pezzo, e a convincere il maggior numero di passeggeri a salirci sopra si potrà costruire una prospettiva di cambiamento che consentirà ai “contadini curvi” di togliere il potere ai signori, quelli che stanno sull’altro treno in mezzo al velluto e agli ori.

lunedì 30 ottobre 2017

L'intramontabile progetto "Cinema al cinema"



UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE PER IL LAZIO
Ufficio VII – Ambito Territoriale Provincia di Frosinone,
P.c. Ai Dirigenti istituti comprensivi e superiori
P.C. Ai Presidenti Consigli d’Istituto
P.c. Alle RSU e Sindacati
P.c. Alla stampa

Egregio Direttore,
E’ dal 1999, che alcune associazioni e cittadini si pongono alcuni interrogativi rispetto al progetto Cinema al cinema, progetto per gli alunni di tante scuole di Frosinone che si svolge la mattina, quindi in ORARIO CURRICULARE, a pagamento, immancabilmente riproposto anche per questo anno scolastico.
Che la cinematografia sia uno strumento formativo è indubbio. Che proiettare film consenta incassi è una realtà.
  • La prima domanda che ci si pone è se si possono fare attività a pagamento in orario curriculare («Nessuna ulteriore capacità impositiva viene riconosciuta dall’ordinamento a favore delle istituzioni scolastiche, i cui consigli di istituto, pur potendo deliberare la richiesta alle famiglie di contributi di natura volontaria, non trovano però in nessuna norma la fonte di un vero e proprio potere di imposizione che legittimi la pretesa di un versamento obbligatorio di tali contributi». (Nota 593/2013 MIUR)
  • Chi sceglie i film da proiettare? Il progetto dovrebbe avere come elemento fondamentale la cinematografia, i film. Questi invece appaiono elementi secondari tanto che vengono scelti da un soggetto esterno alla scuola, il privato gestore del cinema! Appare così cha la proiezione rimanga fine a se stessa inducendo una fruizione puramente a scopo ricreativo. Alla domanda sul titolo del film e su chi decide i titoli la risposta delle scuole è stata «I film non sono ancora stati scelti. Valuteremo in base alla programmazione del Multisala Nestor».
  • Chi decide chi paga visto che in alcuni PTOF nella parte dei ‘progetti esterni’ e nel programma pubblicitario non vi è traccia che siano a pagamento?
  • Ci si può arrogare il diritto di indicare direttamente la famiglia come pagante senza alcuna preventiva valutazione, usando come latori direttamente gli alunni attraverso comunicazioni scritte che prevedono solo un Sì a scatola chiusa come risposta?
  • Possono essere esclusi dai progetti gli alunni o le classi che aderiscono ma che non versano il contributo, che si sottolinea si svolge in orario curriculare, come sta accadendo?
CONSIDERAZIONI
Un ‘progetto cinema’ significherebbe scegliere i film collegato al programma scolastico e ai temi trattati durante le lezioni. Non esistono proiezioni adeguate per tutti gli alunni di ogni ordine e grado, e nemmeno spesso tra classi parallele che possono trattare temi diversi. La scuola si piega, così, alla logica dell’operatore commerciale che vende biglietti e, più grave, del mercato consumistico declinato come cultura, rinunciando al suo ruolo formativo/educativo, fondamentale per questa istituzione – e, se non bastasse, sottraendo ore alla didattica!
Il cinema diventa didattica e formazione quando la visione di un film non è fine a se stessa ma è preceduta da una presentazione e seguita da un dibattito, offrendo ai ragazzi un ambiente che consenta un dialogo aperto e riflessivo tra chi propone il film e il pubblico. Cosa significa quindi arricchire il proprio patrimonio didattico/culturale quando alla visione di un film partecipa una platea di più di 500-600, se non di più, ragazzi alla volta?.
Se le nostre istituzioni scolastiche pensano che il progetto “Cinema al cinema” sia cultura didattica, allora devono finanziarlo completamente e non farlo pagare agli studenti/famiglie. Se ciò per loro non è possibile allora prendano accordi per proiezioni pomeridiane e non mattutine e non confondano la didattica culturale con mere operazioni commerciali.
In attesa di chiarimenti si inviano cordiali saluti

Frosinone 28/10/2017               

Paolo Iafrate padre di alunni ‘invitati’ ad aderire al progetto

P.s. Speriamo almeno che risparmino ai ragazzi la pubblicità durante i film. O la scuola potrebbe finanziarsi anche attraverso queste operazioni?

