di Luc Girello
Per nella nostra durezza di rivoluzionari, non potevamo rimanere insensibili al fascino di una nevicata a Frosinone, evento estremamente raro. In realtà le foto delle ragazze di Ithaca meritano veramente di essere ammirate ed apprezzate. Noi ci siamo limitati ad aggiungere una splendida versione di "Round Midnight" bellissimo standard di Thelonius Monk, eseguita da Chet Baker, alla tromba, Enrico Pierannunzi, al piano, Charlie Haden al Contrabbasso, Billy Higghins alla batteria.
Buona Visione
Le rovine
"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"
Buenaventura Durruti
sabato 18 dicembre 2010
Prevaricazione a arroganza per la legalità dei diritti dei cittadini
Al Presidente dell’Amministrazione Provinciale
Piazza Gramsci
03100 Frosinone (FR)
All’ A.A.T.O. n. 5
c/o Uffici dell’Amm.ne Provinciale
Via Firenze
03100 Frosinone (FR)
Al Garante
il Servizio Idrico Integrato
c/o la Regione Lazio
00154 ROMA
Al CO.N.VI.RI.
Comitato Nazionale di Vigilanza sull'Uso delle Risorse Idriche
via Cristoforo Colombo n. 44
00147 ROMA
Al Signor Procuratore della Repubblica
presso il Tribunale di
FROSINONE
agli organi di stampa
Il Coordinamento Acqua Pubblica della provincia di Frosinone denuncia l’ennesima prevaricazione e l’arrogante disprezzo per la legalità e i diritti dei cittadini di cui è protagonista il gestore del Servizio Idrico Integrato.
Di fronte ai balbettii ed ai tentennamenti di chi – l’Assemblea dei Sindaci – dovrebbe tutelare cittadini e territorio trascinando dinanzi al giudice questa azienda perché risponda delle inadempienze e dei comportamenti che da così tanti anni producono danni gravissimi ai cittadini e al territorio, stiamo assistendo in queste settimane e in questi ultimi giorni ad un crescendo di azioni e comportamenti inqualificabili.
Migliaia e migliaia di cittadini hanno trasmesso specifici, articolati e documentati reclami contro fatturazioni incongrue, palesemente errate, contenenti tariffe illegali ed illegittime, peraltro revocate da un anno dall’Autorità d’Ambito. Contenenti la contestazione della mancata erogazione, nei termini contrattuali, del servizio di cui si pretenderebbe il corrispettivo intero.
Questi cittadini avevano ed hanno il diritto di ricevere nei termini di legge e di contratto adeguato ed esauriente riscontro al loro reclamo.
Di contro, nonostante lo stesso CO.N.VI.RI. abbia in più di un’occasione riscontrato la rilevanza del contenzioso proposto, ACEA ATO 5 S.p.A. ha scelto – evidentemente perché impossibilitata a confrontarsi nel merito delle contestazioni – di fare mostra di ignorare il diritto del cittadino a far valere i propri diritti, qualificando ingiuriosamente nelle fatturazioni successive, nelle lettere di sollecito, agli sportelli, nelle telefonate minacciose ed ora, mandando “figuri” a minacciare la riduzione del flusso idrico, quegli stessi cittadini come “morosi”; arrivando a calcolare sulle fatture reclamate interessi di mora.
A tutte le autorità in indirizzo chiediamo quanto ancora dovranno sopportare i cittadini prima che ognuna di loro, per quanto di rispettiva competenza, si decida ad intervenire per far cessare il sopruso, la prepotenza, l’arroganza?
Quanto ancora dovranno sopportare prima che venga ripristinato quel minimo di legalità facendoci uscire da questo “far west”
Come Coordinamento Acqua Pubblica della Provincia di Frosinone siamo e restiamo dalla parte dei cittadini e della legalità. Ci aspettiamo che lo siano fattivamente anche le pubbliche autorità.
Frosinone lì 17/12/2010
COORDINAMENTO ACQUA PUBBLICA PROVINCIA DI FROSINONE
giovedì 16 dicembre 2010
Deus ti salvet - Procurade e moderare
da Daniele Sepe Video
Baroni,
cercate di moderare la vostra tirannia,
Altrimenti, a costo della mia vita,
tornerete nella polvere (per terra),
La guerra contro la prepotenza
è stata già dichiarata
e nel popolo la pazienza
inizia a mancare
Deus ti salvet - Procurade e moderare tratto da "Spiritus Mundi" di Daniele Sepe ed. Polosud 1995 voce Auli Kokko e Nico Casu
Deus, Deus ti salvet Maria
chi, chi ses de grassias prena.
De grassias ses sa vena
ei sa currente.
De grassias ses sa vena
ei sa currente.
Su, su Deus onnipotente
chi cun tecus est istadu.
Pro chi t'at preservadu
Immaculada.
Pro chi t'at preservadu
Immaculada.
De grassias ses sa vena
ei sa currente.
De grassias ses sa vena
ei sa currente.
Meda, meda grassias nos donet
In, in bida e in sa morte
e in sa dizzosa sorte
in Paradisu,
e in sa dizzosa sorte
in Paradisu.
Procurad'e moderare
Barones, sa tirannia
Chi si no, pro vida mia,
Torrades a pés in terra
Decrarada est giaj sa gherra
Contra de sa prepotentzia
Incomintzat sa passentzia
In su pobulu a mancare
Baroni,
cercate di moderare la vostra tirannia,
Altrimenti, a costo della mia vita,
tornerete nella polvere (per terra),
La guerra contro la prepotenza
è stata già dichiarata
e nel popolo la pazienza
inizia a mancare
Baroni,
cercate di moderare la vostra tirannia,
Altrimenti, a costo della mia vita,
tornerete nella polvere (per terra),
La guerra contro la prepotenza
è stata già dichiarata
e nel popolo la pazienza
inizia a mancare
Deus ti salvet - Procurade e moderare tratto da "Spiritus Mundi" di Daniele Sepe ed. Polosud 1995 voce Auli Kokko e Nico Casu
Deus, Deus ti salvet Maria
chi, chi ses de grassias prena.
De grassias ses sa vena
ei sa currente.
De grassias ses sa vena
ei sa currente.
Su, su Deus onnipotente
chi cun tecus est istadu.
Pro chi t'at preservadu
Immaculada.
Pro chi t'at preservadu
Immaculada.
De grassias ses sa vena
ei sa currente.
De grassias ses sa vena
ei sa currente.
Meda, meda grassias nos donet
In, in bida e in sa morte
e in sa dizzosa sorte
in Paradisu,
e in sa dizzosa sorte
in Paradisu.
Procurad'e moderare
Barones, sa tirannia
Chi si no, pro vida mia,
Torrades a pés in terra
Decrarada est giaj sa gherra
Contra de sa prepotentzia
Incomintzat sa passentzia
In su pobulu a mancare
Baroni,
cercate di moderare la vostra tirannia,
Altrimenti, a costo della mia vita,
tornerete nella polvere (per terra),
La guerra contro la prepotenza
è stata già dichiarata
e nel popolo la pazienza
inizia a mancare
Lettera aperta all’on. Fiamma Nirestein
da Forum Palestina
“Riconosca l’errore, faccia le sue scuse…e cambi registro”
Gentile On.le Nirenstein,
gli attacchi da lei rivolti all’Ordine dei Giornalisti ed al Presidente Iacopino investono, a nostro modo di vedere, la sfera della libertà di informazione e del diritto di espressione, il che ci coinvolge direttamente come cittadini, oltre che come attivisti del movimento per la pace e la giustizia in Medio Oriente.
La “colpa” del Presidente Iacopino sarebbe quella di aver consentito lo svolgimento, in una sala dell’Ordine da lui presieduto, di una conferenza stampa avente ad oggetto la presentazione di un libro della giornalista Angela Lano sulla vicenda delle navi dei pacifisti assaltate dall’esercito israeliano circa sei mesi or sono e l’illustrazione della prossima spedizione navale che dirigerà verso la Striscia di Gaza assediata.
