Riportiamo qui un'intervista ai compagni e alle compagne del collettivo Karama di Napoli e Unior pro-Rivoluzione Siriana, a cui va tutta la nostra solidarietà per l'aggressione subita.
1) Raccontateci cosa è successo a Napoli il 24 ottobre.
- Premettiamo che eravamo perfettamente consapevoli sia della piattaforma della manifestazione che dei settori pro-Assad che vi avrebbero partecipato, e proprio in merito all’esigenza di scardinare il monopolio che costoro detengono sull’informazione circa la Siria, abbiamo voluto essere in piazza per dare un segnale di rottura, tentando di portare alla luce la vera natura dei pro-regime siriano.
Quando siamo arrivati in Piazza del Gesù, non c’era alcun gruppo tra quelli che ci hanno aggrediti. Mentre stavamo per distribuire il nostro volantino, aprendo le bandiere Palestinesi e quelle della Rivoluzione Siriana, sono sopraggiunti gli aggressori, con bandiere del regime siriano e personaggi mai visti prima nei cortei napoletani; uno di loro, della Rete NoWar, si è avvicinato urlando e spintonando, affinché uscissimo dal corteo, immediatamente seguito da altri che abbiamo riconosciuto essere della Rete dei Comunisti e di Assadakah, nonché un esponente del blog “Alba Informazione”: siamo stati fisicamente minacciati (“vi spacchiamo l’asta della bandiera in testa”, e altri “inviti” a lasciare il corteo), e verbalmente tacciati di essere dei “fascisti”, “amici dei tagliagole al soldo della NATO”, nonché “filosionisti” ed “imperialisti”. Per quanto possibile nel caos che si era creato, abbiamo prontamente reagito mostrando loro il nostro volantino che chiamava sia al rovesciamento della dittatura decennale degli al-Assad che allo smantellamento dell'Organizzazione del Trattato dell'Atlantica Nord, e dicendo che erano loro a frequentare le piazze con Casa Pound e Forza Nuova, e che israele stesso partecipava alle operazioni militari in Siria a sostegno di Assad.
Pochi minuti dopo è sopraggiunta la Digos a dividerci, invitandoci ad allontanarci sostenendo la giustificazione dei gruppi pro Assad secondo cui la piattaforma e la manifestazione erano state lanciate da loro.
Quando siamo arrivati in Piazza del Gesù, non c’era alcun gruppo tra quelli che ci hanno aggrediti. Mentre stavamo per distribuire il nostro volantino, aprendo le bandiere Palestinesi e quelle della Rivoluzione Siriana, sono sopraggiunti gli aggressori, con bandiere del regime siriano e personaggi mai visti prima nei cortei napoletani; uno di loro, della Rete NoWar, si è avvicinato urlando e spintonando, affinché uscissimo dal corteo, immediatamente seguito da altri che abbiamo riconosciuto essere della Rete dei Comunisti e di Assadakah, nonché un esponente del blog “Alba Informazione”: siamo stati fisicamente minacciati (“vi spacchiamo l’asta della bandiera in testa”, e altri “inviti” a lasciare il corteo), e verbalmente tacciati di essere dei “fascisti”, “amici dei tagliagole al soldo della NATO”, nonché “filosionisti” ed “imperialisti”. Per quanto possibile nel caos che si era creato, abbiamo prontamente reagito mostrando loro il nostro volantino che chiamava sia al rovesciamento della dittatura decennale degli al-Assad che allo smantellamento dell'Organizzazione del Trattato dell'Atlantica Nord, e dicendo che erano loro a frequentare le piazze con Casa Pound e Forza Nuova, e che israele stesso partecipava alle operazioni militari in Siria a sostegno di Assad.
Pochi minuti dopo è sopraggiunta la Digos a dividerci, invitandoci ad allontanarci sostenendo la giustificazione dei gruppi pro Assad secondo cui la piattaforma e la manifestazione erano state lanciate da loro.
