Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

giovedì 4 ottobre 2012

SUBITO AL VOTO

Per l'associazione "20 ottobre" Oreste Della Posta

È assolutamente necessario che nel Lazio si vada a votare il più presto possibile, magari già tra il 7 ed il 9 dicembre.
Non si può lasciare una Regione senza una guida. L’Ente di Via Cristoforo Colombo è il cuore pulsante della politica e dell’economia. È la Regione infatti che gestisce i finanziamenti per imprese, comuni e provincia. Senza un governo si bloccherebbe tutto. Questo non può avvenire, soprattutto ora che in Ciociaria le imprese sono in sofferenza ed abbisognano, più che mai, di sostengo e di una politica regionale che assicuri loro un futuro ed un programma di sviluppo.
Un così grande vuoto amministrativo non lo possono sopportare i disoccupati, gli operai, i giovani che in Ciociaria sono sempre più in sofferenza. Non possono essere loro, e le imprese, a pagare a caro prezzo lo scandalo Pdl in Regione, nato da faide di partito.
Come associazione “20 Ottobre”, facciamo appello a tutti i partiti perché si impegnino e spingano per le elezioni già a dicembre.
È essenziale sottolinerare che, chiediamo altresì ai partiti di non candidare nessuno dei consiglieri uscenti e di rinnovare in toto il consiglio regionale.
È ora di cominciare la rivoluzione, la ribellione civile verso questi scandali. A tal ci appelliamo a tutti i cittadini, perché già dalla prossima tornata elettorale votini i paratiti che veramente rinnovano e che presentino un programma che abbia al centro il lazio, i disoccupati, i giovani ed i lavoratori. E’ ora di dire basta ai voti di “simpatia”

Processo popolare alla casta della regione Lazio

CITTADINI E LAVORATORI SENZA BAVAGLIO
BUCIARD, FIORITO &   ; CO. … OSTRICHE, CHAMPAGNE E AUTO DI LUSSO PER VOI … NON NE PAGHIAMO PIU’! FUORI MAFIOSI, TRUFFATORI E AMICI DEI PADRONI DALLE AMMINISTRAZIONI LOCALI!



Nelle ultime settimane la provincia di Frosinone è salita agli onori delle cronache nazionali per le vicenda che hanno visto coinvolti i consiglieri regionali del PDL nello scandalo riguardante l’uso dei fondi pubblici destinati ai gruppi consiliari regionali. Proprio due tra i più “eminenti” e “votati” rappresentanti della provincia di Frosinone alla Regione Lazio, Franco Fiorito e Gliu Buciard, risultano essere i più ingordi rappresentanti del verminaio di intrallazzi, sporcizia, furti di denaro pubblico che riempie il Consiglio Regionale e la Giunta Polverini.

Noi non ci stupiamo! Noi non ci rassegniamo!

La cittadinanza attiva, libera e pensante della provincia di Frosinone e di Cassino conosce bene il “pedigree” di questi uomini dalle decine di migliaia di preferenze e dai conti in banca milionari. Non ci interessano i particolari delle loro ruberie perché li conosciamo bene: sappiamo chi è Franco Fiorito, sappiamo chi è Gliu Buciard, sappiamo anche i nomi degli eletti del centro-sinistra che malgrado abbiano avuto la possibilità di osservare da vicino l’operato e i vizi della “compagine ciociara” del PDL si accorgono soltanto ora del verminaio, giusto in tempo per la prossima campagna elettorale. Ma d’altro canto sappiamo che le assemblee elettive del nostro paese, trasversalmente al centro-destra e al centro-sinistra, sono popolate dalla peggior forma di criminalità sociale esistente nel nostro paese: ovvero da una classe politica a delinquere, da ladri di denaro pubblico, da servi della mafia, della speculazione e dei poteri forti che dall’alto dei propri scranni svendono il nostro territorio e i nostri diritti, avvelenano il nostro presente e il nostro futuro, ci incatenano al ricatto di scegliere tra le loro elemosine e l’inedia!

Bisogna svuotare il verminaio per salvare il popolo lavoratore!

Il nostro territorio martoriato dagli effetti della crisi vive con il cappio al collo delle sempre più nette avvisaglie di smantellamento delle rimanenti concentrazioni industriali. A Cassino questo cappio al collo ha il nome dello smantellamento di FIAT e dell’indotto e il boia che, ciclo di cassa-integrazione per ciclo di cassa-integrazione, sta officiando la morte industriale, civile e sociale del nostro territorio prende proprio il nome di soggetti come Gliu Buciard. Esattamente come a Taranto la famiglia Riva ha sfruttato e avvelenato per decenni il territorio grazie ai servigi di una classe politica e sindacale corrotta. Allo stesso modo a Cassino e in provincia di Frosinone i divoratori dell’ambiente e del lavoro agiscono grazie a gente come Gliu Buciard, per conto della “Cassino che conta”, gran contabile delle ruberie della schiera PDL alla Regione Lazio.

Non più disposti a pagare la loro macelleria sociale e le loro rapine di denaro pubblico! Nessun tribunale di questo Stato li condannerà per i loro crimini!

SABATO 6 OTTOBRE APPUNTAMENTO A CASSINO IN PIAZZA LABRIOLA

ALLE ORE 18.00 PROCESSO POPOLARE A MICROFONO APERTO CONTRO I CRIMINI DELLA CASTA DELLA REGIONE LAZIO

ROMA: FLASH MOB A MONTECITORIO PER SALVARE LA VALLE DEL SACCO/ VIDEO

fonte: Agenzia Parlamentare per l'informazione politica.

Roma, 03 ott - Un Flash Mob in piazza Montecitorio per salvare la Valle del Sacco. La protesta è stata organizzata dal Coordinamento Valle del Sacco ed ha chiamato a raccolta tutti i pendolari e gli studenti della tratta regionale Cassino-Roma che ogni giorno attraversa la valle. L’obiettivo è la tutela della salute e dell'ambiente del proprio territorio.

