Una gamba di
Alaa al-Dali è stata amputata, dopo che era stato colpito nelle proteste
della Grande Marcia del Ritorno, infrangendo il suo sogno di partecipare ai
giochi del 2018.
Nel momento in cui Alaa al-Dali è stato colpito alla
gamba destra da un cecchino israeliano, un sogno da lungo tempo inseguito si
è infranto sul terreno con lui. Il ciclista 21enne si stava allenando da mesi
per gareggiare nei Giochi Asiatici del 2018 che si terranno in Indonesia
questa estate.
"Il mio sogno ha balenato davanti ai miei occhi
come se fosse già diventato una cosa del passato ", al-Dali ha
ricordato.
Stava partecipando alle proteste nel 46° giorno
della campagna della Grande Marcia del Ritorno nel Giorno della Terra, il 30
marzo, che fa appello per il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi
alle loro antiche case ora all'interno di Israele, quando è stato colpito
vicino alla recinzione di confine ad est di Gaza.
"Sapevo nel momento in cui sono stato colpito e
sono caduto a terra, sapevo che non avrei mai più potuto cavalcare una
bicicletta ", al-Dali ha detto a Middle East Eye. "Mi stavo
allenando da mesi, per almeno sei ore al giorno per rappresentare la mia
squadra e alzare la bandiera del mio paese ai Giochi Asiatici ".
Dopo essere stato sottoposto a nove operazioni, alla
famiglia di al-Dali è stato detto dai dottori che la sua gamba doveva essere
amputata per il danno alle ossa e ai tessuti causato da un proiettile
presumibilmente "esplodente", che è proibito dalla legge umanitaria
internazionale. È congegnato per frammentarsi ed esplodere in seguito
all'impatto, frantumando ossa, e lacerando i vasi sanguigni.
Non avevo neanche pietre'
Con numerosi riconoscimenti alla sua cintura , al-Dali,
un ciclista di Rafah nel sud della Striscia di Gaza e membro della
Federazione Palestinese di Motorsport, Motociclismo e Ciclismo, aveva messo
gli occhi sul premio ai Giochi Asiatici 2018, che si svolgeranno a Jakarta in
agosto.
Solo lo scorso anno, al-Dali aveva vinto tre premi
locali, tra cui la medaglia di bronzo nella Tokyo Race 2, una corsa
organizzata dal Comitato Olimpico Palestinese in partnership con il Programma
di Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) e il governo del Giappone.
Il 30 marzo, al-Dali, insieme a migliaia di altri,
si era recato alla recinzione di confine ad est di Gaza per prendere parte
alle proteste che chiedevano il loro diritto al ritorno, 70 anni dopo la
Nakba palestinese (la catastrofe ) , quando più di 750000 palestinesi furono
forzatamente sfollati dalle loro città e villaggi nei territori palestinesi,
alla vigilia dell'istituzione dello stato di Israele nel 1948.
"Ho guidato la mia bicicletta alla recinzione
del confine orientale con tre dei miei amici quel giorno", ha ricordato.
"Ero disarmato. Non avevo neanche pietre. Stavo solo a circa 200 metri
dalla recinzione di confine e sono stato colpito da un proiettile vero
proprio sotto il ginocchio ".
Secondo il ministero della salute, almeno 40
palestinesi sono stati uccisi e più di altri 5000 sono stati feriti, mentre
dozzine sono stati lasciati con disabilità permanenti dall'inizio delle
proteste. Nel frattempo, il capo per i diritti umani delle Nazioni Unite ha
criticato l'esercito israeliano per la "deplorevole " uccisione di
42 palestinesi in quattro settimane.
L'esercito israeliano dice che le sue forze aprono
il fuoco su "istigatori" o per fermare i manifestanti
dall'avvicinarsi alla recinzione che separa il territorio da Israele.
Tuttavia, gruppi per i diritti hanno detto che
Israele sta conducendo una politica di mirare deliberatamente ai manifestanti
con fuoco vivo e usando "una forza eccessiva e letale". Il gruppo
israeliano per i diritti B'Tselem ha anche lanciato ai primi del mese una
campagna di appello ai soldati israeliani di rifiutare gli ordini di
"aprire il fuoco su manifestanti disarmati " a Gaza.
- Negato il
trattamento medico da Israele
La madre 56enne di al-Dali, Intisar, ha detto che
aveva avuto un brutto presentimento circa le proteste e aveva avvertito
al-Dali prima che partisse per la marcia.
"Alle forze israeliane non importa se i
manifestanti sono pacifici o no. Io stessa ho preso parte a molte proteste
durante la prima Intifada (rivolta) nel 1987, e i soldati israeliani erano
soliti inondarci di proiettili veri anche quando non facevamo altro che
scandire slogan", ha detto.
Al-Dali ricorda di essere arrivato all'Ospedale
Europeo di Gaza e di avere aspettato cinque ore prima di essere trattato per
l'alto numero di altri manifestanti feriti. Ha perso conoscenza dopo avere
perduto molto sangue ed è stato tenuto nell'unità di terapia intensiva per
due giorni prima di essere operato.
Secondo Intisar, quando la famiglia ha domandato il
suo trasferimento in un ospedale della Cisgiordania per avere accesso ad un
migliore trattamento medico ed evitare l'amputazione, le autorità israeliane
gli hanno negato il permesso di partire.
"L'ufficio di collegamento del ministero
palestinese della salute ci ha detto che le autorità israeliane li avevano
informati che non avrebbero accettato alcuna richiesta di trasferimento per i
palestinesi feriti durante le proteste ", ha detto.