Non abbiamo mai lasciato la piazza, ma ci siamo allontanati di qualche decina di metri per diffondere il nostro volantino ai passanti. E’ stato a questo punto che Nadim, che non era presente all’accaduto, avendo poi visto la bandiera della Resistenza Siriana poco lontano dal settore in cui si trovava, è sopraggiunto invitandoci ad entrare nel corteo: gli abbiamo spiegato cosa fosse successo, e lui ci ha chiesto di avere la bandiera della Siria Libera per farla sfilare insieme a quelle palestinesi.
Dopo un tentativo da parte nostra di dissuaderlo, lui ha insistito per averla, certo del fatto che i compagni del centro sociale non avrebbero lasciato che qualcosa accadesse.
Purtroppo, il carattere squadrista dei gruppi pro-Assad è emerso, e per ben tre volte hanno aggredito Nadim: la prima volta, l’esponente della Rete NoWar in persona ha raggiunto Nadim dal fondo del corteo, chiedendogli “diplomaticamente” di mettere giù la bandiera; dopo il rifiuto di Nadim, un gruppetto di quelli che abbiamo riconosciuto come esponenti pro Assad di Roma lo hanno aggredito per due volte, finanche dentro un vicolo, colpendolo con aste e pugni. Solo l’intervento dei compagni e delle compagne dello Ska hanno evitato il peggio, e gli stessi hanno cacciato fuori dal corteo i picchiatori.
Dopo un tentativo da parte nostra di dissuaderlo, lui ha insistito per averla, certo del fatto che i compagni del centro sociale non avrebbero lasciato che qualcosa accadesse.
Purtroppo, il carattere squadrista dei gruppi pro-Assad è emerso, e per ben tre volte hanno aggredito Nadim: la prima volta, l’esponente della Rete NoWar in persona ha raggiunto Nadim dal fondo del corteo, chiedendogli “diplomaticamente” di mettere giù la bandiera; dopo il rifiuto di Nadim, un gruppetto di quelli che abbiamo riconosciuto come esponenti pro Assad di Roma lo hanno aggredito per due volte, finanche dentro un vicolo, colpendolo con aste e pugni. Solo l’intervento dei compagni e delle compagne dello Ska hanno evitato il peggio, e gli stessi hanno cacciato fuori dal corteo i picchiatori.
2) Quali forze politiche rappresentano i personaggi che vi hanno aggrediti?
- Le sigle sono: Rete NoWar, rete dei Comunisti, Assadakah, e “Alba Informazione”.
Le prime due sono ben note a Napoli e in Italia, si autodefiniscono “antimperialisti” ed “antifascisti”, e le loro sono posizioni staliniste, sia nei metodi che nei contenuti; si sono “distinte” anche in altre manifestazioni in cui hanno aggredito compagne/i che sfilavano con la bandiera della Resistenza Siriana. Il caso di Riccardo Bella di Milano è eloquente, insieme ai troppi casi in cui a Roma i compagni siriani e romani hanno ricevuto minacce.
Quanto ad Assadakah, è un’organizzazione venuta alla ribalta nel 1995, con sede ufficiale a Roma e Napoli, attiva in aperto sostegno al regime siriano e che ha tra i suoi obiettivi quello di “operare per lo sviluppo dei rapporti tra Italia, l’Europa e il mondo arabo-islamico”.
Dalle ricerche effettuate, emergerebbe che tra i fondatori ci sia Talal Khrais, scrittore e giornalista libanese. Ultimamente, la stessa associazione avrebbe “preso le distanze” da Khrais.
( http://www.assadakah.it/dettaglio-attivita536/Nasce-a-Piacenza-l-Associazione-Assadakah-Emilia-Romagna )
( http://assadakahsardegna.com/in-evidenza/assadakah-prende-le-distanze-da-talal-khrais-agisce-a-titolo-personale-non-fa-parte-e-non-rappresenta-la-federazione )
Le prime due sono ben note a Napoli e in Italia, si autodefiniscono “antimperialisti” ed “antifascisti”, e le loro sono posizioni staliniste, sia nei metodi che nei contenuti; si sono “distinte” anche in altre manifestazioni in cui hanno aggredito compagne/i che sfilavano con la bandiera della Resistenza Siriana. Il caso di Riccardo Bella di Milano è eloquente, insieme ai troppi casi in cui a Roma i compagni siriani e romani hanno ricevuto minacce.