A sua detta, On. Nirenstein, il Presidente Iacopino ha commesso un gravissimo errore, addirittura uno “scandalo”, consentendo quella conferenza stampa e intervenendo nella presentazione del libro di Angela Lano.
Soffermiamoci su quella che avrebbe dovuto essere la prova regina dello “scandalo” commesso dal Presidente Iacopino:la presenza, nella conferenza stampa incriminata, dei rappresentanti dell’organizzazione turca İnsani Hak ve Hürriyetleri ve İnsani Yardım Vakfi, più conosciuta con il suo acronimo IHH. Si tratta dell’associazione proprietaria della Mavi Marmara, la nave a bordo della quale si trovavano i nove attivisti assassinati dall’esercito israeliano nel corso dell’assalto della scorsa primavera (assalto, è bene ricordarlo, condannato dall’ONU e da tutti i governi del mondo, escluso, ovviamente, quello di Tel Aviv).
On.le Nirenstein, da mesi lei proclama che l’associazione turca sia in realtà un’organizzazione terroristica, fuorilegge in Germania e inserita nella black list del Dipartimento di Stato U.S.A.; sulla base di questa affermazione, lei ha puntato il dito contro il Presidente Iacopino e l’intero Ordine dei Giornalisti.
***
On.le Nirenstein, prima di essere eletta al Parlamento italiano e di ricoprire la carica di Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati, lei faceva la giornalista. Avrebbe, dunque, almeno due ottime ragioni per documentarsi, prima di lanciare accuse tanto gravi.
L’ İnsani Hak ve Hürriyetleri ve İnsani Yardım Vakfi – IHH (in italiano, Fondazione per i diritti dell’uomo, le libertà e l’aiuto umanitario) è un’organizzazione turca, con base ad Istanbul, dove è ufficialmente registrata dal 1995. Dal 2004, l’IHH è anche una delle ONG che godono dello status di “organismi consultivi” da parte del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite. L’IHH è intervenuta con aiuti umanitari in Bosnia, Pakistan, Etiopia, Libano, Indonesia, Palestina occupata, Sudan (Darfur), Ghana, Mongolia, Cina, Brasile, Argentina e ad Haiti dopo il recente terremoto. A differenza di quanto va proclamando da sei mesi, On.le Nirenstein, l’IHH non è fuorilegge in Germania e non è sulla black list del Dipartimento di Stato U.S.A. Per la verità, l’IHH è fuorilegge in un solo Paese al mondo: Israele.
Fuorilegge in Germania e considerata organizzazione terrorista dagli U.S.A. è, invece, un’altra organizzazione, che in comune con quella da lei additata, On.le Nirenstein, ha solo le iniziali del nome: si tratta, infatti, dell’Internationale Humanitare Hilfsorganisation, fondata a Francoforte e con sedi in alcuni Paesi europei (Belgio, Danimarca, Olanda ed Austria), ma non in Turchia.
L’IHH di Istanbul ha sempre dichiarato di non aver nulla a che spartire con l’IHH di Francoforte, ed ha tentato più volte, anche ricorrendo alla magistratura tedesca, di impedirle di utilizzare l’acronimo ed un logo molto simile al proprio.
Seguendo questa sua logica dovremmo accollare, denunciare e perseguire in Italia le malefatte della Confederazione Italiana degli Agricoltori (CIA) perché ha la stessa sigla della Central Intelligence Agency (CIA) con sede a Langley in Virginia e di cui alcuni agenti in Italia sono stati recentemente condannati a pene pesanti dalla magistratura.
On.le Nirenstein, tutto questo non può non essere di sua conoscenza, alla luce della sua grande esperienza come giornalista e Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati, (anche perché è sufficiente una brevissima ricerca su internet per reperire tutte le informazioni in proposito).
Errare è umano, perseverare è diabolico. Lei, On.le Nirenstein, persevera nell’errore da più di sei mesi, e sulla base di questo errore ha scagliato le sue accuse contro chi ha messo a disposizione uno spazio di libertà per fornire un’informazione e un punto di vista che, per quanto siano a lei sgraditi, non si possono oscurare. Proprio come non si può oscurare la verità su quel massacro compiuto in mare aperto, in quell’alba di sangue della scorsa primavera. Proprio come non si può oscurare la verità di una feroce occupazione militare e coloniale che si fonda sul disprezzo razzista e sulla complicità di governi distratti o conniventi.
Vede, On.le Nirenstein, per noi non esistono razze inferiori e popoli eletti. Per noi, gli uomini e le donne sono tutti uguali e tutti hanno il diritto di esprimersi e raccontarsi, perché la libertà di informazione non può essere solo la libertà dei potenti di insultare i più deboli. Dunque, l’Ordine dei Giornalisti ed il suo Presidente hanno fatto una cosa giusta, ospitando la presentazione di quel libro e quella conferenza stampa. E lei, On. Nirenstein, farebbe un gran bel gesto, se ammettesse il suo errore e porgesse le sue scuse al Presidente Iacopino, agli attivisti dell’IHH ed a tutti quelli che si stanno preparando per portare alla Striscia di Gaza assediata ed a tutta la Palestina occupata un messaggio di solidarietà e di libertà.
La salutiamo qui e le diamo appuntamento al prossimo 25 aprile. Noi saremo come tutti gli anni in piazza insieme ai partigiani, agli antifascisti e insieme ai palestinesi con le bandiere rosse, palestinesi e partigiane per celebrare la Resistenza contro l'oppressione dei popoli.
mercoledì 15 dicembre 2010
Lettera aperta all’Assessore Colasanti e all’Amministrazione tutta.
da La Bacheca del Circolo di Sel Frosinone
Prendiamo atto – a mezzo stampa! – con soddisfazione che l’Assessore Colasanti, e speriamo l’Amministrazione tutta, si sono accorti che a Frosinone ci sono idee nuove e progetti nuovi che vogliono concorrere alla riqualificazione del Centro Storico.
In Città ci sono persone, cittadini, associazioni, partiti politici, una ricca trama di relazioni sociali che “abitano” per davvero la Città , che ascoltano e pensano, che parlano e agiscono, organizzano e realizzano.
Noi di SEL, insieme con tante e tante associazioni e soggettività umane e culturali, abbiamo realizzato due “fatti” importanti: la “Giornata per il Centro Storico” (il 3 ottobre scorso) e la giornata per “L’Altra Cultura” (solo domenica scorsa).
Abbiamo provato la “contaminazione” tra “diversi” per promuovere una proposta condivisa; abbiamo discusso insieme con tanti della possibilità di un’idea “forte” per la Città ; abbiamo ascoltato bisogni e desideri di tanti e abbiamo “messo le mani” – fisicamente e metaforicamente – su uno stabile di proprietà comunale lungo via del Carbonaro.
Per dire alla Città tutta – anche a chi per lunghissimo tempo è rimasto “sordo”! – che la rinascita del Centro Storico passa soprattutto attraverso il rilancio di una pratica democratico-partecipativa, che si dà un progetto e si dota di strumenti, che agisce per la “comunità” e non al servizio di sparsi e frammentati segmenti del dilaniato tessuto economico-produttivo.
Abbiamo ottenuto un risultato: l’Amministrazione Comunale ci offre un “tavolo” di confronto pubblico, per progettare insieme (questo vogliamo!) un “CENTRO di AGGREGAZIONE” socio-culturale nel territorio del quartiere “Centro Storico”, che dovrà avere come obiettivo quello di promuovere la partecipazione della cittadinanza per la “riqualificazione”.
