Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 3 maggio 2014

Tutti a Perugia !!!!!

Luciano Granieri


Domani il Frosinone si gioca la promozione diretta in seria B in una partita  -dentro o fuori- contro  il Perugia allo stadio Curi. Ai canarini serve solo vincere. Un pareggio,  o peggio, una sconfitta consentirebbe ai Grifoni di accedere direttamente alla serie cadetta e costringerebbe il Frosinone all'incognita dei play off, dopo una stagione condotta sempre in testa alla classifica.

Non deve accadere...........Quindi

TUTTI A PERUGIA!!!!!!!!

Tutti tranne uno...........CHI?

          LUI IL SINDACO DELLA BEATA QUARTINA!!!




Da  quando è arrivato lui. La città è franata, l’ascensore si è rotto, i lampioni delle strade si spengono uno dopo l’altro, i lavoratori perdono il lavoro, le scuole rimangono chiuse per allerta neve e la neve non cade, le scuole riaprono per cessata allerta neve e nevica, il suo vicesindaco sta facendo la muffa in galera. 

Uno che porta na' iella assì  te da rimanè alla casa

SINDACHE STATTENE A CASETA

Inceneritori di San Vittore, quali provvedimenti sono stati presi in merito alle infrazioni rilevate da Arpa Frosinone?

Rete per la Tutela della Valle del Sacco.

Leggiamo con attenzione la stampa relativa alla questione degli inceneritori di San Vittore. Fare Verde, giustamente, richiede una verifica della situazione e presenta un esposto. Il gestore degli inceneritori, ACEA-ARIA, sembra rispondere in tutt’altro modo, per distogliere l’attenzione dal caso.
Ogni impianto industriale deve rispettare delle regole ben precise, ottemperando alle prescrizioni emanate nella fase di rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, strumento normativo indispensabile per evitare eventuali danni per ambiente e salute.

Se tali prescrizioni non vengono rispettate, per tale infrazione si risponde in base all’art. 29 - quattordecies del D.Lgs 152/2006 (i commi 1-3 configurano condotte penalmente rilevanti, i commi 4-6 prevedono sanzioni amministrative).
Posto ciò, chiediamo pubblicamente all’azienda ACEA-ARIA di chiarire puntualmente quanto segue, rispondendo a quanto evidenziato dalla relazione della Sezione Arpa Lazio di Frosinone avente per oggetto le attività di controllo e monitoraggio per l’anno 2012.
Ci sembra che l’ente di controllo abbia dato precise indicazioni e rilevato diverse anomalie nella gestione degli impianti, che non si riconducono ad una sola emissione, come affermato dall’azienda.

In primo luogo, la società non ha effettuato la caratterizzazione del CDR secondo le frequenze previste dai Decreti Commissariali nn. 72/2007 e 2/2008; in secondo luogo, in numerosi casi (e a prescindere dal produttore di CDR) i rapporti di prova relativi al campionamento di CDR “da mezzo” riportano valori superiori a quelli previsti dalla normativa (norma UNI9903, relativi a RDF di qualità normale, e punto 6 del Decreto Commissariale n. 72/2007 e s.m.i.) per alcuni parametri, sia caratteristici dello stesso CDR (umidità e potere calorifico), sia metalli (ad esempio, cromo, cadmio+mercurio, piombo volatile).
Il succitato Decreto Commissariale prevede che qualora questo tipo di prescrizioni non venga rispettato, l’azienda adotti la procedura di non conformità, apportando modifiche correttive, peraltro non specificate nell’autorizzazione rilasciata; perciò, Arpa Frosinone rimanda alla Regione Lazio la valutazione riguardo al rispetto di tale prescrizione.

Risulta inoltre che le ceneri pesanti prodotte dalla combustione, classificate con codice CER 19.01.11 (ceneri pesanti e scorie, contenenti sostanze pericolose), siano state smaltite anche con codice CER 19.01.12 (altra tipologia di ceneri pesanti e scorie), escludendone di fatto la pericolosità. Da un rapporto di prova di Arpa Frosinone, si evidenzia inoltre che la verifica interna ha interessato solamente il 9% del CDR, lasciando incognito il restante 91%, motivo per cui non è giustificabile la declassificazione delle ceneri smaltite.
Arpa Frosinone solleva un analogo dubbio relativamente allo smaltimento delle acque e dei sedimenti del buffer tank, vasca di raccolta acque di prima pioggia, con codici CER declassificati sempre in riferimento a rapporti di prova eseguiti su un campione esiguo.
Arpa Frosinone rileva inoltre che tali materiali sono stati avviati presso impianti non autorizzati allo smaltimento di rifiuti pericolosi.

ACEA-ARIA in questi giorni ha risposto relativamente alle emissioni, evidenziando che il superamento dei limiti normativi si è verificato in un solo caso. A riguardo, va rilevato che Arpa Frosinone sottolinea che l’AIA prevede un campionamento in continuo nel lungo periodo per almeno un mese, mentre l’azienda effettua il campionamento in un periodo quindicinale, contravvenendo dunque alla specifica prescrizione. Il superamento delle emissioni riconosciuto da ACEA-ARIA si riferisce probabilmente al campione n. 2827 del 21/12/2012, relativo alla linea 2, che rileva una concentrazione del parametro Mercurio superiore 120 volte al valore prescritto dal D. Lgs 133/2005.
Infine, risultano anomali alcuni dati relativi alle PM10 rilevati dalle centraline fisse di San Vittore e Cervaro, utilizzate per le campagne di monitoraggio stabilite dalle autorizzazioni: molti valori di media oraria risultano poco credibilmente pari allo zero e compromettono alcune misure medie giornaliere, rendendo inutilizzabili tali rilevazioni.

Le conclusioni di Arpa Frosinone possono dirsi impietose, riportando quanto descritto sin qui e dandone comunicazione all’Autorità Giudiziaria, nonché alla stessa Società.

Chiediamo pubblicamente se questo atto, datato 8 agosto 2013, abbia avuto un seguito, se la Regione Lazio attraverso l’Arpa regionale abbia indotto l’azienda a rispettare le prescrizioni, se l’Autorità Giudiziaria abbia dato corso ad un eventuale procedimento. Per dirla in breve, se qualcuno abbia provveduto al rispetto delle regole, troppo spesso evase.
Provvederemo comunque a presentare un esposto alla Procura di Frosinone al fine di chiedere l’accertamento di quanto avvenuto.

San Vittore-Frosinone, 2 maggio 2014

L'ELEFANTE E LA TARTARUGA

Comitato di Lotta Frosinone  Pietro Fargnoli


Se il pugile è forte e vuoi abbatterlo devi solo giocare di strategia:

