Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 28 agosto 2010

MEETING INTERNAZIONALE PCL

ROGO MURATELLA, "FRUTTO DELLE POLITCHE DI SEGREGAZIONE" "

"La tragica morte del piccolo bambino rom avvenuta nella baracca del  campo della Muratella dovrebbe pesare come un macigno sulla coscienza di coloro che continuano ad alimentare ad arte, con i loro comportamenti e con le loro decisioni,  un clima di  xenofobia nella città. Si continua a parlare di  integrazione sociale dei rom quando l'unica politica portata finora avanti dalla Giunta Alemanno è stata quella di deportare e segregare  queste persone fuori dal Grande Raccordo Anulare, all'interno di strutture denominate, per ironia della sorte, "Villaggi della Solidarietà", che altro non sono che  mega-villaggi dove le condizioni di vita non sono migliori di quelle registrate negli insediamenti abusivi sorti  all'interno della città. Situazione, questa, che impedisce, di fatto, ogni reale possibilità di integrazione per tali persone"

E' quanto dichiara Giovanni Barbera,  esponente del Prc-Federazione della Sinistra  e presidente del Consiglio del XVII Municipio.

"Ma quello che lascia ancor più perplessi è il fatto che ci possano essere rappresentanti di questa comunità, come l'attuale delegato del Sindaco per i Rom, che si prestino con le loro dichiarazioni a giustificare  le politiche di segregazione poste in essere dall'amministrazione comunale. Politiche, queste,  che sono state  anche denunciate, a suo tempo,  da importanti organizzazioni che si occupano di diritti umani. Legalità significa, innanzitutto, rispettare anche quei principi e quelle norme del diritto internazionale che vietano  gli sgomberi di massa come quelli che la Giunta Alemanno continua, finanche  oggi, a perpetrare senza nessun pudore nei confronti degli insediamenti rom della città"  

venerdì 27 agosto 2010

Voce e rivoluzione

a cura di Luciano Granieri
“Suonare la voce” è un documentario, edito nel 2001  dalla etichetta  musicale “Camps” , pubblicato in seconda edizione nel 2006, dedicato alla figura di Demetrio Stratos. I naviganti abituali del nostro blog sanno che il gruppo degli Area, di cui Demetrio Stratos fu cantante  e tastierista, è un  nostro chiodo  fisso. Del resto ancora non siamo riusciti a individuare  un gruppo che riesca ad esprimere meglio, attraverso la musica,  l’idea di rivoluzione. Rivoluzionarie erano le concezioni socio - politiche del gruppo , di stampo anarco - comunista, ma senza alcun legame stabile col PCI o con altre organizzazioni di sinistra di allora. Il brano “Gioia e rivoluzione” è stata la sigla dei movimenti di rivolta studentesca ed operaia che hanno animato  la decade degli anni 70’. Rivoluzionario era il modo di suonare. Una  modalità espressiva che univa il  linguaggio costituito dalla contaminazione di diverse espressioni musicali popolari   ed etniche  con l’improvvisazione e la sperimentazione. Rivoluzionario era il loro costante impegno nel travalicare e distruggere ogni tipo di schema, sociale,linguistico,musicale, che limitasse la totale libertà di espressione. Da questo documentario lo spirito rivoluzionario, incarnato in Demetrio Stratos, e la sua modalità espressiva emergono in ogni singolo fotogramma. Il musicista nato ad Alessandria D’Egitto, da una famiglia greca il 22 aprile del 1945, in questo video  illustra   come e perché   l’espressione vocale debba  essere liberata dalla parola e dalla modulazione armonica. La sua esecuzione di Cometa Rossa è il mirabile risultato di un esibizione vocale originale, libera, che Stratos   elabora attraverso  la  combinazione di diplofonie e trifonie tipiche delle nenie dei Monaci Tibetani contaminate con altre espressioni tribali come i canti degli stregoni africani. Linguaggi fonetici che furono  per anni oggetto di suoi approfonditi  studi .  Stratos collaborò con il centro di foniatria  di  Padova per una ricerca relativa ai limiti  della voce e tenne diversi seminari sull’argomento.   La sua ricerca era orientata nello stabilire una connessione fra il linguaggio e la psiche evidenziando il loro legame con il suono prodotto dalle corde vocali che considerava a tutti gli effetti uno strumento musicale. La ricerca  nel campo della fonetica e della poetica sperimentale gli consentì di liberare la sua voce da molte restrizione naturali. Il documentario  illustra l’ attività del  musicista, del  ricercatore,  del divulgatore musicale e scientifico , include  le testimonianze di tanti artisti ed intellettuali che hanno incrociato la sua rivoluzionaria personalità artistica. Da Giulio Capiozzo, batterista degli Area, al naturalista Giorgio Celli, al ballerino e coreografo Merce Cunningham che si servì della sua mirabile voce, della musica di John Cage e dei costumi disegnati da Andy Warhol,  per creare   la performance di danza  “Event” andata in scena al  Roundabout Theatre di  New York nel 1978. Demetrio si spense  in un ospedale della Grande Mela  nel 1979 stroncato da una gravissima forma di leucemia. Sicuramente, come qualche critico sostiene, il documentario non è di facile fruizione . Ma LA RIVOLUZIONE E’ RIVOLUZIONE. Siccome il nostro blog ha la piccola aspirazione di divulgare pratiche   rivoluzionarie in qualsiasi forma espressiva esse si manifestino riteniamo utile presentare questo contributo diviso in cinque video . E poi nell’immondizia mediatico - culturale che ci circonda siamo del tutto convinti che  “EVADERE DALL’EVASIONE” sia DECISAMENTE RIVOLUZIONARIO.


Buona Visione.








Seconda parte del documentario dedicato a Demetrio Stratos. qui si parla degli sogli lingua che mandano fuori di testa.







Cometa Rossa




Qui è interessante la testimonianza di Merce Cunningham che spiega come Stratos prese parte a "Events" una performance della compagnia di danza il cui direttore artistico era il ballerino e coreografo Jasper Jones. Uno spettacolo di danza tenutosi nel 1978 presso il Roundabout Theatre di New York che vedeva il contributo della voce di Stratos la musica di John Cage e i costumi disegnati da Andy Warhol.






