Luciano Granieri
Anche
quest’anno, la Whistle Jazz Band ha partecipato all’evento
organizzato dal Comune
di Anagni
“Cultura
in Corso”. Una kermesse in cui diversi artisti
dislocati lungo
le vie del centro
storico della città, offrono
un
saggio della loro, più
o meno
maestria creativa.
Per noi Whistlers si trattava della seconda
partecipazione. La
prima è
stata l’anno scorso.
Per il 2021, è cambiato il sito da
cui abbiamo
suonato.
Non più P.zza Innocenzo Terzo,
ma davanti la liuteria Noro, che ringraziamo per l'ospitalità e il supporto, lungo Via
Vittorio Emanuele, poco lontano da Piazza Cavour.
Rispetto
al 2020 cambiavano,
e molto, anche le previsioni del tempo. Per sabato 17 luglio, il
meteo prevedeva pioggia fino a tarda notte. Si va? Non
si va? Rimaniamo appesi alla decisione definitiva dell’organizzazione
che scioglie
il dubbio solo nella tarda mattinata di
sabato.
Si va ma si portano cose leggere, soprattutto il sottoscritto. Non
tutta la batteria ma il
rullante, il piatto ride, lo hi-hat, in modo da fare presto a
portare tutto nella liuteria in caso di intemperanze
di Giove Pluvio.
Freddo e pioggerellina autunnale in effetti hanno sferzato il
centro storico per tutto
il pomeriggio, ma verso sera, come d’incanto è
tornato il sereno.
Quindi fuori cimbali pelli, chitarra, sax ,basso. Si
va ad incominciare.
Mentre si stava cercando
un minimo di equilibrio sonoro, dalla vicina Piazza Cavour, c’investe
una
boato di suoni proveniente da una macchia da guerra di amplificatori
dall’inaudita
straripanza
wattesca. Era
la
Hype Band, un gruppo di ragazzi, (basso,
chitarra, tastiera e batteria)
giovani e bravissimi intenti a finire
il loro sound check con musica funky e rock.
Appariva
subito
evidente che se suonavano
loro non suonavamo
noi, perchè gli
eravamo
troppo
vicini e i nostri volumi erano
molto
inferiori. Lo spettacolo di burattini, in programma prima
dell’esordio
della Hype Band, ci consentiva
di portare a
termine
la prima parte
della
nostra dignitosa esibizione di “jazzisti da strada”. Chi ci stava
ascoltando (oltre
mia moglie Maria Lucia e altri nostri
amici)
sembrava apprezzare.
Poi però i ragazzi della Hype hanno inziato a
mettere in campo
la
piena occupazione dei decibel con
dei brani eccellenti, frutto di una grande maestria, ma che
ci hanno ridotto al silenzio, non potendo noi superare la potenza dei
loro amplificatori.
Abbiamo
provato a continuare ugualmente.
Ad
un certo punto io e Antonello, ci
siamo trovati a suonare
“Comfortably numb” dei Pink Floyd,
i nostri
compagni
Alberto e Raimondo ci stavano guardando male. In effetti il brano dei
Pink Floyd veniva dagli Hype. Lo
ammetto. Ci
eravamo
confusi
accompagnando un pezzo di una band che non era la nostra.
In
effetti suonando con i volumi usati fino ad allora era difficile
sentirci anche fra noi Whistlers. Scoramento e disappunto, anche
perchè gli Hype, onestemante erano molto, ma molto, bravi. Alberto
il sassofonista sembrò
arrendersi.
Lo
abbiamo visto
riporre il suo tenore per
abbandonare la tenzone.
Ma
potevamo
deprimerci?
Certo che no. Rivalsa....tremenda rivalsa.
Raimondo dalla sua
chitarra all’improvviso tirava
fuori una sequenza armonica velocissima, Antonello con il suo basso
seguiva
,
figuriamoci il sottoscritto con la batteria! Iniziava
una performance serrata piena di trovare ritmiche melodiche
e armoniche inconsuete
e affascinanti .
La gente cominciava a fermarsi, ci siamo trovati circondati da facce
ammirate
non sapendo se apprezzassero di più il fatto musicale o muscolare.
Gli Hype non li sentivamo più, non capivo
se stessero suonando ancora. Fatto sta che quell’improvvisazione
pura escogitata da Raimondo ci ha dato coraggio.
Alberto si convinceva a tornare consentendoci di finire il nostro set
senza ulteriori tentennamenti, anzi con il premio di un ascoltatore
che, avendoci molto apprezzato,
ci ha offerto dello spumante. Anche
gli
straordinari
ragazzi dell Hype Band hanno
portato a termine il loro concerto.
E vorrei scusarmi se in qualche modo li abbiamo disturbati. Ma la
colpa non è nè la nostra nè la
loro.
E’ degli organizzatori, i quali per quanto volenterosi, avrebbero
dovuto evitare di collocare
gruppi musicali così vicino gli uni agli altri, consentendo
ad ognuno di avere spazi sonori congrui per non interferire
con gli altri.
E’ anche una questione di rispetto per chi, sia
livello professionale che amatoriale, ha il diritto di esibirsi
nelle condizioni migliori per esprimere in modo compiuto la propria
arte, grande
o piccola che sia.
C’è
una morale in questa storia?
Certo.
Suonare jazz è fantastico, perchè anche nelle situazioni più
critiche ricorrere alla salvifica pratica dell’improvvisazione può
trasformare una serata incolore in una grande serata, per chi suona e
chi ascolta.
Mi
sento di rivolgere un grande grazie ai mie compagni della Whistle
Jazz band e ai formidabili ragazzi della Hype Band, per la splendida
serata.