Un dibattito  seguito ad  un film proiettato nelle scuole. La proiezione era ladri di biciclette. Spezzone tratto dal film "C'eravamo tanto amati" di Ettore scola. 

Selezione a cura di Luciano Granieri

Il percorso per un’alleanza nuova ed aperta

Anna Falcone e Tomaso Montanari



Come avevamo preannunciato nella conferenza stampa del 9 Ottobre, stiamo incontrando partiti, movimenti, associazioni e cittadini per verificare la possibilità di arrivare a una lista unica della Sinistra che non sia solo la somma delle forze già rappresentate in Parlamento, ma un alleanza di forze civiche e politiche fortemente innovativa, aperto a tutte e a tutti, senza esclusioni.

Continuiamo a credere che le condizioni essenziali perché questo progetto si concretizzi e, soprattutto, trovi il consenso dai tanti che non votano più, dei delusi dal PD, e dalle precedenti esperienze della Sinistra siano:

1) il percorso democratico e dal basso che dovrà portare all’assemblea sovrana di tutte e di tutti;

2) la convergenza su un programma comune che parta dall’attuazione della Costituzione per riconquistare i diritti tagliati dagli ultimi governi e la preminenza della vita delle persone sui mercati.

Tutto il resto, cioè la discussione sulle candidature (che i cittadini chiedono fortemente innovative) e sulla leadership (che vorremmo plurale e paritaria, non solo maschile) dovrà venire dopo, essere deciso in modo trasparente e condiviso, essere coerente con il percorso e il progetto democratico di cui ci facciamo promotori e garanti verso i cittadini italiani.

Crediamo che tutto ciò sia doveroso, prima ancora che possibile. Lavoriamo costruttivamente per questo.


domenica 29 ottobre 2017

Al presidente dell’AATO 5 e ai Sindaci della Consulta d’Ambito: è necessario ripubblicizzare il servizio

Comitato provinciale acqua pubblica Frosinone

In occasione della convocazione della Consulta d’Ambito di lunedì 30 ottobre, rinnoviamo la richiesta al Presidente dell’AAto, al sindaco di Frosinone, di Veroli, di Ceprano, di Morolo, di Aquino, di Sora, di Picinisco e di Sgurgola di inserire nell’ordine del giorno della prossima Assemblea la “Ripubblicizzazione del Servizio Idrico Integrato” per discutere sulla definizione dei nuovi ambiti di bacino idrografico e predisporre uno studio di fattibilità tecnica ed economica che esamini le diverse opzioni di ripubblicizzazione.

I cittadini organizzati in comitati spontanei negli anni non sono stati a guardare e ad aspettare, tanti hanno un legittimo contenzioso aperto con il gestore e continuano a subire  le minacce di distacco.Acea, infatti, avvalendosi della circostanza per la quale opera in regime di monopolio per la fornitura di un bene vitale ed essenziale come l’acqua, impiega laleva commerciale della minaccia di interrompere il servizio.

Negli anni abbiamo capito il fallimento della privatizzazione dell’acqua incarnato da Acea e dagli amministratori complici, e che non ne saremmo venuti a capo se non avessimo cambiato rotta.
Ci siamo messi a studiare, a capire come liberarci veramente e definitivamente del gestore. Abbiamo voluto cambiare le regole del gioco e abbiamo  presentato una proposta di Legge regionale di iniziativa popolare. Quella proposta è diventata Legge già nel 2014, si chiama “Tutela, governo e gestione pubblica delle acqua”. Questa Legge ha dato al Lazio (a differenza di altre regioni d’Italia) la possibilità di cambiare rotta, di definire dei nuovi Ambiti Territoriali (più piccoli e gestibili) e di avere una nuova Convenzione di Cooperazione che vuol dire che i Comuni all’interno dell’Ambito possono riorganizzarsi da zero e decideredi riportare la risorsa ed il servizio sotto il controllo dei cittadini.
Abbiamo sostenuto i Sindaci che un anno fa in Conferenza deliberavano la risoluzione del contratto con la società Acea Ato 5 Spa per gravi inadempienze nella gestione del servizio idrico integrato ma avremmo voluto che tutti i nostri contenziosi (sempre mandati per conoscenza alla Segreteria tecnica dell’Ambito), i disservizi da noi rilevati, le nostre difficoltà con il gestore fossero presi a supporto della risoluzione. Avremmo voluto che le persone a cui Acea ha tolto l’acqua avessero avuto il diritto di essere difesi dai propri Sindaci, diritto negato dal Tar che ha accolto il ricorso del gestore alle ordinanze sindacali di riallaccio immediato.
E poi in avvocatese ci viene spiegato che un conto è il rapporto privatistico (quello tra il gestore e il privato) e un conto è quello pubblicistico (quello tra il gestore e l’Ambito). Abbiamo capito ancora di più che il lavoro fatto da parte nostra per cambiare tutto questo sistema era stato giusto.
È necessaria una rinnovata iniziativa di tutte le pubbliche istituzioni per reindirizzare il governo e la gestione del servizio idrico verso la ripubblicizzazione anche in questo territorio. Il traguardo non è facile ma è possibile come ci insegna il Consiglio Comunale di Torino che ha da poco approvato la trasformazione di SMAT S.p.A. in Azienda di diritto pubblico e avviato un percorso – con le cadenze definite nel Documento Unico di Programmazione allegato al Bilancio preventivo 2017 – che dovrà coinvolgere anche gli altri Comuni dell’Area Metropolitana.

