Verrebbe da dire: ma
in tutti questi anni nessuno ci aveva mai pensato, possibile? Fior di marxisti,
leninisti, militanti e dirigenti, filosofi e studiosi: possibile mai che a
nessuno di loro sia mai venuta in mente una soluzione così geniale ma al tempo stesso di una semplicità
così disarmante? E’ proprio vero che i veri geni non sono coloro che hanno la
testa piena di trattati enciclopedici, o coloro che si inventano le cose più inimmaginabili;
i veri geni sono coloro che vedono nella realtà le cose che le persone normali
non vedono pur avendole sotto gli occhi. Così l’idea di spostare quella “d” del
nome del Pdci, da prima a dopo la “c”, un’azione semplicissima, ha risolto agli
occhi di molti il problema della mancanza di un grande partito comunista che finalmente torni ad essere punto di
riferimento politico del popolo italiano. Ho assistito su invito di un
compagno, ad una delle assemblee che si stanno organizzando in diverse località,
con argomento: “ricostruiamo il partito comunista italiano”. La saletta era
piena di compagni (in realtà quasi tutti tesserati del Pdci), e questo nei
tempi che corrono non è un elemento secondario: il tema evidentemente
interessa. Ho rivisto facce che da quando non ho la tessera del Prc non avevo
più visto: certe facce se si esce dalle sale di partito è difficile
incontrarle. Nelle ultime occasioni in cui le avevo viste mi ero scontrato con
loro insieme ai miei compagni di circolo perche insistevano nel voler per forza
accordarsi con il partito democratico alle comunali di Frosinone, e non essendo
riusciti a spuntarla avevano pensato bene di farlo comunque l’accordo, a nostra
insaputa, per il ballottaggio. Ma questa è un’altra storia. Qualche momento
simpatico, involontariamente comico, si è avuto quando il segretario
provinciale del Prc ha avuto un lapsus, e parlando dello scioglimento del Pdci ha detto fallimento del Pdci, “tanto ci siamo
capiti”, si è corretto fra gli sguardi esterrefatti dei dirigenti nazionali del
Pdci. Tranquillo, segretario, non si sono sciolti, hanno solo cambiato nome:
ora il loro partito si chiama Partito Comunista d’Italia, lo statuto e il
simbolo esistono già e sono già da un notaio. Un po’ stonato invece il fatto
che lui vorrebbe che il Prc si sciogliesse: questa cosa detta da un segretario
provinciale mi sembra un’affermazione anomala: quest’idea è maggioritaria nel
Prc di Frosinone?. A già, ma lui ha anche firmato il documento di sinistra e
lavoro, che gli addetti ai lavori indicano come un soggetto che dal Prc punta
dritto verso Sel, e allora forse le cose si spiegano.
Che dire
dell’assemblea? I compagni in sala hanno fatto diversi interventi, dai quali
traspariva la voglia di rivedere finalmente un partito di massa che difenda i
lavoratori, dia speranza ai disoccupati, ridia fiato alla società: tutti
interventi appassionati e pieni di rabbia e speranza. E i relatori? I relatori
erano tutti dirigenti locali e nazionali del Pdci e del Prc. Era presente anche
il portavoce della FGCI locale, su posizioni decisamente più moderate rispetto
a alcuni interventi della platea, ma in piena sintonia con le posizioni dei
dirigenti più anziani. Abbiamo sentito parlare di tante cose: l’internazionalismo,
l’opposizione al Pd di Renzi, il successo dello sciopero generale, la mancanza
del Pci, la Bolognina ,
qualche frecciatina a Bertinotti, qualcun’altra a Ferrero, i sondaggi, Tsipras,
le elezioni; ma poi? Sul tema delle alleanze elettorali la contrapposizione al
Pd di Renzi non è poi così scontata, visto che localmente la maggioranza dei
relatori, FGCI compresa, sarebbe disposta anche a valutare alleanze con il Pd:
d’altronde alle ultime regionali in Calabria il Pdci era appunto alleato del
Pd. Si guarda anche a Sel e, anche se nessuno lo ha mai citato, una voce,
simile a quella di Robin Williams quando sussurrava “carpeee……. diem” ai suoi
studenti davanti alle foto dei vecchi studenti del college nell’ “attimo
fuggente”, sembrava sussurrare alle orecchie di tutti i presenti
“Civaaatiiiiii……….. Civaaatiiiii…….. Civaaatiiiii…..”. Davvero
geniale la trovata della “d” spostata, ma a parte questo, io personalmente non
sono riuscito a carpire nient’altro dalle relazioni. Nessun accenno di
autocritica: nessun accenno alla necessità di radicamento nelle lotte, nei
luoghi di lavoro, nei territori; tanti
accenni invece a percentuali e tattiche elettorali. Tanti accenni con tono di
rimprovero ai compagni che votano Grillo, a quelli dei “cespugli”, ai
settarismi, ma nessun accenno al partito degli assessori, al partito dei voti a
favore dei bombardamenti, al partito che ha tradito il movimento no global in
cambio di una presidenza, di un ministero e di qualche sottosegretariato, al
partito che partecipa imperterrito alle primarie del centrosinistra. Le forti
discussioni degli ultimi anni, i contrasti, le critiche, i voltagabbana, gli
opportunismi….tutto ciò che è successo fra i comunisti in Italia non conta più,
l’autocritica, come ho già detto, è un optional di cui si può fare a meno: un
forte partito di massa e comunista è necessario, solo questo conta. Loro hanno
spostato la D e
sono andati dal notaio, il resto verrà da sé…..secondo loro; basta farsi
trovare pronti da Civati, quando e se prenderà la decisione tanto agognata a
sinistra…..aggiungo, malpensante come al solito, io. Sel, Sinistra e lavoro,
lista Tsipras, P.C.d’I. …..Onorevole Civati, aspettano tutti a te, e tu cosa
aspetti?
P.S.: naturalmente si
tratta di mie impressioni, che probabilmente saranno smentite dai fatti. Non
voglio fare l’uccello del malaugurio, quindi faccio tanti auguri ai compagni
impegnati in quest’impresa.
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