“Chiediamo l’immediata chiusura della discarica di Colle Fagiolara che è la più grande del Lazio dopo Malagrotta - ha detto all’Agenparl Rosamaria Chimisso, la portavoce del coordinamento della Valle di Sacco - Non si può continuare a spostare il problema e nascondere la polvere sotto al tappeto”.
“Non vogliamo essere considerati cittadini di seconda classe, vogliamo avere gli stessi diritti”, aggiunge una manifestante.
Questa è la prima manifestazione di una lunga protesta. Sabato prossimo, infatti, a Colleferro sarà la volta della manifestazione targata “Seiunozero?” Nel mirino il contrasto al “saccheggio“ ambientale della Valle del Sacco e sensibilizzare anche la classe politica nazionale su un tema così importante per la salvaguardia dell’ambiente laziale. L’intera Valle è attraversata da un fiume che scorre lento e porta con sé i disastri dell’inquinamento che in sessant’anni ha devastato la zona avvelenando la terra, i suoi prodotti e i suoi abitanti.
“Dopo anni di sversamento in discarica (Colleferro) - spiegano i promotori in una nota - e inceneritori di rifiuti (Colleferro), di pneumatici e di biomasse (Anagni) è giunta la seconda fase di questa obsoleta gestione dei rifiuti, con l’ipotesi degli impianti di Trattamento Meccanico Biologico (Colleferro) e a Castellaccio (Paliano). Le indicazioni della Commissione Bicamerale sul traffico illecito dei rifiuti, gli studi internazionali che si moltiplicano con valutazioni sconcertanti, interi territori che insorgono sull’eventualità di vedere tonnellate di rifiuti interrati, non sono sufficienti per chi, nel nome dell’emergenza, vuole invadere la Valle del Sacco con l’arrivo di una quantità enorme di immondizia romana”.
Di qui l’accorato appello ad aprire un tavolo di confronto con la politica. Questa mattina in piazza al fianco dei manifestanti Francesco Barbato dell’Idv e Alessandro Bratti del Pd.
“In quel territorio era sindaco ad Anagni il ladro di politica Fiorito - ha detto all’Agenparl Francesco barbatop dell’Idv -, insomma c’è sempre la responsabilità della politica quando si inquina e avvelena un territorio ed è per questo che porterò i riflettori del Parlamento sul problema”


mercoledì 3 ottobre 2012

Frosinone isola di pace

Luciano Granieri

E’ da qualche tempo che la città di Frosinone si muove in contro tendenza rispetto a quanto avviene nei luoghi che la circondano. Ricordate? Nella ultima tornata amministrativa, mentre nelle altre città in cui si eleggeva il sindaco si sono rilevati germi di cambiamento, con l’avanzamento del movimento 5 stelle, e delle liste civiche, mentre il risultato relativo ai partiti ha sostanzialmente mantenuto in piedi con fatica le liste di centro sinistra determinando invece una caporetto per il centro destra, insomma, mentre i candidati del Pdl parevano degli appestati, proprio a Frosinone, grazie alla lungimiranza degli elettori, si è imposto un sindaco della vecchia guardia berlusconiana. E oggi la storia si ripete di nuovo. Uno tsunami di mer….pardon di MELMA, sta investendo il Pdl laziale. A seguito delle spese pazze di Fiorito, effettuate con fiumi di denaro pubblico, a seguito di festini organizzati da altri consiglieri, di book fotografici, cene cenette, jeep acquistate al posto delle pale per sopravvivere alla tremenda nevicata provocata da Alemanno , il Pdl laziale è in preda ad una cruenta e crudele lotta intestina. Fiorito contro Battistoni, la Polverini contro Abruzzese, Tajani contro Alemanno , talmente sono volate le sedie che il consiglio regionale del Lazio è franato sotto i colpi di faide interne, e di cialtronerie varie che hanno purtroppo evidenziato quanto care queste bassezze siano costate alla comunità in termini di milioni di euro. Ma proprio tutto il Lazio è coinvolto nelle tremende guerre scatenate dai notabili del Pdl? Ebbene no. Confermando la sua vocazione anticonformista proprio il territorio di Frosinone ospita due Berluscones che anziché inzaccherarsi a vicenda di merd…pardon di MELMA, mettono da parte vecchi attriti e si riconciliano fra di loro . La commedia a lieto fine vede come protagonisti il sindaco della città Nicola Ottaviani, il presidente della provincia Antonello Iannarilli e, come comprimari, il consigliere (oggi assessore) comunale Enrico Straccamore e gli ex assessori provinciali -degradati a consigliere e ritornati assessori – Gennarino Scaccia e Francesco Trina (detto Zaccheddu) . Qualcuno ricorderà la vicenda. Il sindaco Nicola Ottaviani, vittima di un attacco di moralizzazione antipolitica, decise di far dimagrire la giunta, diminuendo il numero degli assessori, accorpando deleghe e eliminando assessorati, considerati inutili. Ma l’azione della scure è stata forse eccessiva, tanto che l’eliminazione della poltrone ha lasciato fuori dal gioco dei “culi” eccellenti. In particolare rimase senza un posto in giunta il grande vecchio della politica frusinate, il prode Enrico Straccamore, fedelissimo della corrente del presidente della provincia Antonello Iannarilli. Per questo sgarbo il tenutario di Palazzo Gramsci, decise di vendicare immediatamente il suo uomo. La ritorsione fu implacabile, chirurgica: fuori dalla giunta provinciale gli assessori Gennarino Scaccia e Francesco Trina (detto Zaccheddu), uomini al soldo dall’euro deputato Alfredo Pallone, sponsor a sua volta del sindaco Ottaviani. Ma dal momento dello strappo ad oggi il Pdl si sta sfaldando non solo nel Lazio, la pochezza e il pressapochismo amministrativo dei suoi dirigenti, sta precipitando il partito nel baratro, per cui proprio dal Lazio almeno un segnale di riconciliazione doveva arrivare. Così per il bene del partito il sindaco Ottaviani ha seppellito l’ascia di guerra e finalmente ha dato a Straccamore ciò che era di Straccamore, ossia un bell’assessorato. E si badi bene non un assessorato qualunque. Enrico Straccamore, strenuo guardiano del suo seggio, indefesso accompagnatore di elettori ed elettrici fin dentro la cabina elettorale, ha avuto l’importantissima delega ai rapporti con la comunità europea e ai gemellaggi internazionali. Strano che un assessorato così importante fosse lasciato vacante dal neo sindaco, CE LO CHIEDEVA L’EUROPA DIAMINE!!!. Naturalmente Antonello Iannarilli, commosso dal gesto di magnanimità del neo sindaco ha reintegrato al loro posto gli assessori Scaccia e Trina (detto Zaccheddu) . Tutto è bene quel che finisce bene. E anzi per fare in modo che Frosinone possa diventare sicuro approdo dei peones piddiellini defenestrati da giunte e consigli in crisi, il sindaco Ottaviani ha pronte altre deleghe assessorili per accoglierli . Ad esempio l’assessorato ai rapporti con la comunità ciociara che vive sotto le cascate del Niagra, l’assessorato ai miracoli dei santi patroni, Silverio e Ormisda, l’assessorato alla riparazione delle BMW usate da Pallone, e altre deleghe ancora. Evviva Frosinone,allora isola felice e approdo sicuro dei dirigenti del Pdl sull’orlo di una crisi di nervi.



