Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

venerdì 25 marzo 2022

Altro Record per Frosinone. I cittadini pagano la bolletta più alta d'Italia.

 Cittadinanzattiva



                                 
544 euro la spesa media nel Lazio nel 2021.

Dispersione idrica al 70% a Latina. Frosinone in testa alla classifica dei Capolughi più esosi

I nuovi dati dell’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva


544: questa la cifra spesa nel 2021 da una famiglia laziale per la bolletta idrica (460 la media nazionale), con un aumento del 2,3% rispetto al 2020.

Frosinone resta in testa alla classifica dei capoluoghi di provincia più cari con una spesa media a famiglia di 847€, mentre Milano conquista la palma di capoluogo più economico con 162€, seguita da Trento con 163€. Gli incrementi più elevati si registrano a Savona, Matera e Potenza: per tutte e tre le città la variazione all’insù è del 13,5%.

La regione in cui si rileva la spesa media più bassa è il Molise (183), quella con la spesa più elevata è la Toscana ( 729, +2,7%.).

Notevoli spesso le differenze tariffarie anche fra i singoli capoluoghi di provincia della stessa regione: nel Lazio, a parte Frosinone che detiene il primato nazionale della tariffa più cara, si va dai 547€ di Viterbo ai 368€ di Rieti.

La fotografia emerge dall’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, realizzato nell'ambito del progetto "RE-USER: usa meglio, consuma meno", finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico (Legge 388/2000 – ANNO 2021). Le tariffe sono indicate rispetto ad una famiglia tipo di tre componenti ed un consumo annuo di 192 metri cubi.

Con un uso più consapevole e razionale di acqua, che abbiamo quantizzato in 150mc invece di 192mc l’anno, una famiglia laziale risparmierebbe 137€ l’anno.

I DATI SULLA DISPERSIONE IDRICA

In riferimento ai soli capoluoghi di provincia italiani, emerge che a livello nazionale va dispersa il 36% dell'acqua immessa, con evidenti differenze fra le singole regioni e anche fra i singoli capoluoghi della stessa Regione. Nel Lazio, ad esempio, si passa dal 70% di Latina al 33% circa di Roma.


CAPOLUOGHI


Ipotesi A (192 mc)


Ipotesi B (150 mc)


Risparmio (A-B)

Spesa SII 2021

Var. % sul 2020

Spesa SII 2021

Var. % sul 2020

In

In %

Frosinone

847

0,3%

600

0,3%

247

29,2%

Viterbo

547

0,0%

417

0,0%

130

23,8%

Latina

545

4,7%

434

4,7%

111

20,4%

Rieti

368

3,8%

267

3,5%

101

27,4%

Roma

411

5,5%

317

5,4%

94

22,9%

MEDIA

544

2,3%

407

2,3%

137

25,2%

Fonte: Cittadinanzattiva – Osservatorio Prezzi&Tariffe, marzo 2022


Città capoluogo

Perdite idriche 2020

Acqua per uso civile domestico fatturata nel 2020

(Litri/abitante/giorno)

Frosinone

53,6%

187

Viterbo

34,4%

128

Latina

70,1%

126

Rieti

62,7%

147

Roma

32,9%

186

Fonte: Cittadinanzattiva su dati Istat, marzo 2022

Il Dossier e le infografiche, con i dati nazionali e regionali, sono disponibili su www.cittadinanzattiva.it. Tali informazioni sono disponibili anche su INFORMAP, www.cittadinanzattiva.it/informap, la cartina navigabile che rende fruibili, per ogni capoluogo di provincia, informazioni e approfondimenti su tariffe e agevolazioni, qualità, tutele e altri riferimenti utili.


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martedì 22 marzo 2022

"Fermare il DDL Concorrenza, difendere acqua, beni comuni, diritti e democrazia"

 

Appello per una campagna comune



Come se la pandemia non avesse evidenziato i fallimenti del mercato e la necessità di una radicale inversione di rotta, il governo Draghi accelera nell'approvazione del disegno di legge sulla concorrenza e il mercato, riforma messa in campo per poter accedere ai fondi europei del PNRR.

Si tratta di un manifesto ideologico che, dietro la riproposizione del mantra "crescita, competitività, concorrenza" si prefigge una nuova ondata di privatizzazioni di beni comuni fondamentali, dall'acqua all'energia, dai rifiuti al trasporto pubblico locale, dalla sanità ai servizi sociali e culturali.

Si tratta di un attacco senza precedenti, che espropria le comunità locali dei beni comuni, dei diritti e della democrazia e che stravolge il principio di sussidiarietà sancito dalla Costituzione, azzerando la storica funzione pubblica e sociale dei Comuni, trasformati in enti il cui ruolo diviene unicamente quello di predisporre la privatizzazione di tutti i servizi pubblici locali.

Si tratta di un attacco complementare a quello già portato avanti con il disegno di legge sull’autonomia regionale differenziata: se con quest’ultima si amplificano le diseguaglianze fra i territori, con le norme sulla concorrenza si amplificano le diseguaglianze fra gli abitanti all’interno di uno stesso territorio.

Non potendo più contare sul consenso sociale - nel 2011 la maggioranza assoluta degli italiani aveva votato Sì al referendum contro la privatizzazione dell'acqua e dei beni comuni – il governo Draghi ha deciso di imporre le politiche liberiste, utilizzando il clima di emergenza e contando sulla rassegnazione sociale.

Abbiamo già sperimentato cosa significano le privatizzazioni dei beni comuni e dei servizi pubblici: nessuna cura delle risorse naturali, peggioramento quantitativo e qualitativo dei servizi, aumento esponenziale delle tariffe, fine di ogni controllo democratico sulla loro gestione.
Ne abbiamo una lampante dimostrazione nelle pesantissime bollette di gas, luce e acqua ricevute dalle famiglie questo inverno e inizio primavera.

Le privatizzazioni peggiorano drasticamente anche i diritti del lavoro, riducendo l’occupazione e i salari, aumentando lo sfruttamento e la precarietà, ed espropriando la conoscenza sociale prodotta da decenni di lavoro pubblico.

Veniamo da un periodo di emergenza sanitaria, siamo immersi dentro una drammatica crisi eco-climatica e dentro un drastico peggioramento delle condizioni di vita delle persone, ed ora anche dentro una nuova guerra all'interno dell'Europa.

Affrontare queste sfide richiede un radicale stop a un modello sociale basato sui profitti, per costruire un'altra società fondata sul prendersi cura, sulla riappropriazione sociale dell'acqua e dei beni comuni, sulla gestione partecipativa di tutti i servizi pubblici.

Per questo, lanciamo una campagna contro il DDL Concorrenza e chiediamo a tutte le realtà politiche e sindacali, alle realtà sociali e di movimento, a tutte le comunità territoriali e agli Enti Locali di mobilitarsi per chiedere lo stralcio dell'art. 6, lo stop ai provvedimenti su sanità, servizi sociali, trasporti, rifiuti, energia e l'apertura di un ampio dibattito pubblico sulla gestione dell'acqua, dei beni comuni, dei servizi pubblici.

Sono in gioco i nostri diritti fondamentali, il diritto a una vita dignitosa e a un futuro diverso per tutte e tutti. Non possiamo consegnarlo agli indici di Borsa.