Luciano Granieri
In un incontro con Roberto Salvatori autore del bel libro
“Guerra e resistenza a sud di Roma. Monti Prenestini e alta Valle del Sacco”
edito da Annales edizioni, si conversava sulla resistenza e sugli eventi
dell’immediato dopo guerra nelle nostre zone.
Salvatori raccontava la singolare
circostanza per cui in quel periodo in
alcuni paesi dell’alta Valle del Sacco e dei Monti Prenestini come Bellegra e
Gallicano nel Lazio , a guidare i comuni liberati dai nazifascisti erano ancora
i vecchi podestà fascisti .
Cioè gli stessi sindaci in carica durane il
fascismo continuarono a governare anche sotto la repubblica. A Frosinone il
primo sindaco a guidare la giunta comunale costituita il 1° giugno 1941 fu il
comunista Domenico Marzi (Marzi padre per capirci) ma la tradizione del sindaco
podestà non si è estinta è rimasta a covare sotto la cenere, fino a
riproporsi nell’ultima consiliatura con
il sindaco podestà Nicola Ottaviani. Non
vi sono dubbi il piglio, la risolutezza, ma anche una provocatoria scaltrezza tipiche dell’efficiente podestà di
regime mostrate dal primo cittadino erano note, ma si sono rese ancora
più evidenti nel consiglio comunale di ieri 30 aprile.
In calendario la discussione
sulla annosa vicenda della Multiservizi, arrivata ormai alle ultime
battute. La società partecipata dalla
Regione Lazio dalla Provincia di Frosinone, dal comune di Alatri e dal Comune
di Frosinone, già in liquidazione, è prossima a dichiarare il fallimento lasciando sul campo circa 8 milioni di debiti
e a casa centinaia di lavoratori. In realtà una soluzione alternativa e meno
onerosa sia per gli enti che per i lavoratori esiste, ed è quella di costituire una
nuova società in grado di riassorbire gli addetti e rideterminare la situazione debitoria.
La Regione Lazio, grazie al nuovo corso
Zingaretti ha deliberato di farsi carico dei debiti a lei spettanti e, dopo aver
preso visione di piani industriali proposti dagli enti soci (Provincia e Comune
di Frosinone, Comune di Alatri), di rendersi disponibile a finanziare una parte di una
nuova società con l'obbiettivo di riassorbire i lavoratori della Multiservizi.
Il Comune di Frosinone più volte sollecitato alla presentazione del
piano industriale, non ha mai elaborato nulla e all’incontro con le istituzioni
regionali si è sempre presentato a mani
vuote. Fra l’altro degli incontri svoltisi in Regione il sindaco Ottaviani non ha
mai avuto la cortesia di riferire in consiglio comunale o ai cittadini
interessati. Giova ricordare che spesso
molte decisioni prese dal sindaco podestà non sono passate per il consiglio, che per il camerata Ottaviani non esiste, ma
al massimo dalla "CONSULTA MUNICIPALE".
Lo scopo
principale del consiglio comunale di ieri era proprio quello di capire se ci
fosse la volontà politica del sindaco, alla luce delle nuove favorevoli
opportunità aperte dalla Regione, di non portare la vicenda all’esito ultimo
del fallimento. O per meglio dire, accertato che non c’è questa volontà, considerato che le attività svolte dalla
Multiservizi sono state affidate in appalto a società cooperative e private con
procedure che spesso hanno creato problemi,
si voleva capire dal primo cittadini le ragioni di questo perentorio
rifiuto.
Le motivazioni in realtà sono note, ma non istituzionalmente riferibili.
La posizione della Regione , la situazione debitoria pesante a seguito del
fallimento della Multiservizi, non hanno potuto esimere il podestà Ottaviani a
indire il consiglio Comunale in questione. Fra l’altro l’intenzione originaria
era quella di organizzare un consiglio aperto anche agli interventi dei
consiglieri regionali che hanno seguito la vertenza, Daniela Bianchi e Mauro
Buschini, presidente della commissione bilancio della Regione Lazio, ma la cosa
sarebbe stata di molto indigesta per il sindaco podestà. Cosi i due consiglieri
regionali si sono accomodati in tribuna affianco dei lavoratori esasperati, i quali evidentemente sono riusciti ad
inchiodare il podestà Ottaviani alle sue responsabilità grazie ad una dura e
lunga lotta.
La strategia della CONSULTA MUNICIPALE dei neo gerarchi, in mancanza di argomenti da opporre, era evidente. Per usare
una metafora calcistica, parcheggiare il bus davanti all’area di rigore al fine
di evitare tiri in porta e se necessario
buttare la palla in tribuna. E’ la stessa tattica usata dal Chelsea nella semifinale
di Champions League contro l’Atletico Madrid, in questo caso drammaticamente
fallita. Zero a zero a Madrid, ma 1 a 3 a
Stamford Bridge , bus distrutto e Chelsea a casa.
