Luciano Granieri
E’ una calda serata in quel di Fontana Liri. Sul palco, ricavato da una piazzetta rialzata antistante il Municipio, stazionano una serie di strumenti poco illuminati dai riflettori visto che all’inizio del concerto manca più di mezz’ora. Sapete com’è in tempi di Covid, uno cerca di arrivare prima.
L’attrazione è il concerto del Ialsax quartet. Un gruppo di quattro sax capitanato da Gianni Oddi al soprano (remember Saxes Machine), Filiberto Palermini all’alto, (deus ex machina di tutto ciò che è sassofono nella provincia di Frosinone e oltre), il bravissimo (melodicamente, armonicamente e ritmicamente) Alessandro Tomei al tenore, e Marco Guidolotti al baritono (straordinario arrangiatore oltre che finissimo esecutore).
Ma torniamo agli strumenti sul palco destinati al gruppo che si esibirà prima dei quattro maestri del sassofono. In penombra, scusate l’immagine contrastante, spicca una batteria che per conformazione di piatti e tamburi mi sembra di aver già visto da qualche parte, anche la marca è la stessa. All’inizio non ci faccio molto caso, ma poi torno a riguardare quell’agglomerato di pelli e cimbali, e mi convinco ancora di più che la sua immagine non mi è nuova. Del resto un batterista, anche se dilettante (molto dilettante) come il sottoscritto, squadra sempre le batterie che si trova davanti.
Infine ecco l’illuminazione!. Quella sembra proprio la batteria di Will Kennedy, lo straordinario batterista che - insieme allo straripante bassista Dane Alderson, Russell Ferrante alla tastiere e il condottiero assoluto Bob Mintzer ai sax, da vita al gruppo fusion jazz rock Yellowjackets, uno dei miei preferiti. Ma che suonano gli Yellow? Eccitato riguardo la locandina del concerto.
Il gruppo che precede i sassofonisti si chiama Mobius Strip. Chi dovrebbe sedere dietro quei tamburi è Davide Rufo accompagnato da Eros Capoccitti al basso, Nico Fabrizi ai sax, Lorenzo Cellupica alle tastiere. La conduttrice ci informa che i quattro ragazzi, si tratta di musicisti sorani molto giovani, presentano un repertorio jazz-rock e fusion, ricco di contaminazioni con altri stili. Hanno già un Cd all’attivo, intitolato con il loro nome –Mobius Strip per l’appunto- inciso per la Musea Record, un’erichetta francese (francese?) e che hanno accompagnato nel corso di una tournee negli Stati Uniti i “la rinnovata premiata ditta ”Soft Machine, un’icona della fusion rock jazz. Caspita che curriculum!
I quattro salgono sul palco e cominciano a sciorinare una musica quantomeno sorprendente, almeno per me che non li conoscevo. Deja Vu il brano che apre il concerto, presenta indubbiamente gli schemi compositivi degli Yellowjackets, con lo stesso rigore negli arrangiamenti, ma è di fatto una espressione originale, così come gli altri brani che si susseguono uno dopo l’altro facendo crescere il climax emotivo, con intense suggestioni ritmiche, pluriritmiche , armoniche, e soluzioni melodiche spettacolari che ti coinvolgono totalmente.
Una dimostrazione di come si possa partire da schemi consolidati per poi sviluppare un discorso assolutamente nuovo. Un viaggio che passa per i Soft Machine, Spyro Gyra, Steps Ahead, finanche il Perigeo degli anni ’70, ma approda ad una costruzione creativa originale, dove la maestria tecnica, immensa per quattro ragazzi così giovani, si estrinseca in modo corale, senza sortite solistiche di maniera o ridondanti.
Virtuosismi al servizio della collettività e di un risultato assolutamente straordinario. Dietro quella batteria non siede Will Kennedy, ma il giovane Davide Rufo. Con tutta sincerità non me ne sono accorto, anzi me ne sono proprio scordato, così come tutto il gruppo ha fatto dimenticare ogni riferimento ad altre band. Non erano gli Yellows Jacket, né i Soft Machine né i molteplici figli di Bitches Brew, erano i Mobius Strip in tutto il loro splendore di tecnica e sensibilità musicale.
Non si capisce perché talenti del genere abbiano dovuto incidere per un’etichetta francese. Ma i nostri discografici ne capiscono di musica? Forse mostrano più attenzione alle visualizzazioni su Youtube, ma la musica, quella buona, si fa da altre parti. Grazie ai Mobius Strip per la bellissima e stimolante serata di musica che ci hanno regalato.