Roberto Fumagalli Referente regionale Lombardia Referendum Acqua
Con sentenza di oggi (venerdì 25.11.2011) la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale di parte della Legge Regionale della Lombardia sull'acqua.
Per la precisione la Corte ha bocciato parte dell'art. 49 della L.R. n. 26/2003 (così come modificata dalla L.R. n. 21/2010, che i Comitati avevano duramente contestato), che riguarda gli affidamenti del servizio idrico.
La Legge lombarda contiene almeno 2 pesanti storture che chiediamo di modificare al più presto:
- contiene ancora il riferimento al Decreto Ronchi (art. 23 bis, che obbliga a privatizzare l'acqua), che non esiste più poichè abrogato dal Referendum (!);
- espropria i Comuni dalla titolarità del servizio idrico, che viene assegnata alle Province, sopprimendo le A.ATO sostituite con un fantomatico Ufficio d'Ambito provinciale.
Nelle scorse settimane il Coordinamento Regionale Lombardo dei Comitati per l'Acqua Pubblica, ha lanciato un
Appello per l'acqua pubblica in Lombardia
per chiedere le modifiche alla legge regionale.
Ora che la Corte ci ha dato ragione, Formigoni deve cambiare la legge al più presto!
Vi invitiamo a sottoscrivere l'Appello, inviando un'email a: info@contrattoacqua.it .
Con il presente Appello, il Coordinamento Regionale Lombardo dei Comitati per l'Acqua Pubblica,
a nome degli oltre 3 milioni e 700 mila cittadini lombardi (pari a più del 50% degli elettori) che ai
Referendum del 12 e 13 giugno 2011 hanno votato Sì all’abrogazione delle norme che
imponevano la privatizzazione e garantivano i profitti sulla gestione dei servizi idrici;
CHIEDE
1. al CONSIGLIO della Regione Lombardia di modificare la Legge Regionale n. 26/2003
(così come modificata dalla L.R. 21/2010) per la parte riguardante i servizi idrici, che
nel testo vigente prevede l’esproprio delle competenze dei Comuni (attraverso la
soppressione delle Autorità d’Ambito territoriale - A.ATO) e la privatizzazione dell’acqua (poiché contiene ancora i riferimenti al Decreto Ronchi, abrogato dal Referendum
nazionale, che obbligava a cedere ai privati la gestione dei servizi idrici);
2. agli Amministratori dei COMUNI e delle PROVINCE della Lombardia di fermare le
procedure per la costituzione degli Uffici d’Ambito provinciale (in sostituzione delle
A.ATO) e di non attivare i processi di riorganizzazione della gestione dei servizi idrici
che avviano le gare o predispongono l'ingresso dei privati nelle aziende pubbliche
esistenti.
3. ai CITTADINI ed ai COMITATI dell’acqua di monitorare sui territori le decisioni che
saranno assunte dai Comuni e dalle Province, rispetto alla gestione dei servizi idrici
locali.
Se la legge regionale non verrà cambiata al più presto, il rischio è che l’acqua di tutta la
Lombardia finisca nelle mani di poche imprese private, italiane o straniere, interessate solo a fare profitto.
Il Coordinamento Regionale Lombardo dei Comitati per l'Acqua Pubblica formula le
seguenti proposte:
salvaguardare la titolarità dei Comuni nel governo dei servizi idrici, prevedendo forme
di partecipazione della cittadinanza alle scelte sulla gestione dell’acqua;
garantire la gestione totalmente pubblica dei servizi idrici, attraverso l’affidamento ad
aziende di diritto pubblico di proprietà dei Comuni;
avviare un confronto politico per la riorganizzazione complessiva del servizio idrico
che va ridefinito quale “servizio di interesse pubblico generale, privo di rilevanza
economica”, attraverso la valorizzazione dei bacini idrografici esistenti in Lombardia, che
devono essere amministrati dai Comuni e affidati in gestione ad aziende di diritto pubblico,
garantendo il diritto all’acqua secondo principi di solidarietà.
Perché si scrive acqua, ma si legge democrazia.