- evitare di farti colpire girandogli intorno senza mai affrontarlo e
- contemporaneamente colpirlo ai fianchi per indebolirlo.
Mi sorprende l'illimitata capacità di risorse che ha questo stratega nel ribaltare la situazione a suo favore e quello che al momento mi fa riflettere è il nuovo ostacolo che è riuscito a creare pur di non retrocedere dalla sua posizione e dai suoi propositi e al tempo stesso di sottrarsi dalle sue responsabilità.
Al consiglio comunale, se così si può chiamare perchè mi è sembrato di essere in un'aula del Tribunale, ha impedito che i consiglieri regionali presenti illustrassero pubblicamente la posizione della regione Lazio ed ha scelto l'impopolarità nel non farli parlare, poi ( e qui la grande idea partorita al momento) ha accolto il trafiletto della Martini per l'ipotesi di una costituente società col solo ente comune di Frosinone, consentendo la nascita di una commissione atta a valutare i debiti, come ripianarli e come ripartire.
A mio avviso pesano le parole che riporto integralmente:
“L’unica proposta è quella della Martini: valutiamo l’ipotesi di farci una società da soli. Su questo possiamo ragionare”. “Spendiamo 1500 euro al giorno solo per le pulizie del tribunale!! Cifre esorbitanti anche per il servizio di guardiania. Se avessimo risparmiato su questi costi oggi avremmo i soldi per la multiservizi”
Si intuisce subito che si sta creando un nuovo ostacolo per due ovvie ragioni:
- la prima di natura sindacale in quanto si tende a dividere i lavoratori della multiservizi, generando il malcontento fra di loro poichè una parte verrà inevitabilmente silurata, qualora si sosterrebbe questa ipotesi fattibile.
- la seconda è di natura giuridica e ben più grave nel senso che difficilmente si potrà costituire una nuova società che andrà a sostituire la precedente dove cambia lo stato giuridico ai vertici della società stessa poichè gli Enti esclusi devono essere rinunciatari o assenti e non esclusi per volontà di altri.
Non resta che aspettare il 5 maggio per capire se finalmente c'è uno spiraglio ad una soluzione per noi positiva, anche se come abbiamo sempre sostenuto, la soluzione c'è ed è stata ampiamente proposta e ribadita in tante occasioni, purtroppo a Sua Maestà non piace.
Credo anche che non ci saranno ulteriori rinvii o aggiornamenti per le riunioni di questa neo-commissione, il tempo è ormai scaduto e siamo veramente giunti a un punto di non ritorno, però voglio sperare che quest'escamotage non sia altro che un modo per ripartire e ammorbidire le posizioni fra noi e l'amministrazione e cessare il braccio di ferro in essere per il bene di tutti.
Al consiglio comunale, se così si può chiamare perchè mi è sembrato di essere in un'aula del Tribunale, ha impedito che i consiglieri regionali presenti illustrassero pubblicamente la posizione della regione Lazio ed ha scelto l'impopolarità nel non farli parlare, poi ( e qui la grande idea partorita al momento) ha accolto il trafiletto della Martini per l'ipotesi di una costituente società col solo ente comune di Frosinone, consentendo la nascita di una commissione atta a valutare i debiti, come ripianarli e come ripartire.
A mio avviso pesano le parole che riporto integralmente:
“L’unica proposta è quella della Martini: valutiamo l’ipotesi di farci una società da soli. Su questo possiamo ragionare”. “Spendiamo 1500 euro al giorno solo per le pulizie del tribunale!! Cifre esorbitanti anche per il servizio di guardiania. Se avessimo risparmiato su questi costi oggi avremmo i soldi per la multiservizi”
Si intuisce subito che si sta creando un nuovo ostacolo per due ovvie ragioni:
- la prima di natura sindacale in quanto si tende a dividere i lavoratori della multiservizi, generando il malcontento fra di loro poichè una parte verrà inevitabilmente silurata, qualora si sosterrebbe questa ipotesi fattibile.
- la seconda è di natura giuridica e ben più grave nel senso che difficilmente si potrà costituire una nuova società che andrà a sostituire la precedente dove cambia lo stato giuridico ai vertici della società stessa poichè gli Enti esclusi devono essere rinunciatari o assenti e non esclusi per volontà di altri.
Non resta che aspettare il 5 maggio per capire se finalmente c'è uno spiraglio ad una soluzione per noi positiva, anche se come abbiamo sempre sostenuto, la soluzione c'è ed è stata ampiamente proposta e ribadita in tante occasioni, purtroppo a Sua Maestà non piace.
Credo anche che non ci saranno ulteriori rinvii o aggiornamenti per le riunioni di questa neo-commissione, il tempo è ormai scaduto e siamo veramente giunti a un punto di non ritorno, però voglio sperare che quest'escamotage non sia altro che un modo per ripartire e ammorbidire le posizioni fra noi e l'amministrazione e cessare il braccio di ferro in essere per il bene di tutti.

venerdì 2 maggio 2014

Quanto serve il Cosilam?

Oreste Della Posta segretario provinciale del PdCI di Frosinone

La sospetta tempistica con la quale si è giunti alla elezione del nuovo consiglio di amministrazione del Cosilam di Cassino lascia poco spazio a fraintendimenti. Si è trattato di un “blitz” a tutti gli effetti, attraverso il quale gli amministratori locali hanno eletto il nuovo quadro dirigenziale prima ancora che entrasse in vigore il provvedimento del Presidente della Regione Lazio Zingaretti con cui si procede, con decorrenza a partire proprio dal 30 di aprile, a tagli ad enti e dirigenti del territorio. Incredibile ma vero, oltre ad aver “schivato” questa normativa, i sindaci riuniti in assemblea, quasi tutti del PD, hanno anche soprasseduto alle chiare indicazioni della direzione provinciale del Partito Democratico, che aveva chiesto a gran voce il rinvio dell’assemblea e, quindi, delle nomine. Un paradosso, quindi, secondo il quale il PD vota contro se stesso e determina una chiara perdita di autorevolezza e credibilità. Noi Comunisti Italiani approviamo appieno lo sforzo di Zingaretti nel ridurre la spesa pubblica, provando quindi a riavvicinare i cittadini alla politica e poniamo un quesito: quanto serve il Cosilam allo sviluppo del territorio? Quali vantaggi comporta la sua attività e in che misura invece rappresenta un costo per i cittadini? Noi riteniamo che a distanza di tutti questi anni dalla sua costituzione, il Cosilam possa ormai essere oggetto di un resoconto abbastanza esplicativo per stabilire la sua reale utilità. Emerge infatti che l’ente così come fu concepito all’epoca, ha disatteso tutti gli obiettivi di sviluppo industriale e quindi occupazionale, rappresentando pertanto un fallimento totale. Se si considera poi che alcune criticità, come ad esempio il contenzioso con l’ASI di Frosinone circa le competenze e la territorialità, sono ancora irrisolte e che l’attività principale è diventata ormai quella di aprire cantieri per la realizzazione di rotatorie, cosa che per un comune rappresenta la normale amministrazione, allora il fallimento dell’ente è sotto gli occhi di tutti. Oggi, come dimostra la frettolosa nomina dei quadri dirigenziali, il Cosilam serve soprattutto al clientelismo della politica e a quei fortunati dirigenti che beneficeranno dei lauti compensi previsti. Se, come noi crediamo, il quadro è questo, invitiamo formalmente il Presidente della regione Lazio Zingaretti a valutare attentamente la situazione al fine di verificare se sussistano le condizioni tecnico legali per un eventuale commissariamento dell’ente. Nel caso in cui questo percorso non fosse praticabile, sebbene contrariati dalla natura di queste nomine, noi ci auguriamo che i nuovi dirigenti sappiano quantomeno rompere col passato e sapremo vigilare per verificare se ad un fallimento ne seguirà un altro oppure no. Ci rendiamo tutti conto che in questo momento di crisi mondiale, amplificato nel nostro specifico dai problemi dell’indotto Fiat, tutto è più complicato. Noi riteniamo che occorre in questo senso  rivedere l’intera materia occupazionale nel territorio evitando di concentrare tutto l’interesse soltanto sul sistema industriale, ma cercando altri sbocchi. Occorre sviluppare e valorizzare ad esempio la produzione agricola, a maggior ragione quella più esclusiva e prestigiosa, come nel caso della Marsellina di Esperia, piuttosto che il Cabernet di Atina, ma l’elenco sarebbe lungo. Sarebbe opportuno poi incentivare il turismo archeologico religioso mettendo in luce le bellezze del nostro territorio. Ma iniziative del genere devono essere fatte al più presto e mettendo da parte ogni interesse politico, ma considerando essenzialmente i fattori principali:l’occupazione e il risanamento della finanza pubblica.

Noi studenti e studentesse...



Noi studenti e studentesse crediamo che sia inaccettabile la somministrazione dei test Invalsi in quanto questi quiz, distribuiti nelle classi seconde il prossimo 13 maggio in tutte le scuole superiori, esprimono ancora una volta la volontà del Ministero dell'Istruzione di plasmare e omologare la scuola pubblica italiana al modello aziendalistico statunitense e inglese.
Con l'inserimento degli invalsi gli insegnati sono, di fatto, obbligati ad adottare un metodo di insegnamento nozionistico e settario, che non permette lo sviluppo del pensiero critico e autonomo di noi studenti; infatti crediamo che la valutazione degli Invalsi non possa tenere conto delle diverse soggettività che attraversano la scuola, del diverso contesto sociale nel quale noi studenti viviamo e studiamo e della diversità dei modelli di insegnamento esistenti.
Temiamo inoltre, e anche per questo ci opponiamo, che la valutazione delle scuole attraverso l'utilizzo degli Invalsi possa condurre alla pericolosissima classificazione di scuole di serie A e scuole di serie B e al conseguente rischio di discriminazione e marginalizzazione di alcune scuole, oltre che al compimento del progetto Invalsi iniziale che prevedeva, paradossalmente, aiuti economici alle scuole più “meritevoli” lasciando nel baratro della crisi e dei tagli indiscriminati tutte le scuole con punteggi bassi.
 

