Nei rari momenti in
cui si discute nel merito della riforma Renzi-Boschi, un ruolo preponderante rivestono
le riflessioni sul potere del nuovo Senato. Un'assise , ridotta
nella sua composizione a 100 membri, in luogo dei 315 attuali, non eletti dal popolo ma dai consiglieri
regionali,la cui possibilità di incidere nella formazioni delle leggi è
notevolmente diminuita.
Ma siamo sicuri che l’attuale Senato,quello descritto
nella Carta del ’48 e che si vuole cambiare abbia
reali poteri, così come gli organi
parlamentari delle altre Nazioni, espressione
delle sovranità popolari? In Europa, ad esempio, da quando
il processo decisionale sulle questioni cruciali è stato affidato alla burocrazia
di Bruxelles, e ai poteri finanziari che
rappresenta, le Camere elettive
nazionali non contano più nulla.
A tal proposito, è utile richiamare la figura
del Senato virtuale così come la descrive lo scrittore Noam Chomsky. Secondo il
saggista americano i senatori che lo compongono sono prestatori di fondi,
investitori internazionali, che continuamente intervengono sulle politiche dei
diversi Paesi e le condizionano. Se tali politiche sono contrarie ai propri
interessi i senatori virtuali votano contro, determinando fughe di capitali,
attacchi speculativi e altre manovre a danno delle istituzioni nazionali e in particolare
del loro Stato Sociale.
Tanto più è
forte la valenza democratica e di partecipazione dei popoli ai propri destini,
tanto più è virulento l’attacco speculativo. Il
disprezzo per la democrazia è totale come si è reso manifesto nelle vicende
della Grecia di Tsipras . Nel 2015 si ebbe una feroce reazione all’idea stessa
che il popolo greco potesse determinare le sorti della propria vita
esprimendosi in un referendum contro il memorandum imposto dalla Troika. All’indomani, del rifiuto da parte dei greci dello politiche lacrime sangue dettate da Unione europea, Bce, Fmi, si registrò il voto contrario dei senatori
virtuali attraverso una corposa fuga di capitali dalle banche greche. Sciagura che
costrinse le istituzioni elleniche, per evitare un tracollo immediato, e una povertà ancora più crudele, a ignorare l’espressione democratica dei
propri cittadini e soccombere alla volontà della comunità finanziaria.
In
realtà questa fantomatica istituzione internazionale, non eletta da nessuno, oltre che il
potere di condizionare le politiche nazionali, ha la prerogativa di incidere
nel le dinamiche di regolazione democratica
inscritte nelle varie Costituzioni.
Depotenziamento, se non annullamento, della sovranità popolare, accentramento
assoluto del potere decisionale, questi i principali diktat ai nuovi costituenti.
La riforma Renzi-Boschi recepisce
in pieno tali prescrizioni. La più evidente si esprime con l’espropriazione dell’elezione dei Senatori
ai cittadini. La seconda si realizza con
l’accentramento della prerogativa legislativa in capo al Governo, il quale è
padrone assoluto della Camera. Questo
iter in realtà si realizza, non solo perché l’Esecutivo attivando la clausola di supremazia statale
può imporre disegni di legge agli enti
locali, in barba alla tanto decantata prerogativa di territorialità del Senato,
ma anche perché il Senato può a maggioranza assoluta richiedere alla Camera di
procedere all’esame di ogni progetto di legge.
La Camera si pronuncerà entro 6
mesi dalla data di deliberazione del Senato. Cosa accadrebbe se, soprattutto
nei casi di norme complesse che
richiedono di essere disciplinati con provvedimento diversi (i decreti
millerproghe ad esempio) le Camere non si accordassero sul procedimento
da seguire. Cosa accadrebbe se non fossero rispettati i tempi previsti? Saranno i presidenti di Camera e Senato a
risolvere i numerosi casi controversi . Ma manca una norma che possa dirimere i
conflitti tra di loro. Il che renderà certo l’incremento di ricorsi alla Corte
Costituzionale sulla divisione delle competenze, fino alla probabile paralisi
del Parlamento.
La conseguenza sarà il
quasi totale trasferimento al Governo dell’attività legislativa, eventualità prevista e ribadita nel nuovo
testo. Si realizzerà così, né più e né meno, quanto auspicato dai membri del Senato virtuale, cioè gli investitori
internazionali i quali, per vedere realizzati i loro interessi nel nostro Paese, non avranno bisogno di
ricorrere ad attacchi speculativi e o ad altri stratagemmi simili. Ergo se proprio si vuole sabotare, provare ad
ostacolare i giochi del Senato virtuale è necessario bloccare il nuovo Senato della Riforma Boschi-Renzi e
votare No a tutto il suo dispositivo.
E
se si volesse neutralizzare anche il senato virtuale? Bisognerebbe limitare
se non abolire la liberalizzazione dei
movimenti di capitali, ma questa è un’altra storia e attiene alla narrazione
antiliberista e anticapitalista.