Più di ottomilioni di cittadini sono andati ai seggi per eleggere
l’assemblea costituente. I candidati provenivano da oltre cento partiti, tutti
legittimati a concorrere per contribuire all’aggiornamento
della Costituzione. L’oggetto delle modifiche , prevede l’espansione e la protezione dei diritti sociali già
sanciti nel dispositivo vigente, l’assicurazione
della pace e il dialogo nel contraddittorio parlamentare , il rafforzamento della
lotta al terrorismo. Le modifiche
licenziate dalla Costituente, saranno poi sottoposte all’ulteriore giudizio popolare
tramite referendum confermativo.
Questa
è la procedura iniziata in Venezuela, per cambiare la Costituzione del
1999. Un percorso che secondo la vulgata, dei paesi imperialisti, pompata dai
media quasi totalmente asserviti ad essi, è bollato come procedura
dittatoriale, volta a rafforzare il regime di Maduro. Tant’è vero che l’esito
elettorale non verrà riconosciuto dal Parlamento, dai
Paesi Ue ,e soprattutto verrà osteggiato dagli Stati
Uniti, dalla Colombia, e dal Messico, Stati che secondo, il capo della
CIA, Mike Pompeo stanno collaborando con
l’intelligence americana per intervenire in Venezuela e sovvertire il sistema a
favore delle multinazionali del petrolio. Una domanda sorge spontanea. Sono in
grado di documentare le potenze imperialiste presunti brogli? L’unica cosa che
emerge evidente è la violenza perpetrata dall’opposizione golpista,
culminata nell’uccisione del candidato
Chavista, l’avvocato Josè Felix Pineda.
Se
il processo di revisione costituzionale che si sta concretizzando
in Venezuela è brutalmente definito come
dittatoriale. Le pari dinamiche che si sono svolte e forse, speriamo di no, continueranno a proporsi in Italia, sono
considerate quanto di più democratico possa esistere. La modifica dell’art. 81
della Costituzione italiana - che impone le ragioni del pareggio di bilancio, funzionali al libero
dispiegarsi delle logiche ultraliberiste, a scapito della funzione sociale dello Stato - è stata approvata senza
nemmeno consultare i cittadini.
La revisione costituzionale imposta da J.P.
Morgan al governo Renzi, per modificare i principi troppo socialisti insiti
nella Carta, è stata votata con metodi poco rispettosi della dinamica
parlamentare, altro che Costituente! Per fortuna, il referendum confermativo
(quello che si terrà comunque anche in Venezuela per approvare le modifiche licenziate dalla Costituente) ha bocciato il tentativo di scippo
democratico ordito dalla comunità finanziaria ai danni del Popolo italiano.
Ma non è finita qui. Assistiamo
da qualche giorno ad ulteriori attacchi portati alla Costituzione italiana da
sedicenti giornalisti ultra democratici. Ci riferiamo ad Angelo Panebianco, un
pennivendolo che scrive sul Corriere
della Sera, il quotidiano filo governativo e filo liberista per eccellenza. Panebianco, oltre a rammaricarsi per la
mancata approvazione della deforma costituzionale renziana, oltre a magnificare
una tassazione uguale per tutti al 25%, in netto contrasto con il principio
della fiscalità progressiva inserita in Costituzione, sostiene che bisogna
superare il tabu dell’immodificabilità della prima parte della Carta, quella
che sancisce principi e diritti.
Secondo il guru dei think tank ultraliberisti una Repubblica Democratica fondata sulla
libertà, in luogo del lavoro, e la
promozione della proprietà privata a diritto inalienabile, costituirebbero i presupposti per una comunità più evoluta. A quale evoluzionismo Si riferisca non è dato
sapere , ma è intuibile, e sicuramente il popolo non avrebbe alcun vantaggio da
tali modifiche.
Panebianco è avanti, indubbiamente, perché già è allo
stravolgimento della prima parte della Costituzione. Quando, è una notizia
questa che sconvolgerà il giornalista, il primo step del piano finalizzato a stravolgere
la seconda parte del dettato costituzionale è fallito. E Poi chi dovrebbe incaricarsi
di modificare la prima parte della Costituzione? Un Parlamento eletto con una
legge elettorale incostituzionale? Parlamentari e politici del tutto privi di una cultura istituzionale e
costituzionale decente? O per meglio dire privi di cultura tout court?
Qualora
fosse giustificata la necessità di una riforma della prima parte della
Costituzione, ipotesi da rigettare
completamente, forse sarebbe auspicabile l’elezione di un’assemblea
costituente. Giammai! Quello è un passaggio dittatoriale, ce lo insegna il
Venezuela.
Per tornare al Paese della rivoluzione bolivariana, la verità è che
ancora lo Stato venezuelano contempla la collaborazione, seppur in modalità
limitata, con le multinazionali e ancora adotta un’economia mista pubblico/privata.
Forse una dei primi articoli che la costituente venezuelana dovrebbe varare è
quella che liquida definitivamente le multinazionali del petrolio e abolisca
del tutto l’iniziativa economica privata.
Qualcuno potrebbe definirla dittatura
del proletariato. E che c’è di strano. Sarebbe finalmente ora che si realizzasse
compitamente una dittatura di questo
genere. Potere al popolo.
Nessun commento:
Posta un commento