Inoltre, come se questo non bastasse, gli invalsi costano alla scuola pubblica ben 14 milioni di euro e in un momento in cui i tagli impediscono le normali attività scolastiche (corsi di recupero, pagamento dei supplenti, corsi extra-scolastici culturali e formativi etc.) essi dimostrano la più totale indifferenza, da parte del ministero, verso i reali problemi della scuola.
 

1) Siamo contro le prove Invalsi perché costituiscono un ricattante strumento per schedare e classificare gli studenti e gli istituti.
2) Siamo contro le prove Invalsi perché, schedati, è definito “meritevole” chi più obbedisce e si standardizza a dispetto dell’autonomia e della criticità dello studente.
3) Siamo contro le prove Invalsi perché sminuiscono la valutazione con test a risposta multipla anti-ragionamento e condizionano la didattica verso un più scarno nozionismo… ecco la “meritocrazia”!
4) Siamo contro le prove Invalsi perché gli istituti “meritevoli” verranno segnalati per ulteriori investimenti: una specie di Robin Hood al contrario!
5) Siamo contro le prove Invalsi perché costituiscono attualmente la proposta più pericolosa in direzione dell’aziendalizzazione dellla scuola: no alla scuola del profitto, per la scuola degli studenti!
6) Siamo contro le prove Invalsi perché stanno per essere inserite al posto della 3a prova all’esame di maturità: i quiz, con il condizionamento della didattica e della nostra criticità, diverranno vincolanti, ad esempio, per l’ammissione alle facoltà a numero chiuso. No all’Invalsi come 3a prova o ad ogni loro estensione!
7) Siamo contro le prove Invalsi perché costituiscono, come i testi di ammissione alle facoltà a numero chiuso, un pericoloso strumento di selezione di classe, in cui chi è già avvantaggiato è ulteriormente favorito: no alla competizione fra scuole, no al classismo!.. ecco le pari opportunità!
8) Siamo contro le prove Invalsi perché inseriscono in contesto scolastico lo stesso restringimento di autonomia e spazi democratici che governi d’ogni colore ci stanno già imponendo in città di tutt’Italia.


Ci opponiamo perciò alla somministrazione degli Invalsi e invitiamo tutti gli studenti e studentesse a boicottarli non recandosi a scuola o invalidando le domande da compilare !

Primo Maggio Per un polo di indipendenza di classe contro gli attacchi del capitale!

dichiarazione della Lit-Quarta Internazionale

Nonostante tutti i tentativi da parte della borghesia internazionale e delle burocrazie per cancellare il suo significato, il Primo Maggio resta vivo come giornata internazionale di lotta della classe operaia e di tutti gli oppressi del mondo.
È la data in cui noi lavoratori ricordiamo gli eroici martiri di Chicago, che 128 anni fa diedero la loro vita affinché la classe operaia conquistasse la giornata lavorativa di otto ore. È il momento in cui serriamo i pugni e onoriamo tutti i caduti nelle lotte operaie contro lo sfruttamento e l'oppressione del capitalismo, il che ci dà più forza per affrontare gli scontri attuali.
Il Primo Maggio è sinonimo di organizzazione e lotta operaia a livello mondiale. È il giorno in cui si rivendica la lotta degli sfruttati contro gli sfruttatori in tutti i Paesi; una giornata di lotta contro i governi dei padroni, le burocrazie e la difesa dell'indipendenza politica della nostra classe e dell'internazionalismo proletario.
Questo significato profondo del Primo Maggio è oggi più attuale che mai.
Questa data incontra la classe operaia e gli oppressi del mondo mentre attraversano una situazione politica globale tra le più convulse che si siano date da molti decenni a questa parte.
Per uscire dalla crisi strutturale in cui è immerso tutto il sistema capitalista mondiale, le borghesie nazionali e l'imperialismo continuano ad attaccare i diritti storici e il livello di vita della classe operaia e delle masse popolari. Lo fanno attraverso durissimi “piani d'aggiustamento strutturale” dettati dall'imperialismo e applicati dai vari governi capitalisti.
Questi attacchi, che in molti casi si combinano con la crescente difficoltà degli apparati burocratici nel contenere l'azione delle masse popolari, hanno scatenato l'esplosione di innumerevoli lotte in vari Paesi e continenti. Le masse popolari del mondo hanno deciso di non marciare verso la degradazione e la barbarie senza combattere.
Questa è la base sociale e politica di una realtà internazionale che è segnata da grandi mobilitazioni popolari, scioperi generali, insurrezioni, rivoluzioni, guerre civili, caduta dei governi e di regimi, ecc.
Gli epicentri di questo scenario mondiale continuano ad essere le eroiche rivoluzioni che, con alti e bassi, seguono il loro corso nella strategica regione del Nord Africa e del Medio Oriente. In questa parte del mondo spiccano la guerra civile in Siria e i processi rivoluzionari in Egitto, Libia e Tunisia. D'altra parte, il continente europeo continua ad essere in ebollizione, soprattutto nei Paesi del sud (Grecia, Spagna, Portogallo). Questa lotta della classe operaia e delle masse popolari europee ha dato un salto negli ultimi mesi con l'esplosione sociale che vive l'est del continente con la rivoluzione ucraina e i processi bulgaro e bosniaco.
A ciò si somma la crescente instabilità (economica e politica) che comincia ad esprimersi in America Latina, dove dopo diversi anni riappaiono le massicce mobilitazioni popolari e gli scioperi generali (Brasile, Argentina, Venezuela, Messico, Paraguay), molti dei quali affrontano governi di collaborazione di classe che si rifanno al cosiddetto “socialismo del XXI secolo”, che nel periodo precedente erano riusciti a frenare l'ascesa delle lotte degli inizi del XXI secolo.
Le rivoluzioni nel mondo arabo, le lotte contro gli aggiustamenti strutturali in Europa, la rivoluzione ucraina e il processo di mobilitazioni e scioperi in vari Paesi dell'America Latina dimostrano l'urgente necessità di combattere affinché sia la classe operaia organizzata ad intervenire con i suoi metodi tradizionali di lotta e a guidare questi processi, poiché è l'unica classe sociale che può sostenere una lotta conseguente contro il capitalismo imperialista offrendo una soluzione rivoluzionaria ai problemi dell'umanità.
Unire le lotte e costruire un polo di indipendenza di classe!
In questo contesto di crisi e di scontri tra le classi, non c'è necessità più urgente di quella di unire tutte queste lotte in ogni Paese e a livello mondiale per sconfiggere le politiche dei capitalisti e dell'imperialismo che tentano di scaricare la loro crisi sulle nostre spalle.
In questo Primo Maggio è necessario esprimere la solidarietà incondizionata con i processi di lotta che sono in corso e impongono la necessaria unità internazionale dei lavoratori.
Ad esempio, in Europa l'unità tra i lavoratori del continente è una necessità per sconfiggere l'Unione Europea imperialista e i piani della “troika”. La solidarietà attiva a livello internazionale è altrettanto urgente e sarebbe determinante per la vittoria militare delle masse popolari siriane contro il dittatore Al Assad.
Lo stesso possiamo dire per ogni grande mobilitazione, sciopero o processo rivoluzionario che accade nel mondo. È fondamentale riprendere e far avanzare la coscienza internazionalista della nostra classe, che è stata una caratteristica della nascita stessa del movimento operaio.
Per ottenere ciò, l'ostacolo principale sono le direzioni delle centrali sindacali e dei partiti tradizionali della classe operaia, completamente allineate ai governi e agli sfruttatori e che si rifiutano di dare impulso a piani di lotta unificati e ad una giornata mondiale contro i piani "lacrime e sangue" dei banchieri, delle multinazionali e dei loro governi.
Per questo, è fondamentale esigere a partire dalla base che queste direzioni rompano i loro patti con i governi e con le borghesie nazionali, proponendo ogni tipo di azioni unitarie attorno alle rivendicazioni più sentite dalla classe operaia e dalle masse popolari.
Ma questo appello non è sufficiente. Allo stesso tempo in cui noi esigiamo dai vecchi dirigenti che convochino lotte unificate, dobbiamo avanzare “dal basso” nella costruzione di nuove direzioni basate sull'indipendenza di classe, democratiche combattive e dei lavoratori per dirigere le lotte.
La classe operaia deve farsi strada e lottare per il suo programma di classe, mantenendosi indipendente e in opposizione a tutti i governi e a tutte le varianti borghesi che intervengono nei processi politici.
La costruzione di questo polo di indipendenza di classe nei processi è fondamentale affinché le grandi mobilitazioni e le rivoluzioni non vengano abortite o finiscano deviate verso soluzioni borghesi. In questo senso, la classe operaia deve mostrare il cammino e offrire una soluzione chiara alla crisi economica e ai processi rivoluzionari in corso, ponendosi alla testa degli altri settori sfruttati nella lotta contro i governi e i loro piani di austerità.
La Lega Internazionale dei Lavoratori – Quarta Internazionale (Lit-QI) punta tutto su questa via d'uscita operaia. E affrontiamo questo compito con una collocazione e una strategia chiara: siamo con gli sfruttati e gli oppressi contro gli sfruttatori e gli oppressori, nella lotta per la rivoluzione socialista mondiale.
Per questo, siamo con i lavoratori, i giovani e le masse popolari arabe contro i loro dittatori, le loro borghesie e l'imperialismo; siamo con le masse popolari siriane contro Al Assad; siamo con la classe operaia e le masse popolari egiziane contro la dittatura militare di Al Sisi; siamo a fianco delle masse popolari palestinesi contro Israele; a fianco delle masse popolari ucraine che lottano per la loro unità e la completa indipendenza contro l'oppressore grande-russo e contro i piani di colonizzazione dell'imperialismo nordamericano ed europeo; siamo con i lavoratori europei contro i loro governi e contro l'Unione Europea e la “troika”; siamo a fianco degli immigrati nella loro lotta per ottenere i pieni diritti politici, lavorativi e sindacali in tutti i Paesi; siamo a fianco delle donne, delle giovani, delle nere, di tutti coloro i quali hanno orientamenti sessuali differenti e contro ogni tipo di oppressione, discriminazione e persecuzione che questi settori soffrono nel quadro del capitalismo.
La necessità di una direzione rivoluzionaria mondiale
In questo contesto, la Lit afferma anche che è urgente la necessità di costruire una direzione rivoluzionaria internazionale, capace di dare impulso e unificare queste lotte e portarle fino al loro trionfo definitivo (la sconfitta completa dell'imperialismo).
La crisi di direzione rivoluzionaria come crisi fondamentale dell'umanità si sta mostrando in maniera drammatica in ciascuno dei processi rivoluzionari attuali. Perciò, è questo il “primo di tutti i compiti”, che la Lit propone ad ognuno, e ad ognuna, dei militanti operai e popolari del mondo. Per noi questo compito si concretizza nella ricostruzione della Quarta Internazionale e dei suoi partiti rivoluzionari nazionali. È in questo compito che la Lit-Quarta Internazionale concentra tutti i suoi sforzi.
Allo stesso tempo, sosteniamo che la costruzione di questa direzione rivoluzionaria mondiale potrà essere portata a termine solo mediante una lotta politica e ideologica permanente contro tutte le direzioni burocratiche, concilianti, fronte-popolari, nazionaliste borghesi, riformiste e neo riformiste, che cercano di deviare la lotta dei lavoratori e delle masse in vicoli ciechi e, con qualsiasi argomento, capitolano all'imperialismo e alle borghesie nazionali.
Come Lit-Quarta Internazionale continueremo a dedicare tutti i nostri sforzi per costruire lo “stato maggiore” internazionale di cui c'è necessità affinché le eroiche azioni delle masse popolari del mondo possano ottenere vittorie definitive.
In questo Primo Maggio è fondamentale che tutte queste lotte e rivoluzioni siano rappresentate e che colpiamo uniti, come parte della stessa classe. È tempo di marciare più convinti che mai del fatto che “l'emancipazione dei lavoratori sarà opera dei lavoratori stessi”.
(traduzione dall'originale in spagnolo di Giovanni "Ivan" Alberotanza)