S.Anna di Stazzema, l'armadio segreto distrutto

A cura di Luciano Granieri con il contributo di Giovanni Morsillo

La Procura di Stoccarda, dopo un’inchiesta di 10 anni, ha deciso che non saranno processati gli otto ex membri delle SS sospettati di aver preso parte al massacro di Sant’Anna di Stazzema dove il 12 agosto 1944 morirono 560 persone, 116 dei quali ragazzi e bambini: il più piccolo aveva 20 giorni. Secondo la magistratura tedesca non ci sono prove che ciascun imputato abbia partecipato alla strage, tra le pagine più infami dell’occupazione nazista in Italia.

Dall’archivio di Repubblica 25/04/2003
Mia madre fece da scudo e mi salvò dalle mitragliate

PIETRASANTA - Le rughe della sua faccia, dietro il banco del negozio di giornali, nella piazza di Pietrasanta, dicono che è passato davvero tanto tempo da quel giorno in cui Mario Marsili era soltanto un bambino di sei anni. Svegliato all' alba dagli scarponi e dalle voci dei soldati tedeschi. Un impaurito bambino in braccio alla mamma mentre i nazisti urlavano, mitra alla mano, a loro due e ai nonni che dormivano nella stessa stanza, di scendere in fretta, giù per la strada e di raggiungere gli altri del paese, ammassati nella stalla. Sant' Anna di Stazzema è un paese arroccato sopra le montagne dell' Alta Versilia, provincia di Lucca. Erano sfollati in molti nell' estate del 1944, in quel borgo povero e isolato che proprio per questo pareva sicuro. «Quante volte ho ripensato a quella mattina, lei non può nemmeno immaginarlo - racconta oggi Marsili che ha 65 anni, sposato, due figli e un nipotino di sette - . Quante volte ho rivisto la mamma che mi prendeva in braccio sollevandomi dal letto, mi stringeva forte mentre scendevamo di corsa le scale, entravamo nella stalla e mi diceva: mettiti lì dietro». Dietro la porta, nascosto fra due lastre di roccia. Accovacciato in mezzo. Facendosi piccolo piccolo, per salvarsi. L' unico fra i quindici finiti là dentro a poter raccontare qualcosa. Sant' Anna di Stazzema, l' alba tragica del 12 agosto 1944: in 560 (ma neppure sui numeri ci sono ancora certezze) vengono trucidati dalle squadre delle Ss tedesche. Una pagina terribile e ancora piena di ombre, un eccidio contro la popolazione civile: a morire sono soprattutto donne, vecchi e bambini. L' uomo che sta dietro il banco dei giornali, fra gli scaffali della cartolibreria di Pietrasanta, oggi sarà al Quirinale per ricevere dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi la medaglia d' oro alla memoria assegnata a sua madre, Genny Bibolotti Marsili, la donna che quella mattina del 12 agosto, scagliò il suo zoccolo contro un soldato tedesco che si stava avvicinando. «Aveva paura che scoprisse che io ero lì dietro la porta» racconta il figlio. In risposta a quello zoccolo lanciato e andato a segno, una mitragliata dritta al petto: Genny muore all' istante. Mario, il figlio, è a pochi metri, ma sta zitto, come le aveva raccomandato lei. E' ferito perché alla stalla hanno già appiccato il fuoco, ma si salverà da quel lunghissimo giorno di sangue. L' ha raccontata mille volte Marsili quell' alba, senza mai riuscire ad essere padrone della voce che all' improvviso si abbassa e trema: «Ero terrorizzato. Nella stalla i tedeschi avevano buttato sul fondo la gente, c' erano anche due bambini più piccoli di me. Poi col lanciafiamme avevano appiccato il fuoco alla paglia. Tutti gridavano disperati, si agitavano cercavano inutilmente un riparo». Il fotogramma di quegli istanti è nitido, inciso nei ricordi: «E' successo tutto in fretta: il soldato tedesco si stava avvicinando, rivedo mia madre che si toglie lo zoccolo, allora era estate e in montagna portavamo gli zoccoli, lo lancia contro di lui, lo colpisce». Una pausa, si ferma. Riprende: «Per tanto ho creduto di risentire la raffica della mitraglietta, la mamma che cade a terra, soffocata dal sangue, i tedeschi che si allontanavano con quelle voci secche, altri colpi di mitraglia». Mario resta ustionato al petto e a un braccio, guai che si porterà appresso per il resto dei giorni. «Ho passato un anno e mezzo in cura negli ospedali: ho addosso i segni delle ustioni, non vanno via, come non se n' è mai andato via quel senso di mancanza, quella sottrazione improvvisa dell' affetto di mia madre. Ero solo, mio padre era prigioniero in Russia, non avevo fratelli. Così sono andato ad abitare da una sorella di mia madre, la zia Lola che è ancora in vita. Quando è tornato mio padre, dopo un po' di anni si è risposato e io ho capito che bisognava in qualche modo andare avanti». Però negli anni è rimasto qualcosa in sospeso, un desiderio più volte espresso: «Volevo che sul gesto eroico di mia madre che si è fatta uccidere per salvarmi la vita - prosegue oggi Mario Marsili - ci fosse almeno una medaglia, un riconoscimento». Arriva, quasi sessant' anni dopo, ma arriva. «Va bene lo stesso. Avrei un altro desiderio, non vedere più guerre, né bambini straziati dalle bombe. Invece accendo la televisione e mi sembra di sentire ancora le grida della stalla a Stazzema».





