Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 23 settembre 2017

ROSATELLUM 2.O elenchiamo tutte le idiozie elettorali

Mario Zorzetto.

Rosatellum 2.0 con alcune riflessioni…


-accordo politico che teoricamente assicurerebbe l’approvazione del testo sia alla Camera che al Senato…è questo lo spauracchio anche in caso di opposizione di MDP, SI e rabbia di M5S …Il  cosiddetto Rosatellum 2.0, oggetto di indiscrezioni prima e di un confronto informale tra i gruppi poi, è la mossa di un accordo d’apertura tra PD,FI e la Lega, e Ap di Alfano  (che trova conforto da un 3% di soglia bassa  per i partiti che corrono da soli)
Il testo, rispetto al proporzionale del Fianum, naufragato in Aula l’8 giugno scorso, introduce alla Camera una quota di seggi uninominali maggioritari (231 pari al 37,44% di 617) che incentivano le coalizioni a fronte di una quota di 386 seggi pari al 62,56% di 617 , +12estero assegnati con metodo proporzionale e 1 assegnato nel collegio uninominale della Val d’Aosta.. Uno spauracchio rafforzato, anche da quanti, in Campo Progressista e in Mdp, puntano a una coalizione con il Pd spostata più a sinistra.essendoci una soglia del 10% per una coalizione nazionale che rende rischioso a Mdp una corsa insieme a Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni e quindi MDP sarebbe indotto ad accordarsi con Renzi. Nella parte proporzionale i deputati verranno eletti in listini bloccati di quattro nomi, come chiede FI, mentre FdI vuole le preferenze….
Se con essa Fi deve rinunciare al proporzionale, e’ pur vero che evita il listone unico con Lega e Fdi, a cui sarebbe stata costretta con una legge con premio tipo Italicum uscito dalla consulta
COLLEGI MAGGIORITARI: saranno 231, pari al 36,7% dei 630 Seggi della Camera. I partiti per sostenere un comune candidato potranno dar vita a coalizioni nazionali (non circoscrizionali) che avranno una soglia di sbarramento al 10%.
PROPORZIONALE: dei restanti 399 deputati, 12 continueranno ad essere eletti nelle Circoscrizioni Estere, con metodo proporzionale, uno è eletto in Valle d'Aosta in un collegio uninominale e gli altri 386 (61,3% di 630)saranno eletti con metodo proporzionale in listini bloccati di 2-4 nomi. Il testo delega il governo a definire questi collegi plurinominali, che potrebbero essere tra i 70 e i 77. Le Circoscrizioni, importanti per il recupero dei resti, saranno 28 ( una per Regione, 4 in Lombardia, 2 in Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Campania, Sicilia).


- M5s, che non si coalizza con nessuno, con i collegi uninominali potrebbe prendere meno seggi rispetto a un proporzionale puro, specie in alcune Regioni dove il centrodestra unito (soprattutto in Lombadia, Veneto, Puglia) o una alleanza di centrosinistra (regioni Rosse, la stessa Puglia) sono molto piu’ competitivi….. secondo alcuni  per M5S potrebbero esserci fino a 50 seggi in meno



-       I listini bloccati di 2-4 nomi mostrano ancora una volta la volontà dei partiti di non volersi sottomettere in alcun modo alla scelta degli elettori…….come sarebbe con liste meno corte e la scelta secondo preferenza.
-       Vi sono poi le 600000 firme che dovrebbero essere raccolte da una lista nazionale di cittadini non ancora rappresentata da gruppi parlamentari…
-       SOGLIA DI SBARRAMENTO: la soglia sarà al 3%, sia per i partiti che si coalizzano che per quelli che corrono da soli. Le preferenze date a un partito che non superi il 3% sono ripartite tra gli altri della coalizione: unico requisito è quello che il partito in questione superi l'1%.
-       SENATO: i 315 seggi sono assegnati grazie a 103 collegi uninominali maggioritari (il Molise e la Valle d'Aosta costituiscono due collegi); 206 con metodo proporzionale in 206 collegi plurinominali. Sei all'estero con il proporzionale.
-       UNA SCHEDA, VOTO UNICO: differentemente dal Mattarellum, in cui c'erano due schede, una per il collegio ed una per il listino proporzionale, con la possibilità di un voto disgiunto, qui avremo una scheda unica. In essa il nome del candidato nel collegio sarà affiancato dai simboli dei partiti che lo sostengono e dai listini corrispondenti. Barrando sul simbolo del partito il voto andrà al candidato del collegio e al partito per la parte proporzionale.
-       SOGLIA: nella parte proporzionale la soglia sarà al 3% sia alla Camera che al Senato.
-        VOTO DISPERSO: se un elettore barrerà il nome del solo candidato del collegio uninominale, e non uno dei partiti che lo sostengono, verrà meno la sua scelta per la parte proporzionale.
    Perciò la somma dei voti per i collegi e quella per i proporzionale potranno differire.

Clicca QUI per il testo della proposta di legga

STOP FISCAL COMPACT!

