Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

mercoledì 2 agosto 2017

La Costituente di Panebianco

Luciano Granieri



Più di ottomilioni di  cittadini sono andati ai seggi per eleggere l’assemblea costituente. I candidati provenivano  da oltre cento partiti, tutti legittimati a concorrere per contribuire all’aggiornamento  della Costituzione. L’oggetto delle modifiche , prevede l’espansione e la protezione dei diritti sociali già sanciti nel dispositivo  vigente, l’assicurazione della pace e il dialogo nel contraddittorio parlamentare , il rafforzamento della lotta al  terrorismo. Le modifiche licenziate dalla Costituente, saranno poi sottoposte all’ulteriore giudizio popolare  tramite referendum confermativo. 

Questa è la procedura iniziata   in Venezuela, per cambiare la Costituzione del 1999. Un percorso che secondo la vulgata, dei paesi imperialisti, pompata dai media quasi totalmente asserviti ad essi, è bollato  come procedura dittatoriale, volta a rafforzare il regime di Maduro. Tant’è vero che l’esito elettorale  non verrà riconosciuto dal Parlamento, dai Paesi Ue  ,e soprattutto verrà osteggiato    dagli Stati Uniti,   dalla Colombia, e  dal Messico, Stati che secondo, il capo della CIA,   Mike Pompeo stanno collaborando con l’intelligence americana per intervenire in Venezuela e sovvertire il sistema a favore delle multinazionali del petrolio. Una domanda sorge spontanea. Sono in grado di documentare le potenze imperialiste presunti brogli? L’unica cosa che emerge evidente   è la  violenza perpetrata dall’opposizione golpista, culminata  nell’uccisione del candidato Chavista, l’avvocato Josè Felix Pineda. 

Se  il processo di revisione costituzionale che si sta concretizzando in  Venezuela è brutalmente definito come dittatoriale. Le  pari  dinamiche  che si sono svolte e forse, speriamo di no,  continueranno a proporsi in Italia, sono considerate quanto di più democratico possa esistere. La modifica dell’art. 81 della Costituzione italiana  - che impone le ragioni del  pareggio di bilancio, funzionali al libero dispiegarsi delle logiche ultraliberiste, a scapito della funzione  sociale dello Stato - è stata approvata senza nemmeno consultare i cittadini.

 La revisione costituzionale imposta da J.P. Morgan al governo Renzi, per modificare i principi troppo socialisti insiti nella Carta,  è stata votata   con metodi poco rispettosi della dinamica parlamentare, altro che Costituente! Per fortuna, il referendum confermativo (quello che si terrà comunque anche in Venezuela per approvare le modifiche licenziate dalla Costituente) ha bocciato il tentativo di scippo democratico ordito dalla comunità finanziaria ai danni del Popolo italiano.

 Ma non è finita qui. Assistiamo da qualche giorno ad ulteriori attacchi portati alla Costituzione italiana da sedicenti giornalisti ultra democratici. Ci riferiamo ad Angelo Panebianco, un pennivendolo che scrive sul  Corriere della Sera,  il quotidiano filo governativo e filo liberista per eccellenza. Panebianco, oltre a rammaricarsi per la mancata approvazione della deforma costituzionale renziana, oltre a magnificare una tassazione uguale per tutti al 25%, in netto contrasto con il principio della fiscalità progressiva inserita in Costituzione, sostiene che bisogna superare il tabu dell’immodificabilità della prima parte della Carta, quella che sancisce principi e diritti. 

Secondo il  guru dei think tank ultraliberisti  una Repubblica Democratica fondata sulla libertà, in luogo del  lavoro, e la promozione della proprietà privata a diritto inalienabile, costituirebbero  i presupposti per una comunità più evoluta.  A quale evoluzionismo Si riferisca non è dato sapere , ma è intuibile, e sicuramente il popolo non avrebbe alcun vantaggio da tali modifiche. 

Panebianco è avanti, indubbiamente, perché già è allo stravolgimento della prima parte della Costituzione. Quando, è una notizia questa che sconvolgerà il giornalista, il  primo step del piano finalizzato a stravolgere la seconda parte del dettato costituzionale è fallito. E  Poi chi dovrebbe incaricarsi di modificare la prima parte della Costituzione? Un Parlamento eletto con una legge elettorale incostituzionale? Parlamentari e politici  del tutto privi di una cultura istituzionale e costituzionale decente? O per meglio dire privi di cultura  tout  court? 

Qualora fosse giustificata  la necessità di una riforma della prima parte della Costituzione, ipotesi da  rigettare completamente, forse sarebbe auspicabile l’elezione di un’assemblea costituente. Giammai! Quello è un passaggio dittatoriale, ce lo insegna il Venezuela. 

Per tornare al Paese della rivoluzione bolivariana, la verità è che ancora lo Stato venezuelano contempla la collaborazione, seppur in modalità limitata, con le multinazionali e ancora  adotta un’economia mista pubblico/privata. Forse una dei primi articoli che la costituente venezuelana dovrebbe varare è quella che liquida definitivamente le multinazionali del petrolio e abolisca del tutto l’iniziativa economica privata. 

Qualcuno potrebbe definirla dittatura del proletariato. E che c’è di strano. Sarebbe finalmente ora che si realizzasse  compitamente una dittatura di questo genere. Potere al popolo.




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