Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

mercoledì 21 dicembre 2011

Pomgliano è nostra

Luciano Granieri

Questo è il  piccolo diario di una giornata passata con i padroni  all’interno dello stabilimento FIAT G.B.Vico di Pomigliano. L’occasione era la presentazione della nuova Panda ai concessionari.  Trattandosi  dei titolari di piccole e medie imprese, quali sono le concessionarie,  forse anziché padroni sarebbe meglio parlare  di padroncini , comunque è sempre gente che ha il medesimo brutto vizio di sfruttare al massimo i propri dipendenti .  Ma procediamo con ordine. Il mio titolare, come sapete mi occupo di vendite auto all’interno della concessionaria FIAT di Frosinone, mi ha fatto l’onore di accompagnarlo alla scoperta della nuova Panda. Così in una fredda mattina di dicembre mi ritrovo all’ingresso “due” dello stabilimento G.B. Vico. Sullo sfondo spicca il Vesuvio  imbiancato di neve . A metà delle pendici  sbucano le case di un paese per me troppo pericolosamente vicino alla bocca del vulcano.  Una navetta ci porta all’interno dello stabilimento, ci scarica  davanti alla sala dove verrà  effettuato l’accredito e distribuiti i pass.  Il programma dei lavori prevede, dopo il caffè di  benvenuto, una  conferenza dove ci  verrà presentata la nuova macchina, pranzo e visita  allo stabilimento, in particolare al reparto lastratura, orgoglio della fabbrica, dove sono  assemblate le scocche.  Le ore all’interno della sala, in attesa della conferenza, trascorrono lente.  Per la solita ansia del mio capo siamo arrivati con largo anticipo.  Per ora l’unica cosa positiva è la colazione,  una  sfogliatelle calda accompagnata da un buon caffè. La cravatta mi soffoca non sono abituato ad indossare il vestito buono. I concessionari si scambiano opinioni, la crisi falcidia anche le loro aziende,  e cercano avidamente  i vari dirigenti e responsabili di zona, per  mettersi in mostra e chiedere trattamenti di favore. Annoiato, esco fuori   mi incammino per i vialoni della fabbrica che dividono gli ampi capannoni. Ogni tanto si incontra un gruppo di operai che  si avvia  alla postazione di lavoro .   Mi giunge alle orecchie un commento che mi disturba non poco “ecco se stavamo dentro la Volkswagen col cavolo che si vedevano operai in giro” mi volto e un distinto signore, presumo un concessionario,  grasso e bolso fasciato in un impermeabile di lusso continua a sparare cazzate. Mi viene voglia di rispondergli per le rime, ma  è ora di rientrare, delle gentili signorine ci invitano a ritornare in sala  per  accedere all’area conferenze ricavata all’interno di un’isola produttiva.  La zona carrozzerie è pulita,  sterilizzata, come tutta la fabbrica, sembra  di stare in una clinica per ricchi.  Entrando  nell’area predisposta per le conferenze passiamo fra due ali di operaie e operai  che ci applaudono con entusiasmo, non so quanto sincero.  Monta la voglia di ribellione mi verrebbe da dirgli  “ma che cazzo vi applaudite!!!  D’accordo che  il nostro lavoro è importante perché vendiamo il prodotto che voi costruite, ma che è questa piaggeria, questa sottomissione,  forse capisco i motivi per cui nel referendum farsa è passata la linea Marchionne.   Del resto a vedere queste donne   e  questi uomini l’idea dell’operaio in tuta blu è totalmente superata.  Mi trovo di fronte a persone vestite con pantaloni e felpe bianche  eleganti, qualcuno indossa un giubbotto  in tinta, gli sguardi  sono quelli dei manager in erba, pronti a scalare le tappe che dalla catena portano  a diventare responsabile dell’isola produttiva, costi  quel  che costi, altro che coscienza di classe!  Inizia la conferenza  ci sciorinano le mirabile della nova Panda “More & Simply”.  Quando prendono  la parola i manager un brivido mi passa lungo la schiena . Dai ragionamenti  di Lorenzo Sistino e Sante Ficini  esce una sola e inequivocabile strategia. “Cari concessionari fate come noi riorganizzate le vostre  aziende per renderle più snelle, flessibili, ed efficienti, se no chiudete”  Tradotto in Italiano: Cari concessionari fate come noi,  abbiamo investito 800 milioni di euro per il nuovo stabilimento di Pomigliano, ma per far questo abbiamo messo in mobilità 2.300 operai,  per gli altri 2.400 rimasti   abbiamo cancellato i diritti ad ammalarsi,   a scioperare e ridotto le pause.  