Al-Dali crede che le autorità israeliane hanno di
proposito negato a lui, e a dozzine di altri, il permesso di partire come una
forma di punizione,. "Negandomi l'accesso al trattamento medico,
l'occupazione ha distrutto tutto quello che stavo costruendo da anni",
si è lamentato.
Reuters ha riferito che l'esercito israeliano ha
detto che eccetto "casi umanitari eccezionali ", il trattamento
medico non sarebbe stato fornito ai palestinesi che avevano preso parte alle
proteste.
"È stato deciso che ogni richiesta di
trattamento medico da un terrorista o un rivoltoso che aveva partecipato ad
eventi violenti sarebbe stata negata", ha detto una dichiarazione
dell'esercito, "I residenti stranieri non hanno alcun diritto acquisito
ad entrare in territorio israeliano, compresi i palestinesi che vivono nella
Striscia di Gaza ".
Le forze dell'esercito israeliano erano state
posizionate lungo la recinzione che separa Gaza da Israele nelle tre
settimane passate, usando gas lacrimogeni, cecchini che sparavano munizioni
vere, bombardamento di carri armati, e attacchi aerei.
I dimostranti palestinesi hanno bruciato pneumatici
lungo il confine per ridurre la visibilità e hanno lanciato pietre e
dispositivi incendiari in direzione delle truppe israeliane.
- 'Proiettile
esplodente'
Il fratello 25enne di al-Dali, Mohammed, dice che
c'era una buona probabilità che i medici potessero salvare la gamba di suo
fratello se fossero stati disponibili i necessari equipaggiamenti e staff
medici.
Gaza sta soffrendo una crisi umanitaria come risultato
di un blocco imposto da Israele sulla Striscia dal 2007.
Quasi il 43 per cento dei medicinali necessari a
Gaza sono a zero stock e "l'equipaggiamento medico salvavita necessario
ha smesso di funzionare per la costante fluttuazione della corrente elettrica
", secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO). Come risultato,
gli ospedali di Gaza stanno lottando per far fronte al massiccio afflusso di
feriti nelle trascorse tre settimane.
"Per salvare la gamba di mio fratello, i
dottori avrebbero dovuto trascorrere non meno di dieci ore per eseguire un
complicato intervento chirurgico per rimuovere i frammenti del proiettile. Ma
c'erano dozzine di altri giovani con bisogno di operazioni urgenti.
Trascorrere dieci ore per salvare una persona significa lasciare morire le
altre", ha detto.
Ashraf al-Qidra, il portavoce per il ministero della
salute di Gaza , dice che l'uso da parte di Israele di proiettili esplodenti
riflette la sua intenzione di infliggere il più alto numero di vittime tra i
civili.
"Le munizioni esplosive causano gravi danni e
serie ferite che richiedono un' enorme quantità di forniture e medicinali per
essere trattati, e lascia gli ospedali di Gaza completamente sopraffatti
", ha detto a MEE. "Dozzine di casi soffriranno disabilità permanenti,
in quanto i principali ospedali di Gaza mancano di staff ed equipaggiamenti
medici per trattare centinaia di casi ogni giorno ".
Il proiettile - proibito dalla legge internazionale
umanitaria - esplode all'impatto per causare il maggior danno possibile. Ciò
rende difficile l'estrazione, costringendo i medici a ricorrere
all'amputazione. Secondo Medical Aid for Palestine, i chirurghi a Gaza sono
stati costretti ad eseguire 17 amputazioni (13 gambe e 4 braccia ) dal 30
marzo.
"Puoi immaginare come sia difficile per ognuno
quando gli viene detto che la sua gamba è stata amputata. La sola cosa che mi
sta aiutando a realizzare il mio sogno. ..è stata amputata ", ha detto
al-Dali. "Il momento in cui mi hanno detto che avevo perso la mia gamba
è stato come un incubo. Non credevo che questa potesse essere una realtà che
devo accettare e con cui avere a che fare per il resto della mia vita ".
In una dichiarazione in risposta a Middle East Eye,
l'esercito israeliano ha detto che "impiega solo armi e munizioni
standard che sono legali sotto la legge internazionale ".
Amnesty International ha chiamato per un embargo
globale delle armi contro Israele, accusando le sue forze di commettere
crimini di guerra nella Striscia di Gaza.
Sebbene non ci fosse menzione di proiettili
esplodenti, il gruppo per i diritti ha detto che la natura delle ferite dei
manifestanti palestinesi "mostra che i soldati israeliani stanno usando
armi militari ad alta velocità progettate per causare il massimo danno ai
manifestanti palestinesi che non costituiscono una imminente minaccia per
loro".
"Questi apparenti deliberati tentativi di
uccidere e mutilare sono profondamente inquietanti , per non dire
completamente illegali. Alcuni di questi casi sembrano ammontare ad uccisioni
volontarie, una grave violazione alle Convenzioni di Ginevra ed un crimine di
guerra ", ha proseguito Magdalena Mughrabi, direttrice incaricata di
Amnesty per il Medio Oriente e il Nord Africa.
- Mirando
agli atleti
Hassan Abu Harb, l’allenatore di al-Dali, aveva grandi
speranze che al-Dali avrebbe vinto parecchi premi internazionali. “Alaa è uno
dei migliori ciclisti in Palestina. Ha vinto numerosi premi e stavamo
dipendendo da lui per rappresentare la Palestina ai Giochi Asiatici”, ha
detto Abu Harb, aggiungendo che al-Dali era stato selezionato insieme ad
altri due ciclisti per partecipare alla competizione e i preparativi per il
suo viaggio erano già in corso.