Marco Bersani


A fine 2017, il Fiscal Compact (Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell'unione economica e monetaria), potrebbe essere inserito a pieno titolo nell'ordinamento europeo, divenendo giuridicamente superiore alla legislazione nazionale e rendendo irreversibili le politiche liberiste d'austerità.
Approvato nel marzo 2012 da 25 dei 28 Stati membri dell’Unione Europea, il Fiscal Compact si colloca nel solco di una serie di trattati e regolamenti -Maastricht, Six Packs, Two Packs- che hanno impresso una svolta monetarista all'Unione Europea e hanno consentito l'affermarsi delle politiche liberiste, con un drastico peggioramento delle condizioni di vita delle popolazioni.
Alcuni dati sulla situazione del nostro Paese sono più che indicativi. In questi anni si sono prodotti: a) un forte aumento della povertà assoluta (1.619.000 famiglie pari a 4.742.000 persone) e della povertà relativa (2.734.000 famiglie, pari a 8.465.000 persone) (dati Istat 2016); b) una decisa compressione del diritto alla salute, con 12 milioni di persone che hanno dovuto rinunciare alle cure e 13 milioni di persone che hanno avuto forti difficoltà a potersi pagare le spese sanitarie (7° Rapporto Censis 2017); c) un costante aumento della disoccupazione, in particolare giovanile (37%, dati Eurostat-maggio 2017); d) un aumento dell'abbandono scolastico precoce (15%, dati Commissione Europea 2016)
Il Fiscal Compact assume la trappola del debito pubblico come cornice indiscutibile dentro la quale costruire la gabbia per i diritti sociali e del lavoro e la privatizzazione dei beni comuni.
Basti pensare che, se dovesse essere confermato, il Fiscal Compact prevederà per il nostro Paese l'obbligo nei prossimi 20 anni a portare il rapporto debito-Pil dall'attuale 132% al 60%, con un taglio annuale della spesa pubblica di 50 miliardi.
A questo d'altronde mira l'inserimento del “pareggio di bilancio” in Costituzione, previsto dal Fiscal Compact e pedissequamente approvato dal Parlamento italiano, senza alcun referendum popolare, nel 2012.
Si tratta della definitiva consegna di tutto ciò che ci appartiene agli interessi delle grandi lobby finanziarie, nonché di una irreversibile sottrazione di democrazia, con scelte politiche ed economiche non più dettate dalla discussione democratica, bensì dagli algoritmi monetaristi.
Ma tutto questo può essere fermato: entro fine anno i Parlamenti nazionali devono discutere e decidere il destino del Fiscal Compact. Senza una forte presa di posizione dal basso, non v’è alcun dubbio di quale esito avrà la discussione parlamentare. Per questo Attac Italia ha promosso una petizione popolare online (www.stopfiscalcompact.it ), a cui tutte le reti, associazioni e comitati possono da subito aderire e che tutte le donne e gli uomini possono da subito firmare.
Il Fiscal Compact è solo l’ultimo prodotto dell’Europa monetarista, ma inondare di firme il Parlamento per chiederne il ritiro rappresenta il primo passo per invertire la rotta e per riaprire la discussione su un’Europa oltre Maastricht e fuori dalle politiche di austerità.
Una petizione che chiede anche l’eliminazione del pareggio di bilancio dalla Costituzione e che sostiene l’avvio di una Commissione indipendente d'indagine (audit) sul debito pubblico italiano, al fine di verificarne la legalità giuridica e la legittimità sociale, a fronte del suo utilizzo come trappola per comprimere i diritti fondamentali delle persone, privatizzare i beni comuni ed espropriare la democrazia. “O la Borsa o la vita” intimano le grandi lobby finanziarie. Diciamo loro che tutte e tutti abbiamo scelto la vita.
Pubblicato su Il Manifesto del 23.9.2017

venerdì 22 settembre 2017

Amantea come New Orleans.

Luciano Granieri



Ad Amantea in provincia di Cosenza i carabinieri hanno arrestato due fratelli di 41 e 48 anni accusati  di  intermediazione illecita, e sfruttamento del lavoro, aggravati dalla discriminazione razziale. Dalle indagini è emerso che i due, titolari di un’azienda agricola, prelevavano rifugiati, per lo più immigrati da Nigeria, Gambia e Senegal, presso il locale  centro di accoglienza di Ninfa Marina e li conducevano al lavoro nei campi. Nella stessa azienda i “caporali” sfruttavano altri stranieri provenienti  dalla Romania e dall’India. 

Africani, Indiani e Romeni, erano sottoposti a condizioni di lavoro degradanti, mangiavano a terra, dormivano in baracche malsane  sotto la stretta sorveglianza dei caporali. Ancora più ripugnante era l’abitudine dei due fratelli di differenziare la misera paga in base al colore della pelle.  I bianchi erano pagati 35 euro al giorno, mentre ai neri erano concessi solo 25 euro, dieci in meno dei loro compagni dalla pelle chiara. La notizia riportata dai mezzi d’informazione è rimasta in vista  per poco tempo. Gli arresti risalgono al 21 settembre e già al 22,cioè ieri, il fatto era sommerso da altri accadimenti anche frivoli. 

In  effetti lo sfruttamento della mano d’opera straniera e in particolare di colore, non è cosa nuova, si perde nella notte dei tempi. Agli inizi del ‘900, ad esempio, in molti Stati del sud degli Usa, viaggiava clandestinamente su sgangherati treni merci  una moltitudine di emarginati. Neri, bianchi, meticci  disperati  in cerca di un lavoro, anche misero. Su questa mano d’opera sfruttata, i grandi  proprietari terrieri, le  compagnie di trasporti e portuali, foraggiati  dal capitale finanziario, fondarono le loro fortune . 

E’ necessario ricordare che fino agli anni ’30 se un negro veniva trovato senza lavoro nel big south il suo destino era il linciaggio e l’impiccagione.  Il Mississippi, l’Alabama, il Texas erano attraversati da derelitti  erranti alla ricerca disperata di un’occupazione. Qualora quando  di questi trovava  da accasarsi presso lo sfruttatore di turno diversa era la paga che riceveva, quantificata  in base al  colore della sua pelle.  Chi era nero veniva pagato  poco  rispetto ad un meticcio (creolo) e ancora meno rispetto ad un bianco. 

I  porti di  New Orleans o Savannah come Amantea? Evidentemente si. Resta lo stupore nel osservare come in più di cent’anni di storia occidentale, la propensione allo sfruttamento ed alla discriminazione razziale si rimasta la stessa nonostante il mondo si notevolmente cambiato. Anni  e anni di lotte per i diritti  umani e civili  sembra siano passati inutilmente, come acqua fresca sulle derive fasciste,  razziste e discriminatorie proprie della logica imperialista . 

