Che il governo giallo-verde sia sull’orlo di una crisi di
nervi è acclarato. Soprattutto è chiaro quanto una certa schizofrenia si sia
impadronita di Matteo Salvini.
Gli
immigrati continuano a sbarcare con canotti, zattere e barchini. Perfino le
odiate ONG attraccano forzando i blocchi della Guardia di Finanza, tanto le
procedure sanzionatorie elevate nei loro confronti per favoreggiamento
dell’immigrazione clandestina e per
infrazione del decreto Salvini, norma palesemente incostituzionale,
vengono puntualmente archiviate dalla magistratura.
Dunque la narrazione dei
porti chiusi, lungi dall’impedire lo sbarco degli immigrati, è un’odiosa prassi
criminale ordita ad uso e consumo propagandistico, giocato sulla pelle di
disperati, ai quali basterebbe che noi andassimo via da casa loro per non farli partire.
Ma fra le
tante frustrazioni quella più bruciante riguarda la vicenda continentale . Matteo Salvini, pur di stravincere le elezioni europee, per
imporre il cambiamento sovranista a Bruxelles
e a Strasburgo, e per fare il pieno di consensi anche in funzione italiana, ha
cominciato ad invocare nei suoi comizi santi e madonne, ha perfino tentato di
fare del “nero” -da cui ricavare una tangente per finanziarsi la campagna elettorale - attraverso una
tentata compravendita di gasolio fra Eni e i russi di Gazprom e Rosnefet . (alla
faccia del cambiamento qui torniamo ai tempi di tangentopoli con pure l’Eni di
mezzo come allora).
Tutti questi sforzi hanno pagato ma solo parzialmente. Perché
in Europa quel 34% di consensi rimediato in Patria hanno contato ben poco. Alla
presidenza del Parlamento ci è andato uno del Pd, e la Lega non ha scucito
nemmeno un commissario. Il che ha riempito di livore il nostro condottiero che
ha negato il voto alla nuova presidente del consiglio europeo Ursula Von De Leyen, fedelissima della Merkel,
ma in cerca di voti ,a manca e
soprattutto a destra, per riuscire ad ottenere la carica.
Voti ricevuti dal
M5S, alleato di governo della Lega. Apriti cielo! Tuoni e fulmini sono stati
lanciati dal condottiero Salvini che ha accusato i compagni penta stellati di
essersi appiattiti sulle posizioni conformiste di Merkel, Macron, Berlusconi e Renzi , tradendo gli italiani che avevano
votato per il cambiamento, dell’Europa.
Ma tutta questa acredine verso l’Europa degli oligarchi, dei banchieri, del deficit da
sforare per fare la flat tax, dei
vincoli che fanno così male agli Italliani, non deriverà dal fatto che dopo
tanta fedeltà leghista all’Europa si pretendeva un minimo di riconoscimento? Eh
già perché bisogna sapere che i voti leghisti sono stati determinanti per l’impalcatura
costitutiva della UE come è oggi . Se qualcuno
ha la memoria corta vediamo di rinverdirla:
1992:Trattato di
Maastricht architrave liberista dell’attuale
Unione Europa. Viene ratificato dalla Lega
in una grande ammucchiata con DC e PDS
(Contrari Rifondazione e Msi) : “Un’innovazione
rispetto all’attuale sfacelo dello Stato Centralista Italiano” Così
tuonava il senatore leghista Roveda
(16-9-1992) Il deputato leghista Franco Rocchetta esprimeva : “fiducia e fede nell’idea della comune
casa europea” (20-10-1992)
1997: Trattato di
Amsterdam. Una sorta di
armonizzazione dei trattati già esistenti . Si dà una maggiore rilevanza agli aspetti
sociali e di cooperazione fra gli Stati . In questo frangente il leghisti si
astengono alla Camera, e votano contro al Senato. In realtà questo
comportamento aveva poco a che fare con i trattati europei e molto con gli
assetti nazionali. C’era da far cadere il governo Prodi ,appoggiato dal Prc, con
la Lega all’opposizione.
