L’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha offerto al proprio omologo nel governo egiziano, Omar Suleiman, che è anche il capo dei servizi egiziani, di inviare squadre della morte, i gruppi degli assassini sionisti professionisti che indossano abiti civili arabi, conosciuti anche come “mistaaravim”, a infiltrare i dimostranti in Egitto per uccidere i capi dell’opposizione e il movimento rivoluzionario che partecipa alle proteste contro il regime dittatoriale di Hosni Mubarak e dei suoi criminali
Il giornale ebraico israeliano “Maariv” ha rivelato ieri che funzionari di alto livello dell’ufficio di Benjamin Netanyahu hanno avuto nei giorni scorsi una serie di telefonate con Suleiman e lo hanno edotto sulla urgente necessità di un coordinamento della “sicurezza” su diverse questioni tra Israele e l’Egitto. Il giornale ha aggiunto che la prevenzione delle armi di contrabbando attraverso i tunnel tra il confine dell’Egitto e quello della Striscia di Gaza è stata solo una delle questioni, tra le altre, che i funzionari hanno discusso.
AGGIORNAMENTO (5.03.2011 - h 6.40): A SEGUITO, "APPLICATO IL PIANO ISRAELIANO PER ANNIENTARE LA RESISTENZA EGIZIANA"
L’agenzia Quds Press, citando fonti israeliane, ha detto che lo stato sionista ebraico ha offerto al Generale Omar Suleiman, ora nominato dal dittatore Mubarak “vice-Presidente della Repubblica di Egitto”, di mettere “tutte le risorse potenziali” a sua disposizione “per proteggere il regime in Egitto”, inclusa l’attuazione di “operazioni specifiche per prevenire la rivoluzione popolare”, e gli ha chiesto di lavorare insieme per impedire quelle che hanno chiamato “le armi di contrabbando alla Striscia di Gaza”.
Quds Press ha aggiunto che un funzionario dell’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha rivelato che loro avevano chiamato Suleiman domenica 30 gennaio 2011 per esprimere la loro preoccupazione sulla situazione in Egitto, offrendogli le risorse dei servizi israeliani al fine di attuare operazioni speciali per porre fine alle proteste.
La fonte israeliana ha aggiunto che Netanyahu e Suleiman hanno discusso dei possibili modi per mettere in sicurezza il “confine” dell’Egitto con l’entità ebraico-sionista. Il primo ministro israeliano ha offerto a Suleiman di mettere le risorse dell’entità sionista a sua disposizione se lui riteneva che il proprio regime era in pericolo.
D’altro lato, rappresentanti del governo americano hanno chiamato diverse volte funzionari egiziani per discutere la questione delle preoccupazioni israeliane per la sicurezza nei confini comuni della penisola del Sinai. Dopo tali chiamate, l’Egitto ha riposizionato migliaia di soldati nella penisola del Sinai per proteggere la cosiddetta “sicurezza” israeliana con il consenso di Israele, per rafforzare la sicurezza di fronte alle proteste che chiedono la caduta del Presidente egiziano Hosni Mubarak, che si sono diffuse in tutto l’Egitto.
Secondo il trattato di pace tra Egitto e Israele siglato nel 1979, il Sinai è un’area demilitarizzata. Ma lo “stato” ebraico chiede che l’Egitto dispieghi le sue forze nella regione ogni qualvolta ci sia bisogno di proteggere l’entità sionista. Nel 2005, quando Israele ritirò le sue forze da Gaza, l’Egitto dispiegò le sue forze nel Sinai, per la prima volta dopo la firma del cosiddetto “trattato di pace”, per proteggere il confine tra Gaza e l’Egitto.
La Cancelliera tedesca Angela Merkel, accompagnata da più della metà del suo governo, arrivata oggi 1 febbraio 2011 in Israele per discutere la questione della sicurezza israeliana e dei desiderata di Israele per ogni nuovo governo che potrebbe venire dichiarato in Egitto alla luce della rivoluzione egiziana contro l’attuale regime, ha dichiarato che “il mondo deve costringere” l’Egitto a continuare a tener fede al decrepito “trattato di pace” siglato nel 1979. l’ex ambasciatore americano in Egitto, Frank Wisner, è tornato al Cairo per incontrare alti funzionari egiziani e per discutere la questione della sicurezza israeliana e delle sue richieste, e della possibilità di un trasferimento di poteri in Egitto in favore di un regime pro-Stati Uniti e pro-Israele sulla scia di una crisi che attanaglia l’Egitto da una settimana.
Oggi, oltre 8 milioni di manifestanti hanno dimostrato in piazza Tahir al Cairo, e in altre città contro il Presidente Mubarak e il suo regime. I dimostranti hanno chiesto a Mubarak di abbandonare il potere, di “andarsene”, di “andare all’inferno”, e di lasciare il paese per permettere l’inizio di una nuova era di democrazia in Medio Oriente. Hanno cantato “la nazione vuole giustiziare il presidente” e hanno impiccato un fantoccio come simbolo di Mubarak in piazza Tahir. Nello stesso tempo, in diverse centinaia di migliaia hanno manifestato a Alessandria, Suez, Mansoura, Damnhour, Arish, Tanta, e a El-Mahalla el-Kubra contro Mubarak. Le richieste dei manifestanti sono le stesse: che Mubarak abbandoni il potere e se ne vada.