Eppure dei passi   avanti sull’affermazione dei diritti umani sembravano acquisiti e certificati. Le Costituzioni, definite troppo socialiste da J.P.Morgan, lo sviluppo di molteplici movimenti a tutela della dignità della persona umana, sembravano effetti concreti di una dinamica di affrancamento dalla barbarie.  

Poi è accaduto qualcosa che ha riportato l’orologio della storia indietro. Sarà stata la caduta del socialismo reale, che ha aperto la strada al completo dispiegamento della crudeltà capitalista? Una realtà che non fa prigionieri e sta rigettando l’intera umanità di nuovo  nella barbarie?  Forse Rosa Luxemburg  non aveva tutti i torti  quando affermava che non c’è alternativa, “o  socialismo o  barbarie” e la vicenda di Amantea come le vecchie storie degli stati americani del sud ne  sono la prova.

Di seguito proponiamo  il blues Black, Brown, and White di  Big Bill Broonzy. Il brano, inciso nel 1951, descrive in modo efficace la discriminazione nel mondo del lavoro persistente negli Stati Uniti  sin dagli  inizi del secolo scorso.  Lo stesso blues man  rivela che per anni nessuna casa discografica volle incidere il pezzo  perché lo ritenevano poco commerciale :” Cosa c’è di sbagliato vorrei saperlo– osservò Bill-  ho solo descritto il modo in cui il lavoratore nero viene trattato in tutti  luoghi di lavoro di questo Paese, nel Nord, nel Sud, all’Est e all’Ovest e voi tutti sapete che questa è la verità

Alcune parole significative del testo recitano:

Io ed un uomo (bianco , )
lavoravamo fianco a fianco
e questo è quanto :
pagavano lui un dollaro all'ora
ma a me davano 50 cents ...

se sei bianco , è tutto ok
se sei marrone
(bruno , come gradazione del colore della pelle) ,
resta (aspetta)
ma se sei nero , vattene !!







Legge Elettorale: proposta Fiano fascistissima

Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista - Sinistra Europea


L'On. Fiano vuol perseguire il fascismo ma poi propone una legge elettorale fascistissima.

Non troviamo altra maniera per qualificare una proposta che prevede che si debbano raccogliere 600.000 firme per poter presentare una lista alle elezioni.
Un autentico muro insormontabile superiore persino alla cifra prevista per i referendum.

Una barriera discriminatoria che diventa ancor più odiosa visto che i gruppi parlamentari già presenti si prevede che non debbano raccogliere firme.

Vessatoria perché discrimina i gruppi parlamentari nati dopo il gennaio 2017.

Praticamente un parlamento eletto sulla base di una legge dichiarata incostituzionale si darebbe una legge per blindarsi da nuove forze.

Qualsiasi democratico non può che indignarsi.

giovedì 21 settembre 2017

Sciopero generale: facciamo come la Francia!

Partito d'Alternativa Comunista.



In Francia i lavoratori e le lavoratrici il 12 settembre hanno dato vita a una grande giornata di sciopero generale unitario contro le politiche del governo Macron e contro l’applicazione della riforma del lavoro: centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza in tutte le principali città. In continuità con il 12 settembre, da subito si è rilanciata una nuova giornata di sciopero il 21 settembre. Le politiche padronali del governo Gentiloni non hanno nulla da invidiare a quelli del suo omologo d’oltralpe: basta pensare ai miliardi regalati alle banche e ai ripetuti attacchi al diritto di sciopero: e si annuncia un’altra Finanziaria lacrime e sangue. Eppure molto diverso da noi è il quadro degli scioperi e delle mobilitazioni dell’autunno. L’elemento che più spicca è l’assenza di proposte di mobilitazione e sciopero da parte dei grandi apparati sindacali Cgil, Cisl e Uil. I segretari generali di questi sindacati sembrano più impegnati ad attaccare, insieme col governo e coi padroni, le lotte dei lavoratori e delle lavoratrici che a costruire azioni di resistenza: emblematici sono le vergognose dichiarazione della Furlan (Cisl) e della Camusso (Cgil) in merito alle mobilitazioni dei lavoratori Alitalia e dei lavoratori dei trasporti in generale. 
 
Nonostante il complice immobilismo di Cgil, Cisl e Uil, sono numerose le vertenze e le lotte in corso in diversi settori e luoghi di lavoro. Continuano le mobilitazioni dei lavoratori Alitalia (nuove giornate di sciopero e di lotta sono previste per l’autunno), degli altri settori dei trasporti (dal trasporto locale ai ferrovieri), delle telecomunicazioni e del telemarketing (pensiamo alle lotte in Tim, Almaviva, Transcom, ecc), delle cooperative e della logistica. Alcuni di questi settori (trasporti e logistica) hanno dato vita il 16 giugno scorso a una importante giornata di sciopero unitario, con il protagonismo diretto dei lavoratori e delle lavoratrici. La richiesta di scioperare nacque da un appello dei lavoratori Alitalia, una lotta importante anche per il valore simbolico che assume nello scontro contro il governo, le privatizzazioni, l’opportunismo dei grandi sindacati burocratici: i lavoratori di Alitalia, con il supporto del sindacato di base (Cub Trasporti), sono riusciti con gli scioperi, la lotta e il referendum a sferrare un duro colpo al piano del governo e dell’azienda supportato da Cgil, Cisl e Uil. 
 
