Alejandro Iturbe (*)
Nelle ultime settimane ha avuto grande risonanza sulla stampa internazionale la notizia che il partito Podemos (Spagna) e la coalizione Syriza (Grecia) potrebbero vincere le elezioni nei loro Paesi e, in questo modo, andare al governo [l'articolo è stato scritto poco prima della vittoria di Syriza, ndt].
La notizia non ha fatto altro che accentuare il carattere di “star” che queste correnti politiche hanno attualmente nella sinistra mondiale. Specialmente nel caso di Podemos, che ha ottenuto rapidamente 100.000 iscrizioni e la cui pagina facebook supera i 900.000 seguaci.
Molti operai e settori popolari spagnoli, e di tutto il mondo, vedono con molta simpatia questa organizzazione. L’impressione è così grande che anche organizzazioni o militanti che si dichiarano della “sinistra rivoluzionaria” condividono questa simpatia.
Questa simpatia si spiega per l’impressione che Podemos sia “il nuovo contro il vecchio” e, più concretamente, “l’erede degli indignados” (chiamato anche Movimento 15M), il grande processo di mobilitazioni popolari che, nel 2011 e 2012, scosse la Spagna e venne conosciuto in tutto il mondo.
Ma è così? Podemos è realmente l’erede politico del movimento degli indignados? Noi crediamo di no. Crediamo che, nonostante la base sociale di entrambi sia molto simile, gli indignados furono un processo molto progressivo nel complesso, mentre Podemos è un fenomeno regressivo che cerca di “uccidere” il significato del 15M.
Indignados: un processo molto progressivo
Diciamo che quello degli “indignados” è stato un processo molto progressivo nel complesso per varie ragioni. Primo: si basava sulla mobilitazione delle masse e questa era il centro delle sue azioni. Secondo: avanzava un giusto programma di rivendicazioni popolari. Terzo: anche se in modo confuso, ha significato una forte denuncia del regime monarchico che domina lo Stato spagnolo e i legami di questo regime (e delle sue principali forze politiche, Pp e Psoe) con il potere economico. Nei fatti si scontrava con le istituzioni borghesi.
Una sua componente era molto contraddittoria. Da una parte era molto positiva la rivendicazione della “democrazia di massa” contro gli apparati burocratici e verticisti, come i sindacati Ugt e Comisione obreras, o le organizzazioni politiche che si dicono di sinistra, come il Psoe e Izquierda unida. Queste organizzazioni, insieme, sono state complici del potere politico ed economico (dalla caduta del franchismo nel 1976), lo hanno aiutato a far passare i suoi feroci piani di risanamento e hanno impedito una reazione operaia e popolare molto maggiore. Di fronte a questo, sia la rivendicazione della lotta come della democrazia di massa risultavano una boccata di aria fresca.
Ma, allo stesso tempo, questa giusta rivendicazione era accompagnata dalla falsa illusione che bastava “radicalizzare la democrazia” attraverso le assemblee popolari per affrontare il potere e cambiare le cose.
Infine vi era anche un aspetto totalmente negativo: confondendo gli apparati sindacali con la classe operaia, il movimento si rifiutava di includere i lavoratori organizzati (forza sociale centrale di una lotta contro il potere politico ed economico della borghesia), e rivendicava la costruzione di un movimento collettivo formato solo da “singoli cittadini” e non da settori sociali.
Questa visione si è manifestata negativamente durante la “marcha negra” del luglio 2012, quando diverse organizzazioni fecero appello ad appoggiare i minatori delle Asturie (eredi della migliore tradizione di lotta operaia del Paese) che manifestavano a Madrid in difesa dei loro posti di lavoro. Le assemblee più importanti degli “indignados” votarono contro l’appoggio, con argomenti “ecologisti” contro l’uso del carbone come combustibile. Al contrario, le assemblee dei quartieri più operai diedero il loro sostegno e si unirono alla “marcha negra” con lo slogan “Madrid obrero apoya a los mineros”.
Fenomeno progressivo o regressivo?Anche avendo una base sociale simile, Podemos è l’opposto degli indignados. È un partito che cerca di “addomesticare” la rabbia di questa base sociale e sterilizzarla all’interno delle istituzioni borghesi.