Ma secondo la procura tedesca non è possibile stabilire chi commise quelle atrocità. Forse che non si sappia chi componeva il reparto inviato sulle colline fra Massa e Lucca a sfogare la rabbia bestiale delle prestigiose truppe del Reich e del suo immondo Fuehrer, da mesi messe in scacco da brigate di straccioni che si chiamavano Partigiani o Banditi, a seconda dei punti di vista? Forse che quei criminali agissero in proprio, senza ordini precisi, senza che i comandi sapessero chi avevano mandato lassù? Curioso, poi, un passaggio della sentenza, in cui si afferma che non è nemmeno possibile stabilire con esattezza il numero delle vittime, in quanto, pensate iun po', in zona erano confluiti moltissimi sfollati! Quindi, se questo ha un senso, le vittime potrebbero essere semmai di più, non di meno, e comunque questa macabra contabilità cosa cambierebbe se i numeri fossero poco più piccoli o molto più grandi? Forse che il fatto potrebbe essere derubricato in qualche modo e perdere il suo carattere di strage gratuita quanto feroce e criminale? Chissà cosa davvero si aggirava nelle aule della Procura di quel grande Paese che è la Germania? Quel Paese che, secondo un modo di dire assai frequentato e condiviso, avrebbe ormai da tempo "fatto i conti" col suo vergognoso passato?
A Sant'Anna l'anno scorso si è svolta una commovente quanto importante manifestazione con il contributo dell'On. Schultz, che tutti conoscono anche per essere stato insultato da Berlusconi. Il Presidente Schultz ha caricato su di sé e sul suo Paese la responsabilità delle efferate vigliaccheria compiute dai suoi soldati durante l'occupazione, e questo gli rende grande merito. Molte sono le voci autorevoli che in Germania stanno commentando criticamente la sentenza, che rovescia le condanne inflitte ai gerarchi dal Tribunale di La Spezia e per le quali la Germania, contariamente a quanto fa di solito, non ha concesso l'estradizione. Ma resta il fatto che le Autorità di quel Paese continuano ad usare una prudenza non comprensibile quando si tratta di rendere giustizia alle vittime del nazismo, che si tratti di sentenze anche non più eseguibili, di riconoscimento del lavoro coatto (cioè della riduzione in schiavitù) dei prigionieri, o delle innumerevoli e incommensurabili violazioni della dignità umana, dell'uso metodico e continuato della tortura, dello sterminio pianificato di intere etnie o categorie sociali.
Nascondersi dietro pretesti e sofismi senza base non solo non cambia la storia, ma non rende neppure un servizio ad un Paese civile e serio quale la Germania è.
Intanto, i sopravvissuti aggiungono una ferita fresca alle cicatrici lasciate dai proiettili e dal fuoco delle gloriose divisioni di Hitler.

Un saluto, ed un pensiero fraterno alle vittime di tutte le stragi.

Giovanni Morsillo

martedì 2 ottobre 2012

Muore Eric Hobsbawm un comunista con la passione del jazz.

A cura di Luciano Granieri.
Note tratte dall’articolo di Pasquale Santomassiimo pubblicato su “il manifesto” del 10 settembre


All’età di 95 anni muore Eric. J Hobsbawm uno dei più grandi storici marxisti del Novecento . Dal 1956 si definì un “membro spirituale” del Partito Comunista Italiano alle cui idee si sentiva particolarmente vicino. Hobsbawm era un grande appassionato di jazz, fra i saggi più famosi da lui scritti, da “Come cambiare il mondo. Perchè riscoprire l’eredità del marxismo” (Rizzoli) al controverso “ Il secolo breve” (Rizzoli) figura “Storia sociale del jazz” (Editori Riuniti). I soggetti privilegiati nella sua lunga ricerca saranno ribelli, rivoluzionari, anche banditi, nell’intreccio tra idee rivoluzionarie e forme primitive di rivolta, dai ribelli del Monte Amiata a quelli del latifondo siciliano e anche soprattutto, operai e lavoratori. Aut lo vuole ricordare con la bellissima “Video lettera a Gramsci”, qui sotto riportata.

L'elezione di Monti

Luciano Granieri

Ecco svelato lo sporco gioco di quei bolscevichi anticapitalisti nemici del libero mercato. Dai loro blog  mistificatori e servi del comunismo,  sono riusciti a sostenere che Monti non sia mai stato eletto, così come i membri del suo governo. La propaganda comunista  che odia  il mercato inoppugnabile  regolatore delle società post moderne  , sostiene con protervia che  sia stata la nomenclatura del potere finanziario europeo ad imporre  al governo dell’Italia l’illuminata squadra di banchieri e super ragionieri bocconiani , perpetrando così  un grande scippo democratico.  Dalle interviste che seguono, è proprio il proletariato, che sbugiarda coloro i quali ne propugnano la dittatura .  E’ ora di finirla con la solita desueta solfa  secondo cui Monti, per poter governare anche nella prossima legislatura dovrà sottoporsi alla giudizio del popolo,  Il Professore lo ha già fatto e né risultato acclamato vincitore.  Per cui basta bollare come  antidemocratici, sensati ed eminenti personaggi politici  e della società civile che  spingono per un’altra legislatura nel segno dei bocconiani. Sono le vecchie ciabatte comuniste a mistificare la realtà, non  il presidente della Repubblica Napolitano, né i vari Casini, Fini, Renzi, Fioroni, Marchionne, Montezemolo, Bonanni e compagnia cantando. VERGOGNA!

lunedì 1 ottobre 2012

L'ennesima svolta a destra di Landini

di Massimiliano Dancelli e Alberto Madoglio  (Pdac)

La Fiom svolta decisamente a destra e lo fa votando a maggioranza al proprio Comitato Centrale, del 5-6 settembre scorsi, un documento presentato dal segretario generale Maurizio Landini. Nel documento Landini sostiene che, per risolvere la sempre più aspra crisi economica in cui versa il Paese, sia necessario spegnere o smorzare il conflitto in atto, logica conseguenza della lotta di classe in corso, e tornare invece al tavolo della trattativa con i padroni, quindi fare accordi unitari e presentare una piattaforma comune per il rinnovo del Ccnl dei metalmeccanici. Tende quindi la mano a quelle stesse organizzazioni, Cisl e Uil, che avevano fatto di tutto per far fuori la Fiom, compreso firmare accordi improponibili e contratti da schiavitù come nel caso della Fiat. Tende la mano anche a quella stessa Federmeccanica che solo due mesi fa non aveva nemmeno preso in considerazione la Fiom, non convocandola alla prima sessione di trattative per il rinnovo del contratto di categoria.

