Totalmente ignorato lo straordinario risultato della campagna internazionale
per il reintegro: centinaia di firme di attivisti di Usb
e di altri sindacati sono state cestinate dai vertici di Usb.
La grave e palese violazione dei più elementari principi di democrazia
sindacale in Usb costituisce un duro colpo a tutto il sindacalismo conflittuale:
la base del sindacato deve farsi sentire.
Unire le lotte organizza assemblee in tutta Italia:
Nonostante il grande successo della campagna per il reintegro di FABIANA STEFANONI- attivista delle lotte dei precari della scuola e coordinatrice nazionale della minoranza interna “Unire le lotte-Area Classista Usb” - i vertici di Usb hanno deciso di confermare l’espulsione della compagna.
La cosiddetta Commissione Nazionale di Garanzia di Usb (ultima istanza di giudizio) ha giudicato Fabiana Stefanoni in contumacia, rifiutandosi di concordare una data per l’audizione; ha prodotto un testo pieno di accuse false e tra loro contraddittorie con il quale si espelle definitivamente da Usb una compagna riconosciuta per il suo impegno in prima fila a difesa dei lavoratori e delle lotte, come ha dimostrato anche il successo della campagna per il reintegro che ha visto il sostegno di centinaia di attivisti di Usb e di altri sindacati, in Italia e internazionalmente, di comitati di lotta e strutture di classe.
Unire le lotte – Area Classista Usb vuole anzitutto ringraziare proprio le centinaia di compagni e compagne che hanno sostenuto questa campagna. La sigla Usb significa Unione sindacale di base: questa vicenda ha dimostrato che per i vertici la base del sindacato conta ben poco. Vogliamo ricordare che la richiesta di ritiro del provvedimento di espulsione non è venuta solo dalla nostra area. Anche attivisti e dirigenti che sostengono posizioni spesso diametralmente opposte alle nostre hanno richiesto il ritiro del provvedimento di espulsione giudicandolo grave e del tutto ingiustificato (pensiamo, ad esempio, alla componente interna a Usb che fa riferimento a un’area dei centri sociali che ha diffuso un testo con raccolta firme in cui chiedeva la “revoca del provvedimento”). Con la conferma del provvedimento di espulsione i vertici di Usb, eletti in un congresso che non prevedeva nemmeno il confronto tra documenti politico-sindacali differenti, di fatto negano qualsiasi caratterizzazione del sindacato come sindacato di base: gli attivisti e gli iscritti non hanno voce in capitolo, i vertici decidono tutto.
Facciamo appello a tutti coloro che hanno sostenuto la campagna per il reintegro, ma più in generale a tutti i lavoratori e gli attivisti delle lotte che hanno a cuore le sorti del sindacalismo conflittuale in Italia, a mandare mail di protesta all’Esecutivo nazionale di Usb (usb@usb.it), che ha voluto questa espulsione al solo scopo di eliminare una componente interna ritenuta “scomoda”. Ci chiediamo se il tentativo di zittire Unire le lotte non sottintenda l’intento di traghettare il sindacato verso nuovi pericolosi lidi, in una nuova stagione di “dialogo” con il cantiere aperto di un futuro governo di centrosinistra (al fine di ristabilire qualche piccolo privilegio perduto per qualche dirigente). Solo così possiamo spiegarci l’accanimento dei vertici contro la nostra componente interna.
Soprattutto, chiediamo agli attivisti di Usb che ci hanno sostenuti in questa campagna, di porre all’ordine del giorno, nelle assemblee locali del sindacato, la questione dell’espulsione; di votare, in ogni riunione, ordini del giorno che chiedano l’annullamento del provvedimento di espulsione; di organizzare, a livello locale, assemblee aperte a tutti coloro che credono che la democrazia sindacale non sia un optional, ma la linfa stessa di un sindacato, soprattutto di un sindacato che si dice alternativo al sistema dei sindacati concertativi. Sappiamo che tanti degli attivisti di Usb che hanno sostenuto la campagna per il reintegro hanno ricevuto pesanti pressioni dai vertici di Usb, i quali non hanno esitato a usare falsità e calunnie, negando la realtà dei fatti e costruendo un castello di bugie che non regge nemmeno a una rapida lettura dei testi di questo processo kafkiano (testi che pubblicheremo integralmente sul nostro sito www.sindacatodiclasse.org nei prossimi giorni).
Questa vicenda, a nostro avviso, chiude una pagina del sindacalismo di base, e ne apre un’altra. Crediamo che solo con la crescita, anche nel nostro Paese, delle lotte sarà possibile mettere veramente in discussione i piccoli apparati che antepongono la propria autoconservazione all’esigenza di far crescere il sindacato nei luoghi di lavoro sulla base di una reale democrazia interna. Ma qualche potere gli iscritti e gli attivisti dei sindacati ancora ce l’hanno: quello di ribadire sempre - in ogni riunione, in ogni lotta, in ogni assemblea - che i sindacati sono prima di tutto dei lavoratori in lotta, e non degli apparati. Senza democrazia sindacale ogni sindacato, anche quello più combattivo, è destinato a finire in un vicolo cieco e a non servire alla crescita delle mobilitazioni.
Per Unire le lotte – Area Classista Usb la battaglia non si ferma qui. Organizzeremo già nelle prossime settimane assemblee dell’area aperte a tutti coloro che non si arrendono davanti al delirio di onnipotenza di un piccolissimo gruppo dirigente che considera il sindacato come proprietà personale. Tanto più in questa nuova fase, caratterizzata da un attacco senza precedenti del governo e dei padroni contro i lavoratori, ma anche dalla ascesa delle lotte, dai Paesi arabi all’Europa, crediamo che i temi che Unire le lotte ha sostenuto in questi mesi siano più che mai attuali: l’unità del sindacalismo di base nella prospettiva di un unico grande sindacato di classe (che unifichi anche i settori classisti negli altri sindacati); l’unità nelle lotte di tutta la classe lavoratrice, a partire dall’unità tra i lavoratori immigrati e nativi; il superamento del settarismo negli scioperi; l’indipendenza sia dai governi di centrodestra che da quelli di centrosinistra, in una prospettiva anticapitalista.
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