Sto seguendo giorno per giorno gli eventi in Palestina e ho letto molti articoli di analisi della situazione in cui si cerca di comprendere come e perchè si è giunti a questo sanguinoso stallo in cui la occupazione diviene una morsa sempre più serrata e la difesa dei palestinesi è sempre più fantasiosa, intelligente, e rischiosa: Se a Nabi Saleh hanno scelto la nonviolenza, hanno anche scelto di pagarne il prezzo che è altissimo. Il mondo sta a guardare, la visibilità che ha avuto la vicenda di Ahed e della famiglia Tamimi, che è diventata il gruppo da combattere e denigrare perchè troppo visibile, troppo coinvolgente, troppo conosciuto oramai, non ha smosso che qualche labile reazione ufficiale, a cui non fa seguito nessuna azione concreta. Intanto i ragazzini vengono uccisi, mutilati aggrediti, terrorizzati sperando così di spegnerne sul nascere la resistenza, e di spezzare la loro forza. Certamente qualcuno si piega, ma la maggioranza sembra divenire più forte, essere temprato dalla sofferenza, dalle angherie, dalla prigione.
Mi ha colpito una intervista a Nour Tamimi appena liberata per la serenità con cui parla della sua incarcerazione: “certo è stato duro, ella ci dice, era la prima volta che venivo arrestata…” Era la prima volta: queste ragazzine e queste giovani donne, questi ragazzini e giovani uomini mettono nel conto delle loro vite sotto occupazione che il carcere li aspetta: sanno che verranno incarcerati, solo non sanno quando, e i soldati spesso vengono di notte, quando la gente cerca di dormire e magari non è così attenta, per arrestare Ahed, e ora per il figlio di Manal , Mohammad di 19 anni, che è stato arrestato allo stesso modo.
Sembra che abbiano smesso, o almeno lo fanno meno spesso e non a favore di telecamere, di arrestare violentemente e pubblicamente i bambini, di coprire loro gli occhi e di trascinarli via: troppa cattiva pubblicità in quelle foto che mostrano un branco di adulti super armati che trascina via un ragazzino malmenato. Qualcuno che ancora cerca di capire, di dare una parvenza di diritto a queste azioni chiede “di che cosa era accusato il ragazzo?”. In sintesi e sopra tutto, di essere palestinese e di non piegarsi. Il racconto di ogni giorno ha riflessi strazianti, e diviene sempre più lungo l’elenco dei bambini e ragazzi morti o feriti, dalla bambina di 3 anni, colpita “per errore” alla testa, sino ai due sedicenni uccisi perchè resistevano, o quell’altra bimba di nove anni, morta perchè bloccata a un chek point e non ha potuto raggiungere l’ospedale…
Questo considerando solo i ragazizni, e non tutti, ogni giorno nuove storie, e nuove vittime, le madri e i padri arrestati con violenza, strappati ai figli piangenti che rifiutano di lasciarli andare, le madri in lutto per i figlio ucciso, e la maglietta dell’ israeliano che dice alle madri palestinesi: sappiate che la vita dei vostri figli è nelle mie mani…
In questi anni ho cercato di capire, di documentarmi, di partecipare a manifestazioni e iniziative, tutte molto partecipate ma molto attente ad evitare ogni sfumatura di accusa di antisemitismo, anche quando era solamente una reazione alla prestesa di Israele di essere il posto degli ebrei, il loro rifugio, la loro terra promessa… Sempre più ebrei,ed alcuni rabbini, rifiutano questa pretesa che li coinvolge in prima persona nella mattanza dei palestinesi, ma tutti siamo stati sempre molto prudenti nel contestare le pretese di Israele, che ha il “diritto di difendersi”, dato che secondo loro è circondato da paesi che vogliono la sua distruzione. ..
Israele è uno stato artificiale, pensato dai sionisti molto prima della seconda guerra mondiale, e riconosciuto poi dalla cattiva coscienza occidentale, che ha trovato più semplice accettare Israele come paese degli ebrei per togliersi le castagne dal fuoco e non fare i conti con la totalità dell’olocausto, annettendolo agli ebrei, dimenticando bellamente gli zingari, ignorando quasi le stragi di disabili e la persecuzione degli avversari politici, comunisti in primis.
