C’è una linea ben visibile che unisce la manifestazione
della CGIL dell’ottobre scorso, con quella del 14 novembre. E’ la varietà di
soggetti che vi hanno partecipato. Con i sindacati di base in molte piazze
d’Italia c’erano tutti i blocchi sociali, non solo lavoratori, precari,
disoccupati, ma anche studenti insegnanti e ricercatori universitari. Forse sarà eccessivamente ottimistico, ma
sembra proprio che si stia formando una nuova coscienza di classe che aggrega
al mondo operaio tutto il firmamento della maggioranza, fino a ieri silenziosa,
che oggi non ce la fa più a vivere.
Probabilmente questa nuova consapevolezza
non è figlia di un nuovo processo di costruzione classista , ma scaturisce dalla
volontà di uscire da un torpore sociale alimentato da sfiducia e rassegnazione.
Risulta ormai evidente che è tempo di ridestarsi
da questo sonno nichilista e di
disillusione, se si vuole sopravvivere. Ecco perché la voglia di scendere in piazza
per difendere il proprio diritto minimo a campare comprende ampi strati della
popolazione. Gente che solo qualche
giorno fa, mai e poi mai, sarebbe scesa in piazza.
Non solo ma, finalmente, si prende coscienza del fatto che non è questione
di migliorare il sistema, si tratta proprio di abolire il sistema. Comincia a delinearsi un processo di critica
e di rifiuto al neoliberismo finalmente individuato come causa di tutti i guai.
Si sta realizzando un’unità di intenti, per
merito e metodo, che in altre nazioni
del sud Europa è in fase più avanzata, mentre da noi inizia a strutturarsi solo ora.
E’ un processo
estremamente pericoloso per le èlite finanziarie . I burattini alla Renzi
cominciano ad essere insufficienti a controllare il conflitto sociale e a
neutralizzarlo. E quando il gioco si fa
duro i duri cominciano a giocare.
Quando la situazione diventa critica entrano in campo le guardie
fasciste e razziste. Se il malcontento inizia a diventare incontrollabile ecco
che torna di moda la sempre efficace
guerra fra poveri.
Proprio negli ultimi abbiamo assistito al sapiente
aizzamento, contro extracomunitari e
richiedenti asilo, di fascisti della penultima e ultima ora. La
solita marmaglia nera accoppiata alla nuova edizione fascista della lega, è andata a sobillare le
periferie, a spargere odio fra i diseredati nativi contro i diseredati
stranieri.
Anche questo tentativo è stato recepito dalla piazza del 14
novembre, infatti hanno sfilato, gli uni accanto agli altri precari,
disoccupati e migranti, saldando un altro consistente pezzo di conflitto
sociale. Non sappiamo ciò che ci attenderà in futuro, se prevarrà una sempre più
consapevole azione di lotta al capitalismo, o se la marea nera di odio leghista
e fascista seppellirà tutto. Ritengo che proprio per evitare il pericolo della
marea nera, associazioni e movimenti che hanno animato i cortei del 14 novembre
dovranno moltiplicare le forze per disinnescare la bomba che mette l’uno contro l’altro sfrattati e
migranti. La gente non ce la fa più e dalle piazze del 14 novembre chiede
rappresentanza. Evitiamo che in questo vuoto politico possa inserirsi la
barbarie e l’odio razzista.
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