Secondo Abu Harb, dall’inizio delle proteste almeno
altri cinque atleti di Gaza avevano perso le gambe per le ferite sostenute da
munizioni esplosive, tra cui Muhammed Khalil, un 23enne giocatore di
football, la cui gamba era anche stata amputata.
Abdul Salam Hanyya, un membro del Consiglio Supremo
per la Gioventù e lo Sport in Palestina, dice che il prendere di mira, da
parte di Israele, gli atleti palestinesi non è nulla di nuovo.
“Le forze israeliane hanno sistematicamente preso di
mira gli atleti palestinesi per anni. Usando munizioni vere e proiettili
esplosivi, stanno chiaramente causando loro con intenzione delle disabilità”,
ha detto.
Secondo il ministero palestinese per i giovani e lo
sport, 32 atleti erano stati uccisi e altri 27 feriti nella guerra del 2014
lanciata sulla Striscia di Gaza, tra cui Ahed Zaqout, un calciatore
palestinese, che è stato ucciso dopo che le forze israeliane avevano
bombardato il suo appartamento .
Tuttavia, al-Dali dice che non rimpiange di avere
preso parte alle proteste, anche se gli costa una gamba.
Secondo al-Dali, la sua attuale meta è viaggiare
all’estero per sostituire la sua gamba con un arto artificiale e partecipare
ai prossimi Para Giochi Asiatici , che sono per gli atleti con disabilità.
“Sia che otterrò un arto artificiale o no, continuerò il mio allenamento e a
lavorare per rinforzare la mia gamba sinistra, per essere in grado di
cavalcare di nuovo la mia bicicletta “, ha detto.
“La prenderò come una nuova sfida e dipenderà
dall’altra mia gamba realizzare il mio sogno”, ha detto.
( Fonte:
www.facebook.com/IlPopoloCheNonEsiste )
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Le rovine
"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"
Buenaventura Durruti
sabato 5 maggio 2018
Un proiettile israeliano distrugge il sogno di un ciclista di Gaza diretto verso i Giochi Asiatici
Maha Hussaini
“Grandi Incontri” Monk, Hawk e Coltrane in studio nel 1957
Le rubriche di Jerry Jazz Musician, traduzione di Luciano
Granieri
Thelonious Monk, 1957 |
“Grandi Incontri” è una rubrica di estratti da libri che documentano grandi incontri famosi fra le icone culturali
del ventesimo secolo. In questa edizione, Art
Blakey racconta la storia di quando nel 1957 Thelonius Monk, Coleman Hawkins e John Coltrane si
incontrarono in studio per registrare l’album Monk’s Music
Il leggendario scrittore
Nat Hentoff nel suo libro del
1976 Jazz Is descrive Thelonius Monk come “uno degli insegnanti più liberi ed innovatori del
jazz . Ebbe un impatto significativo su John Coltrane come praticamente su tutti i musicisti che avevano suonato con lui.
Monk continuava ad insistere sul fatto che i musicisti dovessero lavorare per
superare i propri orizzonti creativi, provando ad andare oltre le proprie
limitazioni che realmente erano limitazioni artificiali, provenienti dall’assorbimento
di standard convenzionali , delle vere e proprie imposizioni su cosa si potesse
o non si potesse fare sul proprio
strumento”.
Coleman Hawkins, 1957 |
Un esempio sull’approccio di Monk si può trovare in questa
storia raccontata dal batterista Art
Blakey e pubblicata nel libro scritto da J.C. Thomas nel 1976 dal titolo “Coltrane: Chasin the Trane”
|
“Ho suonato la
batteria nell’album del 1957 “Monk’s Music
edito dalla Riverside dove Monk estese il suo gruppo a sette elementi, includendo
sia Coleman Hawkins che John Coltrane al sax tenore. Naturalmente Monk aveva
scritto tutta la musica, ma Hawk aveva difficoltà a leggerla, quindi chiese a
Monk di spiegare meglio le partiture sia a Coltrane che a lui stesso. Monk gli
rispose: “ Tu sei il grande Coleman Hawkins giusto? Tu sei il ragazzo che ha inventato il sax
tenore giusto?” Hawk concordò . Poi Monk
si rivolse a Trane :” Tu se il grande John Coltrane giusto?” Trane arrossì e
balbettò: “Beh…..non sono così grande”.
Quindi Monk disse a tutti e due: “Voi
suonate il sassofono giusto?” Loro annuirono . “Bene la musica sta dentro il
vostro strumento, è fra voi due dovreste essere capaci di trovarla”.
venerdì 4 maggio 2018
Prosegue la raccolta firme per le Lip sulla scuola e sull'eliminazione del Principio del Pareggio di Bilancio
Luciano Granieri, Comitato 4 dicembre per la Costituzione di Frosinone
Domenica 6 maggio dalle 11,00 il Comitato 4 Dicembre per la
Costituzione di Frosinone (sezione locale del Coordinamento Democrazia
Costituzionale), la Lip scuola della Provincia di Frosinone e la sezione ANPI
di Frosinone, saranno di nuovo “on the road” per continuare la raccolta firme
sulle leggi d’Iniziativa popolare relative alla “Scuola della Costituzione” all’eliminazione
“dell’obbligo del Pareggio di Bilancio”oltre che per sostenere la petizione “Mai più
fascismi".