2002: Trattato di
Nizza. Modalità di accoglienza di
altri Stati Membri nell’Unione. Votano a favore,alla Camera, i leghisti Guido Giuseppe Rossi e Alessandro C’è, al Senato proclamavano il
si della Lega Fiorello Provera e Piergiorgio Stiffoni
2008:
Trattato di Lisbona. Una sequela
di codicilli e commi utilizzati per trasformare in trattato di pertinenza economico finanziaria quello che era
originariamente un’ipotesi di Costituzione europea bocciata con il refrendum
da Francesi e Olandesi. Il 31/07/2008 Salvini in persona , allora
deputato della Repubblica, unendo il suo voto agli altri deputati leghisti
provvedeva alla ratifica del trattato alla
Camera. Approvazione a cui gli stessi Leghisti
avevano contribuito votando favorevolmente al Senato già il 23 luglio.
2011-2012: Obbligo di
inserire il pareggio di bilancio in Costituzione. Con letture e votazioni
doppie, tra il novembre 2011 e l’aprile 2012, la Lega, in buona e larga
compagnia, provvedeva ad approvare l’inserimento in Costituzione del pareggio
di bilancio nella convinzione che :”Risanamento
e stabilizzazione della finanza pubblica rappresentano la pre-condizione per
consentire all’Italia di affrontare con
successo gli scenari competitivi determinati dalla globalizzazione”
così affermava Giancarlo Giorgetti il 5
marzo del 2012. Per il leghista
Pierguido Vanalli :”l’inserimento
del pareggio di bilancio in Costituzione serve a contrastare una dissennata
politica di spesa pubblica” (05/03/2012) Sempre Giorgetti evidenziava coerenza e linearità delle scelte, tra il livello europeo – dove il 1°
marzo 2012 il Consiglio europeo approvava il fiscal compact – e il livello
nazionale, con un parlamento pronto con il pareggio di bilancio a dare "un segnale politico forte ai mercati,
chiarendo che l’Italia e l’Europa hanno imboccato in modo duraturo la strada
del rigore".
Dicembre 2012:
Legge attuativa del pareggio di bilancio. Lo stesso Giorgetti fu il primo firmatario della legge attuativa del pareggio di
bilancio, anello di raccordo fra le
regole europee del fiscal compact, e del
six pack, con la legislazione nazionale
(legge n.243/2012). Nell’occasione il deputato leghista Roberto
Simonetti affermò convinto : “«Da
sempre la Lega ha l’obiettivo del pareggio di bilancio» rispetto ad
uno «Stato che invece ha sempre
utilizzato il diabolico debito pubblico per finanziare l’assistenzialismo
peloso, la Cassa per il Mezzogiorno», quel «deficit spending utilizzato non per costruire impresa ma per
comprare consenso e voti» Ovviamente la legge il cui primo
firmatario fu Giorgetti passò con l’unanime
e convinta approvazione leghista.
Come si vede il percorso
europeista della Lega è stato quasi netto. La vocazione comunitaria del Carroccio è più che certificata, nonostante Salvini, prima delle elezioni europee, per accaparrarsi
il consenso dei sovranisti anti UE,
abbia affermato che “Siamo pronti a sforare le normative europee
in tema di debito e deficit” -cioè andare contro quei
principi che la stessa Lega aveva provveduto ad inserire nella Costituzione -
oppure “Se
gli italiani ci danno mandato, di alcuni vincoli europei
faremo volentieri a meno"
-cioè quegli stessi vincoli che
la Lega è stata così solerte a votare -.
Per cui capiamo bene il rancore di Salvini il quale, nonostante sia stato sempre fedele nei secoli all’Unione Europea, oggi si
ritrovi con un pugno di mosche in mano. Allora
sbraita contro quella stessa Europa
liberista che lui e il suo partito hanno fortemente contribuito a costruire.
Però sarebbe bene che gli elettori leghisti sappessero che concedendo il voto a
chi si spacciava per fustigatore della
UE, hanno premiato chi invece ha
contribuito a costruire una struttura oligarchica a loro oggi così invisa. Si ma in fin dei
conti a questi elettori che gliene frega
dell’Europa, basta che non arrivano più i barconi!!!
*Dati tratti da un'articolo scritto per "il manifesto" da Isidoro Davide Mortellaro professore associato di storia delle relazioni internazionali