Come hanno scritto giustamente le realtà riunite nel Fronte di Lotta No Austerity, anche in Italia “lo sciopero generale si presenta come l’appuntamento più importante dei prossimi mesi”. In un quadro sociale caratterizzato da disoccupazione di massa e condizioni di vita e di lavoro sempre più pesanti, con un progressivo smantellamento dei servizi pubblici (dalla scuola alla sanità), con violenze continue ai danni di immigrati, donne e lgbt, la costruzione di un grande sciopero generale è un’esigenza urgente della classe lavoratrice del nostro Paese. Un’esigenza purtroppo ostacolata non solo dai grandi apparati burocratici, ma anche dalle direzioni del sindacalismo conflittuale (“di base”) che, spesso ignorando le esigenze dei lavoratori e persino la loro stessa base, non sembrano animati dalla volontà di arrivare a una data unitaria di sciopero: il rischio è che si arrivi, come lo scorso autunno, a due giornate di sciopero generale di fatto contrapposte. Riteniamo che si tratti di dinamiche autoreferenziali e settarie da contrastare con fermezza. Soprattutto, si tratta di dinamiche distanti da quello che accade nei luoghi di lavoro, dove i lavoratori e le lavoratrici esprimono con chiarezza l’esigenza di lottare e scioperare uniti. E’ per questo che, prendendo esempio da quello che fanno i sindacati conflittuali di altri Paesi – dalla Francia alla Spagna al Brasile – occorre che lo sciopero generale sia costruito con un percorso di assemblee nei luoghi di lavoro, dando la parola – nei fatti e non solo a parole – alle lavoratrici e ai lavoratori in lotta che, non abbiamo dubbi, saranno a favore di una data di sciopero unitaria.
 
Il Partito di Alternativa Comunista è al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori in lotta. Facciamo appello agli attivisti dei sindacati affinché si pronuncino per l’individuazione di una data unitaria di sciopero generale fondata sulle esigenze della lotta e dei lavoratori.
Per uno sciopero generale unitario contro le politiche del governo Gentiloni
e contro i padroni!

Non si contano più i casi di aperta violazione, da parte di organizzazioni razziste e antidemocratiche, delle regole e delle leggi che fondano la convivenza civile, di spregio e violenza sulle stesse Istituzioni (irruzioni rivendicate pubblicamente, blitz in luoghi istituzionali e privati, deliranti pubblicazioni di contenuti illegali e immorali, inneggianti al razzismo, alla supremazia di alcuni, alla sottomissione di altri e così via).

Da Scintilla n. 82, settembre 2017


Né per la borghesia “democratica”, né per la borghesia reazionaria, ma per l'unità di azione di tutte le forze classiste e rivoluzionarie.
Né per un Governo borghese di centro-sinistra, né per un Governo borghese di fascisti mascherati, ma per un Governo degli operai e dei lavoratori sfruttati!

Si avvicinano le elezioni politiche e tutto ciò che avviene nello squallido teatrino della politica borghese va guardato attraverso questo prisma.

Gli effetti a lungo termine del referendum costituzionale hanno continuato a farsi sentire in questi mesi:  scissione del PD e crollo dei voti alle comunali.

Il debole governo Gentiloni si barcamena senza avere i numeri per nessuna legge importante (tranne dare le mazzate ai lavoratori).

Siamo all’esaurimento delle aspettative operaie e popolari nei confronti del PD e della fallimentare sinistra borghese. Sulle masse popolari non fanno più presa i triti argomenti del PD sul “voto utile” e del pericolo delle destre, quando è proprio questo partito a spalancare le porte alla reazione, al razzismo, alla xenofobia.

La crisi di questo partito è un aspetto della crisi organica della borghesia italiana, che ha visto  il suo aspirante ducetto, Renzi, perdere colpi su colpi negli ultimi mesi.
In generale aumenta la disaffezione verso i dirigenti della borghesia e i loro partiti riformisti e liberisti. Il distacco sempre più ampio fra le masse e le tradizionali rappresentanze politiche è un riflesso del crescente abisso economico fra le classi sociali.

All’esaurimento del bipolarismo, ora si accompagna la disgregazione dei principali partiti che non possono aspirare a vincere le elezioni e governare da soli.  Allo stesso tempo nessuna coalizione sembra abbastanza solida e coesa. Ci sono diverse "destre" e diverse "sinistre" borghesi, poco compatibili al loro interno e  con problemi di ”leadership”.
Per cercare di uscire dalla stagnazione politica i gruppi dominanti della borghesia puntano su una convergenza neocentrista, dietro le formule delle “larghe intese” e della  “solidarietà  nazionale”.

Il PD asseconda questo progetto conservatore con una netta svolta a destra. In generale l’intero quadro politico si sposta nella stessa direzione.
L’obiettivo del grande capitale è di uscire dalle prossime elezioni con una maggioranza parlamentare che sostenga un governo neocentrista (il “Renzusconi”) per avanzare nella trasformazione autoritaria dello Stato, imporre soluzioni antioperaie, schiacciare le lotte e proseguire  le politiche guerrafondaie NATO e UE.

Non è però da sottovalutare la crescente presa della Lega e  dei fascisti, che sfruttano l’effetto Trump e fomentano le masse contro i migranti in nome della guerra fra poveri e dell’egoismo nazionalista per supportare il ritorno al governo delle destre su posizioni ancora più reazionarie.  

Il tentativo di Pisapia e Prodi di mettere assieme un cartello elettoralistico con D’Alema, Bersani, Boldrini, Orlando, Tabacci, Civati, Fassina e soci, non è antagonista al PD. Serve solo a tirare la giacca a Renzi, che da parte sua non ha nessuna intenzione di tornare alla vecchia formula del centrosinistra.

Il “Polo alternativo” non rappresenta nessuna alternativa di sinistra (e non vuole nemmeno esserlo), ma è utile a coprire le scelte di destra del PD, responsabile di decenni di politiche antipopolari.

Il voto parlamentare di questi “progressisti” per un nuovo intervento militare in Libia ha chiarito la loro natura filo imperialista.

