99 anni fa, in piena offensiva fascista, la parte più avanzata e cosciente della classe operaia ruppe con l’opportunismo e il riformismo, costituendo a Livorno il Partito Comunista d'Italia (PCdI).
Fu una decisione di portata storica, che dette al proletariato del nostro paese il Partito di classe indipendente e rivoluzionario, fondato sulle basi ideologiche e organizzative stabilite dall’Internazionale Comunista.
Un Partito che con i suoi militanti, i figli migliori della classe operaia italiana, ha scritto pagine gloriose nella lotta contro il fascismo e nella Resistenza, per un’Italia socialista e l’emancipazione della classe operaia, prima di imboccare la fallimentare via revisionista e affondare nel pantano della socialdemocrazia e del neoliberismo.
Oggi, purtroppo, leggiamo la parola “comunista” da parte di formazioni che ne richiamano il nome, senza riscontro politico e come mero riferimento ideale. Tali formazioni sono accomunate da pesanti limiti, sia per le capacità pratiche che per volontà politica, chiarezza ideologica e radicamento di classe.
Il Partito della classe operaia oggi non può nascere né da una scissione da partiti riformisti come avvenne nel 1921, poiché non vi sono componenti comuniste in tali partiti, né da una confluenza, poiché nessuno dei partitini che si definiscono comunisti è in condizioni di assolvere tale compito.
Di fronte alla frammentazione organizzativa e alla confusione ideologica non c’è che una strada da seguire: unire, coordinare e centralizzare, forze e realtà che condividono i principi comunisti marxisti-leninisti e internazionalisti, l'analisi della situazione e i relativi compiti, impegnandosi per ricostruire e sviluppare i legami fra movimento comunista e movimento operaio.
La borghesia nei paesi imperialisti come l’Italia ha da tempo esaurito la sua funzione storica: ormai per mantenere alti profitti per pochi, genera disoccupazione, precarietà e ricattabilità per i lavoratori, nocività e morti nei luoghi di lavoro, assenza di prospettiva per i giovani, nuova subordinazione per le donne, povertà diffusa per molti.
Eppure l’alto livello di sviluppo delle forze produttive e di ricchezza che è prodotta proprio dai lavoratori, in questi paesi rende possibile, concreto e attuale il passaggio diretto a un’organizzazione sociale che non sia basata sullo sfruttamento, ma consenta ai lavoratori e alle masse popolari di essere protagonisti del proprio destino, esprimendo al massimo livello il proprio potenziale umano.
Se le condizioni oggettive sono riunite, non lo sono ancora quelle soggettive che consentano tale passaggio: per questo è necessario formare l’Organizzazione comunista preparatoria al Partito che può nascere da un processo di fusione delle migliori energie che sorgono e sorgeranno nel vivo della lotta di classe, affrontando i compiti politici vitali che stanno di fronte al proletariato.
Ci rivolgiamo perciò a operai, lavoratori, donne e giovani che, coerenti nei principi e nell’azione, svolgono attività politica e sono in prima linea nelle lotte nei luoghi di lavoro, in quelle sociali, antifasciste, etc.; ai proletari che non hanno ancora il Partito ma che esprimono il proposito di condurre la battaglia per la sua ricostruzione perché comprendono che restare sotto la direzione opportunista significa andare incontro alla disfatta o cadere nella passività.
Le ragioni che portarono alla costituzione del PCdI nel 1921 sono valide e attuali più che mai. Il Partito comunista è una necessità storica!
21 gennaio 2020
Coordinamento comunista toscano (CCT)
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Collettivo comunista (m-l) di Nuoro
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