Il banchetto di domenica prossima situato in C.so della Repubblica,
fronte L.go Turriziani, segue altri due
già organizzati in precedenza in cui abbiamo raccolto 42 firme. Ricordiamo che
per essere presentate all’esame del
Parlamento, le Leggi d’Iniziativa Popolare devono raggiungere le 50mila firme
entro il 30 giugno. In base alla modifica del regolamento del Senato voluta
dall’ex Presidente Grasso, e secondo i propositi
annunciati dal nuovo Presidente della Camera Roberto Fico, le leggi
dovranno obbligatoriamente essere esaminate almeno dalle commissioni parlamentari competenti. Ciò ci induce ad un
maggior impegno per raggiungere il numero di firme necessarie.
Mentre ci si accapiglia per decidere se a governare deve essere chi ha vinto
materialmente, o chi ha vinti moralmente , o chi ha diversamente vinto, dimenticando
che le elezioni non investono un capo, ma eleggono i rappresentanti dei
cittadini in Parlamento, noi continuiamo
la nostra attività “Legislativa”. In questo frangente non chiediamo un voto, ma
delle firme per portare in Parlamento delle Leggi il cui primo obbiettivo è
quello di rispettare lo spirito della Costituzione.
La legge sulla scuola,
nominata “Scuola della Costituzione” intende riproporre un sistema d’istruzione
basato sulla conoscenza, non sulla competenza fine a se stessa, con la prerogativa di fornire agli studenti tutti gli strumenti utili
atti a realizzare il pieno sviluppo della persona umana. La seconda legge d’iniziativa popolare
intende annullare gli effetti del dispositivo 1/2012 che ha inserito il
principio del rispetto del pareggio di bilancio in Costituzione, vanificando lo
spirito solidaristico inscritto nella prima parte della Carta stessa in particolare nell’art. 2. In esso "la Repubblica
garantisce i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo sia nelle
formazioni sociali e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale". E’ evidente che se la Repubblica deve assicurare il pareggio di bilancio, non
può finanziare quei supporti sociali in grado di rispettare il già citato art.
2 .
Vi aspettiamo numerosi domenica prossima in C.so della Repubblica per aiutarci
a “Legiferare” nel rispetto dei principi stabiliti dalla Costituzione nobile
eredità della lotta di liberazione Partigiana.
giovedì 3 maggio 2018
Riflessi di un fine aprile resistente in Ciociaria
con molta soddisfazione vi inviamo alcune immagini del corteo e della festa che abbiamo realizzato a Cassino il 29 aprile insieme ad altri riflessi video della manifestazione del 25 aprile di Frosinone. Tutti uniti con una non scontata pluralità di soggetti, per celebrare il 73° della Liberazione nell'anno del 70° della Costituzione.
Siamo particolarmente impegnati a non disperdere quel patrimonio di lavoro e di costruzione di fiducia reciproca, sebbene ci rendiamo conto che essa è ancora assai fragile e limitata. I soggetti che hanno preso parte alla costruzione di quella giornata sono assai diversi fra loro per organizzazione, per visione politica, per obiettivi immediati e di lungo termine. Ma noi continuiamo ad offrire spazi e spunti unitari, certi che nella divisione non si vincerà mai nessuna battaglia.
Sappiamo bene che non tutti i terreni possono essere battuti unitariamente, esistono divisioni non legate a particolarismi, personalismi o settarismi di sorta, bensì date da effettive questioni di prospettiva, di programma, di formazione o anche solo di metodo. Sappiamo anche, però, che non fare tutto il possibile per unire le forze dove è possibile produce inevitabilmente sconfitte anche dove si potrebbe sperare di vincere, e non vogliamo che questo continui ad accadere.
Ci mettiamo come sempre a disposizione e sollecitiamo attività concrete volte a superare i limiti della litigiosità, come campo aperto e plurale dove possono confrontarsi opinioni ed interessi, ma con finalità costruttive, non di rivalsa.
Sappiamo anche che questo obiettivo si scontra con rancori e narcisismi, personalismi ed effettive divisioni di merito, ma ci diamo obiettivi graduali, e procediamo valorizzando l'esperienza unitaria della nostra Associazione come proposta di metodo per chi abbia veramente a cuore i risultati politici e non la soddisfazione (peraltro spesso frustrata) delle proprie ripicche infantili.
A tutte e tutti il nostro fraterno ringraziamento per ciò che potrete fare e per ciò che avete fatto in difesa di questa idea.
Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
Comitato Provinciale di Frosinone
video editing Luciano Granieri
video editing Luciano Granieri
mercoledì 2 maggio 2018
Non si cancella l’apartheid e l’occupazione israeliana con lo sport
Luciano Granieri, Amici della Mezza Luna Rossa Palestinese
Venerdì prossimo 4 marzo a partire dalle
16,30 saremo in piazza presso L.go Cervini (Via Aldo Moro) a Frosinone per denunciare come RCS Sport, RCS Mediagroup
e l’organizzazione del Giro D’Italia, siano diventati complici delle azioni illegali del Governo di Israele.
Il Giro d’Italia partirà proprio venerdì da Gerusalemme, città occupata
illegalmente, e nel corso delle tre
tappe previste toccherà luoghi dove
bambini, donne, uomini palestinesi sono stati sterminati dalle forze armate sioniste .
Facendo iniziare Il Giro d ’Italia a Gerusalemme, l’organizzazione della corsa,
i media (la Rai e la Gazzetta dello Sport in particolare) gli sponsor e tutto l’indotto,
diventeranno complici d’ Israele nell’ istituzionalizzare la sua
presa illegale della città occupata. La
risoluzione 181 (1947) dell'Assemblea Generale dell'ONU ha qualificato Gerusalemme come "corpus separatum" sotto un regime internazionale speciale e ha
ripetutamente affermato che "tutte le azioni intraprese da Israele, la
potenza occupante, per imporre le sue leggi, giurisdizione e amministrazione
sulla Città Santa di Gerusalemme, sono illegali."