E' chiaro che Landini, resosi conto dell' impossibilità di far valere le ragioni per cui la Fiom ha sempre predicato ma mai seriamente lottato, cerca ora uno spiraglio anche minimo per rientrare al tavolo delle trattative coi padroni e il loro governo: lo fa rivendicando gli accordi interconfederali del 28 giugno (sottoscritti da Cgil, Cisl e Uil con Confindustria, accordi che hanno decretato la fine della contrattazione nazionale) sulla rappresentatività e rinnegando la propria piattaforma contrattuale votata peraltro dalla maggioranza dei lavoratori. Ovviamente Cisl e Uil, desiderose di estromettere dalle fabbriche definitivamente la Fiom (che è ancora il primo sindacato tra i metalmeccanici) hanno già risposto picche, mentre Federmeccanica si è detta disponibile ad un confronto tra segreterie ma senza intravedere le condizioni per l'interruzione di una trattativa sul rinnovo del contratto già avviata proficuamente due mesi fa con le altre due sigle sindacali.

La Fiom si trova così ora a pagare il conto della politica di Landini e del suo gruppo dirigente degli ultimi anni, una politica in cui mentre si presentavano i metalmeccanici come la frangia più critica e combattiva all'interno della Cgil, criticando giustamente la non convocazione dello sciopero generale e gli accordi, ora rivendicati, del 28 giugno sulla rappresentatività sindacale e le deroghe ai contratti; nei fatti però non ci si discostava troppo dalle linee guida della casa madre e si rinunciava a mettere in campo serie azioni di lotta, convocando scioperi in ritardo e di facciata, manifestazioni frammentate o insufficienti. Una politica che nel concreto si è tramutato in sconfitte colossali quali l'estromissione della Fiom dalla Fiat.

Cacciata dalla segreteria la (debole) opposizione interna

La nuova ulteriore svolta a destra è chiaramente il prodotto delle elezioni del 2013 che si avvicinano. E' infatti altamente probabile che le forze politiche di riferimento del gruppo dirigente Fiom (l'Idv ma soprattutto la Sel di Vendola) si ritrovino al governo l'anno prossimo, insieme al Pd e alle stesse forze sociali, industriali e banchieri, che oggi sostengono Monti. Il ruolo che in quel progetto sarà assegnato alla Cgil ma anche alla Fiom sarà di salvaguardare l'attacco padronale gestito dal centrosinistra dalle lotte operaie (così come già fecero con i due governi Prodi). Ecco allora che la svolta a destra si combina con un giro di vite interno alla Fiom.

Landini rivendica, soprattutto in relazione alla vicenda Fiat, la democrazia sindacale nei luoghi di lavoro, ma poi non garantisce la medesima all'interno del suo sindacato. Al termine del sopra citato Comitato Centrale della Fiom, due componenti della segreteria nazionale (Airaudo e Spezia) hanno presentato le dimissioni, addebitandole a una incompatibilità politica con Bellavita (membro della segreteria in quota alla Rete 28 aprile, minoranza interna alla Cgil, l'area di Cremaschi) che aveva presentato un documento alternativo a quello di Landini. Nulla di particolarmente rivoluzionario, un testo in cui si critica la nuova giravolta a destra e si sostiene il fatto che in questa fase storica bisognerebbe perlomeno... essere un po' più conflittuali. Con questa mossa Landini ha voluto azzerare di proposito la segreteria (con due dimissionari su quattro la segreteria decade) per estromettere dal principale organismo dirigente del sindacato il rappresentante del (peraltro timido) dissenso.

Per quanto ci riguarda, come Alternativa comunista critichiamo aspramente questa ulteriore dimostrazione di mancanza di democrazia all'interno di un’organizzazione che dovrebbe rappresentare ben altri valori. Tuttavia ci pare evidente che la cacciata di Bellavita costituisca anche l'ennesima riprova di quanto andiamo dicendo da tempo: oggi si raccoglie quello che si è seminato ieri. Questi sono i frutti di anni di una morbida e inefficace opposizione della Rete 28 aprile nella Cgil, che non a caso risorge oggi dopo che, al Congresso Cgil del 2010, era stata sciolta per confluire insieme a tutta la Fiom nell'area congressuale "La Cgil che vogliamo", annacquando ulteriormente la critica agli apparati burocratici.

Una linea che, specie nella Fiom, si reggeva sullo spargere illusioni sul gruppo dirigente, criticando alcuni passaggi della linea politica e sindacale, ma senza mai arrivare a indicare una linea realmente alternativa, conflittuale, di classe. Un atteggiamento condiviso anche dai riformisti e dai vari gruppi centristi (a partire da Sinistra Critica e Pcl): come si è visto in occasione della contestazione a Bergamo di Landini da parte degli operai (contrestazione che si è ripetuta a Taranto): c'è chi l'ha condannata, c'è chi l'ha criticata, c'è chi non ha detto una parola. L'unica organizzazione politica che ha difeso apertamente gli operai e la loro giusta rabbia contro la burocrazia che si rifiuta di organizzare un vero sciopero è stato il Pdac.

Ora ci auguriamo e ci batteremo perché si arrivi a mettere in piedi una vera opposizione all'interno della Cgil e della stessa Fiom, un’opposizione che ha per primo compito quello di richiamare l'esigenza di unire le lotte e di svilupparle contro l'attuale governo e contro il prossimo governo borghese che (di centrodestra o di centrosinistra, sia guidato da Bersani, da Vendola o da altri) ne raccoglierà l'eredità. Per farlo bisogna però muoversi subito, rompendo tatticismi e cautele finora esibiti dalla Rete 28 aprile (che appaiono non estranei ai progetti politici neo-riformisti di Cremaschi). Si tratta di raccogliere in un'area democraticamente organizzata il malcontento verso le burocrazie sindacali che è destinato a crescere tra i lavoratori; relazionarsi ai settori più combattivi del sindacalismo di base; costruire insomma un vero autunno caldo di lotte.



Febbre a 90 (Juventus-Roma 4 a 1)

Kansas City 1927

1 - Vabbè dai.


2 - Tutto sommato.

3 - E comunque sto caldo prima o poi dovrà finì, e daje su, nun po esse, stamo a ottobre pare agosto.

4 - Agosto...... a agosto vincevamo sempre.

5 - Vero, la rappresentativa irdninghese l'amo sderenata proprio.

6 - Pure ar Liverpool amo fatto piagne, si te ricordi bene, a agosto.

7 - Evabbè.

8 - .....

9 - .........

10 - :((((((((((((((

11 - No vabbè le faccine no, a tutto c'è un limite, siamo uomini o Marquinhos?

12 - Ma se po scenne in campo co le carze a rete fatte de cerotti? Dopo l'elastichetti pe capelli, le sopraccia rifatte, le cipolle, i carzettoni autoreggenti a mezza coscia mo pure le carze a rete fatte de cerotti?

