Maria Grosso. fonte: "Alias" del 23/11
Unica: come tante ragazzine al mondo e come nessuna;
una pianta fragilissima e tenace che prorompe nei suoi primi germogli. 12 anni, quasi
13 - in cuffia e in testa la sua musica
preferita- Carmela vive a Taranto con la madre, il padre e il fratellino, frequenta
la scuola, intesse parole e uscite con le amiche,cerca i primi riflessi di sé,
si scopre innamorata. E’ il novembre 2005 ed è anche il punto in cui la sua
storia devia: lacerata violata bombardata. Un uomo noto come il “pedofilo”del
quartiere, comincia a molestrarla. Con difficoltà e
dolore Carmela parla. La sua
famiglia risponde con una denuncia. L’uomo, che pure ha confessato al padre della
ragazzina e a una sua insegnante, nega innanzi alla polizia, l’insegnante non
conferma la testimonianza. Si giunge alla diffida che però non viene
rispettata. I familiari segnalano la cosa,
invano. Ma già la sua vita è altra, tra
colloqui con una psicologa e il rimpicciolirsi delle libertà appena assaggiate:
niente più uscite al mare con le amiche; solo mura, fuori e dentro, chiusure. E’
allora che la sua rabbia si fa sentire e a scuola le insegnanti consigliano “un
allontanamento”. Ma è “per il suo bene”….9 Novembre 2006; Carmela infrange il
divieto dei suoi e scappa di casa, non sapendo che nel giro di 4 giorni la sua
anima e il suo corpo di ragazzina saranno violati e assassinati in vita 5 inenarrabili
volte, tante quanto saranno i suoi stupratori, 4 di loro sconosciuti,
incontrati per caso- Emanuele C. (minorenne), Massimo Carnevale, Filippo Landro
e Salvatore Costanzo - uno il ragazzo di
cui è innamorata, Cristian M. (17 anni), a cui per assurdo si è rivolta per
cercare conforto dopo le prime due violenze. Ricondotta a casa in stato di shock profondissimo, Carmela rivela un
corpo violato dai reiterati abusi sessuali,
che vengono accertati ma
ripostati ambiguamente nel referto ufficiale, mentre gli abiti insanguinati che
indossa le sono restituiti senza alcuna perizia. Gli interrogatori in questura
cominciano sottilmente ad insinuare la sua responsabilità in quello che è
accaduto. Sfinita fornisce nomi e indirizzi, ma le indagini inspiegabilmente
ristagnano. Credendo di supportare la figlia, i genitori, tramite il Tribunale
dei Minori, si rivolgono ai servizi sanitari. Carmela è rinchiusa nel Centro
Aurora di Lecce , specializzato in violenze familari. Qui, privata dei suoi,
che può vedere solo una volta al mese,
sottoposta a loro insaputa a
terapia con psicofarmaci, tenta due vote
la fuga. Il padre, constatate le condizioni stremate della figlia, si rivolge
ad una avvocato per chiedere il suo
ritorno a casa. Senza avvertire la famiglia, il Tribunale dei Minori la
trasferisce in un centro di Gravina dove finalmente iniziano la sospensione degli
pscicofarmaci. Ma troppi sono stati gli strappi, le deflagrazioni le ferite. La
ragazzina comincia a tornare a casa nel weekend…E’ il 15 aprile 2007quando
Carmela Cirella si lancia nel vuoto dal settimo piano. Sembrerebbe l’ultimo gesto, ma la sua storia
va oltre la sua morte. Il suo cuore continua a sbocciare nel cerchio devastato
dei suoi, e non solo . Il padre Alfonso Frassanito ( che, forza di un legame al
di là della biologa, è il padre acquisito, avendo Carmela perso piccolissima
quello naturale), intraprende una estenuante battaglia per vedere rispettata la
memoria della figlia e la sua “assurda morte “senza colpevoli” ( a oggi i responsabili
continuano a vivere indisturbati la loto vita). Combatte in sede processuale,
scrivendo un libro e lettere incontrando rappresentanti dello Stato e
sensibilizzando , fino a fondare l’associazione “Io so’ Carmela” al fine di
tutelare le vittime di stupro, i minori e le famiglie dagli abusi del sistema giudiziario.
“Io so’ Carmela”, così scriveva sul diario – ritrovato dopo la sua morte- sui
muri della sua stanza, sul corpo frantumato, grido di una soggettività in lotta
per la sopravvivenza in un mondo che dopo verla violata, non le credeva e la
espungeva. E “Io so’ Carmela” è anche il graphic novel in prima persona che,
grazie alla passione civile delle edizioni BeccoGiallo e al coraggio di Alessia
Di Giovanni e Monica Barengo, rispettivamente autrici del testo e dei disegni
intreccia una narrazione rispettosa e attenta al minimo dettaglio dell’anima e
dell’immagine. “Mi sono sempre piaciute le cose malconce. Si possono sempre
ricucire”. “Io non ci sto a esser vittima, non ci sto a essere una martire,
voglio solo essere me, me e basta”.
La clip
è composta da alcuni disegni tratti dal
graphic novel e la musica del gruppo “La
casa del vento” con il brano “ Falena”
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