Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

sabato 15 novembre 2014

Prove di ricostruzione di una coscienza di classe

Luciano Granieri


C’è una linea ben visibile che unisce la manifestazione della CGIL dell’ottobre scorso, con quella del 14 novembre. E’ la varietà di soggetti che vi hanno partecipato. Con i sindacati di base in molte piazze d’Italia c’erano tutti i blocchi sociali, non solo lavoratori, precari, disoccupati, ma anche studenti insegnanti e ricercatori universitari.  Forse sarà eccessivamente ottimistico, ma sembra proprio che si stia formando una nuova coscienza di classe che aggrega al mondo operaio tutto il firmamento della maggioranza, fino a ieri silenziosa, che oggi non ce la fa più a vivere. 

Probabilmente questa nuova consapevolezza non è figlia di un nuovo processo di costruzione classista , ma scaturisce dalla volontà di uscire da un torpore sociale alimentato da sfiducia e rassegnazione. Risulta  ormai evidente che è tempo di ridestarsi  da questo sonno nichilista e di disillusione, se si vuole sopravvivere.  Ecco perché la voglia di scendere in piazza per difendere il proprio diritto minimo a campare comprende ampi strati della popolazione. Gente  che solo qualche giorno fa, mai e poi mai, sarebbe scesa in piazza.  

Non solo ma, finalmente, si  prende coscienza del fatto che non è  questione di migliorare il sistema, si tratta proprio di abolire il sistema.  Comincia a delinearsi un processo di critica e di rifiuto al neoliberismo finalmente individuato come causa di tutti i guai. Si sta realizzando un’unità di intenti, per  merito e metodo, che in altre nazioni  del sud Europa è in fase più avanzata, mentre da noi inizia  a strutturarsi solo ora. 

E’ un processo estremamente pericoloso per le èlite finanziarie . I burattini alla Renzi cominciano ad essere insufficienti a controllare il conflitto sociale e a neutralizzarlo. E quando il gioco si fa  duro i duri cominciano a giocare.  Quando la situazione diventa critica entrano in campo le guardie fasciste e razziste. Se il malcontento inizia a diventare incontrollabile ecco che  torna di moda la sempre efficace guerra fra poveri.  

Proprio  negli ultimi abbiamo assistito  al sapiente aizzamento, contro  extracomunitari e richiedenti asilo,   di fascisti della penultima e ultima ora. La solita marmaglia nera accoppiata alla nuova edizione  fascista della lega, è andata a sobillare le periferie, a spargere odio fra i diseredati nativi contro i diseredati stranieri.

 Anche questo tentativo è stato recepito dalla piazza del 14 novembre, infatti hanno sfilato, gli uni accanto agli altri precari, disoccupati e migranti, saldando un altro consistente pezzo di conflitto sociale. Non sappiamo ciò che ci attenderà  in futuro, se prevarrà una sempre più consapevole azione di lotta al capitalismo, o se la marea nera di odio leghista e fascista seppellirà tutto. Ritengo che proprio per evitare il pericolo della marea nera, associazioni e movimenti che hanno animato i cortei del 14 novembre dovranno moltiplicare le forze per disinnescare la bomba  che mette l’uno contro l’altro sfrattati e migranti. La gente non ce la fa più e dalle piazze del 14 novembre chiede rappresentanza. Evitiamo che in questo vuoto politico possa inserirsi la barbarie e l’odio razzista. 

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