Intanto in diversi Comuni dell’Ato 5 si stanno calendarizzando i Consigli comunali con all’odg la proposta di mozione Impegno per l’attuazione della Legge regionale 4 aprile 2014, n. 5 Tutela, governo e gestione pubblica delle acque”.
La strada è già stata tracciata dai cittadini, le istituzioni pubbliche devono solo percorrerla

De Magistris ad Isola Liri: ma allora di può fare....

Luciano Granieri




Sabato 27 ottobre ho avuto l’onore ed il piacere di partecipare alla presentazione del libro  di Luigi De Magistris “La città ribelle – il caso Napoli”. All’evento, tenutosi presso l’auditorium “New Orleans  - La Fabbrica”  di Isola del Liri , ed organizzato dall’associazione culturale  “Senza Frontiere”, era presente l’autore, il sindaco di Napoli in persona Luigi De Magistris. A fare gli onori di casa il presidente dell’associazione organizzatrice Romolo Rea, e il segretario provinciale di Rifondazione Comunista Paolo Ceccano. 

La sala era straordinariamente piena  e, oltre a  persone comuni , non militanti ma   sicuramente molto interessate, erano presenti  i maggiorenti di partiti, movimenti e associazioni locali rappresentanti della sinistra variamente  declinata.  Dopo gli interventi introduttivi di Paolo Ceccano e Romolo Rea, è iniziata l’affascinate narrazione di un sindaco che è riuscito a risollevare una città  da una grave crisi,  sociale e culturale. La Napoli di De Magistris ha visto rinascere i servizi pubblici  locali, l’attenzione alle necessità delle persone , la gestione partecipata dell’acqua, dei rifiuti, la trasformazione  di spazi lasciati in degrado  in luoghi di aggregazione sociale. Tutto ciò  trovandosi sotto la mannaia del piano di riequilibrio economico e finanziario. 

Una tagliola che ben conosciamo anche nella nostra città. Frosinone  soggiace al piano sin dal 2013 ma,  al contrario di Napoli , per rispettare il programma concordato con la Corte dei Conti, ha innalzato al massimo il costo dei servizi, eliminato tutele sociali, svenduto il proprio territorio alla speculazione fondiaria privata. 

  Il piano di riequilibrio economico e finanziario è un artificio che si attiva quando i giudici contabili accertano che la situazione debitoria di un Ente raggiunge livelli giudicati insostenibili . Il Comune sotto osservazione deve concordare un piano di rientro, della durata di 10 anni, in cui s’impegna a realizzare avanzi di bilancio, (cioè le entrate in tasse devono superare la spesa sociale), a privatizzare i servizi ,a svendere il patrimonio pubblico. E’ uno degli strumenti  per cui il neoliberismo, con la scusa del debito, impone il trasferimento di ingenti risorse, economiche e fondiarie dalla sfera pubblica a quella privata. 

Il sindaco De Magistris  ci ha affascinato raccontando come in un tale  scenario critico  sia riuscito a risollevare Napoli. Il primo requisito richiesto è il coraggio.  L’ardire  di rigettare completante le imposizioni  liberiste  per usare le risorse dei cittadini a favore dei cittadini .  Con questo coraggio il sindaco del Capoluogo partenopeo  ha costituito  la ABC il consorzio pubblico che gestisce l’erogazione idrica, ha rianimato il trasporto pubblico, non privatizzandolo, né licenziando dipendenti, ha  assunto  380 insegnanti, il tutto in barba all'austerity imposta  dal piano di riequilibrio economico e finanziario. 

