Adriano Lotito
Resistenza a sfratti e sgomberi! Per il diritto all'abitare!
Da qualche tempo a questa parte si è aperto un nuovo e radicale fronte di lotta contro il governo Renzi e contro il sistema sociale ed economico di cui tale governo è espressione. Stiamo parlando della lotta per la casa, per il diritto all'abitare, un diritto sempre più sotto attacco in tempi di crisi e disoccupazione, tempi bui e privi di certezze per chi vuole costruirsi una vita, una famiglia e una continuità e invece favorevoli per le speculazioni di palazzinari e affaristi senza scrupoli che lucrano sulla vita di decine di migliaia di famiglie.
Il Piano casa: un attacco senza precedenti ai diritti democratici
La resistenza che alcuni combattivi focolai di lotta hanno messo in mostra, pensiamo a quello che abbiamo visto accadere nelle periferie di Milano, ha una precisa origine: il cosiddetto Piano casa, firmato Renzi e Lupi, l'attuale ministro alle infrastrutture.
Il Piano casa, oltre a garantire la svendita del patrimonio edilizio pubblico (articolo 3) è stato giustamente contestato per l'abominevole articolo 5, che rappresenta un deciso passo indietro nei diritti democratici: infatti questo articolo stabilisce che “chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza né l'allacciamento a pubblici servizi in relazione all'immobile medesimo e gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge".
A ben vedere si tratta di una manovra repressiva dal chiaro carattere di classe: le famiglie, decine di migliaia, che non possono permettersi il pagamento di un regolare affitto e che sono costrette ad occupare stabili peraltro abbandonati e inutilizzati, si vedranno negare non solo il diritto al libero accesso ai pubblici servizi (luce, gas, acqua) ma anche il diritto alla residenza, che a sua volta implica il diritto di voto, all'accesso alla sanità e all'istruzione e a tutti quei servizi erogati dal Comune in cui si è appunto residenti.
Un attacco che va a smantellare addirittura dei diritti sanciti a livello costituzionale, sebbene non crediamo che la carta costituzionale sia quella sacra scrittura di cui tessono gli elogi, socialdemocratici e intellettuali radical chic. Infatti la residenza è precondizione dell'esercizio dei diritti politici, con particolare riferimento all'scrizione nelle liste elettorali e alla possibilità di esercitare l'elettorato passivo. Senza la residenza non è possibile, poi, godere a pieno del diritto alla salute in quanto è condizione per ottenere l'assegnazione di un medico di famiglia e del diritto allo studio in quanto è condizione dell'accertamento dell'obbligo scolastico. Ed infine la residenza legale in Italia è necessario requisito per ottenere la cittadinaza italiana ai sensi dell'art. 9 della L. n. 91/92.
Il Piano casa, oltre a garantire la svendita del patrimonio edilizio pubblico (articolo 3) è stato giustamente contestato per l'abominevole articolo 5, che rappresenta un deciso passo indietro nei diritti democratici: infatti questo articolo stabilisce che “chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza né l'allacciamento a pubblici servizi in relazione all'immobile medesimo e gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge".
A ben vedere si tratta di una manovra repressiva dal chiaro carattere di classe: le famiglie, decine di migliaia, che non possono permettersi il pagamento di un regolare affitto e che sono costrette ad occupare stabili peraltro abbandonati e inutilizzati, si vedranno negare non solo il diritto al libero accesso ai pubblici servizi (luce, gas, acqua) ma anche il diritto alla residenza, che a sua volta implica il diritto di voto, all'accesso alla sanità e all'istruzione e a tutti quei servizi erogati dal Comune in cui si è appunto residenti.
Un attacco che va a smantellare addirittura dei diritti sanciti a livello costituzionale, sebbene non crediamo che la carta costituzionale sia quella sacra scrittura di cui tessono gli elogi, socialdemocratici e intellettuali radical chic. Infatti la residenza è precondizione dell'esercizio dei diritti politici, con particolare riferimento all'scrizione nelle liste elettorali e alla possibilità di esercitare l'elettorato passivo. Senza la residenza non è possibile, poi, godere a pieno del diritto alla salute in quanto è condizione per ottenere l'assegnazione di un medico di famiglia e del diritto allo studio in quanto è condizione dell'accertamento dell'obbligo scolastico. Ed infine la residenza legale in Italia è necessario requisito per ottenere la cittadinaza italiana ai sensi dell'art. 9 della L. n. 91/92.
