Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 4 settembre 2021

Elezioni nei Comuni: il grande rimosso del debito

Ritengo fondamentale per una discussione sulla modalità di partecipazione alle elezioni comunali di Frosinone, a cui manca ancora un anno, proporre l'articolo che segue  di Marco Bersani. E mi domando se veramente esista qualcuno di buona volontà, in questa città, disposto ad aggregare soggetti  sulla base di  un programma di amministrazione del Comune imperniato sull'uscita dalla trappola del debito  e la ricusazione delle politiche di austerità che da decenni strozzano gli enti locali. Come sappiamo la  popolazione frusinate ha subito, e sta subendo, una devastazione sociale scandita  da  un piano di rientro terribile imposto ai cittadini per debiti, non  accumulati  da loro, ma frutto della  speculazione fondiaria privata. Debito, per altro, peggiorato dalla giunta Ottaviani. La possibilità di opporsi a questa deriva - anche alla luce del  prossimo  giro di privatizzazione dei servizi pubblici imposto dal PNRR, per cui  gli  enti locali verranno totalmente espropriati degli ultimi beni a loro rimasti -  secondo me deve costituire  obbligatoriamente la base di   un programma elettorale da cui partire. Perchè è inutile promettere agli elettori la luna se poi non ci sono i soldi neanche per guardarla. Tutto ciò  per evitare, come sottolinea Marco Bersani, di assistere per l'ennesima volta  al doppio spettacolo della promessa di ricchi premi e cotillon da una parte e del deprimente voto “utile” dall’altra. Il guaio di Frosinone è che da diverse tornate elettorali non ci si ferma al voto utile ma  si confezionano "liste utili"

Luciano Granieri.



 Marco Bersani, fonte Attac Italia https://www.attac-italia.org/

Nel prossimo autunno andranno al voto 1347 Comuni, pari al 17% del totale. Fra questi, la capitale (Roma), 5 capoluoghi di regione (Milano, Napoli, Torino, Bologna, Trieste) e 15 capoluoghi di provincia.

I faccioni dei candidati e delle candidate tappezzano già i muri delle città con mirabolanti promesse di cambiamento, senza che nessun* di loro si periti di spiegare con quali risorse andranno a realizzarle.

Già, perché dopo due decenni di politiche di austerità e di trappola del debito, la situazione finanziaria dei Comuni è drammatica: sono 1083, pari al 14% del totale, quelli in condizioni di dissesto o di pre-dissesto; fra questi, anche grandi città metropolitane come Napoli, Catania, Messina, Reggio Calabria.

E’ infatti sui Comuni che sono state scaricate in questi anni tutte le politiche di “risanamento” della finanza pubblica, con una sproporzione evidente: nonostante il peso del comparto sulla spesa della finanza pubblica nel suo insieme non superi il 7,4%, e nonostante il peso sul debito pubblico sia irrisorio (1,6%), nel periodo 2011-2018 ai Comuni sono stati sottratti 12,5 miliardi di eurocon immaginabili conseguenze sull’erogazione dei servizi per i rispettivi abitanti.

Una progressiva espropriazione di risorse, che, se forse ha permesso ai governi di presentarsi in Europa “con i compiti fatti”, non è riuscita a conseguire neppure la famosa stabilità finanziaria, come si evince dalla situazione dell’indebitamento, che, per quanto molto basso in valori assoluti (35,2 miliardi a giugno 2020), sta letteralmente strangolando moltissimi enti locali, in particolare i più piccoli.

In media, l’onere complessivo del debito raggiunge il 10% delle spese correnti comunali, ma, se consideriamo gli enti fino a 10 mila abitanti, sono 2.130 (30%) i Comuni che registrano un onere complessivo del debito superiore al 12% della spesa corrente; e, di questi, 727 enti (10%) superano un’incidenza del 18%.

Già, perché non tutti sanno che, mentre lo Stato si finanzia con tassi intorno all’1%, il tasso medio degli interessi pagati sui mutui dagli enti locali è intorno al 4,5%, con l’enorme paradosso che tre quarti di questi sono detenuti da Cassa Depositi e Prestiti (l’81% del cui capitale è in mano al Ministero dell’Economia e delle Finanze).

In poche parole, siamo di fronte a uno Stato che, dopo decenni di espropriazione degli enti locali, riveste nei loro confronti anche i panni dell’usuraio.

Eppure, ad un certo punto, le cose sembravano finalmente avviarsi a cambiamento: il 30 dicembre 2019, l’allora governo Conte approvò il decreto Milleproroghe, con all’interno l’art. 39, che prevedeva l’accollo da parte dello Stato dei mutui dei Comuni allo scopo di ricontrattarne una drastica riduzione dei tassi di interesse, con un risparmio ipotizzato per gli enti locali intorno ad 1 miliardo/anno.

La norma coinvolgeva tutti i mutui vigenti alla data del 30 giugno 2019, con scadenza successiva al 31 dicembre 2024, e con un debito residuo superiore a 50 mila euro o di valore inferiore nei casi di enti con un’incidenza degli oneri complessivi per rimborso prestiti o interessi sulla spesa corrente media del triennio 2016-2018 superiore all’8%.