Quanto ad Assadakah, è un’organizzazione venuta alla ribalta nel 1995, con sede ufficiale a Roma e Napoli, attiva in aperto sostegno al regime siriano e che ha tra i suoi obiettivi quello di “operare per lo sviluppo dei rapporti tra Italia, l’Europa e il mondo arabo-islamico”.
Dalle ricerche effettuate, emergerebbe che tra i fondatori ci sia Talal Khrais, scrittore e giornalista libanese. Ultimamente, la stessa associazione avrebbe “preso le distanze” da Khrais.
( http://www.assadakah.it/dettaglio-attivita536/Nasce-a-Piacenza-l-Associazione-Assadakah-Emilia-Romagna )
( http://assadakahsardegna.com/in-evidenza/assadakah-prende-le-distanze-da-talal-khrais-agisce-a-titolo-personale-non-fa-parte-e-non-rappresenta-la-federazione )
“Alba Informazione”, invece, è un’associazione di ispirazione chavista, ed in Italia sostiene posizioni del M5S in materia di politica mediorientale.
3) Il fronte pro-Assad è trasversale alla destra e alla sinistra. I vostri aggressori vi hanno chiamati "fascisti", mentre in realtà i fascisti in Italia sostengono Assad. Potete farci qualche esempio?
- In diverse occasioni, elementi di Casa Pound e di Forza Nuova hanno apertamente tenuto conferenze ed incontri in sostegno al regime siriano, spesso in “collaborazione” con esponenti sedicenti “di sinistra”. E’ del giugno 2013, ad esempio (quindi due anni dopo l’inizio ufficialmente riconosciuto della Rivoluzione Siriana), l’invio a Damasco di una delegazione italiana del “Fronte Europeo per la Siria”, guidata dall’associazione romana di estrema destra “Zenit”, e propagandata da Casa Pound. Nella stessa delegazione, Ouday Ramadan (del PdCI), che con Casa Pound stessa ha promosso manifestazioni a sostegno del dittatore Assad. Lo stesso vale per i rossobruni “Stato e Potenza”, “Eurasia” e “Millennium”. https://vicinoriente.wordpress.com/2013/09/04/fascisti-e-comunisti-italiani-a-damasco-per-assad/
Anche il Front National di Marine Le Pen sostiene il regime siriano.
Il 31 maggio del 2012, invece, appena un anno dopo l’inizio della sanguinaria repressione dei siriani da parte del regime, a Roma si radunavano in piazza esponenti di destra e alcune delle sigle che ci hanno aggredito a Napoli.
Il 31 maggio del 2012, invece, appena un anno dopo l’inizio della sanguinaria repressione dei siriani da parte del regime, a Roma si radunavano in piazza esponenti di destra e alcune delle sigle che ci hanno aggredito a Napoli.
4) Come vi spiegate la forte ostilità alla rivoluzione siriana negli ambienti della cosiddetta sinistra "antimperialista"?
Ce la spieghiamo considerando come la visione meramente geopolitica degli eventi (nel medioriente come altrove) abbia consolidato un’artificiosa, e oggi forzata, lettura della divisione del mondo tra imperialismo occidentale e sue presunte “vittime”, cioè regimi e governi di quelle regioni in cui il sistema di dominio si è affermato in seguito a processi che noi tutti conosciamo.
E, secondo noi, tale visione da sola non spiega tutto, finendo con l’essere estremamente “funzionale” al dominio stesso poiché non solo non riesce a vedere, ma anche nega apriori la necessità che esso ha avuto, nel corso dei decenni, di foraggiare interlocutori che da una parte condividevano gli stessi interessi economici e di potere, e dall’altra contribuivano a dividere ed imperare. Così è stata creata la falsa idea nell’opinione pubblica internazionale che quei regimi e governi fossero antimperialisti. Naturalmente, questo ha portato a considerare come imperialista solo l’Occidente, gli USA, svuotando il termine della sua specificità: se si continua a negare, ad esempio, che la Russia di Putin, o la Cina, o il regime nordcoreano, o lo stesso regime siriano siano altrettanto espansivi nei loro processi di sviluppo capitalistico e di dominio sulle società civili interne e in altre aree della regione, allora siamo di fronte ad un problema.
