Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

mercoledì 9 novembre 2011

Ceccano ed Annunziata

Lucia Fabi  Angelino Loffredi  

Il 28 di maggio del 1962 alle prime ombre della sera Luigi Mastrogiacomo, operaio del saponificio Annunziata, veniva colpito da  un tiro diretto sparato a non più di trenta metri, mentre stazionava sotto un lampione acceso di via San Francesco, in Ceccano. Lasciava la moglie e due figlie. Per difendere le sue condizioni di vita e di lavoro era caduto  per mano di un cecchino. Non si è mai saputo se poliziotto o carabiniere. D’altra parte la Magistratura non chiese di fare l’autopsia,  né di individuare le responsabilità.
Era una lotta fra ricchi e poveri, fra la dignità del lavoro e l’abuso del capitale, in uno Stato repressivo con i deboli e impotente e vile verso i forti.
E’ una storia che vale la pena essere raccontata partendo dalle origini, ricercando le cause di quell’orrendo delitto rimasto impunito e precisando che nella fabbrica del Commendatore Antonio Annunziata, solo dal  1961 verranno esercitati i diritti sindacali. Nel saponificio di Ceccano, infatti, non esisteva il diritto, così come invece accadeva nelle altre fabbriche di Colleferro, Isola del Liri, Ceprano.

Noi, periodicamente, proveremo a raccontare gli avvenimenti più importanti mettendo al centro non solo il rapporto fra direzione aziendale e lavoratori dipendenti ma anche il ruolo svolto dalla popolazione ceccanese  che mai fu indifferente di fronte all’abuso, né voltò  lo sguardo e l’attenzione in  altre direzioni.
Si ! I cittadini di Ceccano e proprio da questo aspetto vorremmo incominciare, dai loro orientamenti, dai loro sentimenti, dalle aspettative. Allora è utilissimo partire  da quello che la squadra di calcio di Ceccano esercitò sulla città  , cosi infatti era chiamata, anche se sulla maglia portava la scritta Annunziata, perché voluta, organizzata e finanziata dalla direzione aziendale.
Nel campionato di calcio di 1° divisione 1951/ 52 tale squadra esercitò un richiamo irripetibile verso tutti i cittadini, per la bravura dei giocatori. La squadra titolare era composta da un  ceccanese, tre romani e i restanti tutti ciociari .
La città visse un momento di grande euforia, immortalata dalle notizie riportate dai giornali nazionali, esaltata la domenica pomeriggio dai virtuosismi di Claudio Gabriele, dalla intelligenza di Guadagnoli, dalla classe di Casavecchia e dalla generosità di Titta Giovannone.
La squadra non solo stravinse nel proprio campionato ma riuscì a fronteggiare degnamente gli incontri amichevoli con il Padova, il Bologna, la Lazio e con il Sarpsborg, squadra campione di Norvegia.
Potremmo dire che la squadra incantava il paese, tanto da  essere stata capace di narcotizzarlo perché il bel gioco fece  dimenticare che gli operai in fabbrica erano senza sindacato e che nella stessa  non esistevano istituti di rappresentanza.

Un momento magico (per il Commendatore), una vera luna di miele con la città. ma l’ingordigia causa sempre brutti scherzi. Il 25 e 26  maggio 1952 si votava per le elezioni comunali e per quelle provinciali pertanto egli con un manifesto minaccioso diffidava i ceccanesi a votare per i socialcomunisti, altrimenti avrebbe spostato  la squadra in un altro paese, forse Sora.  Fu un fulmine a ciel sereno, un atto non prevedibile, una entrata veramente scorretta e provocatoria o come si dice in termini sportivi, a gamba tesa.

Per le elezioni al Consiglio Provinciale di Frosinone, nel collegio di Ceccano, i candidati che potevano sperare nell’elezione erano due: da una parte Luigi Igi, psichiatra, direttore dell’Ospedale Psichiatrico, sostenuto dalla DC, dall’altra Luigi Begozzi, professore di Storia e Filosofia presso il Liceo di Frosinone, che con il simbolo Vanga e Stella sulla scheda elettorale rappresentava i comunisti e i socialisti uniti.
Per l’elezione al Comune la legge prevedeva allora l’apparentamento: le liste apparentate in caso di vittoria prendevano 20 consiglieri sui trenta eleggibili.
Il Pci era apparentato con il Psi, mentre la Dc lo era con il Psdi. Il Msi si presentava da solo. L’aspetto curioso era rappresentato dal fatto che la DC presentava candidato a Sindaco il generale dei Carabinieri Angelo Cerica, senatore, originario di Alatri e senza alcun legame con la città di Ceccano.
La campagna elettorale avveniva quando l’Annunziata vinceva il proprio girone, imbattuta ed al massimo della simpatia e  della popolarità. La competizione elettorale che si risolverà sul filo di lana.
Il professor Begozzi immediatamente conquistò gli animi: possedeva un linguaggio facile, accessibile a tutti, un mix di giustizia sociale e di cristianesimo. Il generale Cerica, al contrario, era sempre distaccato, altezzoso, mai cordiale: ai sostenitori democristiani che lo accompagnavano non chiedeva mai le condizioni di vita o altre notizie riguardanti la contrada ove si apprestava ad incontrare gli elettori.  La sua attenzione, forse per deformazione professionale, era rivolta solamente a conoscere la distanza dal centro urbano  e la quota altimetrica del luogo ove si trovava..

Il lunedì mattina, mentre si stava ancora votando, avanti  la sezione DC venne scaricato il materiale per lo spettacolo pirotecnico, a sancire un ipotetico successo elettorale.
Alle 19, sempre di lunedì, il professor Begozzi venne a conoscere da Vladimiro Moffa e da Lorenzino Angelini il quadro esatto dei risultati  negli altri comuni del collegio: a Patrica vinse il repubblicano Scandurra, a Giuliano di Roma il missino Fabrizio Pagliei, a Villa Santo Stefano il democristiano Igi, mentre Begozzi ottenne una netta affermazione a Ceccano e risultò essere il più votato ed eletto in Consiglio Provinciale.
Lo scrutinio per le elezioni comunali, invece andava avanti a rilento, l’esito era incerto, ma per tutti il segnale esplicativo consisteva nello spettacolo pirotecnico. Per gli elettori socialcomunisti delle campagne, privi di idonei collegamenti la notte si prospettava lunga e di fremente attesa ma i fuochi né si sentirono e nemmeno si videro anzi  la mattina di martedì, al sorgere del  sole, dall’alto del serbatoio comunale vedono sventolare una bandiera rossa. E’ il segnale della vittoria che il fontaniere Giovannone  con questo atto regalò al popolo della sinistra.
Il comunista Vincenzo Bovieri, sostenuto da 10 consiglieri comunali comunisti e 10 socialisti venne eletto sindaco il 21 giugno 1952.
Gli avvenimenti dimostrarono che il commendatore Annunziata aveva il dominio nell’interno del saponificio ma non era capace di  conquistare l’animo dei ceccanesi. Ne prese atto e dopo di ciò rinunciò a qualsiasi ritorsione verso la città. La squadra, infatti, anche nel campionato 1952/53  giocherà  nel campo sportivo “ Dante Popolla “ di Ceccano.

Lucia Fabi  Angelino Loffredi 

Ceccano 9 Novembre 2011

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