E la riqualificazione di un territorio – sia ben chiaro! – è data dall’affermazione e dalla condivisione di un patrimonio culturale, di un’identità “culturale”, che si ricostruisce riconnettendo bisogni e necessità, aspirazioni e desideri, tralasciando almeno per un po’ l’affannosa rincorsa al portafoglio dell’escursionista della spesa.
La “riqualificazione” di un territorio passa certamente anche attraverso la ridefinizione del tessuto economico-produttivo, ma è conseguenza – soprattutto – della rinnovata “qualità della vita” della cittadinanza tutta.
La “riqualificazione “ del territorio, in particolare del centro urbano, passa dando risposte alle domande che pongono gli studenti dell’Accademia di Belle Arti, che hanno bisogno di uno “spazio” per riempirlo di contenuti culturali, che hanno bisogno di luoghi per “abitare” la Città senza subire i ricatti della compravendita dei posti letto: aspetto quest’ultimo sul quale l’Assessore Martini si è impegnata – in Largo
S. Ormisda, il 12 dicembre – a fornire chiarimenti in tempi stretti.
S. Ormisda, il 12 dicembre – a fornire chiarimenti in tempi stretti.
La “riqualificazione” passa soprattutto investendo in “progettazione socio-culturale”, spesso – quasi sempre! – disattesa per dare soddisfazione ad altro tipo di investimento, magari quello capace di stringere alleanze “vincenti” e “clientele” servizievoli.
Siamo disponibili – insieme con tutti coloro che hanno “vissuto” il Centro Storico in modo “altro” – a partecipare al tavolo al quale ci invita l’Assessore, con la speranza che l’invito non tardi, perché abbiamo il timore che le “luminarie” e le “vetrine” delle incombenti festività possano accecare di nuovo la possibile “lungimiranza” dell’Amministrazione.
A presto!
Sentitamente.
Frosinone 15 dicembre 2010
Circolo Cittadino
CACCIAMOLO CON LA FORZA DELLE PIAZZE!
Dichiarazione del Comitato Centrale del Pdac
Berlusconi è ancora lì, salvato dal parlamento corrotto
Berlusconi è ancora lì, salvato dal parlamento corrotto
Dopo la squallida sceneggiata in parlamento - che ha mostrato il vero volto di questo pollaio della democrazia borghese, corrotto come il sistema capitalistico di cui è strumento - il governo Berlusconi è riuscito a guadagnare la fiducia. Non c'era da farsi illusioni sul parlamento. Non c'è da farsene ora aspettando una conclusione anticipata del governo: non perché Berlusconi abbia superato i guai numerici (anzi: restano tutti e si riproporranno tra qualche settimana, animati dalla sfiducia di ampi settori della grande borghesia che vorrebbero un governo più affidabile); ma perché anche una eventuale conclusione della legislatura e il ricorso alle urne avrebbero come unico scopo quello di alimentare nuove illusioni mentre la soluzione dei lavoratori va cercata altrove, fuori dai palazzi del potere borghese.
La soluzione che cercano i padroni
La grande borghesia e i suoi partiti di centrodestra e centrosinistra sono già al lavoro per trovare una soluzione più stabile, ben sapendo che, se Berlusconi si è salvato oggi, potrebbe cadere tra un mese. Ferve il dibattito e le manovre sul cosa fare al prossimo precipitare della crisi: un nuovo governo di centrodestra (di nuovo Berlusconi? o Tremonti o Alfano?) magari allargato all'Udc; un governo "tecnico" (così lo chiamano) presieduto da un banchiere; o un governo "di unità nazionale", o ancora "di salvezza nazionale", ecc. Oppure, se non è possibile fare diversamente, passare prima attraverso nuove elezioni per poi concludere comunque con una di queste ipotesi: un governo Berlusconi, un governo Tremonti, un governo Monti, o l'alternanza di Bersani (o Vendola, nulla cambierebbe). Le formule si sprecano ma la sostanza è una sola: nel pieno di una delle più virulente crisi economiche del capitalismo, la borghesia ha urgente bisogno di un esecutivo al suo servizio col quale proseguire la guerra sociale contro i lavoratori e gli studenti.
La grande borghesia e i suoi partiti di centrodestra e centrosinistra sono già al lavoro per trovare una soluzione più stabile, ben sapendo che, se Berlusconi si è salvato oggi, potrebbe cadere tra un mese. Ferve il dibattito e le manovre sul cosa fare al prossimo precipitare della crisi: un nuovo governo di centrodestra (di nuovo Berlusconi? o Tremonti o Alfano?) magari allargato all'Udc; un governo "tecnico" (così lo chiamano) presieduto da un banchiere; o un governo "di unità nazionale", o ancora "di salvezza nazionale", ecc. Oppure, se non è possibile fare diversamente, passare prima attraverso nuove elezioni per poi concludere comunque con una di queste ipotesi: un governo Berlusconi, un governo Tremonti, un governo Monti, o l'alternanza di Bersani (o Vendola, nulla cambierebbe). Le formule si sprecano ma la sostanza è una sola: nel pieno di una delle più virulente crisi economiche del capitalismo, la borghesia ha urgente bisogno di un esecutivo al suo servizio col quale proseguire la guerra sociale contro i lavoratori e gli studenti.
La soluzione delle masse è già in marcia
Ma lo scontro feroce, a suon di milioni, tra gli schieramenti dell'alternanza borghese (e al loro interno), purtroppo per loro, non avviene in una situazione di pace sociale.
Il parlamento ha discusso accerchiato da migliaia di studenti e lavoratori in lotta che hanno preso d'assalto i palazzi del potere, scontrandosi con la polizia. Oggi ci sono state manifestazioni in decine di città, in tutto il Paese. Nelle scorse settimane è nato un nuovo movimento studentesco con una radicalità che non emergeva da decenni; tante lotte dei lavoratori si susseguono (anche se ancora frammentate) da una città all'altra; due mesi fa mezzo milione di operai hanno invaso le strade di Roma. E tutto questo mentre in altri Paesi europei, in questi stessi giorni, la mobilitazione è già a uno stadio superiore: a Londra gli studenti hanno assaltato il parlamento di Westminster, simbolo della corrotta democrazia borghese. Parigi è stata paralizzata da scioperi oceanici che vedono uniti operai e studenti. Grandi manifestazioni a Lisbona, a Madrid. Atene (avanguardia della lotta) si prepara a un nuovo sciopero generale.
E' da queste piazze, è dalle lotte che può emergere l'unica soluzione in grado di soddisfare le esigenze degli operai cassintegrati o licenziati, dei precari super-sfruttati, degli studenti senza prospettive di studio o di lavoro.
Ma lo scontro feroce, a suon di milioni, tra gli schieramenti dell'alternanza borghese (e al loro interno), purtroppo per loro, non avviene in una situazione di pace sociale.
Il parlamento ha discusso accerchiato da migliaia di studenti e lavoratori in lotta che hanno preso d'assalto i palazzi del potere, scontrandosi con la polizia. Oggi ci sono state manifestazioni in decine di città, in tutto il Paese. Nelle scorse settimane è nato un nuovo movimento studentesco con una radicalità che non emergeva da decenni; tante lotte dei lavoratori si susseguono (anche se ancora frammentate) da una città all'altra; due mesi fa mezzo milione di operai hanno invaso le strade di Roma. E tutto questo mentre in altri Paesi europei, in questi stessi giorni, la mobilitazione è già a uno stadio superiore: a Londra gli studenti hanno assaltato il parlamento di Westminster, simbolo della corrotta democrazia borghese. Parigi è stata paralizzata da scioperi oceanici che vedono uniti operai e studenti. Grandi manifestazioni a Lisbona, a Madrid. Atene (avanguardia della lotta) si prepara a un nuovo sciopero generale.
E' da queste piazze, è dalle lotte che può emergere l'unica soluzione in grado di soddisfare le esigenze degli operai cassintegrati o licenziati, dei precari super-sfruttati, degli studenti senza prospettive di studio o di lavoro.