La resistenza dei quartieri popolari a Milano
La repressione dello Stato contro gli occupanti abusivi si è vista pienamente in atto questo autunno nei quartieri popolari di Milano, Corvetto, San Siro, ecc., che sono stati oggetto di ripetuti assalti da parte delle forze dell'ordine, con l'obiettivo di sgomberare le case occupate e le famiglie che le occupavano. La resistenza popolare a questa inaudita repressione è finita sulle pagine di tutti i giornali: le manifestazioni, gli scontri, i picchetti anti-sfratto sono stati partecipati da centinaia di solidali accorsi per difendere quello che è parso fin dall'inizio come un diritto inalienabile sotto attacco. Un attacco che nascondeva il chiaro intento politico di “fare pulizia” in vista dei grossi affari attesi per l'Expo del prossimo anno. E che è stato portato avanti senza scrupoli dalle forze repressive (uno degli episodi più tragici è stato quello di una ragazza incinta che dopo essere stata malmenata dalla polizia ha perso il bambino che portava in grembo).
Eppure la popolazione è riuscita a difendersi e a respingere gli attacchi, e nel corso delle successive iniziative sul territorio ha manifestato la chiara volontà di continuare la battaglia contro la violenta repressione dello Stato; repressione avvallata dalla giunta di “sinistra” e “amica dei movimenti” guidata dall'arancione Pisapia (che ebbe alla sua elezione il sostegno di tutta la sinistra, con l'eccezione del Pdac), che ha dimostrato una volta per tutte di essere un braccio operativo del grande capitale e degli affari di Expo2015.
Eppure la popolazione è riuscita a difendersi e a respingere gli attacchi, e nel corso delle successive iniziative sul territorio ha manifestato la chiara volontà di continuare la battaglia contro la violenta repressione dello Stato; repressione avvallata dalla giunta di “sinistra” e “amica dei movimenti” guidata dall'arancione Pisapia (che ebbe alla sua elezione il sostegno di tutta la sinistra, con l'eccezione del Pdac), che ha dimostrato una volta per tutte di essere un braccio operativo del grande capitale e degli affari di Expo2015.
Continuare la lotta per il diritto alla casa in una prospettiva antisistemica
Oggi la lotta per il diritto all'abitare è diventata centrale nel conflitto di classe del nostro Paese: una lotta che coinvolge i settori più colpiti e marginalizzati della classe lavoratrice e più sfruttati da un sistema in crisi epocale. Per questo riteniamo doveroso partecipare a questa mobilitazione con la parola d'ordine dell'esproprio senza indennizzo di tutti gli immobili inabitati e la distribuzione a tutti coloro che ne hanno bisogno.
Lottiamo e lotteremo per la nazionalizzazione delle imprese edili affinchè si occupino della restaurazione degli edifici in rovina, per garantire una casa pubblica e di qualità dotata di tutti i servizi di utenza pubblici e igienici essenziali, per evitare sovraffollamenti e scongiurare il pericolo di palazzi fatiscenti o baraccopoli in cui si consumano condizioni di vita disumane.
Per far questo è però necessario inserire queste rivendicazioni in una prospettiva più ampia che metta in discussione il sistema capitalistico nella sua totalità e passi per il suo rovesciamento e per la presa del potere da parte delle masse popolari.
Il prossimo appuntamento per portare avanti la mobilitazione è l'assemblea nazionale convocata a Milano il 21 dicembre.
Lottiamo e lotteremo per la nazionalizzazione delle imprese edili affinchè si occupino della restaurazione degli edifici in rovina, per garantire una casa pubblica e di qualità dotata di tutti i servizi di utenza pubblici e igienici essenziali, per evitare sovraffollamenti e scongiurare il pericolo di palazzi fatiscenti o baraccopoli in cui si consumano condizioni di vita disumane.
Per far questo è però necessario inserire queste rivendicazioni in una prospettiva più ampia che metta in discussione il sistema capitalistico nella sua totalità e passi per il suo rovesciamento e per la presa del potere da parte delle masse popolari.
Il prossimo appuntamento per portare avanti la mobilitazione è l'assemblea nazionale convocata a Milano il 21 dicembre.