Gcr : chi siamo e cosa vogliamo
Adriano Lotito
Il 3 settembre il ministro Giannini ha pubblicato le linee guida per la nuova riforma della scuola. Come spieghiamo nell'articolo che segue, si tratta dell'ennesimo attacco a lavoratori e studenti nell'interesse di dirigenti scolastici e aziende private. Mentre secondo i dati dell'Istat dello scorso agosto il tasso di disoccupazione giovanile è al top dal 1977, essendosi attestato al 43,7%. Cifre che parlano chiaro e che rendono sempre più urgente la costruzione di una soggettività politica di lotta, in grado di unire le rivendicazioni degli studenti a quelle dei lavoratori, nella prospettiva del superamento di questo assetto socio-economico fondato su precarietà e sfruttamento. Ecco perchè abbiamo voluto costruire un ambito specifico di militanza e lavoro politico per le nuove generazioni, per fare avanzare da un lato l'analisi della condizione studentesca e del precariato giovanile e dall'altro il lavoro di costruzione di un'avanguardia all'interno di un settore tanto vitale quanto però poco attivo in questi ultimi anni nel nostro Paese. Un lavoro che portiamo avanti insieme ai giovani militanti di tutte le altre sezioni della Lit – Quarta internazionale, l'organizzazione mondiale di cui facciamo parte.
Una campagna studentesca contro il nuovo piano scuola
E' dal 2012, dalle ultime grandi mobilitazioni che sconfissero per la seconda volta il progetto di legge Aprea, che le masse studentesche non alzano la voce e non scendono in lotta con forza, aldilà della molto spesso vuota ritualità autunnale. Ora il governo Renzi si preprara a riaffermare in un'altra forma le stesse coordinate dell'Aprea (riduzione degli spazi democratici all'interno delle scuole, subordinazione della scuola pubblica all'intervento interessato di aziende private, ecc..). Ecco perchè come primo atto firmato Gcr, abbiamo voluto lanciare una campagna a difesa della scuola pubblica e del diritto allo studio, facendo appello a tutte le organizzazioni studentesche a lottare contro questa ennesima opera di demolizione dell'istruzione pubblica, su un programma di rivendicazioni radicali che unisca gli interessi immediati di studenti e lavoratori con una più generale prospettiva di trasformazione della società in senso socialista:
> ritiro di tutte le controriforme della scuola, reintegro di tutti i lavoratori licenziati in questi anni (docenti e personale Ata) e stabilizzazione di tutti i contratti per porre fine alla precarietà;
> ritiro di tutti i finanziamenti alle scuole private;
> ritiro di tutti i fondi stanziati per le Grandi opere e per le missioni di guerra e loro destinazione verso un grande Piano di edilizia scolastica;
> estendere gli spazi democratici dentro le scuole; incrementare la partecipazione delle studentesse e degli studenti; costituzione di comitati paritetici docenti-studenti per l'elaborazione del piano di offerma formativa; eliminare i test Invalsi e qualunque forma di valutazione meramente numerica e nozionistica; ritiro di tutte le misure repressive contro le lotte studentesche;
> costituzione di un Reddito studentesco che preveda il comodato d'uso dei libri di testo e il libero e gratuito accesso a mense, trasporti e luoghi di cultura;
> per una scuola pubblica, gratuita, laica e di qualità!
Una campagna universitaria contro baroni e privati
Anche sul fronte universitario ci prepareremo a lottare, innanzitutto contro il dominio storico dei vari baroni, poi contro tutti gli apparenti rinnovamenti che hanno voluto in realtà favorire le aperture ai privati o direttamente il privato (pensiamo a tutti i fondi stanziati per università come Bocconi e Luiss o ai finanziamenti alle università telematiche).
Lottiamo per la diminuzione delle tasse universitarie, per una politica che garantisca a ogni studente un alloggio dignitoso e per il diritto ad una mensa economica.
Lottiamo contro la mercificazione del sapere, contro la selettività richiesta dal mercato, contro il nozionismo, e quindi ci opponiamo senza se e senza ma ai test di ingresso, un muro che vogliamo abbattere.
La crisi del riformismo e l'impossibilità di una via gradualista: il caso del Prc
Queste campagne e questo percorso di lotta è chiaro che lo portiamo e lo porteremo avanti all'interno di una visione complessiva che esclude ogni tipo di soluzione riformista alla crisi del capitalismo e agli attacchi dei suoi governi.
