E’ una serata di giugno molto particolare al Jazz Standard Club di
Manhattan. Quasi alla fine del set la
cantante che si sta esibendo , dopo aver
deliziato gli appassionati - supportata da un quintetto composto dal
trombettista Josh Evans, dal tenorsassofonista Stacey
Dillard, con Keith Brown al pianoforte , Ben
Williams al basso e l’immenso Ralph
Peterson Junior alla batteria -
si posiziona davanti al palco con una mano ben piantata su un fianco e
guardando con la faccia dritta verso il
pubblico ordina:”Alzate la mano se
sapete cos’è Juneteenth”. Il
risultato non è dei migliori. Non molti spettatori alzano mano. Lei fra
il deluso ed il divertito risponde: “Nemmeno la metà di voi lo conosce, ma va
bene lo stesso, ora vi mostrerò cos’è Juneteenth”. Attacca, con voce solenne -e la
mano destra sollevata a pugno alla
stregua del Black Power - “Lift Every Voice and Sing”, l’inno di
liberazione della gente di colore, che
irrompe in un fiammeggiante “Moanin” anatema contro la discriminazione razziale registrato da Art Blakey and tha Jazz
Messanger nel 1959.
Chi è la
cantante? E’ Jazzmeia Horn, una
ventottenne ragazza afroamericana da
Dallas Texas. Giovane musicista dalla tecnica straripante e dalla tenace
voglia di lottare in difesa dei diritti di tutti i discriminati per razza, genere, censo ed
orientamento sessuale.
A proposito per
chi non sapesse cos’è Juneteenth
dirò che è la commemorazione di un fatto storico molto importante per la
comunità afroamericana avvenuto il 19 giugno del 1865. Quel giorno il generale della Union Army Gordon Granger
entrò a Galvestone in Texas portando la notizia che, essendosi conclusa la guerra civile, anche gli schiavi
di quello Stato avrebbero acquistato la loro libertà . E’di fatto una delle prime celebrazioni relative all’abolizione della schiavitù nel
mondo, anche se non viene festeggiata in tutti gli Stati americani. Naturalmente per Jazzmeia Horn, texana di Dallas, afroamericana, Juneteenth non può che essere una delle
ricorrenze più importanti. E’ il primo atto
che ha iniziato il processo di liberazione dei neri, una liberazione che però
ancora deve compiersi completamente.
Per Jazzmeia Horn ogni forma di liberazione è un atto d’amore.
Non a caso il suo secondo album uscito per la Concord Jazz il 23 agosto
scorso è intitolato “Love &Liberation”. Durante la conferenza stampa di presentazione del disco, organizzata dalla Concord, la
Horn spiega in due parole l’essenza del CD : “Un atto d’amore è un atto di liberazione e scegliere di liberare – se
stessi o altri- è un atto d’amore”.
Ecco spiegata in due parole la lotta partigiana!
“Love & Lieration” esce due anni dopo primo lavoro di Jazzmeia Horn “A Social Call”
con il quale ha ottenuto la nomination ai grammy 2018. In realtà la cantante di
Dallas ha fatto irruzione nel mondo del jazz in modo fulmineo e strabiliante,
entusiasmando molti appassionati critici
per la sua straordinaria abilità di cantante, compositrice e musicista a tutto tondo, dalla grande verve
improvvisativa. Vincitrice sia della Thelonius Monk International Vocal
Competition che della Sarah Vaughan International Vocal Competition,
Jazzmeia Horn non ha perso la voglia d’imparare di emanciparsi di captare ogni
piccola esperienza di vita ed artistica per evolvere il suo linguaggio. Infatti
il nuovo CD riflette chiaramente il profondo completamento del suo linguaggio
maturato in due anni passati quasi interamente in tournee, affinando le sue
capacità non solo di performer ma anche di band leader.
Le 12 tracce del disco,
di cui 8 composizioni originali, sono la colonna sonora di un viaggio fatto di
tanti incontri: musicisti, persone di ogni tà razza religione cultura. Da ognuna
di queste Jazzmeia Horn ha ricevuto, ma ha anche dato qualcosa in termini
di emozioni consigli, istanti di vita. Ed è questo il messaggio inscritto nelle
tracce del disco. E cioè che ognuno di noi deve impegnarsi nella vita a
confrontarsi, anche a scontrarsi, e deve sempre essere pronto a cogliere e dare il meglio che si ha da offrire Insomma
Love & Liberation è una chiamata all’azione. Un’esortazione diffusa
trasmessa in tanti linguaggi.