In effetti per fare ciò De Magistris ha dovuto intraprendere asperrime lotte giudiziarie, dichiarategli dall’establishment politico-finanziario non disposto a rinunciare ai  propri privilegi speculativi.  Fra ricorsi al Tar, pronunciamenti  del Consiglio si Stato , il sindaco di Napoli l’ha sempre spuntata. Perché comunque a redimere tali questioni ,alla fine , interviene sempre e solo il rispetto della  Costituzione, la quale pone la dignità della persona umana, al di sopra di ogni altro valore, economico o finanziario che sia. 

La  gestione della risorsa idrica  deve essere svolta in modo per cui  il suo utilizzo non costituisca un ostacolo  di ordine economico e sociale al pieno sviluppo della persona umana . Assumere 380 insegnanti  è necessario al rispetto del principio costituzionale per cui la scuola deve essere aperta a tutti  e, quella inferiore,  gratuita . Nessuna dinamica di assolvimento  di qualsivoglia debito può superare questi principi. Su questo caposaldo Luigi De Magistris è riuscito nella sua impresa. Per  il bene dei propri cittadini si deve avere il coraggio di riportare al centro le prerogative costituzionali anche se ciò significa andare contro la logica, perversa, ma ormai consolidata che “Contano i Conti”   

Le parole di Luigi De Magistris sono state musica per le mie povere orecchie.  Mi hanno convinto che io ed alcuni miei compagni non eravamo poi così scemi quando in occasione delle due ultime tornate  amministrative, quelle del 2012 e le ultime di questa primavera, cercavamo di portare avanti l’idea che non si potesse prescindere dal curare prima la sofferenza umana e poi, forse, quella bancaria. 

Nel 2012 con il gruppo di  Rifondazione Comunista , insieme a  Sel e una civica denominata Frosinone Bene Comune, concorrevamo in supporto al candidato sindaco  Marina Kovari. Proposi, con l’allora segretario cittadino di Rifondazione Andrea Cristofari, di inserire nel programma  il non rispetto del patto di stabilità, per svincolare la spesa sociale dalla camicia di forza finanziaria imposta dal patto stesso . Fummo presi per pericolosi sovversivi. Un sindaco non poteva osare trasgredire  certi accordi, sicuramente incostituzionali, ma  imposti per   legge. Fummo redarguiti  perfino dalla segreteria provinciale del nostro stesso partito.

De Magistris ha osato e ha vinto insieme a tutti i cittadini di Napoli.

In occasione delle comunali della scorsa primavera mi fu proposta la candidatura  nella  formazione “Frosinone in Comune” una  lista costruita a supporto del  candidato sindaco Stefano Pizzutelli  nelle cui fila  figuravano  esponenti di Sinistra Italiana, Possibile e Rifondazione.  Condizionai  la mia partecipazione all’inserimento nel programma del rigetto   di ogni incombenza debitoria di origine speculativa. Mi fu risposto che , mica potevamo rischiare di diventare come la Grecia! Feci notare proprio come De Magistris stesse risollevando Napoli adottando quanto io andavo proponendo anche per Frosinone.  Non fu un esempio convincente, dunque non se ne fece nulla.

Sabato scorso  quelle stesse persone che mi consideravano   anima bella, stavano ad Isola Liri ad osannare De Magistris, in un tripudio di bandiere rosse  con la falce e martello, e pugni alzati. Tutti ad ammirare il coraggio di un sindaco che, per il bene dei propri cittadini, aveva imposto il suo diritto ad applicare la Costituzione. Ebbene a me non basta osservare ed apprezzare il coraggio degli altri. Io vorrei che questo coraggio fosse ben presente anche qui da noi. In quei  movimenti che si propongono di lottare contro il liberismo, ma poi in occasioni delle elezioni dimenticano  questi propositi.  

E’ stato indubbiamente suggestivo osservare nell'auditorium l’imponente spiegamento di pugni alzati, belle ciao,  falci e martelli. Un’esibizione pomposa ma sterile.  Se non si riesce nemmeno ad imporre il rispetto della Costituzione repubblicana, un documento borghese,  e   ci si limita ad ammirare  il coraggio di chi vi è riuscito, figuriamoci  se si è in grado  di ottenere la dittatura del proletariato. Meditiamo compagni.