Contro le manovre della sinistra governista
Mentre le piazze d'Europa sono infiammate da una nuova ondata di lotta di classe, la principale preoccupazione dei dirigenti della sinistra governista pare essere la propria riammissione nel consesso del centrosinistra per poter rientrare, in caso di elezioni, o nel sottoscala del governo o, perlomeno, nel pollaio parlamentare.
A questo preciso scopo, nei giorni scorsi, Rifondazione Comunista e il Pdci si sono congiunti nella Fed, sostituendo nel simbolo la parola "comunista" con "sinistra", dichiarandosi pienamente disponibili a svolgere, per la terza volta dopo le disastrose esperienze col governo Prodi, il ruolo di truppe di complemento in un futuro governo di centrosinistra, sostenendo "dall'esterno", cioè senza ministri, un tale ipotetico governo (come già avevano fatto col primo governo Prodi, approvando le misure di precarizzazione del lavoro, i lager per immigrati, ecc.).
Al di là di qualche dichiarazione demagogica in piazza o sui tetti, la scelta dei dirigenti della Fed è chiara: nello scontro feroce che si è aperto in tutta Europa tra i lavoratori e i governi borghesi di ogni colore, Ferrero e Diliberto scelgono di stare (certo, "criticamente" e senza risparmiare aggettivi) dalla parte dei governi borghesi.
Mentre le piazze d'Europa sono infiammate da una nuova ondata di lotta di classe, la principale preoccupazione dei dirigenti della sinistra governista pare essere la propria riammissione nel consesso del centrosinistra per poter rientrare, in caso di elezioni, o nel sottoscala del governo o, perlomeno, nel pollaio parlamentare.
A questo preciso scopo, nei giorni scorsi, Rifondazione Comunista e il Pdci si sono congiunti nella Fed, sostituendo nel simbolo la parola "comunista" con "sinistra", dichiarandosi pienamente disponibili a svolgere, per la terza volta dopo le disastrose esperienze col governo Prodi, il ruolo di truppe di complemento in un futuro governo di centrosinistra, sostenendo "dall'esterno", cioè senza ministri, un tale ipotetico governo (come già avevano fatto col primo governo Prodi, approvando le misure di precarizzazione del lavoro, i lager per immigrati, ecc.).
Al di là di qualche dichiarazione demagogica in piazza o sui tetti, la scelta dei dirigenti della Fed è chiara: nello scontro feroce che si è aperto in tutta Europa tra i lavoratori e i governi borghesi di ogni colore, Ferrero e Diliberto scelgono di stare (certo, "criticamente" e senza risparmiare aggettivi) dalla parte dei governi borghesi.
Sciopero generale ad oltranza!
Ancora una volta nella storia gli interessi degli operai e quelli delle burocrazie dei partiti riformisti divergono.
La premessa fondamentale per costruire una risposta operaia alla crisi, una risposta cioè che faccia pagare il conto ai padroni e non ai lavoratori, è la piena indipendenza del movimento operaio e del movimento studentesco dalla borghesia e dai suoi partiti (Pdl, Fli, Pd, ecc.); è l'opposizione di piazza al governo Berlusconi, per farlo cadere realmente, e la contrapposizione a qualsivoglia soluzione di governo successiva troveranno i padroni (Berlusconi, Tremonti, Monti, Bersani, Vendola, ecc.).
Bisogna costruire l'unità tra le lotte degli studenti e quelle dei lavoratori, dare vita a comitati di lotta su scala locale e nazionale per dirigere un grande sciopero generale prolungato che paralizzi il Paese, spazzi via Berlusconi e blocchi la via a ogni governo borghese, che prepari un'alternativa di potere dei lavoratori.
Ma il vero strumento che ancora manca per fare tutto ciò, lo strumento che dobbiamo e possiamo costruire e rafforzare nel vivo delle lotte delle prossime settimane, è un partito comunista che si ponga l'unico obiettivo oggi realistico: il rovesciamento internazionale del capitalismo. E' necessario cioè, per usare una parola tabù a sinistra e rilanciata ai giovani da Mario Monicelli nelle sue ultime dichiarazioni: è necessario fare una rivoluzione. Uniamo le forze per costruire il partito internazionale in grado di farla.
La premessa fondamentale per costruire una risposta operaia alla crisi, una risposta cioè che faccia pagare il conto ai padroni e non ai lavoratori, è la piena indipendenza del movimento operaio e del movimento studentesco dalla borghesia e dai suoi partiti (Pdl, Fli, Pd, ecc.); è l'opposizione di piazza al governo Berlusconi, per farlo cadere realmente, e la contrapposizione a qualsivoglia soluzione di governo successiva troveranno i padroni (Berlusconi, Tremonti, Monti, Bersani, Vendola, ecc.).
Bisogna costruire l'unità tra le lotte degli studenti e quelle dei lavoratori, dare vita a comitati di lotta su scala locale e nazionale per dirigere un grande sciopero generale prolungato che paralizzi il Paese, spazzi via Berlusconi e blocchi la via a ogni governo borghese, che prepari un'alternativa di potere dei lavoratori.
Ma il vero strumento che ancora manca per fare tutto ciò, lo strumento che dobbiamo e possiamo costruire e rafforzare nel vivo delle lotte delle prossime settimane, è un partito comunista che si ponga l'unico obiettivo oggi realistico: il rovesciamento internazionale del capitalismo. E' necessario cioè, per usare una parola tabù a sinistra e rilanciata ai giovani da Mario Monicelli nelle sue ultime dichiarazioni: è necessario fare una rivoluzione. Uniamo le forze per costruire il partito internazionale in grado di farla.
A fianco degli studenti, no a criminalizzazioni
Dichiarazione di Sinistra Critica, movimento per la sinistra anticapitalista
Come a Londra, esplode una rabbia sociale. Serve una risposta politica
La manifestazione del 14 dicembre è stata imponente e piena di giovani, una generazione nuova che ha ormai capito che la crisi capitalistica in atto, non le consente di avere un futuro. Questa incertezza sulle proprie vite, le scene di compravendita e di corruzione andate in scena nel "palazzo" e che hanno permesso al governo di farla franca, l'idea fallimentare della "zona rossa" spiegano una dinamica di rabbia sociale che non è ascrivibile solo gruppi organizzati. Per questo diciamo no ai tentativi di criminalizzare la protesta, gli studenti e la loro voglia di ribellarsi. Noi siamo con questa generazione, al di là di incidenti che possono essere evitati solo dalla fine delle zone rosse e da una politica più decente di questa. In tutta Europa si sta diffondendo una dinamica di ribellione che mette in evidenza una crisi di sistema e che chiede anche una risposta politica ogg non presente nel panorama italiano e europeo. Per questo saremo impegnati nelle mobilitazioni, a mani nude, e nella costruzione di una proposta anticapitalista per una nuova politica e una nuova forma di partecipazione.
