Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

martedì 24 giugno 2014

Voti uno eleggi due

Luciano Granieri

Vogliamo parlare del casino che stanno combinando, su mandato di Renzi, la Boschi, Calderoli,  la Finocchiaro e tutti gli altri appresso,  nel violentare le istituzioni  dello Stato repubblicano  sbeffeggiando la Costituzione? 

Anche no…... O forse si?  Direi che ci sono alcuni capisaldi  nel guazzabuglio  del nuovo senato  di alto spessore istituzionale .  Uno fra tutti. Il principio del” voti uno ed eleggi due”. In tempi di crisi come questi  non può essere sottovalutata una simile offerta speciale. Pensa che fortuna si  va a votare credendo  di eleggere un consigliere regionale o un sindaco  e, se si è fortunati, ci  si ritrova ad aver eletto un consigliere, un sindaco  e un senatore in un sol colpo. Se non è efficienza elettorale questa?  

Senza contare che in caso di inasprimento della crisi si potrebbe ampliare il sistema. Ad esempio  si potrebbe immaginare che alle elezioni di condominio l’eletto andrebbe ad  occuparsi del condominio in questione, diventerebbe  sindaco, consigliere regionale , ma anche deputato  e magari se proprio non c’ha un cazzo da fare perfino  senatore. Anzi direi  di  includere fra gli incarichi ottenuti  anche la mansione di CT della nazionale di calcio considerate  le dimissioni di Prandelli.  

Peccato che questo sistema non sia  propriamente in linea con i principi Costituzionali . Infatti l’art. 48 parla di voto eguale. Embè il voto di chi ha eletto un sindaco e un senatore non è tanto uguale a quello che ha eletto solo il sindaco. Il principio “voti uno eleggi due” va esteso a tutti “e che sso’ sti favoritismi- come diceva il buon vecchio presidente dell’Avellino Calcio Antonio Sibilia-  i guanti o li compramm  a tutti o a nisciuno, pecchè i tene da purtà solo u’ purtiere?” 

Ma c’è un'altra bella pensata  ed è quella di evitare agli italiani la fatica di mettersi a raccogliere la firme qualora a qualche buontempone venisse in mente di promuovere una legge di iniziativa popolare.  Già prima della proposta di riforma era difficile raccogliere 50.000 firme  per far approdare una legge alle Camere . Metti fuori il banchetto, magari c’è pure il sole cocente, o piove, rompi i coglioni alla gente per spiegargli che forse  una norma sul salario minimo garantito sarebbe più che necessaria ( su questa legge di iniziativa popolare, qualche anno fa   sono state raccolte 70.000 firme). 

Oggi nella riforma del Senato le firme necessarie per presentare la legge aumentano  da  50.000 a 300.000 così anche i pasdaran della partecipazione   sono serviti. Poi   per tagliare definitivamente la testa al toro, nel caso in cui si riuscisse a mettere insieme trecentomila anime di buona volontà e portare la proposta in Parlamento,  questo  non sarà più obbligato a discuterla e votarla. Qualora ci fosse ancora qualcuno con la fissa della partecipazione attraverso la proposta di leggi di iniziativa popolare è meglio che si levi dalla testa questa stupidaggine. I referendum da tempo ormai  non ci risultano.  Tanto agli italiani fa fatica partecipare. 
Molti di loro preferiscono atteggiarsi a  democratici andando a votare una volta ogni tanto  per il cazzaro di turno, basta che sia uno  nuovo per provare se funziona. 

Resta da capire che c’entra la riforma della legge d’iniziativa popolare con il nuovo senato. Ma le cose da capire sono molte.  Un solo  elemento emerge con chiarezza  in tutta la strategia che riunisce la falsa abolizione  delle province e la forma del nuovo senato, e cioè la volontà di evitare al cittadino la scocciatura  di votare.  Meno si vota, meglio è,  meno si è costretti a inventare leggi elettorali che dietro l’illusione di assicurare la rappresentanza nascondono la solita vecchia solfa per cui  si fa in modo di eleggere chi aggrada al manovratore.  

Mi pare che sia tutto. Ah no dimenticavo la vecchia storia  dell’immunità parlamentare colpevolmente introdotta nella nuova  proposta. Introdotta da chi non è dato sapere. La cagnara che ne è scaturita non è altro che il solito gioco delle parti scatenato per nascondere le altre brutture antidemocratiche contenute in questo pastrocchio. 

Lo ribadisco una volta per tutti i padri costituenti hanno pensato la Costituzione per  persone per bene e non per la marmaglia che calca la scena odierna. L’articolo 68, quello che sancisce la prerogativa dei parlamentari  di non rispondere  delle opinioni espresse,  ha la finalità di permettere la libera professione delle idee del parlamentare,   anche se ciò dovesse prefigurare un reato d’opinione .  

La questione morale spetta ad un altro articolo,  il 54, nella quale si sancisce  che tutti i cittadini ai quali sono affidate funzioni pubbliche  hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore. Un dispositivo che dovrebbe permettere alla politica stessa autonomamente,   se praticata da persone per bene,  di cacciare chi si comporta con disonore , senza arrivare una volta intervenuta la magistratura,  a chiamare in causa l’immunità parlamentare.  Se non si applica l’articolo 54 poi c’è poco da denunciare il protagonismo politico della magistratura. 

Comunque il misfatto sta per compiersi. Entro i primi di luglio la legge dovrebbe andare in discussione alle camere. Sicuramente sarà migliorata da molti emendamenti. In ogni caso, una volta passata alla Camera sarà il Senato a correggere le scorie rimaste ……già ma quale Senato?

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