Nemmeno il M5S è un alternativa. La sua funzione è quella di tenere sotto controllo gli strati sociali  intermedi colpiti dalla crisi.
Di Maio è il capo di un nuovo partito dei padroni e degli imprenditori dell’e-commerce, un partito a “5 stelle e strisce” difensore dello Stato borghese, che può fare riferimento indifferentemente ai ''valori'' del fascismo e della socialdemocrazia (entrambi derivati del sistema capitalistico), ma mai ai valori della classe operaia.

E’ evidente che dalle prossime elezioni non verrà nessuna soluzione ai problemi degli operai, delle masse lavoratrici, dei giovani, delle donne. 
Si profila un governo ancor più reazionario dei precedenti, che punterà a sopprimere le libertà democratiche dei lavoratori e intensificherà la repressione.

In questa situazione il compito del proletariato rivoluzionario  non è certo quello di  lasciarsi intrappolare dentro i blocchi elettorali borghesi o di coprire le spalle a Renzi, appoggiando l’impotente socialdemocrazia.

Al contrario, è quello di approfittare  della crisi organica della borghesia italiana, rompendo con tutte le illusioni elettoraliste e riformiste, rafforzando e estendendo la resistenza di classe, sviluppando la tendenza alla mobilitazione rivoluzionaria delle masse.

Di qui la nostra posizione in vista delle prossime elezioni politiche, che si svolgeranno - è bene ricordarlo -   con un  regime di apartheid elettorale, dal momento che circa il 10% della popolazione, i lavoratori immigrati, che producono il 12% della ricchezza nazionale e pagano le tasse, saranno privati del diritto di voto. Un’altra  delizia della democrazia borghese!

In assenza di liste di fronte unico proletario o di fronte popolare, che sosteniamo apertamente, noi gridiamo:  
Nessun voto ai rappresentanti della classe dominante e della piccola borghesia! 
Boicottaggio delle elezioni attraverso il rifiuto del voto, l’astensione attiva o il voto nullo!
Con questa posizione - che deve’essere portata in ogni fabbrica, in ogni assemblea - esprimiamo il rigetto delle soluzioni borghesi  e piccolo borghesi  della crisi, della pressione politica e mediatica  per farci scegliere i rappresentanti delle classi sfruttatrici che ci massacreranno nei prossimi anni (faranno di tutto per accaparrarsi voti).

Un rifiuto che significhi NO alle politiche neoliberiste e di guerra sostenute da tutti i partiti in lizza, ai progetti reazionari che coltivano, alla repressione e alla militarizzazione della società, alla xenofobia e al nazionalismo borghese.

Un rifiuto che acuisca la crisi di legittimità e di autorità della classe dominante e delle sue istituzioni, che privi dei suoi appoggi politici il prossimo governo antioperaio, che mostri il volto controrivoluzionario del parlamento borghese.

Il nostro rifiuto è parte della lotta, della protesta e della sfiducia proletaria contro l’oligarchia finanziaria e  i suoi servi,  contro l’arbitrio e la soppressione delle libertà.

Con ciò manifestiamo l’opposizione a un’intera  classe di politicanti corrotti e   trasformisti, a un sistema barbaro e reazionario.

Assieme al rifiuto del voto si deve esprimere lo sviluppo della resistenza e della lotta  operaia e popolare contro la politica di austerità, reazione e guerra. Nessuna tregua elettorale! 

La vera alternativa sorgerà dalle lotte extraparlamentari della classe operaia, dal fronte unico proletario, dai comitati operai e popolari, e si concretizzerà nel loro sbocco politico:  il Governo operaio e di tutti i lavoratori sfruttati, l’unico che potrà dare ai lavoratori la garanzia del lavoro, dei diritti, dei servizi sociali, della pace!

Condizione per avanzare è  un’organizzazione indipendente e rivoluzionaria della classe operaia, embrione del futuro Partito comunista.

Compito dell’oggi per tutti i sinceri comunisti è lavorare alla sua creazione. Avanti compagni!

Il Comitato nazionale ANPI sull'escalation neofascista e le iniziative per il 28 ottobre

Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
Comitato Provinciale di Frosinone



Riceviamo ed inoltriamo sollecitando tutti e tutte ad organizzare quanto possibile per informare e mobilitare l'opinione pubblica sulla gravità ormai raggiunta dall'impunità neofascista.

Non si contano più i casi di aperta violazione, da parte di organizzazioni razziste e antidemocratiche, delle regole e delle leggi che fondano la convivenza civile, di spregio e violenza sulle stesse Istituzioni (irruzioni rivendicate pubblicamente, blitz in luoghi istituzionali e privati, deliranti pubblicazioni di contenuti illegali e immorali, inneggianti al razzismo, alla supremazia di alcuni, alla sottomissione di altri e così via). 

Allo stesso tempo, non si vedono segnali seri e coerenti da parte delle Istituzioni deputate al mantenimento dell'ordine democratico e all'applicazione della Costituzione, che invece nicchiano, tollerano, a volte coprono quei figuri e le loro azioni.

Anche i cittadini democratici, disorientati probabilmente dalla grande confusione che regna nella politica, stentano ad assumere quel ruolo di lotta responsabile che più volte ha impedito che l'Italia sprofondasse in gorghi bui.

Insieme alla situazione italiana registriamo ormai da tempo la montata reazionaria in molti Paesi della stessa Europa che, se è vero che si è riscattata spazzando via il nazismo ed il fascismo, è anche vero che è e resta il ventre che li ha partoriti.

Il rischio pertanto non è teorico, né così lontano da essere improbabile. Le forme in cui si presentano i nuovi messaggi sciovinisti ed intolleranti sono in parte nuove, anche se persiste al fondo e con molta evidenza una concezione della storia e della società fondata sulla distruzione anche fisica dell'avversario, sull'intolleranza del presunto diverso, sull'uso dei bisogni e della disperazione per costruire il consenso intorno a proposte totalitarie, esclusive, in sostanza liberticide.