Su ognuno di questi fatti ci sarebbe da fare un lungo ragionamento, ma quello che qui mi interessa è sottolineare come Israele continua con il silenzio e la complicità del mondo a pretendere di essere sotto attacco, di doversi difendere mentre offende e oramai sta precipitando in una spirale dell’orrore dove ogni azione per quanto efferata è accettabile. I suoi ministri fanno dichiarazioni sempre più esplicite e orribili, capaci di lamentarsi che gli ultimi attacchi a Gaza non abbiano comportato un maggior numero di morti e feriti, e non cercano nemmeno più di salvare la faccia di fronte alla pretesa che i palestinesi se en vadano dalla loro terra. I nuovi insediamenti programmati dimostrano che si vuole impedire nei fatti la nascita di uno stato palestinese degno di questo nome, e che le chiacchiere che vengono fatte circolare con ipotesi di smembramento definitivo, annessione di Gaza all’ Egitto e di alcune zone della Cisgiordania alla Giordania non sono che un tentativo di far passare l’idea che quella è la terra di Israele e che l’unica alternativa che hanno i palestinesi è di andarsene e vivere sotto altri cieli e altri governi, non avendo alcuna possibilità di avere un proprio stato.
Il mondo sta a guardare, a volte inorridito, altre complice, ma siamo in tante e tanti che ci siamo stancate della prudenza, della complicità di fatto con l’occupante, nascosta dietro la “equidistanza” impossibile tra occupante e occupato, e siamo giunti alla conclusione che non c’è alcuna mediazione o comprensione possibile: Israele va fermato, punto. Va fermato per la Palestina, per il Medio Oriente , per il mondo che deve cambiare registro nella relazione con i popoli, ma persino per Israele stesso, che se continua su questa china non può che implodere, ed esplodere contunando a fare danni al mondo intero.
Già, con la sensazione di non essere all’altezza, di non avere la forza per fermarlo date le complicità internazionali, è questo il nostro compito, con le poche forze, con le poche risorse, con le molte esitazioni, con il realismo politico di chi guarda ai fatti sul terreno, ma è proprio da questi fatti che viene l’urlo e l’urgenza di fermare israele. Credo che dovremmo concentrare su questo tutte le nostre azioni, rinforzando il BDS sino a isolare Israele, pressando i nostri timidi o collusi rappresentanti politici perchè smettano di sostenere e collaborare con Israele, non dando un soldo, un attimo di attenzione, un voto a chi collude con Israele, e dicendo alto e forte che Israele va fermato, chiamando a raccolta tutti, lo sport, la cultura, la società civile e la politica. Anche con il Sud Africa all’inizio eravamo in pochi, i governi e i potenti in generale facevano affari e sembrava che fosse uno sparuto gruppo di “anime belle” quello che chiedeva la fine dell’ aparthaid, ma alla fine il gruppo è cresciuto e ha trascinato tutti i governi, escluso proprio Israele, guarda caso, ad isolare il Sud Africa che ha dovuto trovare una via per uscire dall’apartheid. Non è la stessa cosa? Solo perchè è peggio.
Però ci sono segnali contrastanti, alla fine dovremmo ringraziare Trump per la sua mancanza di freni con cui mette a nudo i meccanismi usati dal potere americano per sostenere il suo alleato più importante, perchè ha portato tutti allo scoperto. Certo, l’ennesima risoluzione dell’ Onu di condanna non smuove di un passo Israele, che però si trova sempre più isolato, con un voto massiccio contrario nonostante i ricatti statumitensi, e persino Il tentativo di mettere sotto accusa la cantante Lorde si è ritorto in un bommerang con più di cento artisti e musicisti che l’hanno difesa riconoscendo il diritto di non esibirsi in Israele.
Se noi d’altro canto ci mettiamo in moto non solo per la solidarietà ad Ahed e alle altre palestinesi in prigione, ma per sostenere nei fatti la Palestina con azioni continue e pubblicizzate, ad esempio boicottando il giro d’ Italia, chiamando i ciclisti che abbiano un minimo di senso morale a non partecipare ad un giro d’Italia che d’ Italia non è, partendo da Gerusalemme est e passando per la Palestina occupata, che non sono in Italia e nemmeno confinanti con noi, tra l’altro. Questa è una di quelle decisioni che sarebbero incomprensibili se non ci fossero di mezzo i contributi miliardari che Israele è disposta ad offrire per questa rivernicata di rosa che sta tentando di darsi. Ma se sono i soldi che contano, ricordiamo che sono i nostri soldi che sostengono il giro, cominciamo a chiedere a tutte le marche che noi usiamo di non sostenere il giro che parte da Israele, comiciamo a non comprare nulla che abbia a che fare con il giro, cominciamo a fare il vuoto intorno ai sionisti!