Ultima parte del documentario dedicato a Demetrio Stratos "Suonare la Voce"
si conclude la testimonianza di Giulio Capiozzo, fondatore degli Area con Demetrio, sull'esperienza singolare del gruppo. e una parte della performance "EVENT".

Marchionne ipocrita, fa il padrone

di Franco Turigliatto - portavoce Sinistra Critica www.sinistracritica.org



Serve un'alleanza politica e sociale contro Berlusconi e la Fiat
Quello di Marchionne fatto oggi al Meeting di Rimini è il più classico degli interventi padronali. Agli operai viene chiesto di adattarsi alla logica d'impresa, ai suoi tempi, ai suoi ritmi e ai suoi interessi, cioè al duro sistema capitalista. Chi protesta o dice di no viene bollato come conservatore se non accusato di sabotaggio. Un intervento quindi che si ammanta di modernità e progresso ma che ripropone una logica di altri tempi a cui giustamente la Fiom si oppone e che vede alcuni lavoratori, a cui va la nostra piena solidarietà, subire le rappresaglie dell'azienda. Un'azienda che mentre parla di etica e di merito non ha remore a chiedere l'aiuto dello Stato per la Cassa integrazione o gli incentivi pubblici in Serbia, Brasile e negli stessi Stati Uniti. Insomma, un'ipocrisia a cui il padronato italiano ci ha abituato da sempre e a cui non intendiamo rassegnarci.
Di tutto questo, però, nel dibattito politico non c'è traccia, tiene solo banco Berlusconi e l'alleanza per batterlo. Ancora oggi il segretario del Pd, Bersani, ripropone una Grande alleanza che dovrebbe andare da Rifondazione all'Udc. Un film visto e rivisto per nulla all'altezza dei bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici.
A noi sembra invece che servirebbe lavorare a un'alleanza di forze, politiche e sociali, che pensano l'esatto opposto di quanto propone Marchionne, che pensano che bisogna ridurre i profitti e aumentare i salari, estendere i diritti, rilanciare la scuola pubblica, difendere le pensioni e lo stato sociale, costruire una prospettiva ecologista per il futuro, affrontare la crisi andando a prendere le risorse là dove ci sono anche rendendo pubblici alcuni gangli dell'economia.
Un'alleanza alternativa a Berlusconi, a Marchionne e alla Confindustria. La sinistra italiana può rinascere se affronta questa sfida.

mercoledì 25 agosto 2010

SUDAFRICA, SCIOPERO AD OLTRANZA PER L'AUMENTO DEI SALARI

di Riccardo Bocchese    Lega Internazionale dei Lavoratori - Lit



E’ sciopero ad oltranza in Sudafrica. Venerdì 20 agosto è stato il terzo giorno consecutivo di sciopero indetto dai sindacati del settore pubblico. Alla protesta hanno aderito un milione e 300 mila lavoratori, che rivendicano salari più alti.
I sindacati chiedono un aumento dell’8,6% degli stipendi e un’indennità abitativa di 137 dollari. Il ministro della funzione pubblica, Richard Baloyi, giovedì ha mandato la polizia a sparare pallini di gomma e acqua con i cannoni per disperdere la folla. E da venerdì 20 agosto il governo ha mobilitato l’esercito per evitare nuovi blocchi intorno agli ospedali e alle scuole che sono stati i principali obiettivi dei manifestanti.
 
Allo sciopero hanno partecipato oltre agli insegnanti, poliziotti, infermieri, guardie di frontiera. I sindacati affermano che si è solo all’inizio di una stagione di protesta. Lo sciopero ha portato alla chiusura delle scuole e al blocco delle entrate di diversi ospedali. Gli insegnanti, con indosso la maglietta rossa del loro sindacato, resistono alle cariche della polizia lanciando pietre e mattoncini.
''Lo sciopero e' a tempo indeterminato. Si andrà avanti fino a quando non ci sarà un miglioramento, fino a quando il governo non accettera' le nostre richieste'', ha detto Fikile Majola, segretario generale dell'Allied Workers Union, uno dei principali sindacati del Paese.
Il "mese di grazia" che ha vissuto il Sudafrica durante il Mondiale di calcio è ormai un lontano ricordo, e torna puntuale il malcontento sociale in uno Stato con il 43 per cento della popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà. E la protesta sta già allargandosi al settore privato e si sta generalizzando.
Giovedì si sono astenuti dal lavoro anche 700 mila metalmeccanici. Tutti reclamano un adeguato aumento di stipendio, con le trattative per il rinnovo del contratto di lavoro che sono arenate.
 “Chiediamo un aumento del 15 per cento – dice il sindacalista metalmeccanico Karl Cloete -, che i lavoratori siano pagati puntualmente e che siano messi fuori legge gli intermediari del lavoro temporaneo, un fenomeno contrario al principio di un’occupazione dignitosa”.
 
Ed ecco che i primi risultati della lotta cominciano ad arrivare e a farsi sentire anche fuori dai confini del Sudafrica. Venerdì in tarda serata un’agenzia, Agi News On, ha comunicato che la General Motors è stata costretta ad alzare gli stipendi 2010 del 10% ai propri dipendenti in Sudafrica. La decisione, la stessa adottata da Toyota nel Paese, arriva dopo otto giorni di sciopero indetto dal sindacato che rappresenta 31 mila dipedenti nel settore auto sudafricano. E per il prossimo 2012 e' atteso un altro incremento del 9% delle buste paga.
Un primo segnale positivo; importante per tutti i dipendenti pubblici e dei settori privati che stanno ancora lottando e l’ennesima dimostrazione che solo la lotta ad oltranza paga.