Non è un caso che la struttura dei brani non si basi esclusivamente su una
solida base jazzistica, comunque predominante, ma si estende anche al R&B all’Hip Hop
arrivando ad un duetto a cappella con il compagno di etichetta, il batterista e
cantante Jamison Ross. I brani non
originali sono:” No More” di Jon
Hendricks, un pezzo importante con le radici ben piantate nella tradizione jazzistica e non poteva essere diversamente
visto che il brano di Hendricks è un’invettiva contro l’oppressione
e il razzismo . “Green Eyes” di Eryka
Badu, è un’inspirata interpretazione
sostenuta da una ritmica potente, di stile coltraniano (Jones- Tyner-Garrison ricordate?) tendente al free, “Reflection of my Heart” è un’elegante ballad di Rachelle Farrell eseguita insieme a Jamison Ross, ed infine lo standard di Jimmy
Van Heusen e Johnny Mercer “I tought
about you” eseguito in duo con il contrabbassista Ben Williams, dove la
Horn sfodera un’improvvisazione scat smagliante. Caratteristica presente anche
in molti degli altri brani originali.
I
musicisti che accompagnano Jazzmeia Horn sono oltre che Williams al basso, il
pianista abituale Victor Gould, a cui si
è aggiunto come ospite Sullivan Fortner , il tenor sassofonista Stacey Dillard, il trombettista Josh
Evans e il batterista cantante Jamison
Ross.
“Free Your Mind”, il brano d’apertura,
è un’esortazione a rimanere se stessi, lasciare dentro di serenità e lucidità senza farsi coinvolgere dall’odio che c’investe proveniente soprattutto dai social. Il pezzo è un potente
esempio di hard bop suonato con determinazione in cui la Horn percorre in lungo
e in largo sonorità dai colori sfavillanti.
“Time” è una sorta di poesia che descrive
un amore sognato ma mai realizzato completamente. Una ballad dove l’impasto
sonoro formato da sassofono e tromba offre una tappeto ideale per il recitato
della Horn.
“Out of the window” è un messaggio urlato di una donna che mette
in guardia un uomo del fatto che un’altra donna lo stia depredando ma questo
gioco predatorio potrebbe piacere anche alla stessa signora che sta mettendo in
guardia l’uomo. E' un’arma a doppio taglio molto sottile dove l'ironia femminile sovrasta la prosopopea maschile . Un brano trascinante pieno di groove dove l’incessante
scat di Jazzmeia Horn apre la strada all’imponente assolo di Stacey Dillard.
Il già citato “No more” di Jon Hendricks, chiama la Horn ad un impeto di
ribellione come donna afroamericana, riportandola allo spiacevole ricordo di
lei bambina accompagnata alla fermata dell’autobus dai genitori o dalla nonna
per evitare che ragazzini bianchi la
prendessero in giro o l’aggredissero.
“When
I Say” è un brano dedicato da Jazzmeia alla figlie. E’ un tentativo di
vedere il tempo da una prospettiva infantile, dove sono le voglie dei bimbi a
decidere quando fare una cosa e per quanto tempo anche se questa cadenza temporale non coincide con quella degli adulti . Il tema è complesso tanto da far sospettare l’intento di
costruire il pezzo direttamente improvvisando senza una linea melodica precisa.
“Legs and Arms”, è una ballad a swing
moderato che parla di un amore morboso, quasi al limite della persecuzione.
“Searchin” è una cavalcata senza fiato
attraverso il virtuosismo del fraseggio e dell’intonazione. Un pezzo quasi impossibile da cantare che la Horn
utilizzava per esercitarsi ma che è finito sul disco.
“Still Tryin” è un blues all’ennesima potenza con tutta la forza
emotiva che un blues può dare.
“Only You”
è un brano a cappella eseguito con il cantante batterista Jamison Ross. E’ un
dialogo intimo fra due persone che
condividono pensieri reconditi ed espliciti, privati e pubblici, una piccola
poesia Hip Hop.
Insomma dopo aver ascoltato Love
& Liberation non si può disattendere la chiamata all’azione di Jazzmeia
Horn. Un’azione sempre tesa al confronto
e alla condivisione, perché confronto, condivisione e socializzazione sono il sale di una vita, per e con gli altri,
una vita liberata dall'odio dalla prevaricazione, in una parola dalla barbarie.