Nel 1967, Israele ha
occupato Gerusalemme Est, annettendola unilateralmente come parte della sua
“capitale unita." Malgrado le ripetute rivendicazioni da parte dei
ministri israeliani durante la cerimonia di annuncio, la comunità
internazionale non riconosce alcuna parte di Gerusalemme come capitale di
Israele.
Nel sud di Israele,
dove è prevista una tappa della corsa,
dozzine di città beduine palestinesi si vedono rifiutati riconoscimento e
servizi di base da parte di Israele e sono state sottoposte a ripetute
demolizioni.
Il governo Israeliano
ha comprato con 10 milioni il Giro D’Italia
per fare in modo che esso diventi un mezzo atto a rafforzare la propaganda sionista e risulti funzionale a coprire
la macchia disumana di una occupazione
militare illegale e del sistema di
apartheid imposto ai Palestinesi.
Mentre i corridori del
giro si apprestano a competere liberamente su strade che hanno visto massacri e soprusi,
un normale ciclista che volesse raggiungere Gerusalemme da Ramallah
rimarrebbero bloccato per ore, se non
per giorni , ai check point dei militari e dei
coloni israeliani, che occupano
illegalmente la Palestina , per poi
vedersi negato l’accesso .
Lo sport non
può lavare l’ignominia di una
segregazione a cielo aperto nemmeno se viene corrotto con 10 milioni di euro.
La civiltà non ha prezzo. Invitiamo tutte le persone che vogliono restare umane
a condividere con noi il presidio.
lunedì 30 aprile 2018
Quando l’allievo diventa il maestro
Fred Kaplan
traduzione Luciano Granieri, fonte slate.com
traduzione Luciano Granieri, fonte slate.com
Un nuovo cofanetto propone
l’ultimo tour di Miles Davis e John Coltrane insieme. Una testimonianza
destinata a cambiare i tradizionali giudizi su ognuno di loro.
La scomparsa di grandi musicisti è fonte di ricerca per le case discografiche , le quali pubblicano
incisioni rare che risultavano perdute per diverse buone ragioni. Alcune volte
queste riscoperte risultano essere delle vere e proprie gemme . Raramente
gettano una nuova luce su un artista o su un’era. Questa è la meraviglia e la
delizia di “The Final Tour” -Un cofanetto di quattro CD dei concerti live
tenuti in Europa dal Marzo 1960, dal quintetto del trombettista Miles Davis
con John Coltrane- nessuno di questi era mai stato pubblicato prima negli Stati
Uniti.
Il tour ebbe inizio poco più di un anno dopo che il gruppo
aveva realizzato Kind of Blue, uno
dei più grandi album di jazz inciso in
studio, oltre ad essere il più popolare
di tutti i tempi, avendo venduto più di quattro milioni di copie. La band del
Final Tour, per lo più, era la stessa dell’album, così come gli stessi erano i
brani, ma la musica – il modo in cui i pezzi furono suonati- risultò
radicalmente diversa. Tale espressione fu talmente scioccante da far riconsiderare il giudizio che fino ad allora i
due musicisti avevano suscitato. E colmò alcuni spazi che fino ad allora credevamo fossero rimasti
vuoti nella storia del jazz indicando la nuova strada che il jazz avrebbe preso
in quegli anni fondamentali.
La versione standard della cosiddetta storia di Miles & Trane, recita per lo
più così. Nel 1959, raggiunse il culmine dell’innovazione con Kind of Blue, rompendo gli schemi determinati dai chorus del be bop,
definiti dal suo ultimo mentore Charlie
Parker, in favore di una musicalità più
pacata, riflessiva, lirica, costruita attorno a scale e ritmi più liberi.
Subito dopo la seduta Coltrane si
estranea dal gruppo alla ricerca di un suo nuovo e personale sound –mentre
Miles, non possedendo al momento idee originali- decide di ripercorrere per i cinque anni a venire un bop
carico di blues, perfezionando brani che
aveva inciso alla metà degli anni ’50.
Ma The Final Tour -vol.6
della collana Columbia “Bootleg Series” delle sessioni di Miles rimasterizzate, con un eccellente
suono, dalle registrazioni originali – riporta chiaramente una
storia incompleta . Rivela come la via
d’uscita che Miles s’era imposto verso un cul de sac, gli stava
mostrando che il futuro del jazz stava
ribollendo verso lo stile
emergente di Coltrane al sax tenore.
Nello specifico Miles – contravvenendo stranamente alla sua immagine di sperimentatore indefesso
della musica e sovvertitore delle forme
– osteggiava il cambiamento. Da 15 anni era sulla scena jazzistica di New York,
in questo periodo aveva preso parte, o aveva condotto personalmente , diverse rivoluzioni - il Be Bop durante il periodo con Parker, il
jazz da camera di Birth of the Cool, le collaborazioni orchestrali con Gil
Evans e Gunther Schuller ed infine il trionfo modale di Kind of Blue - e, come molti
rivoluzionari che invecchiano, non emozionava più i seguaci impegnati a coltivare la propria ribellione.
Coltrane aveva la stessa età di Miles – entrambi erano nati
nel 1926 – e ricopriva chiaramente un ruolo subalterno all’interno del sodalizio . Miles, uno straordinario talent-scout, lo fece emergere dall’oscurità di un Club di
Philadelphia nel 1956 per aggregarlo a quello che sarebbe stato il "classic quintet”. A parte una breve
esperienza con il gruppo di Thelonius
Monk, Coltrane rimase come sideman di Miles, fino a quando
non si pose alla guida di un proprio gruppo in più di una dozzina di
sedute ( in particolare Blue Train, SoulTrane e, subito dopo Kind of Blue ,Giant Steps) .
