Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 8 novembre 2011

Per uno sciopero unitario dei sindacati di base e conflittuali

Direzione Nazionale del P.CARC

Inoltriamo per far conoscere questa importante presa di posizione perchè rappresenta un segnale importante per sviluppare ad un livello superiore il coordinamento e l'azione della sinistra delle organizzazioni sindacali.


ALLE DIRIGENZE LOCALI E NAZIONALI DEI SINDACATI DI BASE
USB, CUB, COBAS, UNICOBAS, SNATER, SLAICOBAS, USI
Parma, 5 novembre 2011.
Risulta veramente difficile comprendere le ragioni di due scioperi generali indetti dal sindacalismo di base nel giro di due settimane (17 novembre, 2 dicembre), soprattutto nel momento in cui i lavoratori stanno pagando il prezzo più alto della crisi in atto e, in particolar modo i salariati, dovranno sborsare in termini monetari e di riduzione di welfare (che ricordiamo è semplicemente salario indiretto) una quota di reddito e di “vita” che produrrà veri e propri sconvolgimenti nelle relazioni familiari, sociali e culturali.
In un momento epocale, dove è palese che il sistema capitalista usa la sua stessa crisi per riorganizzare lo sfruttamento di classe, è triste dover assistere alla frammentazione delle espressioni di lotta che le componenti di base, con l’ambizione di essere le più avanzate del sindacalismo conflittuale, pongono in essere dimostrando la mancanza di lucidità nel comprendere i desideri e i bisogni di chi tutti i giorni lavora, fa sindacato, parla con i lavoratori e con le lavoratrici, produce e si riproduce in un sistema di sfruttamento globale dove la classe padronale unita conduce metodicamente un attacco sistematico alle nostre esistenze ed agli spazi di democrazia, democrazia intesa come espressione delle lotte storiche del movimento dei lavoratori.
Vedete, è sconfortante già di per se scioperare e non ottenere nulla, anzi in tempi di crisi l’astensione dal lavoro risulta per molti padroni, siano essi ministeriali o privati, una manna dal cielo in quanto il risparmio di stipendi razionalizza, per loro in bene, l’esborso mensile di salario, e diciamolo pure con un disagio spesso impercettibile per l’utenza e la produzione, qualora lo sciopero non raggiunga cifre considerevoli.
A questo si aggiunga anche la lunga schiera dei precari e dei vari lavoratori atipici che sono espressione della frammentazione della forza lavoro che non possono, per ricatto e per inopportunità, scioperare.
E noi, dalla base sindacale, cosa e come rispondiamo? Riproducendo in scala le divisioni di conflittualità che il capitale nazionale e internazionale, con Bce e Fmi in testa, auspicano e legittimano.
Ora occorre uno sforzo di dignità, di modestia e di comprensione che parta dai vertici dei sindacati di base a volte incapaci di superare le rivalità e le distinzioni che si producono nel corso dell’attività politica e sindacale.
Servono iniezioni di umiltà e di capacità di sintesi politica e di lotta che superi lo sciopero residuale e minoritario proponendo invece, sul modello di altri paesi del mediterraneo, lo sciopero realmente generale che vada a colpire al cuore la produzione capitalistica.
Lo sciopero, che coinvolga realmente e materialmente la classe e tutti i lavoratori, non deve essere inteso come una protesta di ordine morale, ma deve essere inteso come una parte fondamentale della lotta di classe e deve influire concretamente sul reale processo di produzione capitalistica; insomma lo sciopero deve “danneggiare” i padroni e lo stato borghese.
Se uno sciopero non racchiude queste intenzioni e queste pratiche risulta inefficace ed innocuo.
Siamo sull’onda di un cambiamento radicale delle relazioni politiche, sindacali e sociali e spiace dirlo ma questi due scioperi generali recano in se la scarsa lettura del reale e mettono in seria discussione l’operato di chi veramente dalla base lavora e crede nell’unità della lotta e della classe che sta marcendo, sola, senza rappresentanza politico-sindacale reale, nella giungla del liberismo e dell’impotenza.
Se si è ancora in tempo fermiamo le rispettive indizioni di sciopero e davvero uniamo le forze affinché Roma sia colorata dalle nostre bandiere per dare un segnale unitario che ci siamo e facciamo sul serio, per iniziare una lotta di lunga durata che sarà dura e che necessita di unsindacato di base unito, forte e coeso, nella lotta, benché le analisi possano giustamente divergere nella ricchezza delle vedute.

Piermichele Pollutri, Coordinamento regionale Usb Emilia-Romagna
Laura Bergamini, Coordinamento provinciale Usb, Parma
Enrico Calzolari, docente, iscritto Cobas Scuola Parma
Andrea Zini, assegnista di ricerca, Usb Parma
Francesca Brusca, delegata Coop. Sociali, Usb Parma

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domenica 6 novembre 2011

PER UNO SCIOPERO UNITARIO DEI SINDACATI DI BASE E CONFLITTUALI


APPELLO AI GRUPPI DIRIGENTI DEI SINDACATI DI BASE E ALTERNATIVI
L’attacco alle condizioni di vita e alla dignità di lavoratrici, lavoratori e ceti popolari ha assunto in questi mesi dimensioni gigantesche, e nulla di buono si profila all’orizzonte, anche nel caso dovesse cambiare il quadro politico e di governo. Sostanzialmente si chiedono sacrifici ai soliti noti e si punta a far pagare i costi della crisi economica e del debito pubblico ai più svantaggiati.

Di fronte a questo attacco la risposta del sindacalismo di base è stata l’indizione di due “scioperi generali” a distanza di due settimane uno dall’altro: il 17 novembre (Confederazione Cobas e Cub) e il 2 dicembre (USB, Slai-Cobas, CIB-Unicobas,  Snater e Usi-Ait).

Noi sottoscritti delegati, militanti e iscritti appartenenti a diversi sindacati di base e alternativi, pensiamo che questa scelta sia assurda e del tutto improponibile a lavoratrici e lavoratori che rappresentiamo o con i quali ci incontriamo tutti i giorni sui posti di lavoro.

Non vogliamo entrare nel merito delle divergenze tra i nostri gruppi dirigenti, considerato che si tratta di contrasti di natura politico-partitica che nulla devono avere a che fare con una lotta sindacale indipendente e alternativa oggi più che mai necessaria.

Non esiste un solo motivo di natura sindacale per il quale non si possa scioperare tutti insieme contro le manovre del Governo e i diktat di Commissione Europea e Banca Centrale.

Chiediamo pertanto a tutti i gruppi dirigenti delle nostre organizzazioni sindacali di recedere dalle rispettive proclamazioni, di fare un passo indietro e indicare un’altra data comune per una mobilitazione unitaria, maggiormente in grado di raccogliere consenso e partecipazione.
indicando
COGNOME     NOME    CITTÀ     LUOGO DI LAVORO        DELEGATO/A RSU O ALTRO INCARICO SI

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