Si è tenuta ieri 10 novembre, presso la sala teatro della
Asl di Frosinone, la conferenza dei sindaci per la sanità. Il direttore generale della Asl Isabella
Mastrobuono era disponibile a discutere ,
con i pochi sindaci della Provincia presenti, l’atto aziendale
ufficiale che recepisce integralmente i contenute della bozza del piano
strategico. Documento, non ufficiale, diffuso da tempo e ben noto nella sua
valenza letale per la sanità provinciale pubblica.
La notizia è che i
sindaci riuniti non si sono espressi . Il tempo necessario per analizzare l’atto in modo esauriente è
stato giudicato insufficiente. Questo infatti è arrivato sul tavolo dei sindaci
solo venerdì scorso . La conferenza è
stata dunque riconvocata il 13 novembre in prima convocazione alle 12,00 e in seconda
convocazione alle 15,00. Per quella data finalmente la posizione dei sindaci
sarà palese e l’atto potrà essere inoltrato alla Regione, entro il 15 novembre.
Questa è la notizia. Ma l’incontro fra i
pochi primi cittadini ed il direttore
Asl Mastrobuono è stato interessante per altri aspetti. Non voglio entrare nel
merito dei contenuti dell’atto e delle motivazioni delle proteste che questo ha
suscitato, temi ampiamente noti, ma sulle modalità dell’azione di contrasto che
ha condotto al coinvolgimento dei sindaci. Un coinvolgimento che, se da un lato
è stato utile per la promozione mediatica della protesta, dall’altro si è
gradatamente liquefatto e dissolto, lasciando le associazioni e i movimenti,
come al solito, da soli nel contestare il mancato riconoscimento del diritto alla
salute all’intera comunità della provincia di Frosinone.
Oltre alla fragorosa maggioranza silenziosa
di coloro che, o non erano presenti, o non hanno preso la parola, è emersa la
decisione di non decidere. E’ vero che l’atto aziendale è stato consegnato solo
pochi giorni prima la conferenza di ieri, ma è ipocrita negare che fosse ben
noto il suo contenuto, replicante in
toto quanto esposto nel piano strategico divulgato da tempo , sviscerato e
valutato in ogni sua riga dalle associazioni e dai sindaci stessi. I sindaci dunque hanno deciso di non decidere,
prendendosi tutto il tempo disponibile per assumersi una responsabilità che, al
contrario di quanto si voglia far credere, è preminente di fronte ai cittadini perché riguarda la loro
salute.
L’azione disgregatrice della direttrice Mastrobuono, che ha promesso
una briciola ad un sindaco, un piatto di lenticchie ad un altro, ha avuto pieno
successo. Ed è stato subito chiaro che, a parte qualche eccezione - il sindaco di Alatri Morini, quello di Vico nel Lazio Guerriero , e i pochi sindaci del Psi, forti dell’appoggio
politico del potente Gianfranco
Schietroma - chi ha, avuto il suo, non se l’è sentita di opporsi ad un atto
oggettivamente penalizzante per la provincia di Frosinone. Si è assistito così ad un arrampicarsi sugli specchi a
titubanze, distinguo sconcertanti.
Personalmente sono convinto che l’atto
aziendale verrà approvato dalla maggioranza dei sindaci, anche da quelli
socialisti, che si accontenteranno delle due righe aggiuntive promesse dalla manager “tor vergatara”, sulla possibilità, ove
ricorressero le condizioni (cioè accessi di un maggior numero di malati gravi negli
ospedali) di assegnare al complesso ospedaliero Frosinone-Alatri il dea di II livello entro la
scadenza della durata dell’atto . Due righe talmente infarcite di se e di ma da
risultare irrilevanti nella pratica realizzativa , ma utili ad una certa parte politica per
intestarsi una vittoria che sarà definita epocale.
E’ mia convinzione che le azioni di
associazioni e movimenti, debbano proseguire, più forti di prima, disfacendosi
dell’apporto di un ala debole come quella delle istituzioni cittadine,
inglobando solo quei sindaci che ci credono veramente. Sono pochi ma
fortunatamente sono presenti e disposti
a dare una mano.
Un’ ultima notazione sulla convinzione, velatamente espressa
dalla Mastrobuono, che i sindaci
recalcitranti, ma soprattutto le associazioni e i movimenti si stiano facendo
manovrare dalla casta dei primari. Personalmente ritengo che la fermezza del
coordinamento della sanità nell’imporre il tema delle centralità della sanità
pubblica, nel denunciare il piano teso a favorire le lobby private nella corsa
al profitto sulla salute dei cittadini, sia illuminante in merito alla direzione
di un conflitto, tutt’altro che vicino
ad assicurare gli interessi di una casta. Non escludo che qualcuno tenterà di strumentalizzare, in
salvaguardia di propri interessi particolari di bottega, l’azione dei movimenti, ma sono altrettanto
certo che questi tentativi saranno
prontamente smascherati.
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