Come a Londra, esplode una rabbia sociale. Serve una risposta politica
La manifestazione del 14 dicembre è stata imponente e piena di giovani, una generazione nuova che ha ormai capito che la crisi capitalistica in atto, non le consente di avere un futuro. Questa incertezza sulle proprie vite, le scene di compravendita e di corruzione andate in scena nel "palazzo" e che hanno permesso al governo di farla franca, l'idea fallimentare della "zona rossa" spiegano una dinamica di rabbia sociale che non è ascrivibile solo gruppi organizzati. Per questo diciamo no ai tentativi di criminalizzare la protesta, gli studenti e la loro voglia di ribellarsi. Noi siamo con questa generazione, al di là di incidenti che possono essere evitati solo dalla fine delle zone rosse e da una politica più decente di questa. In tutta Europa si sta diffondendo una dinamica di ribellione che mette in evidenza una crisi di sistema e che chiede anche una risposta politica ogg non presente nel panorama italiano e europeo. Per questo saremo impegnati nelle mobilitazioni, a mani nude, e nella costruzione di una proposta anticapitalista per una nuova politica e una nuova forma di partecipazione.
martedì 14 dicembre 2010
21st century schizoid man
di Luc Girello
Roma 14 dicembre, 21° secolo, il secolo dell’uomo schizoide. Nel secolo dell’uomo schizoide, il mercato è padrone assoluto. All’interno dei palazzi del potere esiste un compratore che deve assicurarsi la permanenza sulla poltrona per non subire le condanne nei processi in cui è inquisito, esiste chi mette in vendita se stesso in quanto merce che serve al compratore per non andare in galera. E’ IL MERCATO BABY. La rivoluzione liberale, la destra europea, tutti orpelli di facciata che servono a nascondere la trattativa del verduraio , la pura e semplice campagna acquisti. La politica non c’entra nulla, qui va in scena la “Politician funeral pyre” LA PIRA FUNEBRE DEGLI PSEUDO POLITICI. La politica, quella vera, quella che parla del lavoro che non c’è, del diritto ad un’istruzione libera, che offre a tutti le stesse opportunità di crescere, e di aspirare a una vita dignitosa senza il patema di arrivare a fine mese, SI ESPRIME FUORI DAI PALAZZI......e i palazzi si blindano affinché questa non li invada. Per una Polidori che nel PALAZZO si vende, c’è uno studente che rivendica in piazza il diritto allo studio, ai vari Calearo Scilipoti e Cesario, che nel PALAZZO in nome di una non ben precisata responsabilità, si vendono al miglior offerente, rispondono in piazza i ricercatori universitari che lottano per un’università pubblica che funzioni, per una Siquilini o un Moffa che nel PALAZZO in quattro e quattr’otto si offrono in saldo a colui che fino al giorno prima avevano individuato come il male fatto persona rispondono in piazza i lavoratori preari e i disoccupati in cerca di un futuro vivibile. Nel secolo dell’uomo schizoide, LA POLITICA NON E’ COSA DEI POLITICI.
Il brano evidentemente è 21st century schizoid Man, dei King Crimson nella versone tratta dal disco Live in USA del 1975. Con il grande Bob Fripp alla chitarra, John Wetton- basso e voce, David Cross al Violino e Bill Brufford alla batteria.
Turista innamorata
dalla nostra inviata Fausta Dumano.
La turista innamorata è tornata a casa
Frammenti sparsi in libero disordine mentale della redattrice di Aut in trasferta a ROMA,dove sperava di raccontare una grande festa......la notizia della fiducia mi è arrivata ,mentre mi ero distratta un attimo a fare pipi....azz....se non esco subito dal bagno, il nano si compra pure questo wc....è un bagno nella zona rossa. Roma è blindatissima,gruppetti a volto coperto, sembra uno strano preludio... discussioni con gli universitari che non vogliono mandare all' aria questa straordinaria mobilitazione. Ci sono i terremotati, i precari ,operai......ma vicino alle botteghe oscure arrivano petardi e lacrimogeni...popolo viola, appuntamento con Yassir, perduto dopo il Colosseo, a Piazza Venezia gli universitari, le forze dell' ordine sembrano dei robocop....ops...Piazza del Popolo le varie anime si ricompongono...ritrovo i pezzi.....mi sento meno sola, ma i lacrimogeni respirati mi provocano mal di gola.....non sono armata ,la mia unica arma è la parola, il racconto di una Kabul, bandiere nere con dei teschi bianchi....chi sono???? lo striscione universitario mi indica la strada ''voi andate alla deriva,noi solchiamo il mare'', ma ops ops...maledizione arrivano caschi e cappucci, i black block....scudi libro in gomma piuma, gli studenti medi bloccano l' Ostiense, voglio raggiungere lo striscione di ''uniti contro la crisi'', intanto giunge notizia dei migranti pagati da Scilipoti.......la confusione regna sovrana....fingiti una turista innamorata e mano nella mano valicherai la zona rossa verso il Senato,tranquilla non devi essere agitata......turista innamorata è l' unica strada, deposta liberazione.....a via degli Astalli letame , Ouva...è la strada che porta a casa di Silvio....la testa del corteo è a Piazza Vittorio ''Roma libera'' ma la polizia risponde con i lacrimogeni, bombe carta.....mi sento Lilli Gruber a Kabul....è una guerriglia urbana......la fiducia al Silvio.....la sfiducia dalla piazza.....a dopo.
La turista innamorata è tornata a casa
Una doccia calda, un caffè al ginseng......ordine tra i frammenti dei pensieri......la sensazione di aver vissuto una giornata di vecchio stampo cossighiano......la confusione nel cercare gli amici smarriti ,il corteo, la frapposizione di volti, quelle bandiere nere con il teschio, i black block ,un film scontato.....ma mancavano le prove al mio film.....e finalmente a casa osservo le immagini,il dubbio si fa certezza...l’ individuo con la giacca blù invece di aggredire e disarmare il finanziere lo aiuta a sollevarsi da terra,un buon samaritano nella guerriglia metropolitana?????allora è un agente in borghese ,allora perchè poi si trova in un' altra foto nella parte dei rivoltosi???? è dottor Hide????come mai ha le manette????stranezze di una giornata che resterà nella storia,di ogm modificati,di voti incrociati che salvano il nano.........il dubbio diventa certezza.......oggi a ROMA.......BISOGNA GIRARE UN FILM ......PER DISTRARRE L' ATTENZIONE AL DENTRO........fare in modo che l' immoralità del palazzo scendesse in secondo piano rispetto al fuori.....infiltrati e black block per giustificare lacrimogeni e cariche sugli studenti.......il buon saggio kossiga l' ha insegnato,la location è sempre la stessa .....la piazza e gli studenti,in bianco e nero mi scorrono le immagini di GIORGIANA MASI,a colori le immagini del 2010.........queste immagini non arriveranno sui giornali ,non verranno pubblicate nel calendario della polizia,occhio al manifestante che hai al tuo fianco......ops le foto viste insieme ,i video che ricostruiscono la giornata trasformano la turista innamorata in una testimone in bianco e nero di un film di fantascienza con flash back.....oggi come ieri, caffè al ginseng,fotografie ricordi di carta che entrano nella storia.
lunedì 13 dicembre 2010
"Per il lavoro, contro la crisi, unifichiamo le lotte"
da Nando Simeone
Claudio Amato, segretario generale Fiom Roma Sud
Sergio Bellavita, segretario nazionale Fiom
Fabio Bertinetti, Rsu SLC Cgil Vodafone Roma
Fabrizio Burattini, direttivo nazionale Cgil
Carlo Carelli, direttivo Cgil Lombardia
Eliana Como, comitato centrale Fiom
Giorgio Cremaschi, presidente comitato centrale Fiom
Leonardo De Angelis, direttivo Filcams Roma e Lazio
Andrea Fioretti, RSA FLMU-CUB appalti Sirti
Andrea Furlan, direttivo Cgil Roma Centro
Eva Mamini, direttivo nazionale Cgil
Maurizio Marcelli, Fiom nazionale
Fabrizio Marras, direttivo Filctem Cgil Roma e Lazio
Danilo Molinari, direttivo nazionale FLC Cgil
Ettore Pasetto, direttivo Fiom Lazio
Emanuela Pulcini, direttivo Filcams Cgil Roma e Lazio
Giuliana Righi, segretaria regionale Fiom Emilia Romagna
Roberta Roberti, direttivo nazionale FLC Cgil
Francesca Roncaccia, Rsu SLC Cgil Vodafone Roma
Federico Rossetti, RSU SLC Cgil Telecom Roma
Riccardo Rossi, direttivo FLC CGIL Puglia
Federico Sciarpelletti, Rsu SLC Cgil Vodafone Roma
Nando Simeone, direttivo regionale Filcams Lazio
Mario Sinopoli, segretario generale Fiom Calabria
Domenico Stratoti, direttivo Filcams Roma e Lazio
Eugenio Trebbi, direttivo Filcams Cgil Roma Sud
Martedì 14 dicembre un agonizzante governo Berlusconi verificherà l’esistenza o meno di una sua risicata maggioranza nel parlamento. Un parlamento che non rappresenta e non ha mai rappresentato la maggioranza del paese. E che non rappresenta neanche l’opposizione sociale, per l’abissale distacco che c’è tra la politica politicante sia di maggioranza che di opposizione e la sofferenza, i bisogni, i desideri e le lotte di tante e di tanti.