Cari concessionari, licenziate, riducete il personale e quello che rimane spremetelo come un limone.  Per mostrare la piena condivisione degli operai al piano Marchionne, è stato incluso nella eletta schiera dei conferenzieri  il responsabile tecnico dello stabilimento, l’operaio Sebastiano Garofalo, orgoglioso di guidare una squadra di gente motivata e appassionata. Gli operai motivati ed appassionati saranno anche protagonisti dello spot pubblicitario che abbiamo visto in anteprima.  Nel claim promozionale la Panda è prodotta da donne e uomini orgogliosi di mostrare la loro eccellenza nel costruire la nuova vettura e di essere italiani. Le maestranze FIAT devono essere la prova provata che l’Italia non è solo pizza e mandolino ma è anche voglia di fare, fare bene e  con passione. TUTTI FELICI E CONTENTI.  La strategia mediatica va oltre la semplice promozione della vettura nuova. L’obbiettivo è mostrare che negli stabilimenti Fiat si lavora con gioia e passione. La FIOM non ci risulta, come direbbe Jannacci.  Il must  è conquistare ogni centimetro delle opportunità concesse  da un mercato asfittico sputando sangue e facendo sputare sangue ai propri sottoposti. Il messaggio è stato affidato ad Al Pacino che in una scena del film “Ogni maledetta domenica” proiettata ai convenuti, da allenatore di una squadra di football arringa i propri giocatori reduci da un serie di sconfitte spingendoli a sputare sangue e a far sputare sangue a chi gli sta intorno per conquistare ogni centimetro di campo. RIBUTTANTE.  Finalmente finisce la tortura e ci avviamo verso l’uscita. Passando davanti agli operai, che avevano ripreso la loro postazione di lavoro,   non mi sono trattenuto e ho fatto il mio piccolo gesto rivoluzionario. Ho iniziato a battere le mani,  assecondato da tutti gli altri concessionari,  che evidentemente hanno creduto fosse un atto predeterminato, per cui si è prodotto un fragoroso applauso indirizzato gli operai che per quanto costretti o convinti,  a sposare la nuova linea strappa diritti imposta da Marchionne,  sono sempre quelli che stanno peggio e sono sfruttati dal potere del mercato e della finanza che fagocita gli ingenti dividendi azionari, prodotti dalla messa in mobilità della forza lavoro e dalla delocalizzazione della produttività.  Dopo il pranzo, allestito all’interno della mensa, ma servito da un catering -in effetti se la pausa mensa è stata spostata a fine turno, quindi di fatto cancellata, non si vede a cosa possa servire la sala mensa -  altro trasferimento  in navetta verso il reparto lastratura dove viene allestita la scocca della nuova Panda. Il viaggio all’interno dell’unità produttiva, equipaggiati con occhiali protettivi e cuffiette, mostra in effetti un impianto all’avanguardia,  completamente robotizzato,  i pezzi transitano davanti agli operai ad un’altezza per cui possono essere allestiti in modo che l’addetto operi con le braccia all’altezza delle spalle e dunque si affatichi il meno possibile.  Efficienza sicurezza sul lavoro, tutto molto   bello, ma se il prezzo per ottenere ciò che dovrebbe essere la normalità  è mettere in mobilità, 2.400 operai, escludere una parte importante della rappresentanza sindacale, chiudere stabilimenti come Termini Imerese e la Irisbus, significa che gli  800 milioni di euro per ammodernare Pomigliano non li ha tirati fuori la FIAT, ma lo Stato, quindi noi,  erogando i fondi per la mobilità degli operai accantonati da queste operazioni di “RAZIONALZZAZIONE PRODUTTUVA”. DUNQUE DI FATTO POMIGLIANO NON E’ DELLA FIAT MA E’ NOSTRA.  Con questa profonda convinzione sono uscito dai cancelli del avveniristico stabilimento G.B. Vico  di Pomigliano  Incazzato e amareggiato.  Sulla strada del ritorno dall’autoradio ho appreso    delle farneticazione del ministro “iena piangens” Fornero sull’articolo 18. Dopo un ulteriore scoramento, la rabbia è arrivata a un punto tale per cui tutto è diventato più chiaro. Facciamo nostre le raccomandazioni di Al Pacino. Sputiamo sangue non per ingrassare i padroni ma per riconquistarci, centimetro per centimetro  i diritti che ci hanno scippato.  BASTA SUBIRE.



I brani che accompagnano la clip edita con le foto scattate dal sottoscritto dentro la fabbrica sono:
Hystoire de l'ouvreire di Danele Sepe e Zyg Crescita Zero degli Area.

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