giovedì 1 maggio 2014

Sistema di trattamento dei rifiuti per il compostaggio di Ferentino, in due giorni raccolte mille osservazioni dai cittadini !

RETE PER LA TUTELA DELLA VALLE DEL SACCO

Nei giorni scorsi si è svolta con successo una raccolta firme per sottoscrivere le osservazioni, elaborate dai tecnici, all'impianto industriale di grandi dimensioni per il  trattamento di rifiuti per il compostaggio proposto nella zona Stazione di Ferentino.
La risposta della cittadinanza è stata  stupefacente con circa 1000 firme raccolte in soli 2 giorni e già presentate all’ufficio di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) della Regione Lazio e le stesse verranno presentate all’ufficio ambiente della Provincia di Frosinone  .

Ringraziamo i circa 1000 firmatari che hanno contribuito a questo primo risultato, a testimonianza di una tematica molto sentita tra i cittadini di Ferentino, evidentemente stanchi di vedere il proprio territorio maltrattato dall'inquinamento e nella costante preoccupazione di non avere certezze per la salute propria e quella dei propri cari, amici e vicini. Molti cittadini, pur avendo richiesto di firmare, non è stato possibile raggiungerli per evidenti esigenze logistiche e di tempo. Nei prossimi giorni chiederemo anche il loro supporto e tutti saremo coinvolti nelle prossime iniziative.

Questo risultato è stato possibile grazie al contributo di diverse persone impegnate fin da subito e in prima linea contro l'installazione dell'impianto di trattamento di rifiuti e per la tutela del nostro territorio. Ringraziamo a tal proposito i tecnici e gli avvocati che hanno stilato il documento delle osservazioni  volontariamente, i consiglieri comunali che hanno partecipato attivamente, tutti i membri dei Comitati di Zona della Stazione e della Cartiera, i ragazzi di “SEL Ferentino” e tutti quelli che hanno sacrificato il proprio tempo, togliendolo alla famiglia ed al lavoro, per raggiungere questo importante obiettivo.

Abbiamo cosi cominciato un percorso, che continueremo nei prossimi giorni con altre iniziative sul tema, sperando in primis di bloccare un progetto, secondo noi e secondo i tecnici che lo hanno analizzato, senza i requisiti ambientali e urbanistici e assolutamente nocivo per il nostro territorio, già pesantemente compromesso da un inquinamento acuto che si estende su tutta la Valle del Sacco, con evidenti ripercussioni sulla salute dei cittadini.

Tra le prossime iniziative ci sarà un incontro con i cittadini di Ferentino per illustrare le osservazioni presentate alla Regione Lazio, corredate da quasi 1000 firme e la sottoscrizione di una petizione popolare che inizierà il 1° maggio in Piazza Matteotti.

Cogliamo l’occasione per annunciare l’attivazione del nodo RETUVASA di Ferentino, argomento oggetto di riunioni dei cittadini nei giorni scorsi.

Il percorso è tracciato già da tempo e la strada è obbligata: difendere e tutelare il nostro territorio, il nostro ambiente e la nostra salute insieme a tanti cittadini che ci supporteranno, in attesa che finalmente qualcuno inizi a pensare seriamente ad un progetto di bonifica di quest'area dopo tanti vani annunci.

Ferentino, 30 aprile 2014

Multiservizi: a chi la disperazione a chi gli onori

Comitato di  Lotta Frosinone

Se qualcuno avesse avuto dei dubbi sul modo di governare Frosinone ieri,nel consiglio comunale convocato straordinariamente sulla vicenda Multiservizi, ha potuto chiarirseli. 
Il Sindaco Ottaviani prima negava il confronto con i presenti consiglieri regionali, invitando i consiglieri di maggioranza a votare contro, poi indirizzava la discussione sul binario morto delle responsabilità e delle mancate risorse regionali…. dandosi ragione da solo.

