La situazione sanitaria della Provincia di Frosinone è
drammatica. Quasi ogni giorno il bollettino di guerra dal fronte dell’Ospedale
Spaziani, piuttosto che dal S.S. Trinità di Sora, o da altro presidio
ospedaliero, riempie intere pagine dei media locali quando
non nazionali. Al grido di dolore di amministratori locali e politici del
centro sinistra oggi si affiancano gli alti lai dei novelli paladini della
salute Ciociara di provenienza berlusconiana post diaspora. I quali, liberati
dal vergognoso fardello della gestione Polverini, gridano allo sfascio contro la giunta
Zingaretti. Presi da una strana amnesia patologica , hanno rimosso tutte le malefatte in materia
sanitaria, e non solo, perpetrate dalla signora dello shopping in contromano, della festa del peperoncino raggiunta con l'elicottero della protezione civile, e
del suo porcaio di giunta. In realtà anche i presidenti dell’altra sponda politica
ci hanno messo del loro.
Ma non
interessa qui il rimpallo delle responsabilità. In concreto delle urla e degli strepiti di
questi soggetti la cittadinanza non ne cava un ragno dal buco. La situazione sanitaria della nostra Provincia
è, e resta, al di fuori di ogni legalità, perché non assicura quel diritto alla
salute sancito dalla Costituzione. Sulla scia del clamore di scioperi della fame e altre eclatanti atti di protesta dei sindaci
della zona di Sora, anche nel Capoluogo, grazie in particolare
all’interessamento dei consiglieri di centrosinstra, si è voluto battere un colpo.
Ecco dunque convocato, giovedì 26 giugno, un consiglio comunale aperto a movimenti e associazioni del territorio
attive nel campo della sanità. A fornire
risposte alle doglianze dei cittadini la manager Asl, di nuova e già molto contestata nomina,
D.ssa Isabella Mastrobuono. In realtà dal momento che la sanità nel Lazio è
commissariata e il commissario è il presidente Zingaretti , la presenza del
“capo” della Regione sarebbe stata più consona.
Come sarebbe stato più consono
consentire, visto che il consiglio comunale si fregiava dell’appellativo di
“Aperto” , gli interventi dei cittadini ad orari decenti. Non nel cuore della
notte quando l’attenzione per colpa o per dolo va scemando. Il sottoscritto, che pure era
iscritto a parlare, ha dovuto rinunciare al suo intervento a causa di un altro
impegno. Un impegno che avevo programmato ben due ore dopo l’orario di apertura
previsto del consiglio “Aperto”.
Ci
siamo dunque dovuti sorbire gli interventi del sindaco, di quel consigliere che chiedeva
conto del ridimensionamento di un certo
reparto, del tal altro consigliere che reclamava per la ventilata chiusura di quella particolare unità
terapeutica e così via. Nulla di diverso di quanto questi stessi ciambellani
comunali vanno dispensando al
popolo ogni giorno attraverso i media
locali, a parte qualche utile richiesta in merito al monitoraggio
epidemiologico della Valle del Sacco.
Abbiamo pure assistito ad una lezione di retorica in puro stile razziano da parte di un consigliere il cui
eloquio ha spiccato per folclore, con
tutto il rispetto per il folk, ed
inconcludenza, e sopportato l'auto promozione di un'altro consigliere ginecologo sentitosi offeso nell'orgoglio. Le giuste lamentazioni sulla insufficienza di posti letto nella nostra Provincia, nei confronti di Roma ,
e la richiesta di ottenere maggiori deroghe al blocco del turn-over
per l’assunzione dei medici, hanno avuto le stesse arcinote risposte dal manager. Di più non si può fare
perché la sanità regionale è
commissariata e il piano aziendale deve essere sottoposto alla mannaia del
ministero dell’economia.
Dunque bisogna sopperire con l’organizzazione. Non si capisce come, una migliore
organizzazione possa per incanto risolvere il problema della mancanza dei posti letto attualmente inferiore
a quanto prescritto dalla legge (1,8
per ogni 1000 abitanti, in luogo dei 3 previsti). Ma questa è l’antifona. Nulla di quanto già non
si sapesse dunque. L’unica notizia è stata la disponibilità a istituire
finalmente il registro dei tumori, a condizione di trovare i 56mila euro
necessari all’operazione. La Asl sti’ soldi non ce l’ha per cui, cari cittadini se lo volete, il registro, pagatevelo da soli
attraverso i tributi locali E’ questo il
senso della richiesta fatta dalla Mastrobuono ai sindaci della Provincia affinchè finanziassero con soldi comunali l’impresa.
Tante chiacchiere trite e ritrite ma il nodo centrale non è stato neanche questa
volta sviscerato. La questione della crisi sanitaria va affrontata in
tutt’altra ottica. La salute è un bene primario che in un paese civile va
assicurato comunque, anche a debito. Poi
sarebbe ora di sfatare il mito che la
nostra spesa sociale è talmente alta da produrre un debito insostenibile. Sono anni che l’Italia chiude gli esercizi di
bilancio in “AVANZO PRIMARIO”. Cioè la
partita contabile fra entrate, in tasse
e tributi (comprensive dell’evasione e della corruzione) e uscite
per spese sociali, è in attivo! Il nostro Stato spende meno di quanto incamera.
Poi però c’è da fare i conti con l’enorme mole di debito finanziario e annessi
interessi. Siamo nell’ordine dei duemila miliardi. In tempi di crisi un ente detentore di titoli pubblici, soprattutto se si tratta di un fondo di investimento privato o di una banca d’affari , può tranquillamente aspettare di riscuotere
qualche cedola se quei soldi servono ad
assicurare la salvaguardia della salute pubblica. Come pure se in un territorio
non si riescono ad assicurare i livelli essenziali di assistenza nella sanità
pubblica, si limitino o si riducano le convenzioni con le strutture private.
Ognuno ha il diritto di curarsi come meglio crede, ma se decide di rivolgersi
ad una clinica privata lo deve fare senza oneri per lo Stato. I discorsi sulla riorganizzazione dell’attività
sanitaria, sulla lotta agli sprechi,
sulla cattiva gestione, spesso procurata da corruttele e ruberie , oltre
che da incapacità, sono tutti giusti, ma costituiscono solo una parte del
problema .
Il dovere imprescindibile è quello di rispettare l’art.32 della
Costituzione dove si afferma che :” La
Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e
interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti….”
Se ciò lo si ottiene con le case della salute, piuttosto che con la
riorganizzazione di presidi sanitari e ospedalieri, ha poca importanza,
l’importante è che un tale fondamentale diritto necessario allo sviluppo della
dignità umana venga assicurato.
Questo era il contenuto del mio intervento al consiglio comunale aperto. Molto aperto alle giaculatorie e mal di
pancia, spesso orientati all’ottenimento di un facile consenso, dei vari
consiglieri, poco aperto, anzi chiuso e avvolto nelle tenebre alle istanze dei cittadini.