13 - E poi dice che l'omosessualità ner carcio è un tabù. A sto punto famo giocà direttamente i Village People.

14 - Er fisico ce sta, è gente d'esperienza, affiatata, i movimenti so sincronizzati ala perfezione, a fantasia nun jè mai mancata, ma magari ce cascano.

15 - ............

16 - A stamo a pià ala larga.

17 - Pure noi abbiamo diritto alle fasi de studio.

18 - Er problema nostro è che le fasi de studio a Torino durano sempre troppo poco.

19 - E comunque dopo 7 minuti stavamo sullo 0-0 e amo pensato beh, dai, buono! O vedi che st'anno è nantra cosa? O vedi che l'esperienza è servita?

20 - Na ventina de minuti dopo, sur 3-0 pe quelli, amo pensato che nun è vero, che l'esperienza serve solo a fatte venì er terore de rifalla tale e quale.

21 - Ner mentre amo pensato pure che pe fa un ragionamento così profondo bisogna esse proprio gente de esperienza.

22 - Più esperti de noi a sto monnonfame nce sta nessuno.

23 - Pertanto, tutta st'esperienza, c'ha portato a conclude, già ala mezz'ora, che cambiando uomini, comandante, religione e filosofia de vita, se de partita dell'orore ne hai vista una l'anno prima, non è impossibile che se ripeta tale e quale l'anno dopo.

24 - "E questi mica se fermano sa, ah no no, questi so avvelenati, questa è peggio de Manchester", se semo detti mentre Matri esurtava come no stronzo.

25 - Sì, Matri, che erano 7 mesi che non faceva er gesto der picchio sbilenco.

26 - E invece se so fermati, solo che essendo noi più fermi de loro, non hanno potuto fa a meno de prende pure du traverse.

27 - Il loro fermasse ha comunque prodotto più tiri in porta del nostro ipotetico movese.

28 - Cosa che c'ha fatto scoprì che dopo avecce avuto er miglior terzo portiere der monnonfame, mo c'abbiamo il miglior portiere der monnonfame dopo er terzo gò.

29 - Sposà la ligna giovane non significa dove abbozzà ar cospetto de ogni ripetente bullo e tonto ce se trovi a incontrà ner cammin de nostra vita.

30 - Sposà la ligna giovane significa che se uno coi problemi de Bonucci te imbruttisce solo perché s'è accorto d'avecce davanti uno più basso, più giovane, più civile e meno chiacchierato de lui, tu nun je dici scusa, tu non je soridi complice, tu non je rispondi proprio. E se je rispondi è solo pe ricordaje che lui è e resterà sempre Bonucci, tu invece poi ancora miorà molto.

31 - Sposà la ligna giovane vor dì che se uno come Vuziniz, ma pure uno in generale, ma soprattutto uno come Vuziniz te fa fallo (a proposito, Mirko, quest’anno viecce al ritorno a Roma, non fa come l’anno scorso che te sei dato malato), a chiede scusa dev'esse lui, no te che er carcio l'hai piato.

32 - In sostanza, soldato Florenzi, nun basta core pe tutti! Ricordate de fa sempre na faccia da guera! Na cazzo de faccia da guera vera! Artrimenti non fai paura a nessuno, manco a due come Bonucci e Vuziniz, pensa all'artri!

33 - A margine di tutto ciò, risurta evidente che sposà la ligna giovane vor dì invecchià rapidamente e male.

34 - Perlomeno sposalla in maniera talebana e sabatina.

35 - "Arcuni giocatori presi so stati sopravvalutati", ha detto Sabatini. "Lo so, scusa. Ho fatto na cazzata a compralli Sabatì", ha scritto namico mai schiavo dele prese per il culo.

36 - Perchè comunque se dopo du campagne acquisti da dieci giocatori a botta te ritrovi che come terzino destro c'hai o un 34enne che faceva l'ala o un 18enne che dovrebbe fa er centrale, non poi esse schiavo dele prese per il culo.

37 - Perché comunque se dopo du campagne acquisti da diegi giocatori a botta te ritrovi che devi fa giocà er Cigno influenzato pure co 40 de febbre, mpo già sei schiavo dele prese per il culo.

38 - Perché comunque se dopo du campagne acquisti da diegi giocatori a botta te ritrovi che er sostituto terzino sinistro giovane e promettente ancora non è mai sceso dar lettino der fisioterapista, er sospetto è sempre più forte.

39 - Che poi de giocatori sopravvalutati aveva parlato pure Bardini nanno fa, da cui si evince che sti due c’hanno proprio er vizio de sopravvalutà quello che piano.

40 - Va pure detto che non s’è mai capito bene a chi se riferisse Bardini, se a quello che avevano preso o che avevano trovato.

41 - E però gli sceicchi, se sa, so considerati universarmente stimati professionisti dela coretta valutazione.

42 - E insomma, quello de sopravvalutà sarebbe da sempre vizio e diritto costituzionale nostro de noi tifosi, che pe questo s’affidamo a stimati professionisti dela coretta valutazione non necessariamente sceicchi.

43 - Da cui si evince che c’avemo i dirigenti tifosi (buono) che dichiarano d’avecce i difetti de un tifoso (no buono).

44 - Per dire, a a noi tifosi che nce capimo gnente arcuni giocatori ce sembrano seghe.

45 - Arcuni giocatori ce pare che nse moveno.

46 - Arcuni giocatori ce parono seghe che nse moveno.

47 - Ciononostante semo tarmente innamorati e cojoni (parole che pe noi iniziano a esse sinonimi in un modo inquietante) che ancerto punto, senza dì niente a nessuno, senza manco guardasse in faccia pe paura de ritrovasse a pensà la stessa cosa e dovecce dì a vicenda "a ridicolo", ancerto punto amo pensato che forse la partita non era finita.

48 - Arzi la mano chi, dopo il rigore d'Osvardo, non ha cominciato a guardà er cronometro sinceramente convinto de poté fa la sssoria.

49 - Arzi la mano chi, quando Buffon ha fatto l'unica parata dela partita sua su na busta der Cipolla, non ha pensato, "se entrava questa facevamo a sssoria".

50 - Arzi la mano chi, subito dopo non ha pensato "che poi se entrava quella girata de Destro pure sta parata nsarebbe stata nproblema".