Dall’altro lato una Regione che alle prime “ascese” abbandona la gara, dimostrando una incapacità complessiva nel difendere i propri interessi e quelli di una politica sull’occupazione sbandierata ma poco attuata.
Da questo evento è scaturita una durissima contestazione di decine e decine di lavoratori che stanchi dell’atteggiamento ostruzionistico della maggioranza hanno inveito con la forza della disperazione di chi ha subito un torto pesante, contro i consiglieri colpevoli di troppa obbedienza anche quando ciò è evidentemente strumentale.
E la protesta apre piccole crepe. Con la visibilità della tenda in piazza giunta al 24 giorno, che aveva generato il consiglio comunale straordinario. La dura protesta in consiglio aveva sì dato modo al Sindaco di sospendere la pubblica assise ma non ha potuto fare altro che ritornare in sala promettendo su indicazione della Martini una commissione ad hoc sulla vicenda multiservizi, con la quale si è chiuso il consiglio.
Un consiglio che ha racchiuso il paradigma della gestione politica della città. Un autoritarismo imposto innanzitutto alla maggioranza, un confronto evitato con la Regione, uno screditamento della minoranza, un argomentare avvocatesco teso alla pedissequa dimostrazione delle proprie ipotesi lontano dall’oggetto del discorso e da possibili proposte di risoluzione.
Nello specifico il Sindaco, sempre coadiuvato dal fido Piacentini, ha respinto le responsabilità del debito della società, ha negato la validità amministrativa della delibera regionale che non può costringere gli altri soci al contestuale pagamento delle quote debitorie, ha interpretato le posizione degli altri enti sul debito riallineandole sulle proprie: non paghiamo!
Anzi ha rilanciato sui doveri della Regione: mettesse la propria parte debitoria a prescindere da quella degli enti (4 milioni) con i quali si può pagare il TFR: poi cominciasse a versare i propri crediti nei confronti del Comune di €.13 milioni, e, visto che ci siamo, restituisse i €.3 milioni dello stadio di un decennio fa! Una chiara lista della spese che si potrebbe “armonizzare” con la vicenda della Multiservizi.
Nel terminare non ha mancato di trovare altre responsabilità delle mancate proposte di soluzioni per uscire da questa empasse a tutti coloro che non fossero loro stessi, chiarendo che per la possibile costituzione della nuova società troveranno sempre un appiglio più o meno legittimo per evitare che tutto possa andare avanti (olé). Dunque oneri e disperazione agli altri, onori e soldi ai nostri armonici amministratori.

Rimangono sul tappeto tutte le tematiche: la esternalizzazione dei servizi, il licenziamento dei lavoratori, redditi bassissimi per chi sta lavorando, la sostituzione di 90 lavoratori, appalti a tempo, centinaia di vertenze, un debito onerosissimo da affrontare, e una protesta di piazza che con una assemblea notturna si è deciso di farla proseguire fino a che l’ente non trova una via condivisa. I lavoratori non demordono: la convinzione di aver subito una inspiegabile esclusione dopo 17 anni e, tra qualche mese, lo spettro della mancanza di reddito, rendono la protesta sempre più aspra. 
Appuntamento a lunedì 5 maggio prima riunione della commissione…. La telenovela trova sempre nuovi motivi per rigenerarsi.

Frosinone 1° maggio funerale del lavoro

Marisa Cianfrano 


Oggi 1 maggio .. funerale del lavoro ... funerale della democrazia ......i cittadini e ex lavoratori Multiservizi hanno assistito sgomenti ad una manifestazione di ARROGANZA DI MANCATA APPLICAZIONE DEMOCRATICA ....DI MINACCE ......CI AUGURIAMO CHE LA CITTADINANZA TUTTA DI FROSINONE NE PRENDA ATTO.  NON SONO I QUATTRO FIORELLIN DISTRIBUITI QUA E LA. NOI VOGLIAMO UNA CITTA' DOVE REGNI L 'UGUAGLIANZA LA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI. E' IMPORTANTE PER LA COSTRUZIONE DI UNA CITTA 'VIVIBILE NON SI PUO' TOLLERARE L'IMPOSIZIONE : "FATE SILENZIO ALTRIMENTI ME NE VADO" ;NON SI PUO' ASSISTERE ALLA BORIA DEL PIACENTINI NON SI PUO' SENTRE UN SINDACO CHE OFFENDE I LAVORATORI CITTADINI LICENZIATI APOSTROFANDOLI .."MALEDUCATI" ...NON SI POSSONO SENTIRE VERSIONI DI INCONTRI DI TAVOLI ISTITUZIONALI REGISTRATI VERBALIZZATI E PORTATI IN CONSIGLIO DISTORTI SMONTATI DALLE VERITA' E SVENTOLATI COME "BANDIERE AL VENTO" E VERITIERI ..

Disquisizioni sul lavoro  che non c'è con Marisa Cianfrano, ex dipendente Multiservizi alias "GRANDE SORELLA"

mercoledì 30 aprile 2014

Il sindaco podestà e la rabbia dei lavoratori

Luciano Granieri

In un incontro con Roberto Salvatori autore del bel libro “Guerra e resistenza a sud di Roma. Monti Prenestini e alta Valle del Sacco” edito da Annales edizioni, si conversava sulla resistenza e sugli eventi dell’immediato dopo guerra nelle nostre zone.  Salvatori raccontava  la singolare circostanza per cui  in quel periodo in alcuni paesi dell’alta Valle del Sacco e dei Monti Prenestini come Bellegra e Gallicano nel Lazio , a guidare i comuni liberati dai nazifascisti erano ancora i vecchi podestà fascisti . 

Cioè gli stessi sindaci in carica durane il fascismo continuarono a governare anche sotto la repubblica. A Frosinone il primo sindaco a guidare la giunta comunale costituita il 1° giugno 1941 fu il comunista Domenico Marzi (Marzi padre per capirci) ma la tradizione del sindaco podestà non si è estinta è rimasta a covare sotto la cenere, fino a riproporsi  nell’ultima consiliatura con il sindaco podestà Nicola Ottaviani.  Non vi sono dubbi il piglio, la risolutezza, ma anche una provocatoria  scaltrezza tipiche dell’efficiente podestà di regime mostrate dal primo cittadino erano note,  ma si sono rese ancora più evidenti nel consiglio comunale di ieri 30 aprile. 

In calendario la discussione sulla annosa vicenda della Multiservizi, arrivata ormai alle ultime battute.  La società partecipata dalla Regione Lazio dalla Provincia di Frosinone, dal comune di Alatri e dal Comune di Frosinone, già in liquidazione, è prossima a dichiarare il fallimento  lasciando sul campo circa 8 milioni di debiti e a casa centinaia di lavoratori. In realtà una soluzione alternativa e meno onerosa sia per gli enti che per i lavoratori esiste, ed è quella di costituire una nuova società in grado  di riassorbire gli addetti  e rideterminare la situazione debitoria.  

La Regione Lazio, grazie al nuovo corso Zingaretti ha deliberato di farsi carico dei debiti a lei spettanti e, dopo aver preso visione di piani industriali proposti dagli enti soci (Provincia e Comune di Frosinone, Comune di Alatri), di rendersi  disponibile a finanziare una parte di una nuova società   con l'obbiettivo  di riassorbire  i lavoratori della  Multiservizi.  

Il Comune di Frosinone più volte sollecitato alla presentazione del piano industriale, non ha mai elaborato nulla e all’incontro con le istituzioni regionali  si è sempre presentato a mani vuote. Fra l’altro degli incontri svoltisi  in Regione il sindaco Ottaviani non ha mai avuto la cortesia di riferire in consiglio comunale o ai cittadini interessati.  Giova ricordare che spesso molte decisioni prese dal sindaco podestà non sono passate per il consiglio, che per il camerata Ottaviani non esiste,  ma al massimo dalla "CONSULTA MUNICIPALE".  