TOR BELLA MONACA "BASTA CON LA POLITICA DEGLI ANNUNCI"

"E' veramente paradossale che il dibattito politico romano si stia sviluppando intorno all'ennesima proposta provocatoria del Sindaco Alemanno, questa volta riguardante l'abbattimento di Tor Bella Monaca, ignorando problemi più seri per la nostra città. D'altronde, sarebbe un pò difficile che una Giunta come quella attuale, che  in otto mesi non è stata  neanche in grado di pubblicare un semplice bando per le graduatorie  delle assegnazioni delle case popolari, sia oggettivamente capace di realizzare un progetto di tale portata.
La verità è che il Sindaco Alemanno tenta di conquistare le prime pagine dei quotidiani, distogliendo l'attenzione dell'opinione pubblica dai reali problemi della città di Roma e dalle gravi responsabilità della sua Giunta. Basti pensare al problema dell'emergenza abitativa, dove, grazie anche ad un assessore ormai latitante (Alfredo Antoniozzi ndr), in quanto troppo occupato  a svolgere il proprio incarico di parlamentare europeo, la città rischia  nei prossimi mesi a dover assistere impotente all'ennesima ondata di sfratti i cui effetti sociali dovranno essere affrontati, come sempre, dai Municipi senza i necessari strumenti e con minori risorse finanziarie".
 
E' quanto dichiara Giovanni Barbera, esponente del Prc-Federazione della Sinistra e presidente del Consiglio del XVII Municipio di Roma

E’ ORA DI AGIRE Le parole non bastano più

di Francesco Notarcola




      Per difendere la nostra dignità ed il nostro diritto alla salute le parole non bastano
più. Per l’immediata apertura dell’ospedale nuovo del Capoluogo e per il Dea di 2° livello si sono espressi, a più riprese, Istituzioni ed associazioni  (Consiglio Provinciale, Conferenza dei Sindaci, Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Usb, Ordine dei medici, associazioni).

   
      Da più di un anno si chiede e si cerca un confronto con la Presidenza della Regione Lazio e del Consiglio regionale per  capire e  per tentare di decidere insieme i destini del ruolo e dell’organizzazione sanitaria di questa provincia rispetto a quella romana e dell’intera regione. Tutto ciò rispetto agli impegni assunti prima dalla Giunta Marrazzo eppoi da quella di Renata Polverini e del Presidente Abruzzese.
      Dobbiamo registrare, purtroppo, che i comportamenti degli uni e degli altri sono stati, fino ad oggi, perfettamente identici.
      I grandi cervelli romani che hanno ridotto la sanità in questo stato decidono ancora per noi
.

       L’On. Renata Polverini voleva essere vicine alle province e l’On. Mario Abruzzese
voleva  convocare le riunioni del Consiglio regionale nei capoluoghi. Le buone intenzioni sono rimaste sulla carta.  Non possiamo restare più in fiduciosa attesa perché altri stanno decidendo per noi, umiliando Istituzioni e cittadini, calpestando dignità e diritti.

       In data 11 maggio abbiamo chiesto ai Presidenti dei consigli provinciale e comunale del Capoluogo di convocare una seduta congiunta dei due consessi per  discutere 
 di questi temi e per decidere cosa fare. E’ ora che questi presidenti si muovano insieme a coloro che rappresentano.

       Noi proponiamo la convocazione dei consigli provinciale e comunale del Capoluogo unitamente alla Conferenza di Sindaci, in seduta aperta alle associazioni tutte ed a tutte le organizzazioni sindacali (Imprenditori e lavoratori dipendenti) da tenersi presso l’aula della Pisana nei primi giorni di settembre.
       L’associazionismo è già al lavoro per far sentire sentire la sua voce. A beve, la convocazione di un’assemblea provinciale.
     
      Frosinone 24 agosto 2010
      Francesco Notarcola- Presidente della Consulta delle associazioni del Capoluogo

martedì 24 agosto 2010

Invito alla vigilanza per la difesa della democrazia costituzionale

Appello di Raniero La Valle dei comitati Dossetti per la costituzione






Nel suo ultimatum del 20 agosto il presidente del Consiglio ha sferrato un durissimo attacco alla Costituzione affermando come irrevocabile una riforma costituzionale che non c’è mai stata e che è stata bocciata dai cittadini nel referendum costituzionale del 2006; “la novità che non può essere cancellata”, secondo Berlusconi, sarebbe l’avvenuto passaggio a una Repubblica presidenziale, con un presidente-primo ministro direttamente eletto dal “popolo sovrano” al di fuori delle forme e dei limiti della Costituzione affermati, come cardine di tutto il sistema, dall’art. 1 della Carta. Tale mistificazione inganna il popolo, gli toglie agibilità politica tra un’elezione e l’altra e tende a incancrenirsi nella cultura comune.
Il presidente del Consiglio ha poi attaccato la Costituzione definendo come “sconfitti” i cittadini elettori che non hanno votato per lui, e pretendendo di sostituirsi al presidente della Repubblica, con l’escludere qualsiasi ipotesi di un governo diverso dal suo, e con il voler determinare di proprio arbitrio la data delle elezioni.
Il presidente del Consiglio ha poi annunciato una serie di riforme costituzionali chiaramente eversive del quadro costituzionale esistente, come l’impunità per lui con il pretesto di salvaguardare le quattro più alte cariche dello Stato, il taglio artificiale dei tempi per l’esercizio della giustizia penale così da inficiare la stessa funzione giudicante, la rottura dell’unità della giurisdizione e la spaccatura del Consiglio Superiore della Magistratura.
Il presidente del Consiglio ha inoltre attaccato lo spirito complessivo di solidarietà sociale e di unità nazionale della Costituzione indicando come inderogabile impegno del governo non la ricostruzione dell’Aquila, ma la costruzione del ponte sullo Stretto.
Per tali ragioni i Comitati Dossetti per la Costituzione invitano tutti i partiti costituzionali, i dissenzienti dell’attuale maggioranza, l’associazionismo culturale, religioso e politico e tutti i cittadini alla massima vigilanza per la difesa della democrazia costituzionale.
Essi invitano inoltre il personale insegnante, tutte le agenzie educative e le stesse famiglie, a diffondere e inculcare tra i cittadini la conoscenza, la comprensione e l’amore dei grandi valori della Costituzione repubblicana, senza i quali nessuna democrazia può sussistere e fiorire.


