Luciano Granieri
Il 9 aprile scorso, presso la Villa Comunale di Frosinone, in una conferenza stampa a cui hanno partecipato il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani,la sopraintendente ABAP (Archeologia Belle Arti e Paesaggio) per le province di Frosinone e Latina Paola Refice, l’archeologa Daniela Quadrino, veniva informata la popolazione circa il ritrovamento, in località Ponte della Fontana, sulle sponde di Fiume Cosa,di resti ben conservati di un edificio termale di epoca romana imperiale, cioè parte delle terme romane. Una costruzione che nonostante la continua aggressione da parte della lobby del cemento, continua resistere e, ogni tanto a dà testimonianza di sè. Insomma niente di nuovo.
Stupiscono le dichiarazioni della sopraintendente Paola Refice quando afferma che la destinazione pubblica del complesso termale presupporrebbe l’esistenza di un tessuto urbano romano molto importante. E sai che novità! Già alla fine degli anni ’60 vennero alla luce i resti di un teatro romano prontamente asfaltato da una speculazione fondiaria che già da allora mostrava una spietatezza inaudita nel ferire la cultura in nome del profitto. Ma ancora di più stupiscono le parole del sindaco Ottaviani il quale si dice sorpreso del fatto che i rinvenimenti termali siano avvenuti nel capoluogo, mentre si credeva che la presenza di tali strutture fosse situata in altri territori della Regione. Ma dove ha vissuto fino a ieri il sindaco? Non ricorda, quando nel luglio del 2015, tentò di fare approvare, nel piano urbanistico di allora, la cessione alla speculazione fondiaria dell’area sovrastante alcuni reperti delle terme romane per seppellirle definitivamente sotto 35.000 metri cubi di cemento? Fu solo grazie all’impegno dell’allora costituito Comitato “Io difendo le Terme Romane” se il proponente della lottizzazione rinunciò al malsano progetto. Così come le stesse associazioni già nel 2011 avevano proposto e fatto approvare una delibera, allora il sindaco era Michele Marini, in cui si poneva a salvaguardia l’area sotto la quale insistevano i reperti , in attesa di trovare i fondi per farli venire alla luce. Preservando così il sito da aggressioni cementizie già responsabili della distruzione di parte del complesso termale finito sotto il palazzo dell’ex centro pastorale a De Matthaeis. Per rinfrescare la memoria al sindaco, e riproporre la storia della Terme Romane, che grazie all’impegno dei cittadini sono riuscita a sopravvivere all’aggressione palazzinara, propongo di seguito una video storia di tutta la vicenda. Perché se è vero che Frosinone da sempre è una città fondata sul cemento, è anche vero che ogni tanto qualcuno resiste nel difendere il patrimonio culturale.
2011. Prima mobilitazione per ottenere almeno la salvaguardia del sito delle Terme
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