Be-Bop , che è robba che se magna? E' una nuova marca di popcorn
o patatine? Lo so non indignatevi amici
miei “jezzemani” mi rendo conto che voi conoscete alla
perfezione quello stile che contraddistinse tutto il jazz dal dopoguerra in poi. Però per chi non fosse
addentro alla materia servono spiegazioni .
Negli anni ’40 in America, durante e subito dopo la guerra, il jazz cessò
di essere musica da ballo, perché quattro
giovanotti neri decisero di riappropriarsi del loro linguaggio, dalle origini assolutamente
africane, di depurarlo da tutti i banalismi e ammiccamenti utili a far
divertire i bianchi. Alle scontate e
stucchevoli armonie, funzionali a
scongiurare la presa di coscienza di una vita piatta ed
incolore, i quattro ragazzotti neri
opposero una vera e propria rivoluzione musicale e sociale .
La sezione ritmica partecipava alla tenzone
creativa, non più come semplice arnese utile a tenere il tempo per far dimenare
improbabili ballerini, ma era protagonista
principale del flusso sonoro. Certo erano necessari : un batterista che
si ingegnasse nella poliritmia usando creativamente rullante, cassa, e hi-hat, liberi da ogni vincolo di accentuazione temporale deputata al solo tintinnare del piatto, e un contrabbassista capace di inserirsi nel
processo improvvisativo in modo decisamente
creativo.
Ma la rivoluzione non si limitava alla ritmica, si estendeva
profondamente al rapporto armonia-melodia disarticolando la corrispondenza matematica delle due forme, tipica del linguaggio europeo. Cioè la melodia era inventata ogni volta devastando il tema che rendeva il brano
riconoscibile e quindi fruibile . Questa musica non poteva essere ballata,
nemmeno cantata. Tu bianco, brutto “pulito”
e cattivo siediti e ascolta, siediti e
cerca di capire, se ci riesci, la
profonda rivoluzione che viene dall’Africa e dal blues. Se non ci riesci “so
what” chissenefrega, tradotto in italiano, anzi meglio .
I ragazzotti in
questione rispondevano al nome di Kenny Clarke, batterista, Thelonius Monk, Bud Powell, Mary Lou Williams pianisti , Dizzy Gillespie e Joe
Guy trombettisti, Charlie Christian chitarrista, Nick Fenton contrabbassista. Ad essi si aggiunse quello che fu il vero
profeta di questa rivoluzione l’altossassofonista Charlie Parker detto Bird . Più in la si unirono altri jazzisti, non molti per la verità. Tutti musicisti straordinari perché, per
sollevare una tale sommossa musicale, oltre che ad essere pazzi, visionari, bisognava saper suonare, e bene anche.
Le loro
gesta si diffusero per tutta l’America e il mondo partendo da un
localino sulla 118° ovest ad Harlem, non lontano da Morningside park: “Minton’s Playhouse” si chiamava, più noto come Minton’s. Furono gesta rivoluzionarie che uscirono dall’ambito musicale, per entrare,
all’inizio degli anni ’50 e per tutti gli anni ‘60, nell’epopea della beat generation. Un gruppo di scrittori e poeti fra cui Kerouac, Ginsberg, Ferlinghetti,
Corso, che influenzarono intere generazioni di giovani, scrivevano le loro opere traendo ispirazione
proprio dalle evoluzioni musicali di Bird
e compagni. La colonna sonora giusta
per sferzare quella società americana affogata
in un mare di Coca Cola, immersa nella sua mediocrità, nel suo qualunquismo
tranquillizzante, tenuta insieme dalla mistificazione del benessere per tutti
scandito dalla scadenza delle rate mensili.
Ecco, la musica che scatenò questo putiferio fu
nominata Be Bop. Sulle origini del nome
resiste ancora qualche mistero. Lo stesso Kenny Clarke fra gli inventori del nuovo stile non seppe spiegare la denominazione: “ Non si
parlava ancora di bop - disse il batterista -noi avevamo una parola,
per descrivere la musica che
stavamo facendo . Noi dicevamo semplicemente “moderno” il nome bop venne fuori dopo la guerra” Alcuni altri
avanzano l’ipotesi che il termine Be Bop , fu usato da Dizzy Gillespie per
descrivere in senso onomatopeico l’innovativo drumming di Kenny Clarke.
Ma forse la tesi più suggestiva è quella del poeta nero Langostone
Hughes il quale mise in relazione la nuova musica con gli scontri di piazza che sconvolsero l'America nel 1943: “E’ la polizia che picchia sulla testa dei neri che ha ispirato il Bop. Ogni qual volta uno
sbirro colpisce un nero con il suo manganello, questo maledetto bastone fa: Be Bop!!.....Be Bop!!.....Bop!....Bop! E il
nero urla Ya Kooo! Ouoo! , e il maledetto poliziotto ne approfitta per
continuare a picchiare: Mop! Mop! Be Bop! Mop!”
Come si vede ogni volta che una rivoluzione da culturale, in questo caso
musicale, si trasforma in sociale ed anti borghese, i manganelli tornano a suonare sempre la loro musica.
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