Sconfiggere il berlusconismo con la costituzione

di Luciano Granieri







AUT aderisce all’appello di Raniero La Valle dei comitati Dossetti per la costituzione e chiede a tutti i suoi naviganti di “diffondere e inculcare tra i cittadini la conoscenza, la comprensione e l’amore dei grandi valori della Costituzione repubblicana, senza i quali nessuna democrazia può sussistere e fiorire”. Cogliamo però l’occasione per ricordare  che la situazione attuale si è determinata già da molto tempo. Perché la nascita di un partito azienda in cui Il Presidente fondatore decide, Lui e solo Lui  la linea politica come fosse un piano industriale, un partito fatto di dipendenti e non di militanti,  è ATTO  INCOSTITUZIONALE. Una tale formazione,     infatti lede i principi  partecipativi  sanciti dell’art. 49 della CARTA  il quale determina che: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” E’ del tutto evidente che l’organizzazione  del partito azienda è lontanissima dal praticare un metodo democratico che manca già nel suo interno  (niente congressi, se non in funzione della venerazione del capo, niente sezioni sul territorio, l’espulsione è l’unica modalità di gestire il dissenso che non è ammesso).  Il  vulnus decisivo a  questo articolo che ha aperto le porta al  PARTITO AZIENDA, è stato il referendum del 1993 sull’abrogazione del sistema elettorale proporzionale a favore del sistema maggioritario. Un referendum voluto dalle dirigenze dei partiti ormai diventati comitati elettorali , èlite rappresentative  di  potentati economici e finanziari    che con la scusa della governabilità, necessitavano di una legittimazione diversa da quella fornita dai militanti. Militanti il cui potere di “determinare con metodo democratico la politica nazionale” doveva essere fortemente ridimensionato se non limitato, per sottrarre al loro controllo e al loro giudizio la linea del partito. Il consenso per la vittoria del maggioritario nel referendum del 1993 fu  ottenuto millantando le dinamiche del  partito di massa come lungaggini foriere di corruzione, inculcando l’idea nella mente della gente, disgustata dai fatti di tangentopoli, che una forma decisionale diretta con un controllo popolare ridotto al minimo  avrebbe potuto favorire una condotta morale pulita. Un  sistema elettorale che premia oltre ogni misura chi ottiene un solo voto in più degli avversari e contiene dispositivi che escludono “dalla determinazione della politica nazionale”    una parte dei  cittadini  solo perché “associati in partiti” che non superano gli   sbarramenti definiti, lede il principio partecipativo dell’art.49 della costituzione. Volendo dunque trasporre questa nostra idea alla crisi politica attuale, è nostra convinzione che per estirpare “il bubbone maligno, che distrugge l’Italia, diffonde la corruzione, spazza  via il gioco democratico, fa vacillare le istituzioni, distrugge l’informazione, sottomette tutti i rapporti di classe al gioco dei potenti identificato in  Berlusconi, nel   governo in mano a Berlusconi, nel  berlusconismo” per dirla con Asor Rosa , è necessario rimuovere  il brodo di cultura nel quale questo è nato e proliferato  Per fare ciò è necessario restituire a tutti i cittadini il  diritto di “concorrere con metodo democratico a determinanre la politica nazionale” . Ciò sarà possibile solo tornando ad un sistema elettorale PROPORZIONALE SENZA SBARRAMENTI DI SORTA,  un sistema effettivamente rappresentativo di tutte le istanze e bisogni del popolo.  Tale sistema  esclude sul nascere ogni forma di populismo ed esaltazione dell’uomo solo al comando, ripristinando lo spirito partecipativo sancito dalla costituzione. Siamo coscienti che ciò significherebbe vanificare la sovranità popolare la quale  nel referendum del 1993 si è espressa a favore di un sistema maggioritario uninominale.  Giova peraltro ricordare che quella espressione popolare è già stata disattesa  dall’ultima legge elettorale che elimina la possibilità di eleggere direttamente i propri rappresentanti . Un altro  strappo alla sovranità popolare costituirebbe  un'ulteriore forzatura. Ma  considerato la mistificazione mediatica con cui si  ottenne il risultato  di quel 
referendum,  s'impone una  riflessione su quanto dannoso fu per la democrazia quell'esito . Invitiamo dunque tutti a prendere atto che in presenza di una sistema elettorale maggioritario espressione di un bipolarismo e bipartitismo che in Italia non si è mai realizzato, sarà praticamente impossibile liberarci di Berlusconi e del berlusconismo.

Riesplode il conflitto sociale

di Luciano Granieri







Lunedì 23 agosto ore 13,15  inizia il secondo turno per gli operai della Fiat Sata a Melfi. Gli ingressi sono presidiati. Molte  persone  appoggiate da alcune delle più importanti forze sindacali sono   fortemente determinate a non fare entrare alcuni operai. Protestano contro  il decreto numero 435/2010 Rgl emesso dal tribunale di Melfi ritenuto lesivo dei loro diritti.  Dall’altra parte c’è chi proprio grazie alla legittimazione conferitagli da quel  decreto pretende di entrare e raggiungere regolarmente il posto di lavoro.  Questi ultimi allo scopo di ottenere il loro obbiettivo   e scardinare la resistenza dei  riottosi spalleggati dalla maggior parte dei sindacati, si sono  fatti accompagnare da  Digos, Carabinieri e ufficiale giudiziario. Ore 13,30 sale la tensione, all’inizio sembra che gli operaio riescano a forzare il blocco e ad entrare. Ma subito dopo i tornelli vengono bloccati e non riescono a raggiungere la loro postazione in catena.  Vengono parcheggiati in una saletta della vigilanza mentre iniziano le trattative con le forze dell’ordine.....Prima di continuare nella descrizione di un evento che sembra tipico delle lotte operaie   anni 70’ giova qualche precisazione. I riottosi,  spalleggiati dai sindacati, che bloccano gli ingressi non sono operai  li convenuti per  picchettare le entrate e non fare entrare loro compagni contrari allo sciopero. Sorpresa delle sorpresa questi  sono dirigenti Fiat che SUPPORTATI  DAI SINDACATI SERVI DEI PADRONI, vogliono impedire agli operai,  iscritti alla Fiom, Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte, Marco Pignatelli di raggiungere il loro posto di lavoro.  I tre, essendo stati licenziati ingiustamente come riconosciuto dalla sentenza di primo grado del Tribunale di Melfi, che ha condannato la Fiat per comportamento antisindacale,  pretendono in forza del decreto ingiuntivo 435/2010 emesso dai magistrati , di essere reintegrati al loro posto.  Ma sono costretti ad  avvalersi del supporto delle forze dell’ordine e dell’ufficiale giudiziario per ottenere quanto loro dovuto. Uno scenario surreale in cui  da una parte ci sono  gli operai con polizia e carabinieri al fianco, dall’altra i padroni supportati da alcuni  fra i maggiori sindacati.  E’ PROPRIO VERO LA LOTTA DI CLASSE NON E’ PIÙ QUELLA DI UNA VOLTA. Neanche l’esito ultimo è lo stesso. Di solito la storia finiva con la polizia che caricava e manganellava gli operai. A rigor di logica questa volta le forze dell’ordine avrebbero dovuto manganellare i dirigenti Fiat che ostacolavano il naturale corso della giustizia, Ciò non è accaduto le forze dell’ordine si sono limitate a verbalizzare i fatti.. Si  sa le capocce dei padroni sono delicate E ALLORA FORSE AD USARE IL BASTONE DOVRA’ PENSARCI QUALCUN’ALTRO.  Fuor di Metafora, diventa sempre più  necessario e doveroso partecipare alla manifestazione del 16 ottobre indetta dalla FIOM . Anche AUT invita tutti i lavoratori, ma anche i sinceri democratici e i fautori della legalità a stare in piazza PER GRIDARE CON FORZA CHE AVERE UN LAVORO DIGNITOSO  E’ UN DIRITTO SANCITO DALLA COSTITUZIONE.



