Se essere gufi significa sperare che l’insano progetto di
abolire il Senato - mortificandolo a
lavacro giudiziario per consiglieri locali inquisiti, ed eleggere i Deputati attraverso una legge
elettorale che mortifica la rappresentanza
e favorisce la solita banda di nominati - non vada in porto, sono
orgoglioso di essere gufo. Se per meritarsi l’appellativo di “gufo” è
necessario prendere posizioni decise contro una deriva pericolosa, che vuole il
Parlamento una dependance del Governo, il quale, a sua volta, diventa la cerchia servile di un Presidente del
Consiglio con il potere di scegliere il
Capo dello Stato, i membri del CSM e della Corte Costituzionale, credo, e ne
sono contento, di meritare a pieno
titolo quell’appellativo. Se gufi sono coloro che denunciano il fatto, gravissimo, per cui un Governo e un Parlamento eletti con una legge elettorale
dichiarata INCOSTITUZIONALE da una Corte
Costituzionale, ancora indipendente, si
arroghino il diritto illegittimo di
cambiare la Costituzione, allora io sono gufo. Ed infine se per entrare nel
club dei gufi è necessario affermare che questi padri della patria che hanno partorito l’obbrobrio
di riforma, in lunga discussione al Senato, sono
del tutto ignoranti in materia, mi considero pienamente iscritto al club dei gufi. Insomma visto che per adesso i
gufi se la ridono, orgoglioso di essere gufo.
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