Crediamo che tanto più in un marasma economico e sociale come quello che ci troviamo ad attraversare, la soluzione che consiste nell'elemosinare dal governo o dal padrone di turno qualche manciata di diritti o aumenti salariali non sia più praticabile, nemmeno a breve termine: se prima c'era un margine di profitto tale da poter permettere delle concessioni, adesso quel margine si è da tempo estinto e i padroni si riprendono tutto quello che hanno concesso in passato.
Per questo ogni progetto riformista è destinato a fallire e collassare. Negli ultimi venti anni c'è stato un partito che ha fatto propria la bandiera del riformismo, della politica “di lotta e di governo”, andando per due volte al governo (1996, 2006), votando entrambe le volte per proveddimenti che hanno fortemente penalizzato le condizioni di vita e di lavoro della classe operaia. Questo partito è ovviamente Rifondazione comunista e il suo devastante crollo, cominciato sei anni fa, ha conosciuto una rapida accelerazione negli ultimi mesi ed è sintomatico della crisi del riformismo di cui sopra.
Al di là dei numerosi progetti diversi e contrastanti che scindono questa organizzazione, la spaccatura principale si è determinata tra la corrente capeggiata dall'attuale segretario, Paolo Ferrero, e la corrente guidata da Claudio Grassi, Essere comunisti. I ferreriani sono interessati a dar vita ad una sorta di Syriza italiana, continuando il cammino intrapreso con la lista Tsipras e quindi cercando di costruire un polo riformista alla sinistra del Pd. Essere comunisti dal canto suo vuole al contrario aprirsi a Sel e alla sinistra del Pd, intraprendendo un percorso che porti alla costruzione di una nuova formazione politica, sempre socialdemocratica e di collaborazione di classe (così come Ferrero) ma spostata più a destra rispetto all'attuale Rifondazione e che intrecci in forma più diretta relazioni con il Pd in vista di futuri accordi. Proprio per questo Grassi e la sua area hanno deciso di fatto di costruire un cantiere per una nuova formazione politica che fuoriesca da Rifondazione: di qui la nascita di Sinistra lavoro le cui assemblee di presentazione hanno visto non a caso la partecipazione di numerosi esponenti di Sel e della Fiom.
All'interno di questa contesa vanno letti anche altri due significativi accadimenti che hanno scosso Rifondazione nell'ultimo mese. Il primo è stato le dimissioni di Oggionni e di tutti i giovani di Essere comunisti dagli organismi dirigenti dei Gc: il comunicato intitolato “Fuori dall'angolo, per un nuovo iniziio”, reso pubblico alla fine di ottobre, è una chiara anticipazione di quella che sarà la totale fuoriuscita della corrente di Grassi dal Prc (anticipata appunto dai giovani). Il secondo è avvenuto nell'ultimo Cpn di Rifondazione, il 16 novembre: il documento presentato da Ferrero è stato respinto con 54 voti contrari, 50 voti favorevoli e 1 astenuto. Il documento andava appunto nella direzione di una continuazione del progetto dell'Altra Europa ma senza evidentemente l'apporto di Sel. Proprio questo è stato il motivo per cui i grassiani hanno votato contro, seguiti dalle altre minoranze, come Falcemartello, Terzo documento e Ricostruire il Partito comunista.
Se ciò dovesse ripetersi in occasione della ormai verosimile fuoriuscita di Essere comunisti, allora significherà che in Rifondazione rimarrebbe il solo Ferrero con il suo ormai ridottissimo gruppo: la fine di un partito che un tempo portava anche centomila persone in piazza.
Questo se da un certo punto di vista porterà numerosi militanti, ormai delusi, a ritirsarsi dalla politica attiva (elemento senz'altro negativo ma diretta conseguenza dell'opportunismo di queste direzioni politiche), per un altro verso apre uno spazio importante per la costruzione di un'organizzazione rivoluzionaria, anche a livello giovanile, sulla base di una prospettiva autenticamente anticapitalistica, di lotta (e non di “governo”), che possa guadagnare quei settori, operai, studenteschi e di movimento, che ormai non hanno più nessun punto di riferimento politico e non ritengono credibili le attuali organizzazioni in campo.
