Il 22 febbraio di quarant’anni fa Valerio Verbano,
diciannovenne militante dell’Autonomia Operaia, veniva ucciso in casa sua da un
commando di tre fascisti. Gli assassini , dopo essersi fatti aprire dai
genitori, averli aggrediti ed immobilizzati, aspettarono l’arrivo di Valerio e
lo uccisero con un colpo di calibro 38 alla schiena.
Nonostante la provenienza
dalla galassia neofascista e la quasi certa identità degli assassini, questi
non furono mai arresati, coperti da depistaggi e ritrattazioni, così come sempre avviene quando a commettere
delitti e stragi sono esponenti neofascisti. Le indicazioni che arrivarono agli
inquirenti sulle possibili identità degli assassini furono molteplici,
provenienti dalla stessa area in cui era maturata l’aggressione.
Ad esempio
Patrizio Trochei, ex Fuan, poi Nar, accusò esplicitamente “Terza Posizione” e il suo esponente di spicco Angelo Izzo fra gli
autori, nel 1975, della strage del Circeo. In base ad alcune confidenze di Luigi
Ciavardini, ex Nar - condannato per la strage di Bologna ed
ospite riverito delle carceri della nostra città, dal quale gestisce una
cooperativa nell’orbita di “Mafia
Capitale” per “REINSERIMENTO PER DETENUTI!!!!” - anche Fabrizio Zani e Laura
Lauricella, sempre di Terza Posizione,
avrebbero partecipato all’organizzazione dell’agguato.
In base ad altre rivelazioni del 1982 da parte di Walter Sordi, anch’egli ex
terrorista dei Nar, avrebbe preso parte all’agguato pure il
gruppo di Massimo Carminati. Partecipazione che fu pesantemente avvalorata in
una intercettazione telefonica dei Ros su Mafia-Capitale del 2013, in cui
emerse come lo stesso Carminati sapesse molte cose sull’assassinio.
Fu proprio la collusione fra gruppi
neo-fascisti , criminalità organizzata e forze dell’ordine, a determinare la
morte di Verbano. Il militante dell’Autonomia infatti aveva redatto un
voluminoso dossier di 379 fogli con notizie su centinaia di estremisti di
destra, i loro rapporti con le forze dell’ordine e la malavita
organizzata. Dossier sequestrato in
occasione di un suo arresto avvenuto tre mesi prima dell’omicidio, e mai venuto
alla luce se non in forma ridotta (venti fogli fotocopiati) il 28 febbraio 1980 dagli uffici della Digos.
Questo rimasuglio fu distrutto nel
luglio 1987 su ordine della Corte d’Appello. Così come provarono a distruggere la pistola, il silenziatore, i bossoli
e i proiettili lasciati in casa di Valerio, oltre che un passamontagna perso da
uno dei tre assassini e il nastro adesivo usato per immobilizzare Carla e Sardo
i genitori di Valerio.
Nel giugno 2012 i
magistrati annunciarono di aver isolato il dna di uno degli assassini da un
paio di occhiali da sole persi nella fuga. Pare che il tizio in questione stia
in Brasile. L’anno dopo ricomparve dagli archivi dei Carabinieri una parte del
dossier di Valerio. Nonostante ciò lo scorso 28 agosto il pm Erminio Amelio ha chiesto di archiviare
il caso. Il 17 aprile prossimo si saprà
se l’opposizione contro l’archiviazione presentata
dall’avvocato Flavio Albertini, a
nome di un erede di Carla Verbano, verrà accolta e quindi le indagini
proseguiranno, oppure verrà scritta definitivamente la parola fine.
Una fine che, come in tutte le vicende che
hanno coinvolto i crimini dei fascisti, lascia un pesante fardello d’ingiustizia
conclamata. Uno sfregio che oltre a
colpire la memoria di Valerio, schianta anche il coraggio e la determinazione di
Carla Verbano la mamma
instancabile nel chiedere giustizia invocando l’individuazione degli assassini e
dei mandanti. Carla è morta il 5 giugno 2012 senza avere quella giustizia che
giorno dopo giorno, ora dopo ora aveva
sempre chiesto.
Il 3 ottobre del 2010
insieme all’associazione culturale “Ithaca” di Frosinone, con l’allora attiva Rete Antifascista e Antirazzista del Basso
Lazio, di cui ero membro, fu organizzato un incontro con Carla Verbano per la
presentazione del suo libro “Sia
folgorante la fine” pubblicato da Rizzoli,
scritto insieme col giornalista
Alessandro Capponi. Una forte
testimonianza diretta sulla crudeltà dell’esecuzione e sull’ancora più crudele
opera di depistaggio ed insabbiamento operata a vari livelli.
In quel periodo
si erano appena insediati a Frosinone i fascisti del terzo millennio, e noi cercavamo in tutti modi di sensibilizzare
popolazione ed istituzioni locali sul pericolo incombente determinato
dalla marea nera. Il modo che ci sembrò più idoneo per contrastare la prevaricazione neofascista fu quello
di organizzare incontri, presentazione di libri, fra cui quello di Carla,
confronti storico-sociali sul tema dei fascismi vecchi e nuovi, mettere in
campo, cioè, una forte opposizione culturale.
Oggi un sindaco leghista governa la
città e i fascisti dei vari millenni imperversano nelle scuole e nei quartieri
dispensando razzismo ed
intolleranza. Per questo mi sento di
chiedere scusa a Valerio, Carla e Saro. La nostra azione è stata inutile o
insufficiente, ma non ci arrendiamo.
Di seguito il video dove Carla Verbano
ripercorre i tragici momenti dell’assassinio