In particolare, quel parlamento non rappresenta neanche da lontano il mondo del lavoro, quello stabile e quello precario, quello legale e quello clandestino. Prova ne sono le tante leggi approvate a larga maggioranza da questo parlamento per consegnare sempre più indifesi lavoratrici e lavoratori, nativi e migranti, all’avidità di un padronato senza scrupoli. Dalla legge 30 al “collegato lavoro”, passando per l'inasprimento della politica xenofoba e securitaria sull’immigrazione e il “pacchetto sicurezza”.
Un parlamento sempre pronto a interrompere il litigio permanente per approvare leggi finanziarie o “di stabilità” che regalano miliardi alle banche, agli speculatori e alle scuole private, tagliandone altrettanti ai servizi sociali, al lavoro e alle pensioni.
E nei giorni scorsi solo la determinazione e il coraggio di centinaia di migliaia di studenti ha impedito che ancora una volta una larga maggioranza di quel parlamento approvasse in extremis la “riforma Gelmini” che privatizza l’università.
La caduta del governo Berlusconi (che noi auspichiamo e per la quale abbiamo lottato da sempre) però non ci basta. Non ci basta perché se Berlusconi cadrà solo per effetto di alchimie di palazzo la politica di fondo di questo paese non muterà. Forse un eventuale governo postberlusconiano esibirà un volto meno corrotto e meno lascivo ma rischia di essere un governo altrettanto filopadronale, in sintonia con la “centralità dell’impresa”, pronto ad approfondire e a sostenere ancor più l’aggressione padronale ai diritti, ai contratti, alle condizioni del mondo del lavoro.
Non a caso il 90% del ceto politico di maggioranza e di opposizione sostiene la Fiat, Marchionne e la Confindustria nella loro opera di demolizione del contratto collettivo, non ha aperto bocca sul blocco quadriennale della contrattazione nel pubblico impiego, plaude a tutte le misure atte a sostenere una presunta competitività delle imprese italiane a spese dei diritti, dei salari e della salute dei lavoratori.
Ecco i motivi per cui aderiamo alla manifestazione del 14 dicembre e facciamo appello perché tutte e tutti si scenda in piazza, perché quella sia una giornata di eventi non solo nel palazzo, ma anche e soprattutto al di fuori di esso, a piazza Montecitorio (ma anche in tutte le città del paese per coloro che saranno impossibilitati ad essere a Roma) e proponiamo che in tutte le manifestazioni che si svolgeranno siano presenti in modo massiccio i temi del lavoro.
Sergio Bellavita, segretario nazionale Fiom
Fabio Bertinetti, Rsu SLC Cgil Vodafone Roma
Fabrizio Burattini, direttivo nazionale Cgil
Carlo Carelli, direttivo Cgil Lombardia
Eliana Como, comitato centrale Fiom
Giorgio Cremaschi, presidente comitato centrale Fiom
Leonardo De Angelis, direttivo Filcams Roma e Lazio
Andrea Fioretti, RSA FLMU-CUB appalti Sirti
Andrea Furlan, direttivo Cgil Roma Centro
Eva Mamini, direttivo nazionale Cgil
Maurizio Marcelli, Fiom nazionale
Fabrizio Marras, direttivo Filctem Cgil Roma e Lazio
Danilo Molinari, direttivo nazionale FLC Cgil
Ettore Pasetto, direttivo Fiom Lazio
Emanuela Pulcini, direttivo Filcams Cgil Roma e Lazio
Giuliana Righi, segretaria regionale Fiom Emilia Romagna
Roberta Roberti, direttivo nazionale FLC Cgil
Francesca Roncaccia, Rsu SLC Cgil Vodafone Roma
Federico Rossetti, RSU SLC Cgil Telecom Roma
Riccardo Rossi, direttivo FLC CGIL Puglia
Federico Sciarpelletti, Rsu SLC Cgil Vodafone Roma
Nando Simeone, direttivo regionale Filcams Lazio
Mario Sinopoli, segretario generale Fiom Calabria
Domenico Stratoti, direttivo Filcams Roma e Lazio
Eugenio Trebbi, direttivo Filcams Cgil Roma Sud
12 dicembre: in ricordo di Piazza Fontana. Intervista a Francesco "Baro" Barilli
da http://www.piovonopietre.it/
Francesco "Baro" Barilli E' un "figlio" di quel movimento, della sua domanda collettiva di un altro mondo possibile, della sua indignazione per la repressione e per ogni ingiustizia, della necessità di documentare, scrivere e indagare.ha scritto con Sergio Sinigaglia per la Manifestolibri "La piuma e la montagna" (2008); con Checchino Antonini e Dario Rossi ha scritto "Scuola Diaz: vergogna di stato" (2009) per le Edizioni Alegre; con Matteo Fenoglio, "Piazza Fontana" (2009) per il Becco Giallo.
E, in occasione dell'anniversario della strage di Piazza Fontana, abbiamo deciso di ricordare assieme a lui.
In primo luogo, Baro, cosa accadde il 12 dicembre del 1969?
Paradossalmente, spiegare "il fatto" è la cosa più semplice: una bomba esplode all'interno della Banca Nazionale dell'Agricoltura. Il bilancio iniziale, 13 morti e un centinaio di feriti, si aggrava nei giorni seguenti fino a 16 vittime. Un altro uomo morirà alcuni anni più tardi e verrà riconosciuto come la diciassettesima vittima. Ma dobbiamo ricordare anche la diciottesima: il ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli, precipitato da una finestra della questura durante un interrogatorio, nella notte fra il 15 e il 16 dicembre. Sempre il 12 dicembre altri tre ordigni scoppiano a Roma e un altro attentato viene sventato a Milano, alla Banca Commerciale in piazza della Scala: il piano per portare il terrore quel giorno in Italia era di ampio respiro...
Chi è che mise le bombe e chi ordinò agli esecutori di fare la strage?
La sentenza d'appello dell'ultimo processo, confermata in Cassazione il 3 maggio 2005, conclude che "a Padova fu costituito, nell'alveo di Ordine Nuovo, un gruppo eversivo capitanato da Freda e Ventura e che ad esso vanno attribuiti una serie di fatti delittuosi consumati nel 1969, tra i quali campeggiano gli attentati ai treni dell'agosto". A tale proposito preciso che Freda e Ventura furono condannati per gli attentati della primavera-estate del 69 e per associazione sovversiva con sentenza definitiva del 27 gennaio 1987. "Circa la responsabilità di Freda e Ventura in ordine alla strage" il giudizio della Corte milanese "non può che essere uno: il complesso indiziario costituito dalle risultanze esaminate, a cominciare dall'accertamento delle responsabilità irrevocabilmente operate dalle Corti di assise di Catanzaro e Bari ... fornisce a tale quesito una risposta positiva". A tutto questo aggiungerei la posizione di Carlo Digilio, praticamente l'armiere di fiducia di ON. In estrema sintesi: ha dichiarato di aver svolto una perizia tecnica sull'esplosivo, e la Magistratura lo ha ritenuto un teste credibile nell'insieme del suo racconto, ma non nelle chiamate di correità verso quelli che, secondo la sua versione, avrebbero compiuto la strage. Gli sono state concesse le attenuanti e il suo reato è stato cancellato dalla prescrizione, ma dal punto di vista giudiziario non è solo l'unico colpevole accertato, ma anche un altro elemento che ci consente di considerare acclarato il quadro in cui la strage è stata concepita, progettata, attuata.
