Pubblico di seguito l'intervento che avevo preparato in occasione della fiaccolata organizzata l'11 settembre scorso dal coordinamento provinciale per la sanità di Frosinone. Sarei dovuto intervenire come rappresentante del Comitato L.I.P. Legge d'Iniziativa popolare per la Valle del Sacco. Per motivi di tempo e di opportunità - ho preferito lasciare maggiore spazio agli interventi dei membri del coordinamento provinciale i quali avevano il compito di illustrare al meglio le nefandezze dell'atto aziendale della Asl - non sono intervenuto. Ecco ciò che avrei detto.
"Vorrei iniziare il mio intervento ragionando con voi su alcuni interrogativi relativi alla nostra terra.
Siamo pienamente coscienti su che tipo di territorio stiamo vivendo? Sappiamo esattamente come è la qualità della
nostra vita in questo posto dove dovremmo lavorare, per chi il lavoro ce l’ha e
non sono moltissimi, dove i giovani dovrebbero studiare, dove dovremmo
mangiare, bere, respirare, in una parola dove dovremmo vivere? Molti di voi, la maggior parte, credo sia
cosciente che la nostra provincia è fra le più inquinate d’Italia. Ma analizzando più affondo alcuni dati il
quadro che ne scaturisce è veramente drammatico. Nel 2005 La Valle del Sacco,
un’aera che comprende una porzione vasta
della nostra Provincia, è stata
dichiarata sito di interesse nazionale
per la grave emergenza socio economica ambientale sanitaria. In essa si
identificano due aree critiche particolari, quella della Provincia di Frosinone,
e del bacino del fiume Sacco Il piano di bonifica regionale del 2012, per queste aree indicava
complessivamente la presenza di 200 siti da bonificare . Dei 121 siti ricadenti
nella Provincia di Frosinone, dal 2005 a oggi non sono stati bonificati
solamente 6. A conclusione di una
analisi più approfondita sempre nel 2012 sono state individuate altre 86 aeree
bisognevoli di bonifica. Lo stato di qualità delle acque del bacino idrografico
del fiume Sacco è stato certificato dal piano di gestione approvato con Decreto
Ministeriale del Presidente del Consiglio del 10/04/2013, come pessimo, il
grado di più basso della scala determinata dalla direttiva UE 2000/60. Nella
stessa direttiva, che costituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia
di acque, è previsto il raggiungimento lo stato di buono del bacino entro il
dicembre del 2015, pena l’avvio di una procedura d’infrazione in sede UE con la
comminazione di multe salate. Da pessimo
che è l’attuale certificazione per arrivare a buono, bisogna superare i gradi di “SCADENTE” e “SUFFICIENTE” .
Evitare le multe dell’Europa è quindi impossibile. Sarebbe bene però, per noi
cittadini, non pagare tali multe, e
denunciare per danno erariale gli amministratori che hanno determinato questa
situazione, imponendo a loro di pagare il danno. Nello stesso Piano digestione
DPCM del 10/04/2013 lo stato d’inquinamento della Valle del Sacco è attribuito
alla mancata regolamentazione del sistema
di scarichi di varia natura, in specie industriali. Ad oggi nell’area
persistono situazioni di emergenza ambientale ancora connesse ad un sistema di
depurazione e collettamento non idoneo e comunque non sufficiente a garantire
standard qualitativi delle acque reflue compatibili con la tutela e
salvaguardia delle risorse idriche”. Tradotto non funziona nessun
depuratore nè per gli scarichi urbani né per quelli industriali. Tutto ciò
produce pesanti conseguenze sulla salute della popolazione. La commissione UE
ha rilevato inoltre che Lo Stato Italiano e la Regione Lazio continuano ad
essere inadempienti in materia si smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Tale
violazione continua ad essere perpetuata con gravi danni per la salute dei
cittadini della Provincia. Infatti dal Piano di Bonifica del 2012 delle 60 discariche
nocive ne risultano bonificate soltanto 4. In secondo luogo, l’amministrazione
regionale per tentare di risolvere la situazione di emergenza che riguarda lo
smaltimento dei RSU dell’area di Roma, sta attuando una serie di interventi in
violazione dei principi di “prossimità” ed
“autosufficienza” –sanciti da
numerose direttive UE autorizzando la collocazione e l’esercizio di numerosi
impianti trattamento dei rifiuti nel comprensorio della Valle del Sacco
destinati allo smaltimento di quanto prodotto e proveniente dal Comune di Roma.