UNA ESTRATTO DELLA  LETTERA INVIATA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA  

"Ill.mo Presidente 
ci rivolgiamo a Lei, quale massima carica dello Stato e supremo garante della Costituzione, per sottoporre alla sua attenzione una vicenda, la cui eco da diversi giorni ha raggiunto tutti gli organi della stampa nazionale, che non lede soltanto i nostri diritti di cittadini e di lavoratori ma colpisce direttamente i diritti collettivi e generali degli operai e dello stesso sindacato a cui siamo iscritti. Siamo i tre operai, Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli, iscritti alla Fiom-Cgil, licenziati dalla Fiat-Sata di Melfi in occasione di uno sciopero indetto unitariamente da tutte le sigle sindacali facenti parte della RSU aziendale. Per l'azienda, ci saremmo resi responsabili di un reato avendo deliberatamente ostruito il transito a dei carrelli (Agv) che servono la linea di produzione all'interno dello stabilimento. In verita', non vi e' mai stato alcun blocco dei predetti carrelli da parte nostra e men che mai puo' ritenersi sussistente alcuna fattispecie delittuosa a nostro carico, cosi' come comprovato dalle testimonianze di tutti i lavoratori presenti in occasione dello sciopero innanzi detto e da tutta la RSU unitaria. Non si tratta soltanto della nostra versione dei fatti, la quale potrebbe risultare viziata dalla carita' di parte, ma di cio' che ha stabilito il Tribunale di Melfi, in funzione di Giudice del lavoro, adito dalla Fiom-Cgil ai sensi e per gli effetti dell'art.28 della legge 300 del 1970. In pratica, il magistrato ha riconosciuto l'antisindacalita' della condotta posta in essere dalla Fiat-Sata, ordinandole conseguentemente di reintegrarci immediatamente nel nostro posto di lavoro. Tuttavia sebbene il decreto del Tribunale di Melfi, depositato in cancelleria in data 9 agosto 2010 a conclusione del giudizio recante il numero 435/2010 Rgl, per espressa previsione di legge, abbia immediata efficacia esecutiva e non sia revocabile fino alla conclusione del giudizio di opposizione, l'azienda in un primo momento ci ha comunicato la reintegra sul posto di lavoro e, successivamente, con un telegramma, ci ha dato notizia della sua volonta' di non avvalersi delle nostre prestazioni lavorative. Oggi, alla ripresa del lavoro dopo le ferie estive, nel momento in cui ci siamo recati in azienda per riprendere regolarmente (come peraltro annunciato alla Fiat Sata) il nostro lavoro, quest'ultima ci ha comunicato che avremmo potuto avere accesso allo stabilimento unicamente al fine di svolgere le nostre prerogative sindacali ma intimandoci di sostare, durante il turno di lavoro, presso la saletta adibita alle attivita' sindacali ai sensi dell'art.27 dello Statuto dei diritti dei Lavoratori .
 Ci rivolgiamo a lei, presidente, perché richiami i protagonisti di questa vicenda al rispetto delle leggi" Signor presidente per sentirci uomini e non parassiti di questa società vogliamo guadagnarci il pane come ogni padre di famiglia e non percepire la retribuzione senza lavorare La decisione della Fiat Sata "di non reintegrarci nel nostro posto di lavoro è una palese violazione della legge in uno Stato di diritto non dovrebbe essere neppure consentito di dichiarare a tutti (stampa compresa) di voler disattendere un provvedimento legalmente impartito dalla autorità giudiziaria con ciò mostrando disprezzo per la Costituzione e per le leggi
  
 
Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte, Marco Pignatelli 
 La Risposta di Napolitano 
"Cari Barozzino, Lamorte e Pignatelli, ho letto con attenzione la lettera che avete voluto indirizzarmi  




e non posso che esprimere il mio profondo rammarico per la tensione creatasi alla Fiat Sata di Melfi in relazione ai licenziamenti che vi hanno colpito e, successivamente, alla mancata vostra reintegrazione nel posto di lavoro sulla base della decisione del Tribunale di Melfi". 



 Anche per quest'ultimo sviluppo della vicenda 


è chiamata a intervenire, su esplicita richiesta vostra e dei vostri legali, l'Autorità Giudiziaria: e ad essa non posso che rimettermi anch'io, proprio per rispetto di quelle regole dello Stato di diritto a cui voi vi richiamate. Comprendo molto bene come consideriate lesivo della vostra dignità "percepire la retribuzione senza lavorare". Il mio vivissimo auspicio - che spero sia ascoltato anche dalla dirigenza della FIAT - è che questo grave episodio possa essere superato, nell'attesa di una conclusiva definizione del conflitto in sede giudiziaria, e in modo da creare le condizioni per un confronto pacato e serio su questioni di grande rilievo come quelle del futuro dell'attività della maggiore azienda manufatturiera italiana e dell'evoluzione delle relazioni industriali nel contesto di una aspra competizione sul mercato globale".