Podemos “uccide” gli aspetti più positivi degli indignados, come la loro proposta di mobilitazione e lotta di massa, e il loro programma di rivendicazioni, trasformandolo in una proposta di “democratizzare” le istituzioni imperialiste.
Allo stesso tempo, si appoggia sull’illusione di “radicalizzare la democrazia” per sostenere che questa “radicalizzazione” può avvenire attraverso il vicolo cieco delle elezioni borghesi. Infine, rafforza gli aspetti negativi, come la rivendicazione del “singolo cittadino” contrapposta alla classe operaia in quanto forza organizzata. Secondo la visione ideologica di Podemos c’è una contraddizione tra “la gente” (raggruppamento positivo degli individui) e “la casta” (i politici corrotti). La battaglia è tra questi settori la cui definizione è completamente ambigua e non tra classi e settori sociali (proletariato e borghesia).
Per questo diciamo che la proposta di Podemos è “regressiva” e non “riformista progressiva”, come affermano molti. Non è erede degli indignados, ma è la liquidazione del significato di questo movimento. È necessario differenziare la radicalizzazione che esprime la crescita dell’appoggio elettorale a Podemos (fenomeno progressivo) dalla politica totalmente negativa di questo partito che tenta di sterilizzare questa radicalizzazione e assimilarla al sistema.
L’appoggio dei grandi mezzi di comunicazioneLa situazione spagnola (profonda crisi economica, feroci piani di risanamento, crisi del Psoe e degli altri apparati della sinistra tradizionale) crea le condizioni per la crescita dell’influenza elettorale di Podemos. Ma questo processo è lungi dall’essere “puro” o “indipendente”. Per questa crescita Podemos ha potuto contare sull’appoggio dei grandi mezzi di comunicazione della stampa borghese.
Il più rilevante è il gruppo Mediapro, nato come produttore di film di grande successo come Los lunes al sol e Vicky Cristina Barcelona. Oggi è associato alla multinazionale pubblicitaria britannica Wpp, è il principale azionista del canale televisivo La Sexta e produttore di molti programmi per altre reti.
Un altro appoggio importante è quello del gruppo Multiprensa y Mas, il cui azionista di maggioranza è il consorzio norvegese Schibsted, proprietario di molti quotidiani (gratuiti e a pagamento), Tv, radio ecc. in vari Paesi del mondo. In Spagna pubblica il quotidiano gratuito 20 minuti, il più letto del Paese (2.911.000 lettori) che ha, inoltre, una edizione online molto visitata.
Un terzo gruppo di media è Connectors, il cui azionista di maggioranza è il catalano Toni Casis. Questa impresa ha gestito più di 100 periodici nel mondo. Tra questi The Independent (Regno Unito), La Stampa (Italia), Clarin (Argentina), El Comercio (Perù), O Estado de São Paulo (Brasile), La gazzetta dello sport (Italia), Metro International y Público (Spagna), Daily Mirror (Regno Unito) ecc. In Spagna gestisce anche il periodico digitale ad accesso gratuitoPúblico.es, con quasi 7.600.000 viste mensili.
Per concludere questo punto, aggiungiamo che questo partito conta sull’appoggio di Hispan Tv, edizione spagnola dell’emittente televisiva pubblica iraniana. Pablo Iglesias ha un programma su questo canale (Fort Apache).
Mancanza di democrazia internaDall’altro lato, la direzione di Podemos, capeggiata da Pablo Iglesias (PI) sta liquidando la democrazia interna del partito. Così denuncia un articolo pubblicato dalla pagina di Izquierda anticapitalista (sezione dell’organizzazione internazionale conosciuta come Segretariato unificato della IV Internazionale – Su), che è stata promotrice di Podemos dalla sua fondazione.
