Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

mercoledì 20 ottobre 2021

Storia non conforme con morale

 Luciano Granieri


Maria Lucia ed io non possiamo negarlo, Siamo affascinati dal Parco Nazionale d’Abruzzo. Ci piace addentrarci in boschi da favola i cui colori, soprattutto d’autunno, diventano surreali e fanno volare la fantasia verso lidi fantastici, inimmaginabili. Ci piace anche camminare per le vie di Pescasseroli, un paese dove caratteristici vicoli tipici di un borgo, si connettono con un tessuto urbano discreto ma razionale. 

LA RICERCA

Proprio all’ultima nostra visita nella capitale storica del Parco Nazionale d’Abruzzo si riferisce la storia che voglio raccontare. Dopo una mattinata passata fra i boschi di Forca d’Acero e della Val Fondillo decidiamo di mangiare un boccone proprio a Pescasseroli e aspettare la sera passeggiando per quei vicoli così belli e ordinati. Eravamo anche alla ricerca di un negozietto di saponi e creme cosmetiche, realizzati con latte di capra, che avevamo scoperto nella nostra ultima visita fatta nel borgo. Non ricordavamo dove fosse, e dopo aver piacevolmente cercato, girovagando in un atmosfera surreale fra silenzi d’altri tempi, balconi agghindati con i fiori, intravedendo tende intessute a tombolo far capolino dalle finestre, decidiamo che forse è meglio chiedere indicazioni circa la posizione del negozietto di saponi. 

LA NOSTRA GUIDA PERSONALE

In un fresco e assolato primo pomeriggio d’autunno di un giorno feriale trovare qualcuno a cui chiedere non sembrava impresa semplice. In un vicolo ci appare una signora intenta a spazzare meticolosamente l’ingresso della stradina. Chiediamo con una certa timidezza, temendo di disturbare, se conoscesse l'ubicazione  del negozio. La signora, riponendo la scopa, non mostrando alcun fastidio, con molta cortesia e giovialità ci indica la strada. A quel punto chiediamo anche se, per caso, conoscesse anche l’orario di apertura. La risposta è stata veramente inaspettata. Non lo sa esattamente, ma si offre di accompagnarci presso l’abitazione della padrona del negozio, che è li vicino, in modo da ottenere una giusta informazione. Sopraffatti da tanta gentilezza Maria Lucia ed io la seguiamo. Giunta sull’uscio la gentile signora prima suona il campanello, poi non ricevendo risposta, bussa in modo energico sul legno del portone.

CONSULTAZIONE DI QUARTIERE

 Si avvicina un anziano, molto cortese, da cui apprendiamo che la padrona del negozio è fuori. Non c’è problema, la nostra gentile guida suona il campanello della  porta accanto chiedendo alla vicina se ha il numero di cellulare  della persona che stiamo cercando. La vicina, non solo ha il numero, ma si offre di chiamare lei stessa. Dall’altra parte del telefono  la gestrice del negozio risponde confermando che aprirà di lì ad un’oretta. Io e Maria Lucia ci guardiamo stupiti perché non eravamo più abituati a vedere delle persone, mai conosciute, adoperarsi in modo così cortese e solerte con noi che, fra l’altro venivamo da fuori. Roba di altri tempi e di altri luoghi. Ringraziamo tutti per la loro cortesia e decidiamo di avviarci verso il negozio, che è anche il laboratorio dove vengono prodotti i saponi, per verificare esattamente dove sia, in modo di tornarci, all’ora indicata dopo aver passeggiato ancora un po’. 

LA SIGNORA DEI SAPONI AL LATTE DI CAPRA

Arrivati davanti al laboratorio, la porta è aperta e la signora dei saponi era già li ad attenderci. Dopo averci illustrato le proprietà dei suoi prodotti ed averci consegnato ciò che avevamo chiesto, ci invita a rimanere ancora un po’ .”Tanto è presto” dice. Ci racconta quasi tutta la sua vita. Ci dice dei figli, del marito, di come è nata l’idea di produrre saponi e creme con il latte di capra. Rimaniamo a conversare amabilmente e piacevolmente di tanti argomenti almeno per un’altra oretta fino a quando fa capolino una cliente. A questo punto ci sembra corretto non rubare altro tempo alla gentile signora dei saponi. Lasciamo il negozio, diciamolo pure, contenti, sollevati di sapere che una diversa convivenza sociale è possibile. 