Sono è sarò sino al supremo istante comunista anarchico

Il libro della vita  è il libro dei libri. Tutti gli altri non hanno per scopo che insegnare a leggere questo. Libri onesti, s’intende, chè i disonesti hanno opposto fine. La meditazione di questo gran libro determino le mie azioni ed i miei principi; spezzai il motto” Ognuno per se Dio per tutti” mi schierai dalla parte dei deboli, dei poveri, degli oppressi, dei semplici e dei perseguitati, compresi che in nome di Dio, della Legge, della Patria, della Libertà, delle più pure astrazioni della mente, dei più alti ideali umani, si perpetrano e si continueranno a perpetrare i più feroci delitti , fino al giorno che, acquistata la luce, non sarà  più possibile ai pochi di far commettere il male, in nome del bene dei più.
Compresi che non impunemente l’uomo calpesta le inedite leggi né può violare i vincoli che lo legano all’universo. Compresi che i monti, i mari, i fiumi chiamati confini naturali, si sono formati antecedentemente all’uomo , per un complesso di processi fisici e chimici, e non per dividere i popoli.
Ebbi fede nella fratellanza , nell’amore universale . Ritenni che chi benefica o danneggia un uomo, benefica o danneggia la specie.  Cercai la mia libertà nella libertà di tutti, la mia felicità nella felicità di tutti.
Compresi che l’uguaglianza di fatto , nelle necessità umane, di diritti e doveri, è l’unica base morale su cui può reggere l’umano consorzio. Strappai il mio pane con l’onesto sudore di mia fronte; non ho una goccia di sangue nelle mie mano, né sulla mia coscienza .
Compresi che scopo supremo dell’uomo è la felicità; che le basi immutabili e perenni dell’umana felicità sono: la salute, la tranquillità di coscienza, la libertà, il soddisfacimento dei bisogni animali ed una fede sincera. Compresi che ogni individuo ha due “io”, quello reale e quello ideale, che il secondo è la molla del progresso, e che voler far apparire il primo uguale al secondo è in malafede. La differenza tra i due “io” è sempre eguale, perché tanto nella perfezione come nella degenerazione conservano la medesima distanza.
Compresi che l’uomo non è mai abbastanza modesto verso se stesso, e che una briciola di salvezza esiste nella tolleranza. Volli un tetto per ogni famiglia, un pane per ogni bocca, una educazione per ogni cuore, la luce per ogni intelletto.
Sono convinto che la storia umana non è ancora iniziata, che ci troviamo all’ultimo periodo della preistoria. Vedo con gli occhi dell’anima il cielo rischiararsi dai raggi del nuovo millennio .
Ritenni il diritto di libertà di coscienza inalienabile, come quello della vita. Cercai con tutte le mie forze  di convergere lo scibile umano al benefizio di tutti. So per esperienza  che diritti e privilegi si acquistarono e si mantennero colla forza, e che così sarà finché l’umanità non avrà migliorato se stessa.
Nella vera futura storia umana, abolite le classi e i privilegi, gli antagonismi d’interesse tra uomo e uomo, il progresso e i mutamenti saranno determinati solo dall’intelligenza e dalla comune generale convenienza.
Se noi e le generazioni che portano in grembo le nostre donne non arriveremo a questo risultato, non avremo ottenuto nulla di reale, e l’umanità continuerà ad essere ognora più misera ed infelice.
Riconosciuta la necessità della forza a invocare al servizio del bene, contro il regno del male, sono è sarò sino al supremo istante (se non mi accorgerò di essere in errore) comunista anarchico perché credo che il comunismo, perché so che solo con la libertà l’uomo si eleva , si nobilita e si completa
Ora?  A trentatré anni sono candidato alla galera, e alla morte. Né me ne meraviglierei se così non fosse. Eppure se dovessi ricominciare “il cammin di nostra vita” ribatterei la medesima vita, cercando però di diminuire la somma della colpe e degli errori, e di moltiplicare quella del bene.
Vada intanto ai compagni, agli amici, ai buoni tutti il mio bacio fraterno, la profonda riconoscenza , l’amore e il saluto augurale.
Bartolomeo Vanzetti




E’ da poco scoccata la mezzanotte. Il luogo è la prigione di Charlestown, a Boston in America la data è il 23 agosto 1927. Prima che passino trenta minuti, il braccio della morte del penitenziario avrà già visto i segni di un forte calo di corrente. Mezzanotte e mezza. I corpi dei due anarchici internazionalisti: Nicola Sacco  e Bartolomeo Vanzetti vengono portati via dopo essere stati assassinati senza colpa sulla sedia elettrica. Prima di loro era stato rimosso dalla stessa stanza il cadavere  di Celestino Madeiros, un prigioniero, immigrato portoghese,  che un anno e mezzo prima li aveva, inascoltato, scagionati. Il brano di Bartolomeo Vanzetti  sopra pubblicato, con cui intendiamo commemorare l’eccidio di due uomini liberi consumato esattamente 83 anni fa, è tratto dal libro “Il caso Sacco e Vanzetti, lettere ai familliari” di Bartolomeo Vanzetti. Non servono altri commenti.  Chiudiamo questo ricordo con  due  significative frasi la prima  di Vanzetti: “La classe capitalista è spietata, senza alcuna compassione per i bravi soldati  della rivoluzione. Siamo orgogliosi di morire e di cadere come cadono tutti gli anarchici” l’altra di Sacco rivolta alla sorella “Persuaditi una buona volta per sempre di questa irrefrenabile  verità. La protesta e la rivolta sono sempre fecondi  di bene; è la codardia, l’ignoranza, la sottomissione che sono fatali”. 