L’articolo (scritto da un militante di Madrid, lavoratore della sanità) informa che “Pablo Iglesias ha designato personalmente i 62 membri che oggi formano il Cc e i 10 della Commissione di garanzia” e che stanno scegliendo “dall’alto” tutti i segretari generali regionali e le diverse candidature. Aggiunge che “le vere decisioni si prendono in alto e si applicano in basso” e che questa mancanza di democrazia si esprime in “un programma in processo di adattamento alla logica dei mercati (“realista e pragmatico” lo chiama Iglesias)”. (3)
Il programma di Podemos è “riformista” o pro-imperialista?Un elemento centrale per definire il carattere di una organizzazione politica è analizzare il suo programma. Cioè quelle misure che si propone di applicare in caso arrivi al governo. In questo seguiamo il criterio del nostro maestro Lev Trotsky, che affermava che “un partito è, in primo luogo, il suo programma”.
Un’analisi del programma di Podemos ci mostra che, lungi dall’essere “riformista progressivo” è, in realtà, profondamente pro-imperialista.
* Il punto 1.3 si intitola Conversione della Bce in una istituzione democratica per lo sviluppo economico dei Paesi.
* Nel punto 4.1 (Incentivare la partecipazione) si propone la creazione di un “Commissariato della partecipazione nella Commissione europea, proposto e eletto dal Parlamento europeo…”
* Nel punto 5.1 (Abrogazione del trattato di Lisbona) si propone la “rifondazione delle istituzioni dell’Unione europea (Ue)…” (1)
In altre parole, la politica di Podemos è “democratizzare” l’Ue e la Bce. È necessario ricordare che la Ue (e le sue istituzioni) e la Bce sono parte centrale della struttura politica e finanziaria creata dai Paesi imperialisti dell’Europa (con la Germania alla testa) il cui obiettivo è attaccare l’insieme delle conquiste dei lavoratori e delle masse europee, e sfruttare i Paesi membri più deboli.
Aggiungiamo che la Ue e la Bce, insieme al Fmi, formano la “troika” che impone e controlla i feroci piani di risanamento in Spagna e Grecia. A Podemos manca solo di chiedere la “democratizzazione” del Fmi perché il suo programma giri intorno a una “troika democratizzata”.
Non c’è nessuna possibilità di “democratizzare o “riformare” questi strumenti imperialisti. Sono e saranno sempre armi contro i lavoratori e le masse.
Non è casuale che il Financial times (voce della borghesia finanziaria imperialista della Gran Bretagna) abbia elogiato la proposta di Podemos nell’articolo "La sinistra radicale ha ragione sul debito europeo", in cui nota che il programma di Podemos sembra “un approccio coerente per gestire il rischio economico successivo alla crisi”. Per caso qualcuno crede che questa vecchia ed esperta borghesia imperialista è “ingenua” o “è stata ingannata”? O che quello che è buono per “loro” può essere favorevole per i lavoratori e le masse spagnole?
Le proposte attuali di Syriza hanno un contenuto simile: negoziare (nel quadro dell’Ue e senza rompere con questa) una ristrutturazione del debito greco e l’applicazione di piani di risanamento “meno brutali”.
In momenti in cui le masse spagnole e greche lottano duramente contro i piani imposti dalla “troika” e, sempre più, arrivano alla conclusione che si deve rompere con l’Ue, Podemos e Syriza arrivano “da sinistra” a tentare di salvare le istituzioni imperialiste e a creare l’illusione reazionaria che possano essere “democratizzate”.
Questa deplorevole politica di organizzazioni che si dicono di “sinistra” finisce per portare acqua al mulino dell’estrema destra fino alle organizzazioni fasciste europee (come Alba dorata in Grecia, il Fronte nazionale francese e l’Ukip britannico) che prendono la bandiera della rottura con l’Ue per guadagnare influenza di massa.
D’altra parte, nel caso di Podemos, il suo carattere pro-imperialista si esprime anche con la posizione sulla lotta del popolo catalano. Come ha rimarcato Corriente roja [sezione spagnola della Lit-Quarta Internazionale, ndt], di fronte alle grandi mobilitazioni di massa e al recente plebiscito in Catalogna, questo partito (che, in astratto, difende il diritto di autodeterminazione) ha avanzato la posizione della difesa della “unità della Spagna” (analogamente a Pp e Psoe). Peggio ancora: hanno affermato che qualsiasi decisione sulla Catalogna avrebbe dovuto essere presa all’interno delle “istituzioni democratiche spagnole”. Cioè all’interno del regime monarchico marcio e oppressore ereditato dal franchismo.
