Ieri la
costituente venezuelana, composta da 545
deputati si è insediata nel Palacio Federal e ha iniziato i suoi lavori. Provo a riassumere gli obbiettivi che
l’organo eletto da più di ottomilioni di cittadini si propone di ottenere, così
come emerge dalle poche note di stampa non asservite all’imperialismo.
Si vuole accelerare il percorso, già in atto, verso un tipo di economia
indipendente dal petrolio, utile a soddisfare i bisogni del popolo venezuelano.
Questo cammino parte da lontano, da
quando cioè, agli inizi degli anni duemila, Chavez si propose di investire i
proventi petroliferi verso il settore agroalimentare, per progredire nell’indipendenza
economica. Individuò come consulente per lo sviluppo rurale il Movimento Sem
Terra (Mst) del Brasile, nel quadro di una collaborazione Sud-Sud che
ben presto diventerà un sistema di cooperazione economica fra i paesi dell’alleanza Alba: Cuba,
Venezuela, Bolivia, Nicaragua, Ecuador.
I rapporti di solidarietà internazionale
sviluppatesi nel quadro Sud Sud, sono progrediti. Dal 2005 la brigata internazionalista
Apolònio de Carvalho - una delle tante brigate
di lavoro dell’Mst, che operano anche in molti paesi africani e in contesti di
crisi (Haiti, Palestina) - aiuta i
contadini venezuelani fornendo loro formazione, organizzando insieme le produzioni agricole.
Nel 2013 la brigata si occupò di sviluppare un progetto nell’Unità di
produzione sociale agricola (Upsa). Dopo quattro anni di attività, dall’inizio
del programma, si legge sul sito dell’Mst : “Abbiamo coinvolto collettivi,
consigli delle comunas (unità organizzative
di base ndr), movimenti rurali, nella
formazione tecnica e politica, nell’ottica di sviluppare anche una cultura dell’agricoltura”.
Oltre a implementare le coltivazioni per il consumo interno, ci si è concentrati sulla
produzioni di sementi autoctone - dal settore orticolo, ai cereali e alla soia
- lo scopo è quello di raggiungere l’indipendenza alimentare, con sommo
sconcerto di certe multinazionali come la Monsanto. L’agricoltura sta
conoscendo uno sviluppo anche a livello urbano. Qualche anno fa è stato creato
il ministero dell’agricoltura urbana che ha portato alla nascita di migliaia di
piccolissimi orti urbani.
Uno dei problemi più grandi, però, rimane quello di fronteggiare
il piano di destabilizzazione capeggiato dagli Stati Uniti che prevede: da una
parte un'azione sul mercato, con l’accaparramento dei prodotti e la distruzione
de centri di immagazzinamento e trasporto, così da creare scarsità di prodotto
con il consegnate aumento del prezzo, dall’altra le azioni terroristiche, con
assedi di aree agricole, uccisioni e saccheggi.
Altri obiettivi della costituente
riguardano la preservazione della vita sulla terra con l’attenzione verso una
maggiore salvaguardia della bio diversità e la diffusione di una coscienza
ecologica. Inoltre si porrà attenzione
al “ consolidamento della democrazia partecipativa” con la
costituzionalizzazione del potere deliberativo dei consigli comunali e delle “comunas” . Infine un altro importante obiettivo sarà quello di lottare contro l’oppressione
straniera e la borghesia nazionale. Non mi pare che questo sia il programma di
un regime dittatoriale. Certo oltre che alle multinazionali del petrolio si provocano
scompensi anche alle gradi company
chimico-agrarie a cui proprio non va giù
la preservazione e l’utilizzo di sementi autoctone e l’autonoma produzione di
fertilizzanti naturali.
Quello che appare misterioso è il motivo per cui Papa
Francesco, diventato ormai un’icona di certa sinistra italiana venerata più del
Che, ha esortato il governo venezuelano a bloccare questo percorso. La sospensione del processo costituente, invocata
dal Pontefice, sarebbe funzionale al mantenimento della pace. Dunque il
consolidamento della democrazia partecipativa, la definizione di una politica agro-alimentare autoctona, eco
sostenibile, necessaria a diversificare
un’economia basata sul petrolio, sarebbero atti di guerra?
Il problema è che il
buon Bergoglio spesso predica bene e razzola male. La potente conferenza episcopale venezuelana è legata alle
oligarchie e alle consorterie private contrarie alla rivoluzione bolivariana. I
vescovi Venezuelani sono troppo influenti per non avere l’appoggio del Papa. Tornando
alla pace tanto invocata, ricordiamo che
l’arcivescovo di Caracas, cardinal Jorge
Urosa Savino è noto per aver benedetto il colpo di Stato del 2002 che destituì,
momentaneamente Hugo Chavez. Un capo dei Vescovi così è una vera e propria garanzia
per il mantenimento della pace e la promozione della non violenza. Non è vero Papa Francesco?