Il tutto, ovviamente, in nome di una vilipesa libertà di pensiero.

Il fascismo, lo ripetiamo, non è e non si mostra nei fatti come pensiero politico, ma come negazione del pensiero e del diritto altrui.

Ma oggi prende piede, come ampiamente previsto da molti negli anni passati, anche per l'incapacità politica dei gruppi dirigenti, e per il calcolo economico dei gruppi dominanti, di opporre la concretezza delle soluzioni democratiche alla crisi, trascinandola e facendola lievitare sulle spalle dei ceti bassi della società, da sempre facile preda delle illusioni muscolari dell'"uomo forte al comando".

Il quadro è davvero serio, non rendercene conto e sottovalutare oggi la necessità di ripresa del protagonismo democratico vuol dire preparare lacrime amare per un domani molto, molto vicino.

Ognuno faccia quello che può.

Noi daremo seguito alle determinazioni che verranno dagli organismi dirigenti nazionali, intanto produrremo iniziative già nei prossimi giorni sul territorio. 

Fraterni saluti.

mercoledì 20 settembre 2017

Acerbo (PRC): ripristinare festa del XX settembre, abolita dal fascismo. Laicità dello Stato fondamento delle nostre libertà e della convivenza civile



Il segretario nazionale di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea Maurizio Acerbo dichiara:

Il XX settembre ricorre l’anniversario della Breccia di Porta Pia e della fine dello Stato Pontificio. Si tratta di una data fausta per l’Italia. Veniva posta fine ad une delle ultime monarchie assolute dei tempi moderni,  una teocrazia che motivava la sua intolleranza e il suo dominio sulle coscienze e sui corpi con il richiamo al diritto divino e con la pretesa che il papa-re fosse il vicario in terra di colui che è “Re dei re”.

Il XX settembre è stata festa nazionale fino al 1929 quando fu abolita in seguito agli accordi tra regime fascista e Vaticano.

Chiediamo che tale ricorrenza sia ripristinata e celebrata dalla Repubblica come merita.
Oggi è una festa dimenticata da quasi tutti ma va rilanciata quale momento di celebrazione dei valori di tolleranza, libertà religiosa, laicità dello Stato che oggi sono patrimonio comune del nostro popolo, fondamento della Costituzione e sono condivisi anche dalla stragrande maggioranza dei cattolici. 

La stessa Chiesa è profondamente cambiata e per milioni di cattolici è preferibile avere oggi un papa che rappresenta un’autorità morale e spirituale persino per i non credenti piuttosto che un papa-re che comminava la pena di morte e veniva giustamente definito da Garibaldi “un metro cubo di letame”.

Non dimentichiamo che se oggi in Italia e in Europa la religione non assume le forme teocratiche o fondamentaliste che critichiamo in molti paesi islamici non lo si deve a chissà quale superiorità occidentale ma a secolari lotte contro l’oscurantismo e per la libertà.
La laicità dello Stato è fondamento delle nostre libertà e della convivenza civile. Non si capisce perché il XX settembre non debba tornare ad essere una festività in cui cerebrarla.

martedì 19 settembre 2017

SCUOLA: PROTESTE IN TUTTA LA PROVINCIA. FGC «STUDENTI IN PIAZZA IL 13 OTTOBRE»

Gianluca Evangelisti, responsabile Provinciale Fronte della Gioventù Comunista.


Proteste e volantinaggi in diversi istituti della nostra provincia. Un inizio dell’anno scolastico movimentato che preannuncia manifestazioni durante l’autunno e iniziative di protesta degli studenti. A organizzare volantinaggi sul territorio provinciale i militanti del Fronte della Gioventù Comunista (FGC), che invita gli studenti ad “alzare la testa” e a lottare per una scuola diversa. 
«La scuola che viviamo è sempre più lontana dalle esigenze degli studenti, è una scuola di classe piegata agli interessi delle imprese e dei loro profitti» ha dichiarato Gianluca Evangelisti, responsabile provinciale del FGC «L’alternanza scuola-lavoro obbligatoria è la dimostrazione più chiara di questo stravolgimento: si permette ai padroni di sfruttare il lavoro gratuito di un milione e mezzo di studenti l’anno e risparmiare sulla formazione aziendale; si lascia alle imprese la possibilità di avere voce in capitolo sulla didattica e di sostituirsi allo stato nel finanziamento delle scuole. Mentre avviene tutto questo il diritto a un’istruzione di qualità è limitato o negato alla maggioranza degli studenti, tanto che un giovane su sei non riesce a finire il proprio percorso di studi. Questo modello educativo non valorizza le capacità degli studenti ma li educa alla precarietà e a un futuro di rassegnazione».
«Non abbassiamo la testa di fronte a tutto questo, abbiamo bisogno di un’educazione diversa e siamo determinati a conquistarla» conclude Evangelisti «Ci mobilitano fin dai primi giorni di scuola per organizzare la manifestazione del 13 ottobre, ricordando che anche da piccole province come la nostra gli studenti sono pronti a lottare  Organizziamoci e lottiamo per rivendicare una scuola che sia davvero a misura di studente, al servizio di noi futuri lavoratori e non delle imprese private. Cominciamo questo anno scolastico a testa alta, perché è più che mai necessario rispondere agli attacchi sistematici portati avanti contro il nostro futuro».


lunedì 18 settembre 2017

Tana libera...festa.

Luciano Granieri




Chi non muore si rivede. Il comunismo, checché se ne dica, non è morto, e pare sopravviva  anche nella nostra Provincia. Tracce se ne sono riscontrate sabato scorso 16 settembre 2017 in Largo Turriziani a Frosinone. Sopra, sotto, intorno alla marmorea figura dell’eroe caduto nella prima guerra mondiale, era tutto un fiorire di bandiere rosse, foto del Che e di Fidel. Lo scenario era quello  della festa di Liberazione ritornata ad allietare la nostra città dopo qualche anno di assenza. 

