Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

giovedì 28 aprile 2011

Occorrono risultati e non raffinate enunciazioni di principio

Giovanni Morsillo


Sarebbe ora di mobilitare gli italiani (popolo, masse, gente?) contro lo stravolgimento fraudolento dei diritti ed anche dei principi costituzionali, fra cui la pace. Stiamo assistendo non troppo attivamente alla scarnificazione della Costituzione, processo ormai molto avanzato e che richiederebbe le barricate.
Pagheremo, per questo, pagheremo salato tutti quanti. Sarà inutile disperarsi, perché in politica, come diceva qualcuno, un errore è peggio che un crimine.
E' una lotta difficile, anche date le condizioni di miseria in cui versa il fronte democratico e progressista, grazie alle stolte deviazioni degli ultimi venticinque anni operate dai gruppi dirigenti. Essa si presenta su più fronti, dall'interventismo confindustriale preoccupato di non far cessare la spremitura delle risorse dei popoli arabi, al cinismo astensionista della Lega e dei suoi accoliti che, criminalmente, non esitano a portare a sostegno delle loro tesi argomenti che di per sé configurano più di una violazione dei diritti umani, oltre che rappresentare coerentemente con la loro storia delle incommensurabili idiozie. Nulla di nuovo: ci si può opporre a qualcosa per motivi far loro incompatibili: la vergognosa posizione della Lega è ben altro dalla difesa della pace, e rappresenta un ulteriore scivolamento verso l'egoismo più brutale.
Occorre avere la forza di dire basta ad una classe dirigente, ed a un governo prima di tutti, che dimostra ogni giorno di più non solo la propria inadeguatezza, ma la propria concreta pericolosità.
L'Italia è una polveriera, e basterebbe poco per dare fiato ad una risposta popolare forte ed aprire la via al cambiamento. Non siamo in una situazione rivoluzionaria, ma la borsa è vuota, e la gente ne ha piene le scatole di demagogia e di inconcludenza. Anche da qui il consenso alla Lega, che però anch'esso segna punti di crisi anche profondi, visti i risultati della loro partecipazione al governo.
Un gruppo dirigente serio e progresista (non diciamo di sinistra o comunista, che non è il caso) si dovrebbe adoperare non solo per vincere le elezioni, ma per indicare alle masse una via alternativa, ed oggi non lo fa.
Se tanta gente perbene ripone le ultimissime speranze in cose inconsistenti o addirittura qualunquiste (Di Pietro, Grillo, Montezemolo) vuol dire che quella via non è nemmeno abbozzata.
Quando la si finirà di concepire le battaglie sociali (oltre che quelle civili) solo e sempre come battaglie difensive? Quando si tornerà a comprendere che per essere credibili occorrono risultati e non raffinate enunciazioni di principio?
Confidare nell'azione suppletiva della magistratura o della Presidenza della Repubblica (fino a quando?) per la tutela delle condizioni democratiche è stupido, infantile, inutile. Il protagonismo dei lavoratori è imprescindibile a qualsiasi forma di democrazia si voglia pensare, anche nelle sue versioni più liberali e meno popolari (nei significati originari dei due termini). La partecipazione è stata sostituita dalla stabilità degli esecutivi: questo il risultato. Si dica ora con chiarezza cosa si intende fare, perché il mero contrasto a Berlusconi ed alla sua attuale cricca non è sufficiente a definire per cosa si combatte; a meno che non si intenda chiamare i cittadini solo a determinare con i voti un cambio della guardia, del quale non si capisce bene chi si avvantaggerebbe, oltre beninteso a chi materialmente occuperebbe i posti.
Insomma, non si potrà ancora per molto reggere il gioco dell'opposizione con savoir faire, la lotta di classe infuria e i reazionari segnano colpo su colpo, mentre le cosiddette sinistre sono impegnate a farsi il nodo alla cravatta.
E per favore, nessuno perda tempo a spiegarci che la gente è distratta dalla televisione, che non si mobilita,e cc. Segnali fortissimi ne sono stati dati a bizzeffe, negli ultimi tempi, dagli studenti ai metalmeccanici, dalle donne agli antifascisti, ma le loro lotte sono state esteticamente applaudite da un sacco di benpensanti, ma nessuna piattaforma di lotta più complessiva ne è scaturita. A chi spetta farlo? Vedete un po' voi, e se possibile date qualche risposta concreta, ché di frasi ad effetto ne abbiamo fatto indigestione da tempo.Cosa si fa, di concreto, per ribellarsi a tutto questo? Aspettiamo che La Russa maturi una coscienza internazionalista? O che Berlusconi smetta di promettere a Obama che bombarderà, a Gheddafi che non smetterà di preoccuparsi per la sua sorte, e alla Lega che é tutto un equivoco, e che con Umberto ci parla lui?
Sempre ammesso che la Lega stia davvero dicendo quello che pensa, e non (malignando, cerchiamo di capire) magari stia coprendo il capo del governo che non ha potuto dire di no all'uomo abbronzato della Casa Bianca (o del Pentagono?) ma non vorrebbe tirare bombe, per uqanto intelligenti, in testa all'amico e socio libico? Boh?
Vi saluto
GM

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