Nello specifico del regime di Assad, la Siria è stata inserita nel cosiddetto “asse della resistenza”, cioè quell’insieme di alleanze in Medioriente che comprende l’Iran, Hezbollah, e per richiamo ideologico anche Russia e Cina. Ovvio che per questi settori fortemente ideologizzati a difesa di stati e nazioni (lo stalinismo è ancora vivo, ahinoi), non solo la Rivoluzione Siriana, ma anche le stesse Primavere Arabe, sono state tacciate come “operazioni imperialiste” perché tendevano (e tendono) a mettere in discussione gli stessi pilastri ideologici su cui detti settori basano la loro lettura degli eventi. E costoro, si permettono perfino di parlare di appoggio alla causa Palestinese, perfino oggi, di fronte alla “disinibita” collaborazione tra Israele e Russia in terra siriana a sostegno del regime di Assad.
Per concludere, l’errore di fondo è criticare un solo potere, non IL potere in sé, con il suo bisogno di cambiare faccia ed interlocutori per autosostenersi e mantenere il dominio.
E, secondo noi, tale visione da sola non spiega tutto, finendo con l’essere estremamente “funzionale” al dominio stesso poiché non solo non riesce a vedere, ma anche nega apriori la necessità che esso ha avuto, nel corso dei decenni, di foraggiare interlocutori che da una parte condividevano gli stessi interessi economici e di potere, e dall’altra contribuivano a dividere ed imperare. Così è stata creata la falsa idea nell’opinione pubblica internazionale che quei regimi e governi fossero antimperialisti. Naturalmente, questo ha portato a considerare come imperialista solo l’Occidente, gli USA, svuotando il termine della sua specificità: se si continua a negare, ad esempio, che la Russia di Putin, o la Cina, o il regime nordcoreano, o lo stesso regime siriano siano altrettanto espansivi nei loro processi di sviluppo capitalistico e di dominio sulle società civili interne e in altre aree della regione, allora siamo di fronte ad un problema.
Nello specifico del regime di Assad, la Siria è stata inserita nel cosiddetto “asse della resistenza”, cioè quell’insieme di alleanze in Medioriente che comprende l’Iran, Hezbollah, e per richiamo ideologico anche Russia e Cina. Ovvio che per questi settori fortemente ideologizzati a difesa di stati e nazioni (lo stalinismo è ancora vivo, ahinoi), non solo la Rivoluzione Siriana, ma anche le stesse Primavere Arabe, sono state tacciate come “operazioni imperialiste” perché tendevano (e tendono) a mettere in discussione gli stessi pilastri ideologici su cui detti settori basano la loro lettura degli eventi. E costoro, si permettono perfino di parlare di appoggio alla causa Palestinese, perfino oggi, di fronte alla “disinibita” collaborazione tra Israele e Russia in terra siriana a sostegno del regime di Assad.
Per concludere, l’errore di fondo è criticare un solo potere, non IL potere in sé, con il suo bisogno di cambiare faccia ed interlocutori per autosostenersi e mantenere il dominio.
5) Infine, raccontateci l'attività del collettivi Karama e Unior pro Rivoluzione siriana e diteci cosa ne pensate della nascita del Comitato permanente a sostegno della rivoluzione siriana.
- Il Comitato Karama-Napoli in appoggio ai popoli arabi si è costituito da qualche anno tra mille difficoltà,considerando i numerosi boicottaggi e aggressioni mediatiche verso chi sostiene la resistenza siriana; il nostro obiettivo è realizzare iniziative di informazione sulla lotta di liberazione Palestinese, sulle rivoluzioni arabe, in particolare sulla Siria, vista la tragedia umana di un popolo che è tuttora sotto i barili bomba del regime e sotto ai raid aerei di Russia e coalizione internazionale a guida USA, che per 5 anni è rimasto a guardare il massacro cercando di darsi una parvenza di “avversione” per Assad, ma reggendogli il gioco. Nostro obiettivo è anche diffondere informazione sulla cultura di questi popoli, in collaborazione con Unior pro Rivoluzione Siriana e tutti quei soggetti, associazioni o singoli, che vorranno unirsi a noi.