La
sua evoluzione verso il free jazz era stata plasmata ed affinata dai personali
esperimenti di Miles nella destrutturazione dell’armonia , ma dal 1959 Coltrane
volle prendersi la libertà di assumere una
direzione ed una velocità che andasse oltre le inclinazioni del suo mentore.
Era un periodo di grandi transizioni nella cultura americana,
jazz compreso. Alla fine dell’anno il quartetto di Ornette Coleman aveva fatto
grande scalpore al Five Spot. Un divo
del jazz giù nel
Bowery di New York suonava una musica che
abbandonava non solo le
variazioni di accordi, ma apparentemente, ogni tipo di struttura. A Miles non
piaceva lamentandosi con un giornalista diceva: “Senti solo cosa ha scritto e
come lo suona, se consideriamo la sua tenuta psicologica, l’uomo sembra corroso
dentro” Al contrario, Coltrane andava al Five Spot quasi tutte le sere,
pietrificato, e parlava con il gruppo per ore, Coleman gli diede alcune lezioni
sull’improvvisazione costruita al di fuori degli accordi . (Pochi anni più tardi Coltrane inviò a
Coleman un assegno di 50 dollari, l’equivalente odierno di più di 300 dollari
per ogni lezione).
Tensioni si stavano creando fra Miles e Trane anche prima del
tour europeo del 1960. Dopo una sessione in club di quel periodo, Miles si
lamentò che gli assoli di Coltrane erano troppo lunghi. Trane replicò che c’era
ancora molto di più da dire e non sapeva come smettere di suonare. Miles lo aggredì
con la sua voce roca apostrofandolo “Togliti quel corno dalla bocca”.
Coltrane non voleva andare in tour con Miles nel 1960. Era
determinato a lasciare il gruppo e mettersi in proprio , ma Miles prevalse.
Così il tour fu un evento importante -
la prima volta che Miles suonò in Europa da leader.
La serata di apertura
del 21 marzo si tenne al teatro Olympia di Parigi. Il concerto
costituisce anche il primo Cd del cofanetto. Il set comincia con “All of you”
il brano di Cole Porter, che Miles aveva
già inserito , con Coltrane come sideman
nel suo album “Round About Midnight” (registrato nel 1955 un anno dopo che la
canzone fu composta). Miles interpreta con uno swing vigoroso ma lirico le frasi di Sinatra
su un elegante contributo della sezione ritmica –Wynton Kelly al piano, Paul
Chambers al contrabbasso, Jimmy Cobb
alla batteria – ognuno dei quali aveva
suonato in Kind of Blue. Erano
vestiti in modo molto elegante come si addice ad
un set continentale (Le foto dell’opuscolo dell’album ritraggono la band fuori
dal teatro in eleganti smoking).
Poi Coltrane entra con il suo assolo incomincia con spirito
simpatico, con un tono più duro ma con un fraseggio gentile . Nel secondo chorus si
lancia in piccole e molto veloci terzine. Dal quinto chorus si scatena in
un vulcano di note – accordi su accordi
– scale che si ammassano a mucchi, così dense, così feroci, cosi veloci. Pochi
anni dopo il critico Ira Gitler aveva descritto lo stile di Coltrane come
“trapunte di suono” ma queste erano
tempeste di suono, implosioni di pura
energia. Per quattro minuti suona un intero chorus sperimentando sulla multi
fonia (l’emissione di due o più note allo stesso tempo), quindi ritorna alla
tempesta , o languisce in un singolo accordo, trasformandolo in una dozzina di
modi diversi in pochi secondi come se stesse smussando tutti gli
angoli di un prisma.
Ancora alla fine di ogni chorus, isola alcune frasi dalla
melodia, ma non le suona fuori dal contesto perché, anche attraverso tutta la
concitazione del fraseggio ( e questo
diventa sorprendentemente chiaro ad un ascolto ripetuto) mai
abbandona la struttura della canzone, rimane ancorato ad alcuni
appigli armonici e ritmici. Può sembrare
che stia alimentando il caos, ma è l’esatto
contrario di ciò che appare.
Molti anni dopo il tenor sassofonista Branford Marsalis,,dopo
aver ascoltato l’album bootleg del
concerto di Stoccolma del 1960, che si svolse la sera successiva al concerto di Parigi,
sperimentò ciò che lui definì più tardi “una
delle peggiori serate della mia vita”. “Il modo di suonare di
Coltrane -ricordò in un’intervista
concessa al New York Time Magazine - fu massicciamente intenso, volevo
smettere di suonare, non avrei avuto altro da dire. Avrei potuto scordarmi,
anche se avessi ricominciato da capo, di arrivare a quel livello”.
Ma nel 1960 nessuno aveva mai sentito niente del genere, certamente non
i Europa . Ed alcuni fra gli spettatori, che mai avrebbero pensato di trovarsi in una
serata diversa dall’intensità tipica
delle atmosfere di Kind of Blue , resero
esplicito il loro disappunto, mormorando, gridando, o come si potè sentire
chiaramente fischiando-l’equivalente del locale fare buu, quando l’assolo finì.