51 - Arzi la mano chi non l'ha pensato pure quarche minuto dopo, quando er Cipolla ha sparato arto un lancio d'esterno de Zio Perotta.

52 - Arzi la mano chi, prima del cambio, non ha detto: se vabbè, Perotta, questo nce sta proprio a capì ncazzo.

53 - Mo la arzi chi dopo 10 minuti de Perotta in campo non ha finto de non avello mai manco pensato e ha detto: o vedi che coa Juve serve gente esperta, o poteva mette prima.

54 - Zio Perotta, parlamone.

55 - A un certo punto, Perotta c'è sembrato Ancelotti.

56 - A un certo punto, Perotta c'è sembrato Farcao.

57 - A fine partita se semo comunque ricordati che Perotta era e resta Perotta, solo mpo più vecchio.

58 - Ragion per cui, immutato resta negli anni er teorema che dice che, se in una partita er miore in campo è Perotta, quella partita non è finita bene.

59 - Ciononostante, se in un campionato de vertice il suddetto teorema doveva portà all'esclusione immediata der suddetto giocatore da ogni undici titolare, in un campionato de tribolazioni quale s'annuncia questo, semo disposti a ripià in considerazione l'ipotesi che Perotta possa tornà utile quando non fondamentale.

60 - Così come potrebbe tornà utile come centrale un giovane, tale De Rossi Daniele, magari giusto ogni tanto pe fa rifiatà il campione esperto e maturo Taccidis, na cosa graduale giusto pe vedè se tante volte là in mezzo po esse utile sto biondo cor 16.

61 - Anche perchè se deve fa er terzino aggiunto come sabato, tanto vale che er suddetto biondo non gioca, a quer punto è mejo Poropiris.

62 - Più o meno

63 - Arzi la mano chi, ar sombrero de Barzagli, non s'è sentito cojone pe ogni vorta che ha arzato la mano fino a quer momento.

64 - Er sombrero de Barzagli, parlamone.

65 - Se uno come Barzagli, vale a dire uno dei difensori più lenti dell'era moderna, all'urtimo minuto te fa er sombrero (o fa a Taddei, ma Taddei in quer momento semo noi, quindi è come se l'avesse fatto a noi) pe poi involasse palla ar piede pe 70 metri piandocene na decina de vantaggio pe poi trovà pure tempo, fiato e fantasia de fa nassist degno de Iniesta, e cose so due.

66 - O questi se dopano oggi più de prima.

67 - O a Barzagli non amo fatto fa un cazzo pe 90 minuti.

68 - Pure se le due ipotesi de cui sopra non se escludono, sarebbe cosa buona e giusta pe noi concentrasse più sula seconda che sula prima, e in generale concentrasse più sur campo e meno su tutto il resto.

69 - E comunque er Santone dice che ancora non ha visto le sue idee, stavano là, poi so sparite all’improvviso, quindi tocca aspettà che tornano o che chi je l’ha fregate jele restituisca.

70 - Perché ce sta chi dice che annamo male perché Totti non è Insigne, ner senso der giocatore.

71 - Perché ce sta chi dice che annamo male perché Totti non è Immobile, sempre ner senso der giocatore.

72 - Perché ce sta chi dice che annamo male perché De Rossi non è Veratti.

73 - Perché se volevamo Insigne, Immobile e Veratti e no Totti e De Rossi, tanto valeva tifà Pescara.

74 - E comunque er Santone nun se discute se ama.

75 - No, la Roma nun se discute se ama.

76 - Pe chi nela vita è agnostico pe non dì ateo, avé na fede già è dura, avenne due è praticamente impossibile.

77 - E comunque mo ariva Pallotta e mette a posto tutto e se fa er bagno in piscina nela speranza che a Trigoria non jel’abbiano conciata come er fontanone de Delio Rossi.

78 - E comunque mo ariva Pallotta e ce dicesse quello che je pare basta che non ce dice che alcuni dirigenti so stati sopravvalutati, che vabbè esse piati per il culo ma armeno uno ala vorta e no tutti insieme.

79 - Intanto è ricicciata Rosella che si domanda perchè la Roma non ha preso Montella e dice che lei lo avrebbe fatto.

80 - E se domandare è lecito, rispondere esticazzi è quanto de più cortese viene in mente.

81 - Che se co tutto sto carico sur groppone nse damo morti, figuramose se se damo vedove.

82 - Perchè comunque quest'anno potrebbe ancora esse mejo de quello scorso.

83 - Ma potrebbe pure esse peggio però.

84 - Perchè l’anno scorso na sicurezza c'avevamo: pe quanto pochi i punti in classifica ponno solo restà uguali o aumentà. Mo manco quella, soprattutto se ce sarà da tornà in Sardegna fori stagione.

85 - Invece al momento de sicurezze nce ne stanno, e dopo Bologna, Catania e Samp, l’arivo all’Olimpico della Talanta viene vissuto come la calata dei barbari.

86 - Che poi geograficamente ce sta pure. Però se semo capiti, era na calata de barbari pure se saliva er Palermo.

87 - Che comunque giocando ar Barbera più o meno, a livello lessicale ce stava pure q...vabbè no questa nce stava.

88 - Insomma er problema non è de geografia né de italiano, piuttosto de storia.

89 - Na storia nostra che pare che se ripete sempre uguale e sempre più stronza.

90 - E comunque sto caldo prima o poi dovrà finì.


(N'antro Roma Juve, c'ero anch'io ndr)

53.000 firme contro i privilegi.

Per l’associazione 20 ottobre Oreste Della Posta

Grazie anche alle migliaia di cittadini ciociari che hanno firmato la petizione per indire un referendum regionale per abrogare i vitalizi per i consiglieri e assessori regionali, oggi sono state depositate 53.000 firme per l’indizione del referendum.
I comunisti del Lazio hanno cominciato la raccolta di firme a maggio, quando non era nota alcuna inchiesta della magistratura che ovviamente i giornali non ne hanno parlato. Chiediamo che il referendum si tenga contemporaneamente alle prossime elezioni regionali e proponiamo che il governo fissi per legge lo stipendio dei consiglieri e assessori regionali a 3000 euro al mese. Siamo invece contrari a ridurre il numero dei consiglieri che serve unicamente a cancellare la presenza istituzionale di chi canta fuori dal coro come i comunisti. Le forze politiche non sono tutte uguali.
L’associazione 20 ottobre ritiene giusto questo modo di procedere che è un modo vero di fare opposizione senza spargere i semi del qualunquismo e dell’antipolitica.
Ci rammarichiamo del fatto che questa iniziativa della federazione della sinistra del Lazio non sia stata condivisa da SEL e da IDV ma nonostante ciò sono state raggiunte le 50.000 firme necessarie per indire il referendum.
Noi auspichiamo che ben presto anche nella nostra provincia FDS, SEL e IDV sappiano costruire uno schieramento alternativo negli uomini e nei programmi aperto alla società civile e al mondo delle associazioni culturali e sociali.
Noi comunque ringraziamo comunque tutte le migliaia di cittadini ciociari che hanno firmato nonostante la poca informazione e la solitudine dei comunisti nella raccolta della firme.
Questo è solo l’inizio.