MORALE

Spesso discettiamo sulla rovina a cui sta portando un’ acredine diffusa che rende le persone particolarmente astiose, diffidenti verso gli altri, quando non ostili. Assistiamo impotenti all’estremizzazione di un individualismo imposto dal vecchio adagio “divide et impera” , che obbliga ad una vita precaria, schiava di un tempo contratto e di un ansia per la difesa di non si sa bene cosa (forse un diritto scambiato per privilegio) e non si sa bene da chi, (l’immigrato, il vicino, chiunque sia “altro” da noi). Ebbene il prodigarsi senza scopi reconditi, l’attenzione regalata a persone sconosciute, che semplicemente necessitano di un’informazione, mostrate da quelle cittadine di Pescasseroli, ci restituisce la speranza che non tutto è perduto e che quando parliamo di condivisione sociale, abbiamo ancora qualche punto di riferimento preciso. Sta a noi non far deflagrare tutto, tenendo ben presente certi esempi virtuosi e porli alle fondamenta di una società fondata su condivisione e solidarietà sempre auspicata ma mai praticata.

lunedì 18 ottobre 2021

E' scomparso Franco Cerri una leggenda del jazz mondiale

 Luciano Granieri

E' morto stamattina il chitarrista Franco Cerri . Aveva 95 anni. Ne ha dato notizia il pianista  Enrico Intra che con   Cerri  ha condiviso  mezzo secolo di Jazz in Italia e nel mondo. Da Django Reinhardt a Charlie Christian, Franco Cerri  ha percorso tutte le strade della chitarra jazz ed oltre, suonando con tutti i migliori jazzisti mondiali da Billie Holiday a Dizzi Gillespie, a Chet Baker, oltre a tutti i jazzisti italiani da Kramer a Rava. Lo vogliamo ricordare riproponendo alcune sue riflessioni su  partner musicale di sempre, Enrico Intra e sulla evoluzione stilistica del jazz. 

Che la terra ti sia lieve Franco. ci mancherai.



Racconta Franco Cerri...

«Eravamo e siamo rimasti diversi» racconta Cerri parlando di Intra, «io sono tonale. Già il be-bop, al primo incontro, mi aveva un po’ frastornato. Figuriamoci il free, un altro mondo. C’era stato un concerto al Lirico, il gruppo di Miles Davis con John Coltrane al sassofono e gli appassionati milanesi si erano divisi. Alcuni ne erano usciti entusiasti, altri poco convinti. Io capivo che si trattava di musica di altissima qualità ma facevo fatica a digerirla, avevo bisogno di tempo. Enrico, invece, assorbiva tutto, si sentiva a suo agio in tutto ciò che ci arrivava di nuovo, come accadeva ad Enrico Rava, a Massimo Urbani, a Giorgio Gaslini e ad altri ancora. Io faccio musica come se scrivessi un racconto, ho bisogno di seguire una certa logica, il free spezza ogni cosa, sconvolge i temi, li disperde in tante schegge; un’operazione molto intellettuale, nella quale non mi ritrovavo. Ciononostante, o forse proprio per questo, le nostre due nature riuscivano a conciliarsi. Sentivo che Enrico a volte doveva tenere a freno la fantasia, così come io cercavo di adeguarmi, mi sentivo demodé e volevo allargare il mio panorama. Eppure le nostre due nature finivano per conciliarsi. E più avanti nel tempo avevamo formato un Quartetto, con Azzolini al basso e Gilberto Cuppini alla batteria, che dura ancora, sia pure cambiando a volte basso e batteria, Lucio Terzano e poi Marco Vaggi, Paolo Pellegatti e Tony Arco. Una sera Cuppini non era arrivato a Lecce. Avevamo pensato di far saltare l’esibizione, poi Enrico aveva detto: suoniamo in Trio, come Art Tatum, come Oscar Peterson e ci eravamo resi conto che anche così la musica funzionava"