Il Partito comunista di Rizzo e il Fronte della gioventù comunista
A sinistra di Rifondazione da qualche tempo è comparsa un'altra sigla che potrebbe essere percepita come alternativa alla politica filopadronale ma che in realtà non lo è. Parliamo del Partito comunista di Marco Rizzo che ha ottenuto nell'ultimo periodo una certa visibilità mediatica e della sua organizzazione giovanile, il Fronte della gioventù comunista (Fgc) nata sulla base di una unione di diversi collettivi, tra cui in particolare Senza tregua di Roma.
Basterebbe la sola figura di Rizzo a togliere a questo progetto ogni credibilità politica: un signore che per anni è stato presente in tutti i maggiori salotti televisivi del Paese e che in parlamento ha votato, quando era ancora nel Pdci, tutte le misure dei governi borghesi di centrosinistra e persino il bombardamento Nato della Iugoslavia, un vero e proprio crimine che non si dimentica facilmente e soprattutto, che non si può cancellare dicendo semplicemente di aver fatto “autocritica” (come Rizzo ha dichiarato cercando di ripulire la propria immagine in occasione del lancio del nuovo partito).
Ma non è finita qui: il Partito comunista è infatti un'organizzazione dichiaratamente stalinista, che sfrutta ogni occasione per tessere le lodi dell'Urss staliniana e della componente più marcatamente stalinista del Pci (quella di Pietro Secchia per intenderci), intrisa di nazionalismo e sovranismo (ad esempio in relazione all'euro e alla posizione nei confronti dell'Europa) e che coltiva relazioni internazionali da macchietta dello stalinismo. A questo proposito sono da citare i numerosi e documentati incontri che diversi dirigenti del Partito comunista hanno avuto con ambasciatori e “pezzi da 90” del regime dispotico di Kim-Jong-Un (ebbene sì, parliamo della Corea del Nord), considerato un Paese “socialista”.
Per questo riteniamo che anche il Partito comunista di Rizzo non rappresenti la soluzione al problema della direzione del movimento operaio, e che anzi contribuisca a macchiare ulteriormente la bandiera dei rivoluzionari e della classe operaia, mischiandola con tradizioni politiche che hanno gravemente danneggiato il movimento operaio del Novecento e che continuano ad alimentare luoghi comuni errati a proposito della prospettiva di emancipazione per la quale ci battiamo.
Contro la prospettiva di un futuro precario l'unica soluzione è la rivoluzione
Crediamo che non sia possibile garantire un futuro alle nuove generazioni senza lottare per una prospettiva di lotta rivoluzionaria, una prospettiva che superi l'attuale sistema capitalistico per portare ad una economia pianificata sotto il controllo dei lavoratori e i cui assetti produttivi siano finalizzati al benessere di tutti e non al profitto di pochi.
In questa prospettiva, la lotta di studenti e giovani lavoratori si rivela importantissima e a volte decisiva: basta guardare alla decisiva presenza giovanile all'interno di tutte le mobilitazioni rivoluzionarie degli ultimi anni (dall'Egitto alla Siria). Oppure alle imponenti mobilitazioni che hanno attraversato Canada e Cile nel 2011-2012 sempre contro le stesse politiche di dequalificazione e mercificazione del sapere e di privatizzazione delle scuole che subiamo anche noi in Italia.
D'altra parte come abbiamo cercato di mostrare, non esiste oggi nessun soggetto politico che possa conferire a queste lotte una giusta direzione rivoluzionaria e internazionalista. Quel soggetto politico, cioè quel partito che manca, bisogna costruirlo.
Per questo e con questa prospettiva i Giovani comunisti rivoluzionari, struttura giovanile del Pdac, hanno partecipato alle mobilitazioni studentesche di ottobre e novembre e fanno appello a tutti i lavoratori e le lavoratrici, a tutti gli studenti e le studentesse, ad aderire a questo progetto di lotta e di costruzione dell'unica reale alternativa al massacro sociale: quella comunista, rivoluzionaria e internazionalista.
La Quarta Internazionale presta particolare attenzione alla giovane generazione del proletariato. Tutta la sua politica si sforza di infondere nella giovent la fiducia nelle proprie forze e nel futuro. Solo il fresco entusiasmo e lo spirito bellicoso della giovent possono garantire i primi successi nella lotta; solo questi successi possono riportare sulla strada della rivoluzione i migliori elementi della vecchia generazione. Così è stato e così sarà.
(Lev Trotsky, Programma di transizione)