In un intervista nel
backstage durante l’intervallo del concerto di Stoccolama, un locale DJ di jazz, avendo notato
come alcuni critici giudicavano il suo nuovo sound “non bello” e “arrabbiato” chiese a Coltrane :
“Ti senti arrabbiato?” Coltrane replicò in tono gentile e conciliante: “No assolutamente
- e aggiunse – la ragione per cui esprimo cosi tanti suoni, in modo tale da poter
sembrare arrabbiato, è perché sto provando molte cose in una volta
sola,vedi? Queste cose non le ho messe
in ordine . Ho una borsa intera piena di cose, dentro la quale sto cercando di lavorare per ricavare
quella essenziale”. (L’intervista di sei minuti può essere ascoltata nell’ultima
traccia dell’ultimo CD del cofanetto).
Coltrane passò il resto della sua breve vita (morì di cancro al fegato nel 1967 all’età di
quarant’anni) in un ossessiva , e anche spirituale ricerca finalizzata a “cogliere l’essenziale” lavorando attraverso ogni fessura di ogni suono immaginabile (I viaggi più
affascinanti si possono ascoltare nella sua sessione live del 1961 al Village
Vanguard, che recano le tracce più evidenti dei concerti Europei degli anni
precedenti e della futura opera del 1964 A
Love Supreme , ma nel mezzo ci furono anche gli splendidi album di ballads
con Duke Ellington ed il quartetto del cantante
Johnny Hartman.)
Miles Davis era un tipo d’artista notevolmente differente.
Egli anche nutriva un irrequieto
appetito per un sound innovativo, ma una volta che lo aveva trovava rapidamente ne ricavava la caratteristica essenziale, abile in qualche modo nel trovare l’unico accordo, anche l’unica nota,
che funzionava all’interno della sua “borsa
di cose” eliminando il resto.
Questo contrasto nel carattere e nello stile era ciò che
rendeva la loro collaborazione così eccitante, così ricca di tensione creativa
. Ciò si può rilevare in tutti i loro album ma in particolar modo emerge dai
concerti europei del 1960. Miles ed il resto del gruppo all’inizio
non lo seguivano , proponevano le frasi standard , mentre Coltrane partiva
per la tangente, cavalcando il suo magico tappeto. Più tardi durante il tour, a Stoccolma e
Copenhagen, il fraseggio di Miles divenne più avventuroso, più veloce e breve.
Una volta il suo sound inconfondibile poteva
essere descritto come “un camminare su gusci d’uovo”. Ebbene in Europa ne ruppe un po’. Cobb cambiò più
drasticamente il ritmo della batteria ,
insistendo sui piatti, modificando il beat. Kelly prese degli assoli più lunghi con accordi
estesi a tutte le scale del pianoforte.
Quattro anni sarebbero passati prima che Miles trovasse un
altro sassofonista che gli consentisse di proiettarsi agilmente nel futuro
riprendendosi la corona di principe oscuro
della rivoluzione nel jazz. Era Wayne Shorter, di sette anni più
giovane, un seguace di Coltrane che combinava alcuni dei toni duri di Coltrane con
un approccio compositivo più sofisticato. Shorter completò il nuovo gruppo “il
secondo grande quintetto" sarebbe stato il suo nominato , con musicisti
più giovani come il pianista Herbie Hancock, il contrabbassista Ron Carter, il
batterista Tony Williams, fra i dieci ed i venti anni più giovani del loro
leader, a loro agio sia nello stile tradizionale che in quello radicale
seguendo e assecondando Miles nella
creativa fusione di entrambe. (Un eccitante tour europeo del 1967 del quintetto
è stato pubblicato sette anni fa come “Bootleg Series vol 1”) .
Alla fine del
decennio Miles sperimentò la fusione fra
il jazz ed il rock elettrico, fra l’entusiasmo di molti e la costernazione di
altri, e mai cessò di cercare nuove cose
fino alla sua scomparsa, morì nel 1991 a 65 anni.
Ascoltando i concerti del 1960 con il vantaggio di sapere
cosa sarebbe venuto dopo arricchisce l’esperienza dona alla musica un ulteriore
splendore. Era il baratro di un nuovo decennio
con Coltrane sul viale del tramonto fuori dalla band e ai margini della
scena . Era il “vecchio nuovo” ed il “nuovo nuovo” , l’incontro e lo scontro.
Era un ingranaggio scintillante e devastante della storia . Ancora oggi non esiste
nulla di simile.
domenica 29 aprile 2018
Valle del Sacco, nuovi impianti rifiuti in vista
Retuvasa
Piglio |
Siamo alle solite, nella Valle del Sacco si preferisce investire sui rifiuti e non su una riconversione che ne permetterebbe il rilancio nei termini di sostenibilità e sviluppo.
Mentre a Colleferro i cittadini del presidio permanente Rifiutiamoli continuano la loro battaglia di civiltà, ostacolando il passaggio dei camion con materiali destinati al revamping degli inceneritori locali, nel resto della valle si deve far fronte alla presentazione di progetti riguardanti la gestione dei rifiuti, in molti casi non rispondenti alle necessità territoriali.
Abbiamo già delineato nei tempi passati mappe di impianti autorizzati o in via di autorizzazione sottolineando la loro inutilità ai fini del fabbisogno, oggi ne intervengono altri su cui è necessario soffermarsi aggiornando il quadro della situazione.
A Piglio si trova un centro di trasferenza attivato in emergenza nel 1998 e gestito da T.A.C. Ecologica s.r.l. Di Falvaterra. Accoglieva, per non più di 24 ore circa 36.000 tonnellate di rifiuti e dall'avvento della raccolta differenziata ha ridotto notevolmente la sua attività. Periodicamente l'autorizzazione ad operare era rinnovata dalla Provincia finché, nel 2014, l' atto di richiesta dell'ennesimo rinnovo non è stato corredato dal progetto di una variazione sostanziale dell'impianto. In realtà non una semplice “variazione” ma qualcosa di totalmente diverso rispetto all' impianto originario.