A tirare la prima castagna è
stata il consigliere di minoranza, già
assessore al bilancio nella precedente consiliatura Marini, Stefania Martini, la quale spiegava come le
condizioni per evitare il licenziamento dei lavoratori e nel contempo limitare
i danni sul fronte debitorio fossero assolutamente favorevoli e chiedeva conto
del perché non si avesse intenzione di percorrere questa strada.
Prima palla
buttata in tribuna dal podestà, il quale si riservava di prendere la parola
dopo che consiglieri di maggioranza e minoranza avessero proposto delle proprie
soluzioni tecniche. Ma la soluzione , e il sindaco lo sa bene, è quella
proposta dalla Regione Lazio. Dunque il consigliere Francesco Raffa proponeva
di dare la parola ai consiglieri regionali, Buschini e Bianchi, per spiegarla
finalmente questa soluzione, per renderla nota ufficialmente dopo che qualcosa
si era appreso dai giornali.
Si sarebbe
reso necessario, però, porre ai voti
l’interruzione dei lavori per consentire gli interventi dei due consiglieri
regionali. Niente di meglio per iniziare la melina. Il podestà camerata Ottaviani,
incurante dello strappo democratico che la mancata concessione della parola a
Buschini e Bianchi avrebbe prodotto e della negazione del diritto dei cittadini
e dei lavoratori presenti a conoscere con esattezza la situazione, ha votato contro sostenendo che in tempi di elezioni, non si poteva
concedere a due esponenti della parte avversa, di farsi campagna elettorale,
poi il consiglio comunale era chiuso e tale doveva rimanere. Trascurava il fatto, il camerata sindaco, che né Buschini, né la Bianchi sono candidati
e che la loro funzione in quel frangente era di esponenti delle istituzioni
informate sui fatti portatrici di
proposte .
Altro è stato il discorso del consigliere di maggioranza
Magliocchetti, il quale sosteneva che ai consiglieri regionali non poteva essere concessa
la parola, perché in assenza degli altri enti azionisti (Provincia di Frosinone
e Comune di Alatri) l’intervento della sola Regione non era opportuno. Dai
banchi dell’opposizione lo sconcerto era
notevole. Chi ricordava che in altre occasioni erano stati sospesi i lavori per
far intervenire esponenti di altre istituzioni, vedi parlamentari europei, chi
denunciava il fatto che negando l’intervento dei consiglieri regionali, si
negava il diritto al consiglio e ai cittadini di conoscere con precisione le
proposte della Regione, visto che il sindaco non si era mai degnato di renderle
note.
Significativo l’intervento del consigliere Vittorio Vitali, il quale, uscendo dalla veste di consigliere e ponendosi in quella di semplice osservatore
e cittadino, avrebbe notevolmente gradito di conoscere il più esaurientemente possibile una
questione fondamentale per i servizi della città e dunque l’intervento dei
consiglieri regionali sarebbe stato più che auspicabile.
Ma al sindaco podestà
camerata Ottaviani, della democrazia, dei diritti dei cittadini ad essere
informati, dei diritti dei lavoratori a non essere licenziati, del rispetto
della dialettica che deve regnare sovrana in un consiglio comunale non
interessa un fico secco. Avanti con la
votazione che con il contributo dei suoi camerati ha determinato il divieto di
parola a Bianchi e Buschini.
L’atteggiamento provocatorio dell''andamento della votazione ha esasperato ancora di
più gli animi dei lavoratori presenti, che vistisi presi in giro per l’ennesima
volta hanno iniziato ad inveire contro il podestà e i suoi camerati, urlando e
tentando un contatto fisico prontamente evitato dalle forze dell’ordine.
Questi non avevano valutato purtroppo
che tale atteggiamento forniva al sindaco podestà una magnifica via
d’uscita.
Ottaviani ne ha approfittato
per lasciare la seduta e, constatata l’impossibilità
di continuare i lavori per le intemperanze del pubblico, il presidente del
consiglio Lunghi ha prontamente sospeso il consiglio, alimentando la rabbia dei
lavoratori. Nel momento in cui scrivo queste note non so se poi i lavori siano
ripresi. Certamente i consiglieri
Bianchi e Buschini hanno lasciato l’aula e il sindaco podestà Nicola Ottaviani
ha fornito l’ennesima prova di dispotico assolutismo regalando ai lavoratori
della Multiservizi e tutti i cittadini 1° maggio di delusione e rabbia. Eia eia
alalà.