Dunque nell'ultimo processo, accanto alle assoluzioni, la Magistratura ha espresso un duro giudizio non solo verso Freda e Ventura, ma in generale su Ordine Nuovo (in special modo sulle cellule venete). Si tratta però di un giudizio di colpevolezza che assume un'importanza solo "storico-morale". E se pensiamo che con la sentenza del 2005 si sono aggiunte altre assoluzioni definitive, è difficile pensare che un eventuale nuovo processo possa portare a esiti diversi. Quarant'anni dopo la strage sarà molto difficile arrivare a qualcosa di più di una verità storica ormai consolidata.
La strage di Piazza Fontana è considerata la prima tappa sanguinaria della "strategia della tensione". A quale logica rispondeva e quali obiettivi si poneva la "strategia della tensione"?
Facciamo un po' d'ordine: con "strategia della tensione" si può intendere un periodo storico, ma anche (soprattutto) una "tecnica" adottata per controllare e condizionare la vita politica italiana. Una tecnica, va sottolineato, utilizzata da gruppi di potere non univoci e neppure esclusivamente nazionali, a volte contrassegnati da feroci lotte intestine. Una mescolanza di forze dove possiamo individuare l'estrema destra italiana (innanzitutto Ordine Nuovo), tentata dal fascino di un golpe che avrebbe dovuto portare l'Italia nel novero dei paesi europei soggetti a dittature militari (Spagna, Portogallo, Grecia), nostalgici del regime fascista, ma pure ambienti conservatori inclini a una svolta autoritaria, magari non necessariamente dittatoriale.
Tutta questa premessa per dire che in realtà è più corretto dire che Piazza Fontana, rispetto alla strategia della tensione, è la punta dell'iceberg rispetto al "sommerso". Questo non tanto in termini di "dimensioni", ma in termini di visibilità e di collocazione temporale. Insomma, è vero fino a un certo punto che "con la strage alla Banca si apre la strategia della tensione"; è più corretto dire che il 12 dicembre 1969 questa strategia diventa visibile...
Ovviamente non è possibile stilare un "certificato di nascita" di questa strategia, ma molti studiosi ne individuano l'origine, o almeno uno snodo cruciale, nel convegno che si svolse dal 3 al 5 maggio 1965 all'Hotel Parco dei Principi di Roma. Un convegno organizzato dall'Istituto Pollio (creato dallo Stato Maggiore della Difesa e finanziato dal Servizio Segreto Militare) sulla guerra rivoluzionaria, ovvero sul pericolo rappresentato, secondo i partecipanti, dalla penetrazione comunista nel mondo occidentale. E' lì che prende l'avvio un percorso ideologico e politico che avrebbe portato alle tragedie degli anni successivi.
Ma la strategia della tensione a sua volta va inquadrata in un quadro sovranazionale connotato dalla contrapposizione est-ovest e dalla guerra fredda USA-URSS. A questo proposito voglio ricordare cosa affermò Manlio Milani (dell'Associazione dei caduti di Piazza della Loggia) quando lo intervistai per "La Piuma e la montagna" (scritto con Sergio Sinigaglia, Manifestolibri 2008): "si sta rafforzando la tesi sostenuta dallo storico Nicola Tranfaglia nel suo recente e documentatissimo libro 'Come nasce la Repubblica, 1943/47', per il quale la guerra fredda non comincia nel 1948, ma nel 1943, ossia con lo sbarco degli americani in Sicilia e che vede la collusione fra mafia, forze neofasciste (in primo luogo Junio Valerio Borghese e tutti i 'residui' della X Mas) che si schierano con i Servizi Segreti USA. Yalta verrà più tardi, ma già nel 43 si sapeva che il mondo era destinato ad essere diviso in due blocchi, e l'Italia 'doveva' far parte del blocco occidentale. E' da allora che comincia la strategia per ostacolare le forze di sinistra, e la strage di Portella della Ginestra ne segna l'inizio".
Dunque, la strategia della tensione rappresenta una sorta di ulteriore inasprimento locale di una partita che metteva in gioco gli equilibri mondiali. Una partita in cui non si esitò a mettere in campo disordini, instabilità sociali e terrore diffuso quali elementi-chiave per garantire la permanenza dell'Italia nell'alleanza atlantica, nonché per scongiurare il pericolo di uno "scivolamento a sinistra" del Paese, assai temuto nel periodo 68-69, connotato dalle forti pulsioni sociali conseguenti le lotte studentesche e il cosiddetto "autunno caldo".
Possiamo dire anche che, con Piazza Fontana, nasce anche la controinformazione militante nel nostro Paese?
Sicuramente sì. In particolare il libro La strage di Stato ha letteralmente cambiato la storia dell'informazione, in questo paese, introducendo il fenomeno dell'informazione alternativa. O, per meglio dire, la cosiddetta "controinformazione militante", di cui l'informazione alternativa su internet è l'erede. Perlomeno su Piazza Fontana si può parlare di una lotta vincente: si deve a "questa" informazione, e non certo a quella "ufficiale", se si è fermata l'iniziale campagna che voleva addossare la colpa della strage agli anarchici (e in particolare a Pietro Valpreda), se si è riusciti a combattere la disinformazione che voleva Pinelli prima "gravemente coinvolto" e poi "suicidatosi"... Sulla controinformazione consiglio Bombe a inchiostro di Aldo Giannuli, che ripercorre gli ultimi decenni di storia italiana proprio attraverso un'analisi ragionata di questo fenomeno.
Secondo la giustizia dei tribunali e dei processi gli autori della strage sono sconosciuti. Perchè questo? Perchè a quarant'anni di distanza è impossibile risalire ai colpevoli? Perchè gli assassini del 12 dicembre 1969 sono ancora intoccabili dopo tanto tempo?
Guarda, devo risponderti ancora con Giannuli, che dopo la recente assoluzione di tutti gli imputati al processo per Piazza della Loggia (sentenza, va sottolineato, per cui si dovranno attendere le motivazioni e gli esiti del probabile ricorso in appello, per cui non si tratta ancora di una battaglia persa) ha scritto un ottimo articolo sul suo blog: "la sentenza di Brescia: lo Stato e le stragi", in cui spiega puntualmente le mancanze della magistratura in questa materia.
Aldo accenna anche alla "inadeguata pressione dell'opinione pubblica" fra i motivi dell'ignavia dei giudici. Ecco, io credo che forse la sciatteria della grande informazione (e quindi dell'opinione pubblica) meriterebbe più di un accenno. Intendo dire che Giannuli nel suo bell'articolo si ferma alla magistratura. Lo fa giustamente: lui è storico, professore universitario, è stato consulente delle procure di Milano e Brescia, per cui come forma mentis è portato a quel tipo di analisi (che, sia chiaro, condivido). Io, da mediattivista, sono specularmente portato a vedere le responsabilità dell'informazione. Mi ha colpito, ad esempio, il totale disinteresse con cui è stato seguito l'ultimo processo sulla strage di Brescia, dove i media si sono svegliati solo alla sentenza (quando invece seguono ogni giorno, con morbosità disgustosa, casi di "nera" che potrebbero tranquillamente essere destinati alla sola cronaca locale).