Lo scopo principale del consiglio comunale di ieri era proprio quello di capire se ci fosse la volontà politica del sindaco, alla luce delle nuove favorevoli opportunità aperte dalla Regione, di non portare la vicenda all’esito ultimo del fallimento.  O per meglio dire, accertato che non c’è questa volontà, considerato che le attività svolte dalla Multiservizi sono state affidate in appalto a società cooperative e private con procedure che spesso hanno creato problemi,  si voleva capire dal primo cittadini le ragioni di questo perentorio rifiuto. 

Le motivazioni in realtà sono note, ma non istituzionalmente riferibili. La posizione della Regione , la situazione debitoria pesante a seguito del fallimento della Multiservizi, non hanno potuto esimere il podestà Ottaviani a indire il consiglio Comunale in questione. Fra l’altro l’intenzione originaria era quella di organizzare un consiglio aperto anche agli interventi dei consiglieri regionali che hanno seguito la vertenza, Daniela Bianchi e Mauro Buschini, presidente della commissione bilancio della Regione Lazio, ma la cosa sarebbe stata di molto indigesta per il sindaco podestà. Cosi i due consiglieri regionali si sono accomodati in tribuna affianco dei lavoratori esasperati,  i quali evidentemente sono riusciti ad inchiodare il podestà Ottaviani alle sue responsabilità grazie ad una dura e lunga  lotta. 

La strategia della CONSULTA MUNICIPALE dei neo gerarchi, in mancanza di argomenti da opporre, era evidente. Per usare una metafora calcistica, parcheggiare il bus davanti all’area di rigore al fine di  evitare tiri in porta e se necessario buttare la palla in tribuna. E’ la stessa tattica usata dal Chelsea nella semifinale di Champions League contro l’Atletico Madrid, in questo caso drammaticamente fallita. Zero a zero a Madrid, ma 1 a  3 a Stamford Bridge , bus distrutto e Chelsea a casa. 

A tirare la prima castagna è stata il consigliere di minoranza, già   assessore al bilancio nella precedente consiliatura Marini,   Stefania Martini, la quale spiegava come le condizioni per evitare il licenziamento dei lavoratori e nel contempo limitare i danni sul fronte debitorio fossero assolutamente favorevoli e chiedeva conto del perché non si avesse intenzione di percorrere questa strada. 

Prima palla buttata in tribuna dal podestà, il quale si riservava di prendere la parola dopo che consiglieri di maggioranza e minoranza avessero proposto delle proprie soluzioni tecniche. Ma la soluzione , e il sindaco lo sa bene, è quella proposta dalla Regione Lazio. Dunque il consigliere Francesco Raffa proponeva di dare la parola ai consiglieri regionali, Buschini e Bianchi, per spiegarla finalmente questa soluzione, per renderla nota ufficialmente dopo che qualcosa si era appreso dai giornali.  

Si sarebbe reso necessario,  però, porre ai voti l’interruzione dei lavori per consentire gli interventi dei due consiglieri regionali. Niente di meglio per iniziare la melina. Il podestà camerata Ottaviani, incurante dello strappo democratico che la mancata concessione della parola a Buschini e Bianchi avrebbe prodotto e della negazione del diritto dei cittadini e dei lavoratori presenti a conoscere con esattezza la situazione,  ha votato contro sostenendo che  in tempi di elezioni,  non si poteva concedere a due esponenti della parte avversa, di farsi campagna elettorale, poi il consiglio comunale era chiuso e tale doveva rimanere.  Trascurava  il fatto, il camerata sindaco,  che né Buschini, né la Bianchi sono candidati e che la loro funzione in quel frangente era di esponenti delle istituzioni informate sui fatti  portatrici di proposte . 

Altro è stato il discorso del consigliere di maggioranza Magliocchetti, il quale sosteneva che ai consiglieri regionali  non poteva essere concessa la parola, perché in assenza degli altri enti azionisti (Provincia di Frosinone e Comune di Alatri) l’intervento della sola Regione non era opportuno. Dai banchi dell’opposizione  lo sconcerto era notevole. Chi ricordava che in altre occasioni erano stati sospesi i lavori per far intervenire esponenti di altre istituzioni, vedi parlamentari europei, chi denunciava il fatto che negando l’intervento dei consiglieri regionali, si negava il diritto al consiglio e ai cittadini di conoscere con precisione le proposte della Regione, visto che il sindaco non si era mai degnato di renderle note. 

Significativo l’intervento del consigliere Vittorio Vitali, il quale, uscendo dalla veste di consigliere e ponendosi in quella di semplice osservatore e cittadino, avrebbe notevolmente gradito di  conoscere il più esaurientemente possibile una questione fondamentale per i servizi della città e dunque l’intervento dei consiglieri regionali sarebbe stato più che auspicabile. 

Ma al sindaco podestà camerata Ottaviani, della democrazia, dei diritti dei cittadini ad essere informati, dei diritti dei lavoratori a non essere licenziati, del rispetto della dialettica che deve regnare sovrana in un consiglio comunale non interessa un fico secco.  Avanti con la votazione che con il contributo dei suoi camerati ha determinato il divieto di parola a Bianchi e Buschini.  

L’atteggiamento provocatorio dell''andamento della  votazione ha esasperato ancora di più gli animi dei lavoratori presenti, che vistisi presi in giro per l’ennesima volta hanno iniziato ad inveire contro il podestà e i suoi camerati, urlando e tentando un contatto fisico prontamente evitato dalle forze dell’ordine. Questi  non avevano valutato purtroppo che tale  atteggiamento forniva  al sindaco podestà una magnifica via d’uscita. 

Ottaviani  ne ha approfittato per  lasciare la seduta e, constatata l’impossibilità di continuare i lavori per le intemperanze del pubblico,  il  presidente del consiglio Lunghi ha prontamente sospeso il consiglio, alimentando la rabbia dei lavoratori. Nel momento in cui scrivo queste note non so se poi i lavori siano ripresi.  Certamente i consiglieri Bianchi e Buschini hanno lasciato l’aula e il sindaco podestà Nicola Ottaviani ha fornito l’ennesima prova di dispotico assolutismo regalando ai lavoratori della Multiservizi e tutti i cittadini 1° maggio di delusione e rabbia. Eia eia alalà.


Buon 1° maggio

Luciano Granieri



Primo Maggio festa del lavoratori. L’Italia è una repubblica democratica fondata sui lavoratori. Questo pare fosse l’articolo 1 della Costituzione nella prima redazione. Il testo, come è noto, è stato modificato nell’enunciazione attuale con la parola “lavoro” in luogo di “lavoratori”. Si disse che la prima versione era troppo divisiva perché richiamava la lotta di classe. Quella fu la prima avvisaglia della resa. 

 Da allora ad oggi i lavoratori, pur garantiti della Carta, come nell'art.4, hanno sempre subito la sudditanza ad un lavoro quantitativamente e qualitativamente insufficiente. Tanto da mettere  in discussione il pur edulcorato enunciato dell’articolo 1 in base al quale il lavoro è la base su cui si fonda la nostra repubblica democratica. In verità oggi stanno venendo meno anche il concetto di democrazia e si sta tentando perfino di destituire la forma statuale di Repubblica. 

Tranne una breve stagione iniziata nella metà degli anni ’60 e conclusasi drammaticamente alla fine del decennio successivo, il processo di destabilizzazione del lavoro come valore identificativo del diritto di cittadinanza e di appartenenza alla comunità, si è evoluto in modo inesorabile. Anzi ha subito un’accelerazione dagli inizi degli anni ’80 proprio per riaffermare il fattore "lavoro" come elemento di controllo sociale, con l’inasprimento di dinamiche che assicurassero una stabile quota di disoccupazione. Un elemento  necessario a ricattare la popolazione disposta a sacrificare parte della propria dignità umana per accedere ad un minimo di reddito vitale. 

 Cosa c’è dunque da festeggiare il 1° Maggio con una disoccupazione ormai attestatasi al 12% che arriva al 41% fra i giovani? Di cosa rallegrarsi in un contesto legislativo che attraverso il Jobs Act continua nell’opera di precarizzazione del lavoro e quindi della vita? La segretaria della CGIL Susanna Camusso ha oggi dichiarato che sarebbe più opportuno parlare di festa della disoccupazione. 