E’vero  Rifondazione Comunista, organizzatrice dell’evento, per molti è espressione di un comunismo un po’ annacquato, “borghesizzato” per così dire. Ma di questi tempi bisogna accontentarsi e salutare con piacere l’iniziativa promossa dalla segreteria provinciale guidata  dal Lider Maximo, Paolo Ceccano. 

La convocazione a militanti, fuochisti, macchinisti e affini, è arrivata tramite un comunicato stampa in cui si richiamavano alla memoria le feste precedenti.   Si invitava, ritornando in quella piazza, a riflettere sugli errori commessi   negli anni passati. Un periodo in cui Rifondazione, dopo la sbornia bertinottiana, non se la passava  granchè bene nel nostro territorio. Ecco,  il riferimento al passato, evocativo di una  esperienza personale all’interno del partito  non proprio esaltante, sarebbe stato sufficiente a  farmi snobbare  l’appuntamento.  Però  la possibilità di incontrare tanti amici, e l’appuntamento che  il professore Mario Morsillo, amico comunista libertario , mi aveva fissato con una ragazza fan di  jazz e quindi oltremodo vogliosa di  conoscermi, ha sciolto ogni dubbio. 

Nel  programma della festa il segretario Paolo Ceccano, aveva messo insieme un cast degno del Brancaccio.   Anzi rispetto ai convocati di Falcone e Montanari, il fronte era pure più largo. Si partiva dal militante  del Fronte della Gioventù Comunista, Gianluca Evangelisti, fervente latore  dell’ortodossia comunista, leninista, anticapitalista , e si arrivava a  Daniele Riggi, consigliere comunale appena eletto a Frosinone, esponente dei giovani Socialisti, cioè a dire del Psi,  massima espressione del riformismo fiancheggiatore del Pd di governo. 

In mezzo un stuolo di  amministratori locali variamente distribuiti, esponenti di associazioni  che, da sinistra a destra, si identificavano in:  Rifondazione, Sinistra Italiana, Possibile, e altro ancora. Mancava Area Popolare ed il modello “Orlando” era servito. Come   guest star è arrivato  l’ex segretario, decano dei segretari, erede del regno di Bertinotti,  Paolo Ferrero.   

Importanti, per una  puntuale  testimonianza sulla questione Palestinese, sono stati i contributi dei membri  della comunità Palestinese di Roma e del Lazio: Il presidente Yousef Salman e il portavoce Salameh  Ashour. Insieme con loro ho scambiato quattro chiacchiere sull’occupazione israeliana. Un confronto illuminante che ha portato alla luce, in modo ancora più crudo, gli effetti della nefasta politica di Israele  che, nei territori, distrugge perfino le scuole palestinesi finanziate con fondi dell’ONU. 
Salameh Ashour -Luciano Granieri -Yousef Salman

Interessante anche la riflessione secondo cui l’occupazione israeliana non è solo figlia di sentimenti anti arabi - che spinge Israele a supportare perfino  l’Isis in Siria -  ma è anche veicolo armato d’imposizione del modello economico liberista e imperialista in Medio Oriente. Uno scenario  che ha negli Stati Uniti e nella UE  i principali registi. 

Gli interventi si sono susseguiti al tavolo della presidenza, e hanno messo in luce la disastrata situazione del nostro territorio. Una terra in cui la disoccupazione, il degrado ambientale, la crisi della sanità, della scuola  pubblica,  la tirannia della  multi utility Acea, determina un aumento della povertà e della precarietà in tutta la Provincia. Se i mali sono stati puntualmente identificati, i rimedi hanno avuto un’enunciazione un po’ più complicata. 

Apprezzabile, come sottolineato dal consigliere comunale di Ferentino Marco Maddalena (Si), il risultato ottenuto presso la Regione Lazio, sulla proroga degli ammortizzatori sociali per gli operai licenziati dalla Videocon. Un piano strutturato di sussidi e ricollocamento al lavoro, ottenuto grazie alla caparbietà unitaria potata avanti dal movimento Vertenza Frusinate,dal  giornale On-line Unoetre  e dalle  sezioni locali di Rifondazione Comunista, Sinistra Italiana, Possibile. Prossima richiesta, l’erogazione di  un reddito regionale  di cittadinanza. 

Un esempio questo  di come l’unità sia decisiva per ottenere provvedimenti  concreti socialmente preziosi. Un risultato indubbiamente importante. Il problema di tale  unità, tanto invocata da tutti, ed in particolare dal segretario Paolo Ceccano, è che produce effetti fino alle elezioni. Poi la voglia di poltrona disgrega tutto il lavoro faticosamente costruito, e il fronte si scioglie confluendo  in alleanze mortali per la politica vera, vedi quanto sta accadendo per le regionali siciliane. Una riflessione che ho condiviso con il compagno di Rifondazione Maddè Guglielmo , consigliere comunale di Esperia, il quale vuole  impegnarsi  a preservare la segreteria Provinciale dalla tentazione  di accordi  malsani. Auguri a lui, speriamo ci riesca. 

Il pomeriggio si avanzava, e puntuale come una cambiale si è presentata  la Madonna della Stella con tanto di banda e  sindaco al seguito. Ubi Madonna, Marx cessat. Il dibattito si è dovuto  interrompere per far passare la processione. Però i musici della banda indossavano sgargianti magliette rosse, un’intercessione di Papà Francesco? Mi guardavo  intorno e notavo, con un certo disappunto, che le facce erano   le stesse degli anni passati. Siamo sempre i soliti, un po’ imbiancati, anche se belli, ma sempre gli stessi. Possibile che non si sia  riusciti a coinvolgere qualcuno  delle nuove  generazioni nelle  nostre lotte? 

