“Il presidente del
consiglio Renzi taglia le tasse con i soldi degli altri” Zingaretti dixit. E’
come se Renzi invitasse a cena qualcuno e poi gli lasciasse il conto da pagare.
Zingaretti ha ragione, ma sui soldi degli altri avrei qualcosa da obiettare. Il
Presidente della Regione Lazio intende con la parola "altri" le finanze delle altre istituzioni, in questo
caso le Regioni.
In realtà gli euro con cui si vuole finanziare questo mirabolante taglio di tasse sono dei
soliti noti. La verità è una sola ed è sempre la stessa. In questa manovra,
come nelle altre che l’hanno preceduta, si tolgono soldi al lavoro e alla spesa
sociale, per rimpinguare le casse della grandi aziende e delle lobby
finanziarie. Non è un caso che gli industriali si stiano fregando le mani.
Per
tornare al contenzioso Stato-Regioni la battaglia si svolge tutta sul
rimpallarsi a vicenda la responsabilità su sprechi e mala gestione. Il governo
accusa i presidenti di regione e i sindaci di non controllare le spese inutili (nell'amministrazione della sanità, dei servizi e
delle società in-house) i capi delle regioni rispediscono l’accusa al mittente
ponendo in risalto i milioni gettati a vento nella gestione dei ministeri, difesa in primis.
L’ipocrisia che
trasuda da questa zuffa è intollerabile. Lo spreco è come la serva: serve.
Lo spreco non sarà mai eliminato. E’ la principale fonte di foraggiamento del
sottobosco dei grandi elettori. Da li viene il tesoretto necessario a pagare certe
cambiali in bianco contratte in campagna elettorale. Lo spreco è importante
soprattutto perché erode e depotenzia il servizio pubblico rendendo
giustificabile e auspicabile l'intervento del privato. E Dio sa quanto i grandi
speculatori abbiano necessità di impossessarsi dei servizi necessari alla
cittadinanza per accrescere a dismisura i propri profitti!
La gestione dell’acqua, o di un presidio sanitario, sono attività
remunerative sicure. Tutti hanno necessità di vivere in salute e di bere. I
clienti non mancheranno mai, un campo talmente vasto da offrire opportunità di
profitto a tutti. L’autobus, il treno, la scuola, avranno sempre un bacino d’utenza
da soddisfare. Dunque lo spreco nella gestione di servizi pubblici, serve a ridurre il valore del servizio stesso renderlo
disponibile, per due lire, al salvatore privato.
Gli sprechi , unitamente ai
tagli di spesa imposti dallo Stato centrale, dissanguano talmente le casse
degli enti locali, da costringerli, per tappare i buchi di bilancio, a svendere il
proprio patrimonio immobiliare e demaniale a voraci speculatori fondiari e
finanziari. Siamo dunque così sicuri che si vogliano eliminare gli sprechi?
Facciamo un esempio pratico. Gli sprechi della sanità pubblica
provinciale, hanno giustificato, la redazione di un atto aziendale della Asl,
che riduce ulteriormente, da quattro a tre, i poli ospedalieri attivi con una
dotazione di 977 posti letto, ampiamente al di sotto della quota per territorio
stabilita dalla legge nazionale. L’attività sanitaria riabilitativa è completamente
sottratta ai presidi pubblici e regalata a colossi privati come le cliniche del
gruppo San Raffaele di proprietà della famiglia Angelucci.
Nella fattispecie
proprio la convenzione con il San Raffaele ha arrecato, in passato, alle casse regionali un
danno di 41milioni e mezzo per la riscossione di rimborsi indebiti. Un caso
esemplare di spreco e mala gestione. Ma dal momento che, come abbiamo
dimostrato, lo spreco è come la serva: serve, nell’attuale atto aziendale si privatizza totalmente l’erogazione
di prestazioni riabilitative proprio a favore della clinica San Raffale, già responsabile del citato danno di 41 milioni, ed della struttura privata Città bianca.
Evitiamo dunque di prendere in giro, con argomentazioni false, i cittadini ulteriormente
mortificati ed impoveriti da una manovra spietata, il cui unico risultato sarà
quello di aumentare disuguaglianza e ingiustizia.