Valle del Sacco, il Coordinamento corre sui binari !

Coordnamento Valle del Sacco





In vista della manifestazione “SEIUNOZERO?” che si terrà nel pomeriggio del 6 ottobre a Colleferro, il Coordinamento Valle del Sacco chiama all’appello i pendolari e gli studenti della tratta ferroviaria regionale Cassino-Roma che ogni giorno attraversa la Valle.
Nel primo mattino del 3 ottobre, in tutte le stazioni locali a partire da Ceccano, alcuni membri del CVS saliranno a bordo dei vagoni, muniti di volantini e materiale esplicativo per invitare i cittadini della Valle del Sacco alla partecipazione del 6 ottobre e con lo scopo di sensibilizzare i viaggiatori alla mobilitazione per la tutela dell’ambiente e della salute.
L’arrivo alla Stazione Termini di Roma è previsto per le ore 9,30, a cui seguiranno altre iniziative di divulgazione ed un incontro con gli organi di stampa.
Per info: 3385909983
Valle del Sacco, 1 ottobre 2012











domenica 30 settembre 2012

Collettivo Ciociaro Anticapitalista nella strada simbolo del capitalismo frusinate

Luciano Granieri. Collettivo Ciociaro Anticapitalista

E’ vero la piazza ci mancava. Dall’esito delle elezioni comunali della primavera scorsa abbiamo perso molto tempo a definire le modalità per tornare a far politica in mezzo alla gente. Sicuramente era doveroso sondare gli altri soggetti che hanno diviso con noi esperienze sia di lotta che di campagna elettorale, ma forse tardiva è stata la nostra presa d’atto che troppi distinguo , troppi tentennamenti, stavano deformando e destrutturando quello che era l’intento originario. Cioè l’obbiettivo di costituire un fronte locale di opposizione sociale, che necessari mante diventa fronte di opposizione politica. Abbiamo infatti già più volte sottolineato, e i recenti fatti che hanno coinvolti la regione Lazio lo dimostrano, come gli schieramenti partitici non siano altro che i guardiani del potere finanziario. Finalmente abbiamo potuto liberare il pugno popolare che nel nostro simbolo distrugge il potere capitalista e ultraliberista per lasciare sorgere, libere all’orizzonte, la falce dei contadini e il martello degli operai . La prima uscita in strada del nostro collettivo è avvenuta nel pomeriggio di ieri in Via Aldo Moro. L’obbiettivo principale consisteva nel promuovere la manifestazione del 6 ottobre prossimo a Colleferro organizzata dalle associazioni del coordinamento per la Valle del Sacco per denunciare l’atavico sfruttamento di una Valle ormai trasformatasi in ricettacolo di veleni. Ma, al di là di questo scopo, era nostra intenzione confrontarci con quel popolo che spesso abbiamo accusato, forse esagerando, di essere bue, monnezzaro e individualista. La scelta di Via Aldo Moro, come luogo di volantinaggio, non è stata casuale. Infatti all’usuale ambente un tantino radical chic del mercatino di Piazza Turriziani abbiamo preferito calarci nella strada simbolo del capitalismo frusinate, la Via Monte Napoleone di Frosinone, luogo, fra l’altro, spesso scelto da CasaPound e dalle formazioni della destra ciociara per organizzare le proprie carnevalate. Non avevamo torto . Infatti abbiamo incontrato una tipologia di persone estremamente variegata. Dai giovani disillusi completamente immuni da qualsiasi sollecitazione di tipo culturale e informativa, a ragazze e ragazzi un po’ più consapevoli, magari sensibili ed interessati alla tematiche ambientaliste, ma spaventati dalla falce e martello che è ancora identificata, a torto, come simbolo di un membro appartenente all’esclusivo club partitico che sta affondando la Nazione nella melma della corruzione. Abbiamo raccolto le lamentele di qualche commerciante, il quale condivideva in pieno la nostra analisi per cui la distruzione dei partiti di massa ha prodotto la sciatteria degli odierni comitati elettorali, ma che d’altra parte ci ha contestato che la lotta al capitalismo sarebbe pura utopia, soprattutto propagandata in una strada i cui negozi griffati si succedono senza soluzione di continuità , perché la tendenza a all’arricchimento è propria dell’indole umana e dunque il capitalismo non può essere rovesciato, ma governato dalla politica i cui attori però non devono essere i cialtroni di oggi. Infine abbiamo incontrato un probabile nuovo membro del collettivo. Un giovane professore precario, costretto ad insegnare in Piemonte, che pur nel dubbio sulla nostra idea del rovesciamento totale del capitalismo, è d’accordo con noi sul modello di sviluppo assolutamente devastante che il neoliberismo impone, e sulla necessità di arginare la deriva al disastro sociale determinata dalle manovre lacrime e sangue messe in atto dai banchieri per far pagare i propri debiti a cittadini lavoratori e pensionati. Per il nostro professore grossa parte dell’evaporazione delle risorse pubbliche, più che alla speculazione finanziaria, è dovuta alla’evasione fiscale, alla corruzione. Fenomeni che il degrado dell’educazione alla moralità, soprattutto in ambito familiare, ha ormai reso incancreniti e inestirpabili. Non abbiamo potuto pubblicare i video dei nostri incontri, perchè nessuna delle persone intervistate ha dato il consenso, però possiamo assicurare che ogni confronto è stato stimolante ed istruttivo. Per la cronaca i 300 volantini sono finiti dopo solo un’ora e mezza di distribuzione, alcuni li abbiamo ritrovati strappati , buttati a terra, ma crediamo comunque che la consapevolezza dell’esistenza del collettivo ciociaro anticapitalista sia cresciuta. Non resta quindi che dare appuntamento a tutti per sabato 6 ottobre partire dalle 14,30 presso la stazione di Colleferro .