La redazione.

lunedì 23 agosto 2010

LA TASSA SULLE CAZZATE

di Luciano Granieri








“Metteremo una Tassa sui cortei, devono pagare qualcosa non possiamo pagare tutto noi” Questa è la brillante idea del sindaco Alemanno per il quale la possibilità di manifestare in piazza è un lusso che si deve pagare. SEI DEMOCRATICO? PAGA. E’  una buona idea per racimolare qualche obolo da mettere nelle esangui casse comunali. Però  sarebbe il caso di chiedere gli arretrati a chi nel 1922 marciò su Roma. E visto che questi “eroi” sono morti e sepolti  ,  la tassa potrebbe essere pagata dai loro eredi illegittimamente partecipi  della  vita sociale e politica odierna. Che so i post  fascisti ex  AN  oppure  quelli di Storace, a anche a quei  disgraziati di CasaPound.  

 Il comune di Roma ha predisposto una tassa per il soggiorno su arenili e lidi attrezzati  . Un ticket da un a tre euro per entrare nella spiaggia di Ostia fortemente voluto dal Sindaco Alemanno. Il tributo sarà a carico di tutti i turisti non romani. La nuova forma di tassazione  andrà in vigore a partire dall’estate del 2011. Ma chi sono i turisti non romani? Quelli che non  abitano al centro di Roma. Quelli  che stanno in periferia sono romani o no ? E dove finisce la periferia romana? Se in spiaggia verrà identificato un abitante di Tor Bella Monaca  gli verra abbattuto l’ombrellone? 














“I quartieri come Tor Bella Monaca andrebbero abbattuti e ricostruiti” altra brillante idea del sindaco Alemanno” È d’accordo con il primo cittadino il presidente dell’VIII Municipio di Roma, da cui dipende il quartiere di Tor Bella Monaca, Massimiliano  Lorenzotti che aggiunge. “Spero che la proposta di Alemanno non venga strumentalizzata  ma che si tratti di un sogno che si possa realizzare. Tor Bella Monaca è diventato un ghetto, l’architettura di quel quartiere è invivibile, una vera architettura comunista come se ne vedeva in Unione Sovietica.” L’architettura di Tor Bella Monaca sarà anche comunista ma i metodi di riqualificazione delle periferie, usati dagli eredi del ventennio,  sono tipici del Puzzone impiccato a Testa in giù. Sapete come è nato il quartiere del Tufello? No? Ve lo diciamo noi Il Tufello e gran parte dell'area circostante è una Zona nella Periferia Nord Est di Roma nata in conseguenza dei Patti Lateranensi, difatti per celebrare la sottoscrizione degli accordi con il Vaticano Mussolini decise di realizzare quello scempio architettonico che è Via della Conciliazione e per far questo demolì la Spina di Borgo che era un Quartiere nel Quartiere Gli abitanti della Spina, espropriati, furono deportati in una Cittadella ben lontana dal Centro costruita in Zona Tufello. Il  territorio scelto all'epoca, fine Anni '20, inizio Anni '30, era molto lontano dalla Città, spazi aperti ed incolti, con presenza di antiche cave di Tufo, da qui il nome Tufello. Almeno Mussolini un posto dove deportare gli abitanti di Spina di Borgo lo aveva trovato, Alemanno dove trasferirà gli abitanti del Tufello? Requisirà le case di Fini e della Tulliani? Oppure li metterà nei box della F.1 che sorgeranno all’eur, per poi sloggiarli una settimana prima del gran premio? E siamo sicuri che i soldi tirati su con la tassa sui cortei, la tassa su Ostia, saranno  sufficienti a questo grande progetto di riqualificazione delle periferie? 

Nutriamo molti dubbi su questo  per cui, il sindaco Marini non ce ne voglia,  riteniamo giusto dare un suggerimento al consiglio comunale di Roma. Per racimolare i finanziamenti necessari e anche di più:  Perchè non tassare il sindaco Alemanno di 5. 000 euro per ogni CAZZATA che dice?  5.000 euro non sono pochi visto che il soggetto sforna stronzate al ritmo di due ogni minuto. Hai voglia a risollevare il bilancio comunale!!.... Ma siccome siamo Ciociari dentro vogliamo dare una dritta anche al sindaco Marini. Consigliamo di   predisporre  un servizio di trasporto pubblico comunale,  da e per Roma, gratuito,  in modo che i turisti, vessati dalle tasse del sindaco Alemanno  sul soggiorno e sul transito di   pullman, e gli studenti universitari,  rapinati da canoni di affitto esosi e in nero per un posto branda,  possano venire a pernottare nella nostra città lasciandoci un po’, solo un po’  dei loro soldi  .  Ecco. Per dare un impulso al turismo ciociaro, anziché costruire un aeroporto malsano ed inquinante basterebbe sfruttare la COGLIONAGGINE del primo cittadino capitolino.

Di seguito riportiamo un bilancio dei primi due anni di  giunta Alemanno redatto da Paolo Berdini, docente di Urbanistica all’Università di Tor Vergata di Roma.Il testo è tratto  dal quotidiano “il manifesto” del 17 agosto. Paolo Berdini ha anche partecipato al convegno tenutosi nell’aprile scorso a Frosinone sul Parco del Fiume cosa, il suo intervento fu fra i più interessanti

DUE ANNI DI ALEMANNO

di Paolo Berdini -  da "il manifesto" del 17 agosto.





Dopo due anni di governo della città è venuto il momento di tentare un primo bilancio sull'urbanistica romana ispirata dal sindaco Alemanno. Siamo infatti ormai di fronte ad un quadro abbastanza chiaro che consente una lettura attendibile almeno sotto due ordini di considerazioni: l'orizzonte culturale con cui si affrontano le trasformazioni urbane e i soggetti a cui sono state affidate le chiavi della città.


Riguardo al primo punto non c'è dubbio che la nuova amministrazione abbia estremizzato oltre misura la cultura dei grandi eventi che sembra ormai l'unica possibilità di governo delle città italiane. Cancellata l'urbanistica, e cioè la modalità con cui un'intera comunità tenta di delineare un futuro possibile, le prospettive urbane sono affidate alla prospettiva dei grandi eventi. 