- Unior pro Rivoluzione siriana è nata nel marzo del 2012 in occasione del primo anniversario della Rivoluzione siriana, subito a ridosso del massacro lealista della popolazione civile del quartiere di Bab Amr a Homs (febbraio 2012). E’ composto principalmente da studenti, laureati e dottorandi, ma vi partecipano anche docenti che hanno avuto il coraggio di rompere il muro dell'omertà dentro all'ateneo che a livello del Continente europeo studia da più tempo le società mediterannee. Molti di Unior pro-RS sono stati in Siria per imparare l'arabo e si sono legati anche personalmente con le persone del posto. Quando la repressione feroce di Stato è diventata sistematica in Siria, abbiamo sentito un fortissimo bisogno di raggruppare le nostre forze per fronteggiare la barbarie. Subito abbiamo fatto corpo e abbiamo sconfitto cinismo e solitudine. Negli anni abbiamo organizzato mostre, proiezioni, conferenze e manifestazioni, il tutto in un contesto però molto pesante per l'assenza marcata a Napoli di solidarietà attiva con la Rivoluzione siriana. Per troppo tempo dunque siamo rimasti una bandiera isolata, anche se sempre molto fieri della nostra determinazione.
Naturalmente, salutiamo la nascita del Comitato Permanente a sostegno della Rivoluzione Siriana come l’inizio di una nuova era di riscatto. Perciò, dobbiamo assolutamente strutturare meglio a livello nazionale e internazionale il supporto alla richiesta di Dignità e di Libertà non solo dei Siriani, ma di tutti i popoli che lottano per la loro autodeterminazione. Questo implica sconfiggere i nostri avversari proprio laddove loro operano già da anni, se non da decenni: la divisione tra i popoli.
Crediamo infatti che, oggi più che mai, l’Internazionalismo sia l'unica vera risposta.
- Unior pro Rivoluzione siriana è nata nel marzo del 2012 in occasione del primo anniversario della Rivoluzione siriana, subito a ridosso del massacro lealista della popolazione civile del quartiere di Bab Amr a Homs (febbraio 2012). E’ composto principalmente da studenti, laureati e dottorandi, ma vi partecipano anche docenti che hanno avuto il coraggio di rompere il muro dell'omertà dentro all'ateneo che a livello del Continente europeo studia da più tempo le società mediterannee. Molti di Unior pro-RS sono stati in Siria per imparare l'arabo e si sono legati anche personalmente con le persone del posto. Quando la repressione feroce di Stato è diventata sistematica in Siria, abbiamo sentito un fortissimo bisogno di raggruppare le nostre forze per fronteggiare la barbarie. Subito abbiamo fatto corpo e abbiamo sconfitto cinismo e solitudine. Negli anni abbiamo organizzato mostre, proiezioni, conferenze e manifestazioni, il tutto in un contesto però molto pesante per l'assenza marcata a Napoli di solidarietà attiva con la Rivoluzione siriana. Per troppo tempo dunque siamo rimasti una bandiera isolata, anche se sempre molto fieri della nostra determinazione.
Naturalmente, salutiamo la nascita del Comitato Permanente a sostegno della Rivoluzione Siriana come l’inizio di una nuova era di riscatto. Perciò, dobbiamo assolutamente strutturare meglio a livello nazionale e internazionale il supporto alla richiesta di Dignità e di Libertà non solo dei Siriani, ma di tutti i popoli che lottano per la loro autodeterminazione. Questo implica sconfiggere i nostri avversari proprio laddove loro operano già da anni, se non da decenni: la divisione tra i popoli.
Crediamo infatti che, oggi più che mai, l’Internazionalismo sia l'unica vera risposta.
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