Non ha tutti i torti, ma andrebbe ricordato che i sindacati poco hanno fatto, soprattutto nell’ultimo trentennio,  per fermare la deriva di degenerazione totale del diritto al lavoro e anzi i recenti accordi sulla rappresentanza sindacale non sono altro che una totale resa ai “PADRONI” . Badate il concetto di padroni non è un residuato bellico della lotta di classe. Ma assume oggi un valore più totalizzante. I padroni, nell’era delle lotte sociali, erano i proprietari dei mezzi di produzione, oggi sono i proprietari di tutto. Dei mezzi di produzione, dei capitali, dei beni vitali  come, acqua , terra, aria. Posseggono la vita delle persone disponendo della loro salute e della loro patrimonio artistico e culturale . 

 C’è poco da festeggiare sicuramente, ma si può trarre occasione dalle riflessioni che pone la ricorrenza del 1° maggio per volgere lo sguardo al passato. In quel passato in cui ci sono stati esempi di aspre lotte che hanno visto uniti i lavoratori e  le altre classi sociali, gli studenti in primo luogo. Conflitti che hanno segnato importanti vittorie. 

 Guardando a quelle storie ci si rende conto che “SI PUO’ FARE”. Battaglie come quella dei lavoratori della tipografia Apollon di Roma , che fra il 1966 e il 1969 si sono misurati, prima con un capitalismo aziendalistico-familiare e poi con il vero e proprio capitalismo finanziario, ne sono un fulgido esempio. La loro capacità di organizzazione e di condivisione con il resto della popolazione operaia e studentesca dovrebbero indicare la strada. Una strada oggi forse impossibile, utopica, ma che varrebbe la pena percorrere . Basta essere fermamente convinti però che l’Italia è una Repubblica Democratica non fondata sul lavoro, ma “SUI LAVORATORI”.

Il video sopra pubblicato è un estratto del documentario che è possibile visionare cliccando sul titolo  Apollon, una fabbrica occupata 1969

I cani senza museruola fedeli servitori dello Stato

Luciano Granieri




In una riunione di un  sindacato dei fedeli servitori  dello Stato, sono stati applauditi tre di questi eroi, perché pur avendo compiuto il loro dovere     uccidendo a calci e pugni un disagiato  sociale, sono stati condannati dalla giustizia dei loro stessi padroni.  

C’è da comprenderli . Un fedele e solerte servitore non capisce il motivo per cui viene condannato nell’assolvimento del suo  compito e dunque mostra il proprio dissenso applaudendo gli autori dell’atto eroico.  

Questi sono i fedeli servitori dello Stato il quale è fedele servitore di un’oligarchia transnazionale che, per soddisfare i suoi illimitati appetiti di accumulazione finanziaria e di ricchezza, produce diseguaglianza e sterminata povertà  con l’effetto collaterale  di creare conflitto  sociale e disagio sociale. 

E’ compito quindi dello Stato servitore reprimere sia il disagio che il conflitto. Ed è la mano violenta e implacabile del servitore dello Stato ad effettuare il lavoro sporco . Ecco perché il solerte  poliziotto impegnato a reprimere il conflitto sociale pigiando, come l’uva in un tino, il ventre di una ragazza inerme,   non capisce il risentimento e la condanna di chi gli ha commissionato il servizio. 

Così come quei servitori dello Stato che hanno compiuto il loro dovere contro il disagio sociale massacrando di botte fino ad uccidere ragazzi che soffrivano di profondi disagi e che erroneamente chiedevano loro aiuto,  si ribellano ai propri mandanti che addirittura li condannano penalmente. 

Che colpa hanno questi servitori dello Stato? Forse sarebbe meglio prendersela con l’ipocrisia del mandante  (lo Stato)  e dell’oligarchia che lo tiene in pugno.  I cani da guardia, magari resi rabbiosi da un disagio sociale che per altri versi include anche loro,  mordono  e a volte ringhiano anche contro il proprio padrone quando questo li sgrida  senza  motivo.  E per chetare   questi cani rabbiosi , la museruole spesso è insufficiente.

Odifreddi: “Ecco i 6 miracoli di San Giovanni Paolo II”

fonte: http://www.controcopertina.com/

La Chiesa cattolica ha appena proclamato santo Giovanni Paolo II, pontefice dal 1978 al 2005. Ma quali i miracoli che hanno fatto guadagnare al polacco l’ambito titolo? Il matematico Piergiorgio Odifreddi, dal suo blog, ne elenca 6:
4 marzo 1983. “All’aeroporto di Managua in Nicaragua Giovanni Paolo II svillaneggia pubblicamente il ministro della Cultura padre Ernesto Cardenal, inginocchiato di fronte a lui in segno di rispetto, per aver accettato di partecipare al governo sandinista. In seguito, in combutta con il cardinal Joseph Ratzinger, combatterà duramente la teologia della liberazione, di cui Cardenal era uno dei principali esponenti, riducendola al silenzio”.
20 febbraio 1987. “L’arcivescovo Paul Marcinkus, presidente dello IOR, riceve un mandato di cattura dal tribunale di Milano per il coinvolgimento della banca vaticana nello scandalo del Banco Ambrosiano: lo stesso che porterà alla morte dei bancarottieri Michele Sindona e Roberto Calvi. Il papa fa quadrato attorno al “banchiere di Dio”, noto per aver dichiarato che “non si dirige una banca con le Ave Maria”, e lo lascerà al suo posto fino al pensionamento per i raggiunti limiti di età nel 1997″.
3 aprile 1987. “A Santiago del Cile Giovanni Paolo II si affaccia sorridente a salutare la folla dal balcone del Palazzo Presidenziale in compagnia del dittatore Augusto Pinochet, e prega con lui nella cappella del Palazzo: lo stesso in cui nel 1973 era stato assassinato da Pinochet il presidente democraticamente eletto Salvador Allende. In seguito, nel 1993, impartirà al dittatore cileno una benedizione apostolica speciale in occasione delle sue nozze d’oro. E nel 1999, quando Pinochet sarà arrestato in Inghilterra per crimini contro l’umanità, gli manderà un messaggio di solidarietà”.
6 ottobre 2002. “Giovanni Paolo II canonizza, dopo averlo già beatificato il 17 maggio 1992, il prete franchista Josemaria Escrivà de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei. Paga così il debito nei onfronti della Prelatura della Santa Croce, i cui membri e simpatizzanti l’avevano dapprima eletto al soglio pontificio, e avevano poi sanato i debiti dello IOR, dissanguato dai finanziamenti a Solidarnosc”.
24 marzo 2003. “Giovanni Paolo II ricorda con affetto il cardinal Hans Hermann Groer, dimessosi da primate d’Austria nel 1998 per aver abusato sessualmente di circa duemila ragazzi”.
30 novembre 2004. “Giovanni Paolo II abbraccia pubblicamente padre Marcial Maciel, fondatore dei Legionari di Dio, nella fastosa e festosa celebrazione dei suoi sessant’anni di sacerdozio, e lo omaggia per “un ministero sacerdotale colmo dei doni dello Spirito Santo”. Dimentica di dire che per mezzo secolo il prete ha sistematicamente violentato seminaristi e fedeli, e ha convissuto regolarmente e contemporaneamente con quattro donne, da cui ha avuto cinque figli, che ha sia violentato che portato in udienza dal Papa”.
Oggi milioni di fedeli esultano per la santificazione di Karol Wojtyla ma, per Odifreddi, c’è da sperare che il nuovo santo” non interceda per noi”.

martedì 29 aprile 2014

AREA VASTA: QUALE?

