Ore ed ore di sbattimento televisivo, fiumi e fiumi d’inchiostro
versati sui giornali, una marea di analisi, opinioni, sentenze, previsioni , profuse
generosamente da giornalisti, analisti, politologi, scienziati, quanta energia sprecata per delle elezioni inutili!
E ancora non è finita, perché la
canea si sposta sulle possibili combinazioni governative che una legge elettorale
sciagurata lascia in uno stucchevole
limbo. A proposito di legge elettorale! Il risultato delle elezioni ha
certificato ancora di più la dabbenaggine di coloro i quali si sono impegnati a
mettere in piedi un dispositivo caotico. Un artificio fatto apposta per far perdere i 5 stelle che invece , guarda un po’, hanno trionfato. Solo per questo chi ha
partorito un obbrobrio simile si dovrebbe dimettere dalla vita politica.
Ma
torniamo alla incomparabile noia della telenovela sul prossimo governo. Perché affannarsi
tanto a capire chi guiderà l’esecutivo ed in base a quali programmi? E’ tutto
già deciso. Pierre Moscovici, Commissario Europeo agli affari economici, si dice fiducioso sul fatto che Mattarella faciliterà la
formazione di un governo capace di confermare gli impegni presi dall’Italia con
l’Europa. Inoltre, ha aggiunto in un’intervista rilasciata al quotidiano la Repubblica, che in
questa fase non è possibile varare misure sociali a causa del probabile aumento del debito e dello spread.
A Moscovici, fa eco Valdis
Dombrovoskis Vice Presidente della Commissione Europea, il quale ricorda come l’Italia,
al pari di Croazia e Cipro, presenti “squilibri
macroeconomici eccessivi”, crescita molto al di sotto della media europea,
bassa produttività e debito troppo alto. Per rispondere a tali criticità il
nuovo governo deve proseguire con le
riforme neo liberiste, senza minimamente toccare quelle varate in passato, in più, aumentare il programma di privatizzazioni che ad oggi appare
insufficiente.
Anche il presidente della Banca Centrale Europea ,Mario Draghi
ha detto la sua sul quadro post elettorale italiano. In caso di nuove criticità
di bilancio, l’intenzione della BCE
sarebbe quella di porre fine all’acquisto mensile dei bond statali attraverso il Quantitative Easing. Ovvero
se il futuro governo avesse intenzione
di cancellare le riforme fin qui acquisite, o mettere in discussione i trattati
europei in vigore, il cash flow, assicurato dalla Banca Centrale attraverso l’acquisto
di titoli di Stato italiani - unico vero motore
della moderata crescita del Pil - potrebbe esaurirsi. Secondo Draghi
l’Italia, avendo il secondo debito pubblico più alto dopo la Grecia, deve
mantenersi sui binari di una politica di bilancio responsabile.
Ecco quindi belli che liquidati il reddito di
cittadinanza proposto dal Movimento 5 Stelle e l’abolizione leghista della
legge Fornero, due capisaldi della campagna elettorale che hanno decretato il
successo di Di Maio, Salvini e soci. Mettiamoci che per ogni manovra, minimo
20miliardi dovranno servire a disinnescare le clausole di salvaguardia sempre in agguato, e
che dal 2019 il Fiscal Compact, da trattato
intergovernativo, diventerà legge
europea - con la conseguenza di
costringere i governi a reperire almeno 50 miliardi a botta per ridurre il
rapporto debito Pil, fino a potarlo al 60% nei prossimi vent’anni -diventa impensabile immaginare una qualsiasi cosa che
assomigli ad un reddito di cittadinanza, all’abolizione della Fornero, o
ancora all’introduzione della flat tax.
A meno che il prossimo governo, a guida pentastellata o leghista che
sia, non abbia intenzione di mettere in discussione tutta la dinamica del debito
imposta dai vincoli Europei da
Maastricht in poi, e rompere la trappola innescata dai cravattari della UE. Cravattari è la definizione giusta perché se dal
1980 ad oggi abbiamo pagato 3.400
miliardi di interessi ed è rimasto in piedi ancora un debito di 2.250 miliardi, significa che stiamo in mano
agli strozzini.
A occhio non mi pare che né la Lega né il Movimento 5 Stelle
abbiano contezza di ciò. Gli uni erano contro l’euro, adesso non è l’opzione
principale, se la prendono con l’Europa che accoglie gli immigrati, la UE che
impone le quote latte e la misura minima delle zucchine. Gli altri erano contro l’Europa dell’euro, da
cancellare attraverso referendum, poi si sono addolciti contestando solo alcune
parti dei trattati, adesso non si capisce più quale sia la loro posizione in merito.
Gli
unici movimenti che avevano nel programma l’uscita dall’Europa dei
mercati, il rifiuto dell’imposizione del
debito, e la fuoriuscita da questa tagliola, non attraverso fascismi sovranisti e patriottardi, ma grazie
all’internazionalizzazione del modello socialista, anticapitalista e
antiliberista, hanno raccolto le briciole nelle urne. Di questo hanno grandi responsabilità i
partiti riformisti, da tempo traditori della classe popolare , e quelle formazioni, pure
definitesi comuniste , che nella
continua ricerca di uno strapuntino da Palazzo hanno sempre cercato di
stringere accordi con i citati traditori del popolo, e per
questo si sono disintegrati. Rifondazione Comunista è un fulgido esempio.
Partendo da queste considerazioni, a mio
giudizio, per ricostruire una piattaforma su cui basare un fronte comunista
condiviso, oggi dissolto , è necessario partire dal contrasto duro all’Europa
della Troika, dei mercati, smontare pezzo per pezzo l’ipocrisia del debito,
dietro la quale si nasconde l’obiettivo della comunità finanziaria di
mercificare persino l’aria che respiriamo.
Ignoro i futuri sviluppi politici
italiani è un argomento che poco mi appassiona, ma una cosa è certa o si rovescia la gabbia di Maastricht o ogni
minimo intervento volto alla protezione sociale sarà impossibile, reddito di
cittadinanza e abolizione della Fornero compresi.