Nonostante il percorso ipotizzato prevedesse un iter molto celere, si è dovuto aspettare un anno (gennaio 2020) per avere il primo, ancora generico, decreto attuativo, mentre è solo nel gennaio di quest’anno (due anni dopo!) che è stata istituita l’Unità di Coordinamento per la riduzione dell’onere del debito degli enti locali, primo passaggio per l’avvio dell’iter, dei cui tempi successivi non è dato sapere.

La prossima tornata elettorale si svolgerà di conseguenza senza nessuna novità su questo fronte e con i Comuni in difficoltà finanziarie ancor più amplificate dalla pandemia in corso.

C’è qualcun* che vuole aprire una discussione pubblica su questa situazione in tutte le città e i Comuni che andranno al voto? O anche questa volta dovremo assistere al doppio spettacolo della promessa di ricchi premi e cotillon da una parte e del deprimente voto “utile” dall’altra?

mercoledì 1 settembre 2021

A Piazza Garibaldi un'altra cultura è possibile.

 Luciano Granieri




"Sunshine, tutti i colori della musica, è un libro di politica”. E’ quanto ha premesso Diego Protani, nel corso della presentazione del suo ultimo volume, edito da LFA Pubblisher, sulla musica degli anni ‘60 e ‘70. Evento organizzato dalle associazione “Spazio Arte Rigenesi” e “Oltre l’Occidente” in Piazza Garibaldi a Frosinone venerdì scorso 27 agosto.

 In effetti far parlare i musicisti attivi in un periodo carico di risvolti conflittuali, rivoluzionari, definiti da alcuni utopici, costruisce una narrazione potente e significativa. Raccogliere le testimonianze degli artisti di allora, riportare le fasi di un percorso finalizzato alla piena librazione della propria espressività e partecipazione collettiva al panorama socio culturale di oggi è, di fatto, un’operazione politica a tutto tondo. 

Così come operazione politica è stata la modalità con cui si è svolta la presentazione in piazza del libro di Diego Protani. Unire le riflessioni scaturite dal confronto sui temi di “Sunshine tutti i colori della musica”, fra l’autore e il pubblico (sollecitato dal conduttore) con la musica eseguita dal vivo dal gruppo Dottor Louis & The Icebreakers, è stata una manifestazione  dai risvolti politici significativi.

Quell’evento, frutto di contaminazione fra parole e note, svoltosi in una piazza storica, fuori dai rigidi schemi imposti da un’amministrazione comunale accentratrice, è una vera rivoluzione politica. Dimostra che la nostra città non è così ingessata in uno schema in cui: da un lato c’è il festival de conservatori, evento indubbiamente meritorio ma dal costo, troppo esorbitante, riservato ad una èlite, o pseudo tale, dall’altro esistono manifestazioni grossolane utili a far fare affari ai commercianti, pensate per un pubblico, giudicato, a torto, bolso e ignorante.

 Ci riferiamo a  rassegne teatrali di bassa levatura e cinematografiche poco curate, come se il loro svolgimento fosse una scocciatura per l’amministrazione. Proiezioni mortificate da un’arena , ricavata dentro il "Matusa", (ma la Villa Comunale esiste ancora in questa città?),  in cui l’inquinamento luminoso non consente una visione ottimale,  locandine e brochure che riportano i titoli dei film sbagliati a dimostrazione di una penosa sciatteria. Tanto il popolo bue partecipa ugualmente. 

Ci riferiamo anche al Matusa (ex stadio trasformato in fiera di bassa lega) anch’esso costato uno sproposito, e alle Terrazze di C.so della Repubblica, da dove si può ammirare un belvedere, che di bello non ha proprio nulla, avvolti dai mefitici fumi di olio da frittura, stantio ed esausto,  che profluviano da orrende bancarelle di street food. Una pianificazione dettata da necessità commerciali più che culturali. Non è un caso che per chiedere l’occupazione di suolo pubblico al Comune è necessario rivolgersi all’assessorato per le attività produttive. 

La presentazione del libro di Diego Protani, con l’annesso concerto dei Dottor Louis & The Icebreakers, ha dimostrato che a Frosinone  un’altra cultura è possibile, evadendo dai rigidi schemi dettati dal padrone unico della città. Ha dimostrato, anche, che il Centro Storico può vivere fuori dalle quinte posticce che nascondono degrado ed abbandono. E questa è politica piena. E’ proposta. E’ servizio ai cittadini. 

Da rimarcare che tutto ciò ha avuto luogo senza utilizzare alcun finanziamento, né privato né pubblico, evitando di fare cassa di risonanza ad amministratori pubblici "mecenati" che pretendono di detenere il potere unico sugli eventi culturali in Provincia e che fanno passerella prima di ogni concerto per poi lasciare l’uditorio senza neanche ascoltare un brano. 

 Ciò a dimostrazione che non servono finanziamenti faraonici per fare cultura,(anche se qualche soldo è necessario) ma occorre soprattutto tanta passione ed impegno, quello che i comitati elettorali, denominati impropriamente partiti, oggi non hanno più. Abbiamo fatto politica con passione e vogliamo continuare, riqualificando, a modo nostro, un luogo bellissimo come Piazza Garibaldi, trasformando questo salotto popolare in una culla della cultura per tutti.