In altre parole, la logica di Podemos è che esiste il “diritto astratto di autodeterminazione” … ma se lo si vuole applicare, come nel caso del popolo catalano, Podemos è contrario.
Ambiguità e omissioni delle proposte di Podemos
Di fronte al debito spagnolo con l’Ue e le banche straniere, lo slogan degli indignados era “Non possiamo, non paghiamo”. Podemos inizialmente avanzava una proposta progressiva: auditoria sul debito, moratoria sul pagamento durante questa revisione e rifiuto del debito illegittimo.
Dopo, la direzione eletta “dall’alto” da Pablo Iglesias ha svoltato decisamente a destra e la sua proposta attuale è, fondamentalmente, rinegoziare il debito e continuare a pagarlo. Naturalmente, democratizzando la Bce.
Un altro problema gravissimo delle masse spagnole è quello delle famiglie che non possono continuare a pagare le ipoteche delle loro case. Ci sono più di 140 sfratti al giorno per questo motivo e, ad aggravare la situazione, le legge spagnola impone che queste famiglie debbano continuare a pagare il debito anche se hanno perso la casa. Le rivendicazioni del movimento che lotta contro questa realtà sono: debito zero se si perde la casa e alloggio sociale (a prezzi accessibili) per chi non ha casa. La proposta di Podemos si limita a proporre la “rinegoziazione” del debito con le banche.
Infine, è impossibile sapere quello che pensa Podemos su temi così importanti come il salario minimo (oggi di 640 euro, molto sotto le necessità di una famiglia) o delle pensioni ancora più basse. Anche se la stampa ha chiesto più volte che soglie propongono per questi punti, la risposta è stata l’omissione e, come dice il detto, “chi tace acconsente”.
Quale deve essere la politica dei rivoluzionari?
Molte volte, nella storia recente, sono sorti movimenti ampli che influivano e incidevano sui lavoratori e sulle masse. Molte volte si è quindi posta la necessità che i rivoluzionari definiscano la loro posizione di fronte ad essi.
Per noi, il primo passo per avanzare una qualsiasi politica verso questi processi è definire la loro caratterizzazione e il loro segno di classe. Come abbiamo visto, c’è un dibattito in corso, all’interno della sinistra, sul significato di Podemos, dibattito che deve continuare e approfondirsi.
Le richieste operaie e delle masse popolari continuano a passare per le strade, come dimostrano le mobilitazioni di massa del 22 marzo e, più recentemente, del 29 novembre convocate dalla Marcia della dignità (per pane, lavoro, casa). È un compito molto importante tentare di assumere queste richieste e far sì che le lotte abbiano una espressione politica. Tuttavia non sarà attraverso Podemos: questa organizzazione e il suo programma non rappresentano un vero “cambiamento”: sono le ricette della vecchia socialdemocrazia, ma nel mezzo della crisi più grave del capitalismo. L’unica soluzione progressiva alla crisi spagnola, europea e mondiale deve venire dalla lotta della classe operaia che guidi le masse popolari. Qualsiasi altra cosa è una pura illusione. Puntare su Pablo Iglesias darà solamente un altro Felipe Gonzalez, corretto e peggiorato.
Per questo crediamo che la politica dei rivoluzionari verso Podemos debba passare oggi dal più duro confronto politico. Crediamo che la necessità più immediata delle masse nel mondo è costruire una direzione che possa guidare e incoraggiare le loro lotte.
Una parte importante della risposta a questa necessità è la costruzione di partiti rivoluzionari in ogni Paese, che siano parte di una organizzazione internazionale rivoluzionaria, e non quella di una nuova alternativa elettorale ingannevole che non fa altro che riproporre il programma pro-imperialista della vecchia socialdemocrazia europea.
Un’alternativa che, come diceva Lenin, dobbiamo presentare “spiegando pazientemente” la nostra posizione ai lavoratori e alle masse che simpatizzano per Podemos. Dobbiamo farlo, usando anche un altro concetto di Lenin, “senza timore di rimanere in minoranza” in questi momenti, mentre questi settori fanno le loro esperienze. È l’unica maniera di costruire una alternativa rivoluzionaria.
(traduzione dallo spagnolo di Matteo Bavassano)