Il grave grado di inquinamento ambientale ha determinato la dichiarazione di
Stato di emergenza Ambientale e Sanitaria su una vastissima area della Nostra
provincia. In questa situazione la Regione Lazio anzichè potenziare le strutture, i servizi e la rete dell’assistenza
sanitaria, attuare il monitoraggio costante della salute dei cittadini,
definire strategie di intervento e risolvere
l’emergenza, ha operato ed
opera una serie di interventi tesi a ridurre drasticamente gli investimenti sul
settore sanitario. In aperto contrasto con quanto stabilito nel piano
sanitario Regionale del 2012 che prevedeva per la nostra Provincia interventi
sanitari prioritari per una zona interessata da grave stato ambientale e
dall’elevatissimo rischio sanitario per la popolazione ivi residente. Uno
studio effettuato nel 2010 denominato “Studio Epidemiologico Nazionale dei
Territori e degli Insediamenti esposti a rischio di inquinamento” ha osservato
un eccesso di mortalità per tutte le cause epidemiologiche. La grave situazione
della nostra Provincia è nota anche all’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Il programma Health 2020 adottato da
53 stati membri del Comitato Regionale dell’OMS per l’Europa nel dicembre 2012,
prescrive per le zone altamente inquinate come la nostra Provincia il rafforzamento dei sistemi sanitari, la
salvaguardia della salute pubblica, la capacità e preparazione per la gestione
delle emergenze, nonchè un adeguato sistema di sorveglianza dello stato di
salute della popolazione e di risposta
alle crisi. Infatti, Health 2020 mira al miglioramento dello stato di salute dei cittadini
rafforzando le capacità e le funzioni della sanità pubblica, in particolare
laddove situazioni di crisi o di grave deterioramento dell’ambiente abbiano
provocato danni e la diminuzione dei livelli di benessere e salute. Nelle
azioni stabilite dalla Priorità n.3 di Health 2020, vi sono:
1 Sorveglianza della salute della
popolazione e del benessere;
2 Monitoraggio e risposta ai
rischi per la salute e le emergenze ambientale, del lavoro, della sicurezza
alimentare e altri
3 Assicurare la governance per la
salute e il benessere
4 Assicurare la presenza di un sufficiente e competente personale
sanitario nella struttura pubblica
5 Assicurare strutture
organizzative sostenibili e finanziamenti a questo orientati
6 Advocacy, comunicazione e
mobilitazione sociale per la salute
7 ricerca sulla
salute pubblica.
Come risulta
evidente l’atto aziendale della Regione Lazio DCA 247 2014, si pone in
direzione opposta rispetto a quanto prescritto dall’OMS e in aperta violazione
delle direttive prescritte dell’OMS stesso.
La nostra terra irrimediabilmente inquinata, con un elevate incidenza di
mortalità per tutte le , malattie legate all’inquinamento, come da rapporti
S.E.N.T.I.E.R.I , non può permettersi di avare una dotazione di posti letto
dimezzata rispetto a quanto stabilita per legge, non può premettersi di non
avere un registro dei tumori. La D.ssa Mastrobuono ci venne a raccontare che la
Asl non aveva i 56 mila euro necessari per istituire il registro. Un scandalo
se si pensa che tre tabelle poste presso la casa della Salute di Pontecorvo
sono costate 48 mila euro. La nostra Provincia non può permettersi la quasi
totale assenza di laboratori di analisi, pubblici, La nostra Provincia non può
permettersi la chiusura continuativa di
reparti e presidi sanitari, la cronica insufficienza di personale medico, La
nostra provincia non può permettersi di scambiare con Roma sangue per monnezza.
La nostra provincia non può permettersi di vendere la pelle dei propri
cittadini al profitto delle cliniche private. La nostra provincia non merita
l’assoluta opacità della gestione sanitaria.
La nostra provincia non può permettersi dirigenti Asl, che prendono in
giro i cittadini. La nostra Provincia non può permettersi di lasciare in mano il
proprio governo a una classe dirigente inetta che guarda esclusivamente al
proprio interesse in luogo dell’interesse dei cittadini. Andiamo dunque avanti
nella lotta".
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