di Giuseppina Bonaviri


Non sarà facile la costruzione di una strategia di area vasta. Dovremo abituarci a considerare delle opzioni, non mutualmente esclusive quali ridisegnare e modernizzare i servizi urbani per i residenti e gli utilizzatori delle città; sviluppare pratiche e progettazione per l’inclusione sociale per i segmenti di popolazione più fragili e per aree e quartieri disagiati; rafforzare la capacità delle città di potenziare segmenti locali pregiati di filiere produttive globali. Questi i primi suggerimenti consigliati dall’ Europa che dovremo adottare per stare a passo con i tempi. Aprire le porte alle energie innovative, specie dove oggi predominano rendita e inutile conservazione sarà il nostro obiettivo prioritario perché possa  promuoversi una visione culturale diversa sulla qualità di vita che, ai nostri territori provinciali, la politica deve assicurare. Per la costruzione di una strategia visionaria sarà necessario lavorare ad una “mappa di larga massima”  che tenga conto dei tratti naturali delle periferie, della dispersione abitativa, dell’ accessibilità e della adeguatezza dei servizi fondamentali quali scuola e salute. Un quadro che misura tendenze e ragiona predeterminando dove intervenire.
Ci dicono che contro un progetto tanto straordinario saranno coloro che dalle aree interne estraggono oggi risorse anzicché apportarle come tutti coloro che da sempre sostengono la cultura del “comunitarismo chiuso” che vede nel ripiegamento su “mono-identità locali”e chiuse all'apporto esterno e al confronto col diverso la forza del non cambiamento. A favore invece troviamo gli innovatori che abbiano idee robuste e chiare sull'uso del territorio, pronti a confrontarle in modo concorrenziale con altri, interni o esterni al comprensorio territoriale.
Welfare oppressivo, debito gigantesco, burocrazia invecchiata. L’Italia pare un ospizio senza rilevanza economica e politica, oggi. Bisogna lavorare di più e meglio non dimenticando che le migliori biotecnologie sono transitate in Cina, India, Usa e non sono in Italia. L’azione pubblica dovrebbe mirare a creare per tutti i cittadini opportunità di vita, lavoro e impresa destabilizzando le trappole del non-sviluppo, evitando di continuare a mettere fondi e potere nelle mani di chi è responsabile dell’arretratezza.
A tutto ciò dovrà corrispondere una governance che dia un ruolo di maggiore responsabilità alle città stesse, con l’urgenza di rilanciare sviluppo e coesione
del Paese e che contribuisca alla ripresa della produttività in tutti i territori interni.
Dare slancio alle aree interne del paese oggi dette “area vasta” affetta da calo e invecchiamento demografico, promuovendo policentrismo, sicurezza degli abitanti e del territorio concorrerà allo sviluppo sia di crescita che di inclusione sociale.
Noi, della Rete indipendente la Fenice, stiamo lavorando ad un percorso di idee robuste ad uso del territorio pronti al confronto, al metodo partenariale aperto.
L’innovazione principale consiste nel fatto che, per aspirare a trasformare la realtà attraverso l’azione pubblica di una cittadinanza attiva, è necessario che i risultati cui si intende pervenire siano definiti in modo percepibile al fine di dare vita a una vera e propria valutazione pubblica aperta.  Chiediamo, da ora, agli eletti della nostra provincia una seria politica di sviluppo rivolta ai luoghi e non alla fantapolitica.
Basta con gli equilibrismi e le arretratezza, blocco alla produttività, che però permangono quali scelte consapevoli delle classi dirigenti, dettate dalla consapevolezza di ricavare benefici dalla immobilità. Meglio sarebbe competere ad un beneficio incerto in un contesto innovativo e in crescita dove i giovani sono competenti, l’accessibilità buona,  l’ambiente tutelato. E, allora, lavoriamo insieme per dare vita ad processo di co-progettazione collettiva dei territori -attorno a temi chiave- e non per continuare a gareggiare tra progetti di lobbyng o alleanze spurie controproducenti al progresso della nostra nazione.

lunedì 28 aprile 2014

MULTISERVIZI: CALA LA NEBBIA

Comitato di Lotta Frosinone

Nonostante le 24 persone presenti alla riunione oggi in Regione presso l’Assessorato al Lavoro sulla vicenda Frosinone Multiservizi, dove si riunivano finalmente i sindaci di Alatri e Frosinone e il Commissario della Provincia, spiccavano le assenze importanti come quelle dell’Assessore al Lavoro Regionale, i consiglieri regionali locali – la Bianchi sarebbe arrivata la termine della discussione-, Sviluppo Lazio e il liquidatore della Frosinone Multiservizi (invero non invitato).
L’incontro, fortemente voluto dai lavoratori che continuano a presidiare il comune di Frosinone da 22 giorni, deciso dopo l’ultima Assemblea dei Soci nella quale i liquidatori della società accettavano un nuovo rinvio ad un tavolo politico la vicenda spinosa degli alti debiti della Multiservizi, racchiudeva con sé tutto una serie di aspetti già trattati ma non risolti, - la newco e il suo piano industriale, gli esuberi, gli interventi regionali ecc. – ad alcuni nuovi come l’esposizione debitoria dei singoli enti e la deliberazione della Regione Lazio sulla quota parte di debito vincolandola al versamento contestuale degli altri soci.
Un tavolo articolato dunque attraverso il quale i lavoratori speravano che gli enti, in primis Frosinone, si presentassero con la bozza di piano industriale su cui fare un confronto. Purtroppo ancora una volta gli enti si sono presentati a mani vuote accampando scuse un po’ datate sulle motivazioni che impedivano tale redazione: il fatto che la Regione non assicura formalmente l’impegno quinquennale sulla viabilità da affidare all’ente Provincia. Il rappresentante della Regione Caligiuri rispondeva prontamente che ciò verrò definito formalmente quanto prima…
Un confronto aspro nasceva invece sulla vicenda dei debiti della società e delle soluzioni per addivenire ad una liquidazione effettiva della stessa. La Regione ribadiva la propria posizione chiarita con la delibera del 13 marzo nella quale si prevede il ripiano della propria parte debitoria a fronte di un contestuale intervento degli altri enti, chiarendo che la Regione non è intenzionata a far crescere ulteriormente il debito.
Alatri, a bocca del sindaco Morini, lamentandosi degli aspetti debitori troppo onerosi per gli enti, sottolineando la mancanza del liquidatore Lombardi con il quale ci si sarebbe potuti confrontare, ha comunque chiuso che la questione dei debiti si può unire alle vertenze dei lavoratori e fare un discorso complessivo nella direzione dei lavoratori e nel ridare loro un futuro lavorativo in una società pubblica.
Frosinone interveniva con Piacentini – il Sindaco sarebbe arrivato 1 ora dopo – opponendosi alla delibera regionale che non avrebbe un fondamento giuridico poiché non si possono porre condizioni agli altri enti; che il governo sta ulteriormente riducendo trasferimenti ponendo in difficoltà gli enti; che in bilancio il Comune non ha previsto alcuna quota per andare incontro ai debiti Multiservizi e quindi ci sono forti difficoltà per ripianare le perdite.
La Provincia attraverso la segretaria generale poneva, a suo parere, il mancato obbligo da parte degli enti di ripianare i debiti della Frosinone Multiservizi. - Patrizi arrivato ancor più tardi di Ottaviani difendeva l’operato in generale del Governo sul rigore, dimenticando evidentemente gli effetti sui lavoratori
La Regione constatato, il muro di indisponibilità nell’affrontare costruttivamente la questione del debito della società al cui interno c’è il TFR dei lavoratori, alzava i toni e cercava di affrontare la discussione da un altro versante quello che una parte consistente di debito è costituito dalle vertenze dei lavoratori i quali potrebbero essere disposti a rinunciarvi a fronte di una valida e riconosciuta proposta lavorativa.
La riunione terminava con una riconvocazione a breve invitando anche il Commissario liquidatore della Frosinone Multiservizi.
Tutto rimane in sospeso. I lavoratori attendevano un tavolo con un confronto più serrato ma la completa disorganizzazione della giornata dove alle assenze di attori importanti della Regione si sommavano ritardi cronici degli enti, ha prodotto un ennesimo rinvio.
I lavoratori ritengono invece che i pezzi del puzzle vi sono tutti, che la loro ricomposizione è possibile, economicamente vantaggiosa per gli enti e utile a ricostituire centinaia di posti di lavoro. Si registra una mancanza di volontà da parte di Frosinone, e questo tutti se l’aspettavano, ma anche un dilettantismo politico regionale che nonostante l’impegno profuso anche con cognizione di causa della segreteria dell’ass.to al lavoro non riesce a far pesare la propria importante parte sulle questioni in essere.