Mi viene da dire che in quarant'anni siamo riusciti ad accertare che a mettere la bomba a piazza Fontana sono stati i fascisti e non le Brigate rosse. Bene, ma a cosa serve se nessuno lo spiega agli studenti, che per la maggior parte sono convinti del contrario, secondo indagini statistiche anche recenti? Certo, si tratta di una disinformazione di cui i giovani sono gli ultimi a doversi sentire colpevoli. E, soprattutto, di una disinformazione solo in parte dovuta a sciatteria, e in gran parte funzionale ad una narrazione della storia a sua volta utile al mantenimento del presente...
Tu, in occasione dei 40 anni di Piazza Fontana, hai pubblicato un libro a fumetti sulla strage. Perchè la scelta di usare il fumetto per narrare Piazza Fontana?
L'ho già detto in passato: la vera domanda sarebbe "perché non è stato fatto prima?" (anche se ad onor del vero Castelli, Gomboli e Manara fecero qualcosa del genere con "Un fascio di bombe" nel '75, recentemente ripubblicato da Qpress, ma fu un episodio estemporaneo, originariamente realizzato per una campagna elettorale del PSI). Ci sono paesi nei quali il fumetto assume a pieno diritto la valenza di mezzo artistico, ma in Italia è considerato ancora un genere di serie B.
Molti quando mi chiedono "perché un fumetto per Piazza Fontana?" s'aspettano ch'io risponda "per avvicinare le nuove generazioni a fatti per loro sconosciuti". Ma non è così, o almeno non è solo quella, la molla. Che con il fumetto ci si avvicini ai giovani è vero ed importante, ma è più una conseguenza collaterale della scelta che non una motivazione.
Mi spiego con un esempio (anche questo, confesso, lo faccio di frequente): è come se uno scrivesse un saggio di 1000 pagine contro la guerra e si chiedesse poi come sia possibile condensare tali tematiche in una canzone di tre minuti e mezzo. Poi ascolta la Guerra di Piero di De Andrè e ogni dubbio sparisce.
Con questo non voglio certo dire che il lavoro realizzato da me e Matteo Fenoglio rappresenti per il fumetto ciò che De Andrè rappresenta per la canzone d'autore. Né io né Matteo siamo così stupidi o presuntuosi. Voglio solo sottolineare come ogni messaggio dipenda dal mezzo artistico che si intende utilizzare e vada rapportato alle sue potenzialità espressive.
Parlando del fumetto, mi sembra indispensabile citare Francesca Dendena, presidente dell'associazione familiari delle vittime di Piazza Fontana, che è recentemente scomparsa, lasciando un enorme vuoto in tutti noi. Lei ci è stata molto vicina per tutta la lavorazione del libro; così come il fratello Paolo e Carlo Arnoldi (figlio di Giovanni Arnoldi, altra vittima del 12 dicembre, oggi è il nuovo presidente dell'associazione).
Avevo intervistato Francesca nel giugno 2005, poco dopo l'ultima sentenza della Cassazione (alcuni brani di quella vecchia intervista appaiono proprio nel fumetto). Nell'anniversario del 12 dicembre 2007 l'ho incontrata nuovamente in un'iniziativa di commemorazione e proprio in quell'occasione Francesca ha letto Patmos, lunga poesia scritta da Pasolini subito dopo la strage. La forza espressiva delle parole di Pasolini, unita al valore simbolico del sentirle recitate proprio da Francesca, mi colpì profondamente. Quando ho cominciato a lavorare al fumetto, accanto a molti dubbi ho avuto fin dall'inizio una sola sicurezza: avrei inserito il brano iniziale, quello finale e tutti i riferimenti alla vittime proprio da Patmos.
E' difficile spiegare in due parole il temperamento e il livello di impegno civile di Franca: posso solo dire che in lei la battaglia di verità e giustizia trascendeva la dimensione personale. Era un dovere: "Quando andammo a recuperare la macchina di mio padre" mi raccontò, "incontrammo alcuni giornalisti e a me - forse per esuberanza giovanile - venne spontaneo dire: mai più... Una cosa del genere non dovrà più succedere. E io, dicevo a me stessa, avrei dovuto impegnarmi affinché un'esperienza così terribile non dovesse capitare ad altri".
Nell'ultima intervista che mi ha concesso, Franca parlò anche della necessità di un "passaggio del testimone della memoria alle prossime generazioni"... Proprio per questo mi sembra doveroso chiudere questa intervista con il suo ricordo...
La sua scomparsa è stata una grande perdita. Per fortuna, conoscendo bene suo fratello Paolo e Carlo Arnoldi, l'associazione resta in ottime mani e continuerà nel proprio lavoro con il consueto impegno e la determinazione di sempre.
Il marcio su Roma
di Alessandro Robecchi ( da "il manifesto" del 12 dicembre 2010)
Un fattivo sostegno alle politiche per l’occupazione viene dalla giunta comunale di Roma e dal sindaco della capitale Gianni Alemanno, che ha trovato lavoro a tanti giovani. Per esempio a er Sorcio, er Bufalo, er Secco, detto Spaccameloni per il suo vizio giovanile di sprangare coetanei di sinistra. Er Cencio, grazie al suo nuovo impiego all’Atac, potrà scordare i suoi trascorsi da terrorista nero e il breve soggiorno a Regina Coeli. Poi c’è l’ex donna der Sorcio , attualmente fidanzata con Franco Scannacani, detto l’infame de Centocelle (assunto anche lui ai servizi ambientali con funzioni di dirigente), entrainause a tempo perso e oggi segretaria di concetto. Assunti a tempo indeterminato anche lo zio di un cognato di un assessore, due cugine di terzo grado del direttore del personale , quattro nipoti acquisiti al capo del distretto, l’amante di un dirigente di media fascia che non si può dire sennò manda due nazisti calvi a menarvi con la mazza da baseball. Un nome di spicco, assunto in una municipalizzata romana, è Guido, detto Guidone lo Stronzo, detto Guidone lo stronzo Per Davvero, che alla domanda dei giornalisti (“Ma ha fatto un concorso?”) ha risposto serafico: “E come no? Concorso in rapina, ma tanti anni fa”. Assunti alla municipalizzata dei servizi ambientali anche i principali esponenti del vecchio gruppo di fuoco dei Nar, alcuni amici di un certo Mokbel, brava personcina davvero, e – con mansioni organizzative – Francone er Killer der Testaccio, soprannominato dagli amici Hitler per le sue posizioni moderate e la propensione al dialogo. Hanno trovato un lavoro grazie alla politica del sindaco Alemanno e della sua giunta anche circa trecento figli di dirigienti, amministratori, caposcorta, guardaspalle, tiratori scelti, arditi antemarcia e rapinatori in pensione. La selezione è stata accurata e severissima, perché la destra sociale non guarda in faccia a nessuno, ovvia prudenza nel caso fosse chiamata un giorno a testimoniare.
domenica 12 dicembre 2010
Figure di cartone
di Luc Girello
Frosinone Città alta, fra una glaciale pista di pattinaggio e l'ascensore inclinato, si erge un cubo bianco. Su quel cubo di CARTONE immacolato, chiunque può cimentarsi a disegnare, dipingere, COMUNICARE le proprie emozioni attraverso i pennelli. E' una forma d'arte che diventa forma di comunicazione collettiva, L'idea è del pittore Rocco Lancia e del collettivo Artqube. Condividere creatività è un modo per imparare a condividere le idee. E la condivisione delle idee è il primo passo di ogni processo rivoluzionario. Le figure che nascono sul cartone del cubo sono l'espressione di giochi di fantasia, di “giochi di bimba” .E....nel “gioco di bimba” si perde una donna una donna. La donna che nasce sul cartone dai pennelli di Rocco Lancia, LA SUA “FIGURA DI CARTONE”.
La clip è accompagnata da ben tre brani delle “Orme”
“Los Angeles (intro)”, “Figure di Cartone”, “Gioco di Bimba”.
Foto di Fausta Dumano
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