Tutte le energie della città sono dunque concentrate sul progetto Millennium, e cioè per la preparazione alla candidatura ai giochi Olimpici del 2020. I giochi invernali di Torino, l'expo di Milano, solo per fare due esempi, sono ormai le uniche ricette che un sistema politico in profonda crisi è capace di pensare.


Di fronte a malesseri urbani sempre più acuti e generalizzati - dopo venti anni di dominio neoliberista non c'è infatti nessuno che possa affermare che le condizioni di vita delle nostra città siano migliorate - la soluzione è quella di fornire dosi industriali di ossigeno al malato. Senza riflettere che gli effetti sono letali. A Torino il fiume di denaro pubblico utilizzato non ha prodotto alcun risultato e anche il bilancio economico è fortemente negativo. Il Sole 24 ore del 7 aprile ci racconta poi che per i giochi Olimpici del 2004 Atene ha speso 11 miliardi per opere faraoniche oggi inutilizzate e destinate anche «a parziale demolizione», mentre gli introiti hanno coperto solo il 20% delle spese. 


Ma il fatto grave è che nel caso romano l'orizzonte del grande evento non si limita alla candidatura olimpica. È divenuta prassi quotidiana. Invece di interrogarsi fino in fondo sui modi per uscire dalla crisi economica in cui versa la città, alleviata soltanto dalla presenza ancora estesa della pubblica amministrazione o del settore delle comunicazioni, si sceglie il modesto diversivo della Formula 1 automobilistica all'Eur. Nessuna città al mondo può vivere dell'effimero, tanto meno Roma, eppure si veicola una proposta inutile soltanto per ingraziarsi alcuni gruppi mediatico-finanziari e la lobby degli albergatori.


Si strizza l'occhio al turismo effimero anche con la proposta di un ridicolo parco a tema sulla «Roma imperiale». Le altre grandi città del mondo fanno a gara per rendere sempre più accoglienti i maggiori elementi di richiamo storico e culturale. Da noi si assiste impassibili al crollo della Domus Aurea e si pensa di richiamare turisti con una cittadella di cartapesta. Ma anche qui non è soltanto insipienza di qualche assessore (che pure c'è): è l'adempimento al patto scellerato con i padroni della aree ancora libere. L'eterna spinta all'espansione urbana e alla speculazione edilizia. 


E anche la realizzazione di infrastrutture considerate «normali» negli altri paesi, diventa veicolo di straordinarietà. Il progetto della linea «D» (Talenti-Eur) fu affidata da Veltroni al potente gruppo Condotte. Oggi si vorrebbe cancellare l'opera: il risarcimento per la società affidataria ammonterebbe a oltre 400 milioni. Niente male per i cantori del «non ci sono i soldi». Il prolungamento della linea «B» (Rebibbia-Casal Monastero) è stato incardinato sulla cessione di una serie di aree pubbliche: i privati attuatori finanzieranno la metropolitana costruendo su quelle stesse aree. È il modello della «cattura del valore» di quella vergognosa vicenda della Quadrilatero Umbria-Marche. A Parigi in tre anni hanno realizzato una nuova linea tranviaria con progetto, soldi e regia pubbliche. Da noi per realizzare tre chilometri di metro si svende il territorio e si alimenta la speculazione immobiliare.


Ma a chi volete che importino queste considerazioni oggettive? Viviamo nell'era del dominio mediatico e i principali quotidiani romani (Messaggero e Tempo) sono in mano a proprietari di vasti terreni da valorizzare e società che vivono anche di appalti pubblici. E questo gruppo di comando non fa sconti: avendo contribuito generosamente all'elezione di Alemanno, oggi presenta il conto. Questa tragica subalternità dei poteri pubblici verso i potentati economici svela il suo volto non solo nei casi appena narrati, ma anche nella vicenda Acea, dove Francesco Gaetano Caltagirone sta imponendo i suoi disegni anche a costo di privatizzare un'azienda costruita in decenni di giganteschi investimenti pubblici e di competenze tecniche. Così, mentre ci continuano a dire che non ci sono soldi per soddisfare l'immenso arretrato di infrastrutture e di servizi delle città, dietro al proscenio si apparecchia un lauto pranzo fatto di immensi finanziamenti pubblici che andranno nelle mani di pochi. 


Ecco perché le amministrazioni pubbliche sono obbligate a percorrere la strada dei grandi eventi: le possibilità del governo quotidiano sono state ridotte al lumicino e le risorse vengono erogate a patto che la regia dell'operazione sia «fuori scena», facilmente indirizzabile verso esiti -e quadranti urbani- che interessano i soliti noti. Ripeto, questa strada rovinosa non è stata inventata da Alemannno. Non c'è soltanto il precedente rutelliano della fallita candidatura alle olimpiadi del 2004, ma identico problema si pone per tutte le città italiane. Si ottengono finanziamenti soltanto se la regia sta in mano ai Bertolasi di turno o delle tante società di scopo create in questi anni per togliere trasparenza all'azione delle pubbliche amministrazioni. È la crisi della democrazia reale. E infatti il recente incontro con le grandi star dell'architettura si è svolto senza che ci fosse la minima possibilità per la società civile di esprimersi. È una società rigidamente divisa quella che si afferma: pochi controllano ogni centro decisionale. Gli altri hanno solo il diritto di abitare in squallide periferie.


Ma proprio qui si rintraccia il punto debole dell'azione di Alemanno che non tarderà a produrre i suoi effetti. Due anni fa sono state come noto le periferie a tributare il successo del centro destra. Dopo due anni, proprio grazie al trionfo della cultura dell'evento straordinario da affidare agli eterni padroni della città eterna, nelle periferie si respira un'aria sempre più preoccupante. 


Si è compreso che non solo nulla è cambiato ma che il destino di ulteriore marginalizzazione è scritto nei rapporti di sudditanza economica che nessuno osa più mettere in dubbio. Un solo esempio. A Casal Monastero estrema periferia a nord della città la precedente amministrazione aveva pensato bene di portare la qualità urbana che manca attraverso il trasferimento degli autodemolitori ubicati nell'area di Cinecittà! Quell'insensato progetto è stato confermato e verrà attuato nelle prossime settimane. Così dopo aver condannato la precedente, le periferie volteranno inevitabilmente le spalle anche a questa amministrazione.