Però due figure giovanili c’erano:  Daniele Riggi, dei giovani socialisti, un ragazzo straordinario, competente e determinato, con l’unico difetto di essere del Psi, ma non si nota tanto, anzi a sentirlo parlare non sembra un riformista moderato.  E Gianluca Evangelisti, del Fronte della Gioventù Comunista, determinato, e competente anch'egli , ma senza alcun difetto,  è comunista fino alle midolla.  Chissà il futuro sarà loro?  

S’era fatta na’ certa, nel mio essere marxista-romanista stava prevalendo il   secondo aspetto, di li a poco avrebbe giocato la Roma "eppur bisognava andar". Non mi restava che salutare la compagnia anche se mi sarei perso l’intervento di Ferrero, poco male. Nell’avviarmi verso la macchina notavo  che i due “giovani”, il socialista riformista e il marxista  leninista, stavano andando via insieme. Parlavano animatamente. Sarà il riformista a convincere il comunista o viceversa? Forse lo scopriremo alla prossima festa.


Ah dimenticavo , la tipa del jazz non è venuta, m’ha dato la sòla. L’avessi saputo prima……


domenica 17 settembre 2017

Bando delle armi nucleari: Italia ripensaci!


Promotori: Disarmisti Esigenti, WILPF Italia, No guerra No Nato, Pax Christi, IPRI-CCP, La Fucina per la Nonviolenza di Firenze, la Chiesa Valdese di Firenze, Pressenza, LDU, Accademia Kronos, Energia Felice, Fermiamo chi scherza col Fuoco atomico (Campagna OSM-DPN), PeaceLink, Mondo senza guerre e senza violenza

Al presidente della Repubblica, ai presidenti di Camera e Senato, al Capo del Governo
 All’ONU il 7 luglio scorso è stato adottato uno storico Trattato che proibisce gli ordigni "atomici" promosso dalle nazioni che non possiedono il nucleare, assenti le 9 nazioni che possiedono la bomba "atomica" e tutti i Paesi NATO (eccetto l'Olanda).
Un movimento mondiale disarmista, che ha sospinto il voto coraggioso di 122 stati "battistrada" - per lo più del "movimento dei non allineati"-, ha reso concreta la speranza che l'Umanità riesca finalmente a liberarsi dalla più terribile minaccia  per la sua sopravvivenza, tenendo conto che una guerra nucleare può essere scatenata  addirittura per caso, per incidente o per errore di calcolo.
Anche il Parlamento Europeo ha approvato, il 27 ottobre 2016, una risoluzione su questi temi (415 voti a favore, 124 contro, 74 astenuti), invitando tutti gli Stati membri dell'Unione Europea a "partecipare in modo costruttivo" ai negoziati ONU, quelli che successivamente hanno varato il Trattato del 7 luglio.
Ci ha sorpreso e indignato l’assenza del governo italiano alle sedute dei negoziati in sede ONU.
Siamo coscienti, con tutte le alte autorità scientifiche, civili, morali e religiose, che in tal senso si sono espresse, che la deterrenza nucleare e la minaccia della distruzione reciproca sono contrarie al bene dell'umanità e all'etica di ogni civile convivenza.
Lo abbiamo già ricordato ma non lo si ripeterà mai abbastanza: indipendentemente dallo Stato di appartenenza, l'esistenza stessa delle armi nucleari è universalmente riconosciuta come una terribile minaccia per la vita dei popoli e dell'ecosistema terrestre. 
Una minaccia oltretutto assurda perché una guerra nucleare, persino con limitato scambio di missili, risulterebbe comunque catastrofica. In ragione di ciò, CHIEDIAMO al nostro governo di lavorare perché questi ordigni siano ripudiati e di attivarsi perché vengano ovunque aboliti. Per questo CHIEDIAMO che l'Italia ratifichi al più presto il Trattato di Interdizione delle Armi Nucleari del 7 luglio 2017, in coerenza con l'art. 11 della nostra Costituzione, anche per dare impulso all'alternativa di una economia di pace.
L'italia, per essere coerente e credibile con quanto sopra richiesto,  deve  liberarsi con decisione autonoma delle bombe nucleari USA ospitate a Ghedi ed Aviano, anche perché, nell’interpretazione che dobbiamo far valere, violano il Trattato di Non Proliferazione Nucleare. Si tratta delle bombe   B61 indicate dalla Federation of American Scientists (ma ufficialmente è "riservato" quante e dove siano), che ora verranno rimpiazzate dalle più micidiali B61-12. E dovremmo mettere in conto anche la possibilità, segnalata sempre dalla FAS, di Cruise con testata atomica a bordo della VI Flotta USA con comando a Napoli. La VI Flotta attracca nei numerosi  porti italiani ufficialmente a rischio nucleare.
Ascoltiamo il monito ancora attuale dell'appello  Russell - Einstein, che invitava ad eliminare le armi nucleari prima che eliminassero loro l'intero genere umano: “ricordiamo la comune umanità e mettiamo in secondo piano il resto ".

Per Contatti:  segreteria organizzativa c/o WILPF ITALIA Giovanna Pagani (cell. 320-1883333)  - Antonia Baraldi Sani (cell. 349-7865685) Email gioxblu24@alice.it - antonia.sani.baraldi@gmail.com
E commissione di coordinamento adesioni (Firenze 2 settembre 2017)
Alfonso Navarra DISARMISTI ESIGENTI
cell. 340-0736871 email alfiononuke@gmail.com
Giuseppe Padovano  NO GUERRA NO NATO
cell. 393-9983462 email giuseppepadovano@tiscali.it
Olivier Turquet  PRESSENZA
www.pressenza.com/it/   cell. 339-5635202  email olivier.turquet@gmail.com