La questione dell’immigrazione
è vergognosa, disumana, degradante per l’intera umanità. Il
flusso dei migranti in arrivo dal Nord Africa, ma anche da altre parte
martoriate del mondo è diventato un fenomeno strutturale. Fermarlo è impossibile, perché sarebbe come
voler bloccare lo scorrere del Gange.
L’Unione Europea, tutto l’occidente globalizzato e I paesi a capitalismo emergente, hanno alimentato, sulla pelle delle popolazioni
africane e medio orientali, il profitto della loro good company. Si sono
impossessati delle ricchezze naturali di quel mondo, pompando nei serbatoi delle
multinazionali petrolio, gas ,depredando il sottosuolo di materiali come il coltan, indispensabile
per il progresso, ma di chi? Il coltan è una ricchezza soprattutto se alla sua estrazione sono destinate le popolazioni schiavizzate, con una
percentuale di sfruttamento di bambini vergognosa .
La good
company ha sovvenzionato i conflitti tribali, facendo affari con la vendita di
armi. Una dinamica fondamentale. Da un lato, per il business degli ordigni
bellici in se, dall’altro per mantenere la destabilizzazione delle aree di
maggiore interesse economico. Un caos ideale per alimentare indisturbati i
propri affari, sovvenzionando e corrompendo il dittatorello di turno. E quando
la situazione lo ha richiesto non si è esitato a incancrenire gli scenari con le famose
guerre umanitarie, o acuire devastanti guerre civili. Per questo non ha senso distinguere fra rifugiati ed immigrati
economici. Sono tutti vittime della stessa logica predatoria.
Nonostante questo
la ricetta proposta dalla Merkel e da tutto il G20 per il
risolvere il problema dell’immigrazione è destinata a incrementare ancora di
più gli affari della good company e ad aggravare lo stato di una nuova bad company, quella del traffico di persone e dei morti in mare. “Compact with Africa”,
questo è il nome del piano. “Non un
banale aiuto economico ai paesi in via di sviluppo,-sostiene la Merkel- ma un programma che mira ad
una globalizzazione più inclusiva”
Che vuol dire globalizzazione
inclusiva? Banca Mondiale, Fondo Monetario
Internazionale,e Banca Africana di Sviluppo provvederanno a negoziare con i
paesi africani punti di azione specifici
per ogni Stato. Azione, in questo caso, significa favorire ancora gli affari
delle multinazionali, le quali, in cambio del loro impegno economico, potranno usufruire di un “miglioramento del
clima per gli investimenti” così è scritto.
Lo sappiamo cosa significa
migliorare il clima per gli investitori: ridimensionare la sovranità degli
Stati, presentare un conto elevatissimo alle popolazioni in termini di
ulteriore deterioramento dei servizi, e della
definitiva dismissione del ogni minimo diritto sul lavoro. In pratica nel
prossimo G20 di Amburgo si proporranno le stesse ricette avanzate sin dagli anni ‘80 dimostratesi inefficaci e disumane. Solo che nell’epopea
dello storytelling reaganiano e thatcheriano non c’erano i
kamikaze che terrorizzavano l’occidente, e in fondo al Mediterraneo nuotavano solo i pesci.
Lo sfruttamento dell’Africa non aveva ancora generato
la paura che oggi viene vissuta al di qua del Mare Nostrum. C’era solo la good
company. Oggi invece lo sfruttamento continuato e reiterato ha rafforzato la
bad company. Quella delle immigrazioni di massa. Questa bad company non la vuole gestire
nessuno, e si provvede all’erezione di muri, militarizzazione di confini, chiusure
di porti, vergognose querelle sulle meritorie azioni salvifiche in mare delle organizzazioni non governative,
respingimenti, in una parola “rifiuto”.
Rifiuto di un effetto collaterale
causato dalla voracità della good company. Si è concepita una nuova e più sofisticata dinamica
di profitto che utilizza il dramma degli immigrati per mettere in atto l’ennesima operazione di devastazione dell’Africa, mascherata da aiuto umanitario, dal cosiddetto “aiutiamoli a
casa loro”.
E’ questa la globalizzazione che creerà inclusione? Sicuramente aumenterà
la globalizzazione della disperazione, la quale, includerà un numero sempre
maggiore di poveri, di rifiutati, non solo dai confini militarizzati ma anche da un sistema economico
disumano.
Globalizzazione dei diritti ed inclusione sociale al di là di ogni confine. Questa dovrebbe essere la ricetta, ma per fare ciò bisognerebbe collettivizzare la good company, con obbligo di indennizzo alle vittime della bad company.
Nessun commento:
Posta un commento