Venerdì scorso, 18
marzo, una delegazione del Comitato democrazia Costituzionale della provincia
di Frosinone, composta dal sottoscritto, Paolo Ceccano e Dionisio Paglia, si è
recata al convegno: Una primavera per la
democrazia. L’incontro pubblico è stato organizzato dal Comitato per il No
nel Referendum Costituzionale, e dal Comitato per i 2 referendum abrogativi
contro l’Italicum. Il dibattito tenutosi presso la Camera dei Deputati
nell’auletta dei gruppi Parlamentari, è stato molto partecipato e
proficuo.
Oltre agli interventi degli
autorevoli costituzionalisti promotori del referendum abrogativo sull’Italicum,
e della campagna per il No alle modifiche costituzionali, hanno preso la parola personalità della società civile, giuristi e
i promotori dei referendum sociali. Questi ultimi riguardano l’abrogazione della legge che elimina la
scadenza delle concessioni per le trivellazioni in mare, l’abrogazione di alcune norme del decreto
Buona Scuola. Ad essi si è aggiunto il contributo di Maurizio Landini,
segretario della Fiom il quale, insieme ai
propri iscritti, sta definendo i contenuti del referendum abrogativo su gran parte del jobs act.
Ma l’obbiettivo più importante dell’incontro,
per cui sono state coinvolte anche le
delegazioni locali del Comitato per la democrazia Costituzionale, è stato
quello relativo all’approvazione di un ordine del giorno, su cui basare tutte
le attività future. In primo luogo la raccolta delle firme, tanto per l’abrogazione dell’Italicum, quanto per la richiesta del referendum
costituzionale. Tale consultazione, qualora la Camera approvasse le riforme senza
la maggioranza dei due terzi, sarebbe automatica. In realtà accompagnare il referendum costituzionale,
quantunque dovuto per prassi legislativa, con una raccolta di firme,
rafforzerebbe ancora di più la domanda di democrazia che arriva dalla
collettività.
E’ fondamentale
inoltre l’organizzazione della campagna
referendaria, in sinergia con i comitati promotori dei referendum sociali (Concessioni
sulle trivellazioni, buona scuola e jobs act). Ciò che fa paura a questo
Governo, espressione di un Parlamento eletto da una legge elettorale
incostituzionale, è proprio il rischio
di una riaggregazione sociale intorno
alla forte domanda di democrazia. Ecco
perché i dirigenti del Pd, invitano a disertare le urne in occasione del
referendum sulle trivelle. Democrazia e
aggregazione sociale sono due elementi
che da un ventennio a questa parte, ma
in particolare con l’avvento del governo Renzi , stanno subendo un attacco
continuato e devastante. E oggi che si sta raggiungendo l’obbiettivo di una
nebulizzazione del proletariato, secondo la buona vecchia pratica del divide et
impera, e uno svuotamento della partecipazione democratica, l’attività dei
comitati referendari si pone come una minaccia per un pericolosa inversione di tendenza.
Cattive
Istituzioni, esprimono cattive leggi, ha ricordato giustamente Massimo Villone, sotto questo aspetto, mentre i referendum sociali servono ad abrogare le
cattive leggi sin qui licenziate dal Governo, i
referendum istituzionali servono pianificare buone istituzioni. A rafforzare la convinzione dell’assoluta
necessità di bocciare la “deforma” costituzionale e le leggi antisociali del
Renzi piè veloce, paladino dei banchieri,
è bastato l’incontro che abbiamo fatto
mentre ci recavamo al convegno. Nelle
strade attorno alle stanze del potere spesso ci si imbatte in disperati che hanno perso il lavoro.
Cinquantenni, sessantenni con una
famiglia da campare, ad elemosinare qualche euro per arrivare alla fine della
giornata, ma soprattutto a chiedere di tornare a lavorare. Luigi, ex dipendente
di una cooperativa che collaborava con la TNT, licenziato quattro anni fa, è
disposto a cedere un rene pur di tornare ad un’occupazione anche minima. Abbiamo raccolto la sua storia e subito ci è
venuto in mente che in una Repubblica
fondata sul lavoro ridurre una persona a barattare il proprio rene per
un’occupazione è da criminali.
Eppure
c’è il fondatissimo rischio, se si avvera la letale simbiosi fra riforme
costituzionali e nuova legge elettorale, che un governo di nominati, su input
di grandi industrie e lobby finanziarie, non ci metta molto a dissolvere il diritto al lavoro sancito dall’art.4
della costituzione , e renderlo un privilegio. Una merce talmente rara per cui
è tollerabile, anzi normale cedere il
sangue, un rene, la dignità, pur di trovare un’occupazione. Dunque la
passeggiata romana ci ha convinto ancora di più che respingere l’attacco
antidemocratico e criminale della riforma costituzionale significa respingere la barbarie e
l’inciviltà.
Nessun commento:
Posta un commento