Un vero centro di lavorazione dei rifiuti: si passa da 36.000 tonn/anno (negli anni passati quasi tutto rifiuto indifferenziato) a 50.500 tonn/anno più 8.000 tonn/anno (rifiuti derivanti da raccolta differenziata con aggiunta di pretrattamento), mentre la durata del deposito è prolungata a 72 ore. E tra i rifiuti trattati anche batterie, pneumatici e rifiuti ingombranti.
Nel gennaio 2018 la Provincia di Frosinone ha concesso l' autorizzazione alla società richiedente e, come spesso accade, una situazione emergenziale ha dato origine ad un impianto permanente attraverso rinnovi su rinnovi. La speranza, ora risiede nella richiesta di sospensiva presentata al Tar e in attesa di essere discussa.
A nulla e' valsa la presenza, a ridosso dell' impianto, di un fosso di acqua chiara denominato “Gricciano” e classificato come pubblico, come è stata ignorata anche l' appartenenza a “La strada del Cesanese”, percorso con vocazione turistica che si snoda tra sei Comuni (Acuto, Affile, Anagni, Paliano, Serrone e, naturalmente Piglio).
E a nulla, soprattutto, e' valsa la valutazione del contesto, quello dei vigneti del Cesanese, unico Docg della regione Lazio, che allora come oggi non fu tenuto in alcun conto.
Associare una delle eccellenze della valle del Sacco alla gestione di rifiuti non ci sembra la migliore campagna promozionale e mette a rischio il riconoscimento della denominazione di origine controllata. Ricordiamo che in campagna elettorale il presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti e il suo fido ex assessore Mauro Buschini che presenziando alla celebre sagra locale, decantavano i prodotti locali e virtù del paesaggio. Anche all' ultimo Vinitaly non sono mancate loro foto con i calici del pregiato rosso stretti nella mano.
In questo caso il detto “in vino veritas” non può essere citato.
Un altro caso allo stesso modo allarmante è quello dell’impianto di Ceprano nell’area ex laminatoio proposto dalla Cooperativa Sociale “In Dialogo” di Trivigliano, appoggiata nella redazione tecnica ad un’altra Cooperativa Sociale “Agapè” di Alatri.
Osserviamo che questo impianto ricadrebbe in piena area Sito di Interesse Nazionale (SIN) sotto competenza del Ministero per l’ambiente (MATTM) al cui parere dovrebbe essere sottoposta ogni decisione in merito ad un impianto che aggiunge inquinamento al disastro ambientale esistente.
La vicenda di questo impianto solleva diverse perplessità se non un vero e proprio allarme. Il primo dato riguarda le cooperative sociali, benché costituiscano un vero e proprio fiore all’occhiello del terzo settore locale, l’investimento più 500.000 euro per l’acquisto del terreno nei presi dell’ex laminatoio appare quanto meno sorprendente. Non solo, pare che anche l’area circostante sia stata acquistata, da un noto imprenditore locale operante sempre nel settore dei rifiuti delle cui intenzioni naturalmente nulla si sa.
Infine molti dubbi suscita la tipologia di impianto, che sebbene non sia di grandi dimensioni (tratta circa 40.000 tonn/anno di rifiuti diversi), ha una peculiarità: può gestire diverse tipologie di rifiuti eterogenee tra di loro quali il RAEE (rifiuti elettronici), gli olii, i rifiuti sanitari, l’indifferenziato. Sembrerebbe quasi una sorta di piattaforma multifunzione, apripista per operazioni di ampliamento future, in attesa di nuove emergenze derivanti dalla mancata programmazione degli interventi sul ciclo di rifiuti.
In effetti il problema di fondo è proprio questo e riguarda l’intero territorio regionale.
Se esistesse un piano rifiuti aggiornato, siamo fermi a quello della Polverini del 2012, tutti questi progetti non avrebbero motivo di esistere, non solo Piglio e Ceprano, ma anche altri già esistenti come quelli di Anagni e Patrica. Un piano rifiuti determina un fabbisogno, cioè in ogni territorio o ambito necessita di impiantistica sufficiente allo smaltimento derivante dalla produzione di rifiuti del territorio medesimo. Soprattutto non è stata definita una strategia basata su tecnologie per trattare il rifiuto differenziato, diverse dalle discariche e dagli inceneritori, basata invece sul recupero di materie, tanto meno un investimento straordinario nella crescita della raccolta differenziata.
Questo piano durante il periodo della giunta Zingaretti non è stato rivisto e di conseguenza i pescecani dei rifiuti continuano ad imperversare, a Piglio portando un grave danno ad una produzione pregiata, a Ceprano aggravandone la situazione di disastro ambientale.
Nel frattempo oggi come ieri prosegue l’opposizione di cittadini – da segnalare la nascita di nuove strutture organizzate, a Piglio il neonato Comitato “Terra Madre” e a Ceprano in divenire il Comitato locale -, che con manifestazioni, volantinaggi, incontri pubblici, ricorsi in sede giuridico-amministrativa, intervengono su ogni nuova minacce all’ambiente d salute con la richiesta, spesso inascoltata, di piena trasparenza su ogni investimento.
La partecipazione dei cittadini non è una palla al piede alla crescita del benessere ed allo sviluppo, ma al contrario stimolo all’elaborazione di strategie innovative ed alla mobilitazione delle risorse del territorio.
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