Fino a non molti decenni fa, in epoca pretelevisiva, era la voce degli strilloni a far arrivare all’orecchio dei romani gli eventi storici come quelli più minuti. I giornalai ambulanti, spesso circondati da capannelli di curiosi, comunicavano lo scoppio di una guerra come un uxoricidio, la morte di un papa o una vittoria della Roma. A piazza Fiume, alla Galleria Colonna, a Piazza Venezia, ai capolinea dei tram e negli altri luoghi affollati della città si sentiva gridare: È uscita la Tribuna… chi magna e chi digiuna, una frase che ricalcava lo spirito sarcastico e bonaccione del «romano de Roma».
Angelina Biancatelli, chiamata da tutti la sora Nina, era la strillona più conosciuta. Una popolana bassina e paffutella che infarciva di doppi sensi i suoi commenti piccanti e maliziosi interpretando, con ironica e a tratti amara semplicità, la politica, la cronaca, l’economia, il costume. Un Pasquino in carne e ossa, insomma. Che invece di urlare come tutti gli altri borbottava, fra i vicoli e le piazzette dei rioni storici della vecchia Roma, con la sua voce roca, brontolante, e con il tono monotono e privo di enfasi di chi recita un rosario. Solo a tarda sera si concedeva, sempre carica di quotidiani, qualche incursione lavorativa nella mondanità di via Veneto.
Pian piano però la sora Nina si inoltrò per una strada un po’ particolare. E chi si precipitava a comprare il giornale per leggere di formiche giganti a Ostia Lido, fughe di rinoceronti dal Giardino zoologico, retate di briganti a Piazza del Popolo, e persino di incontri amorosi del papa, rimaneva poi deluso. Negli articoli non c’era traccia di tutto ciò. I fatti sempre più sorprendenti che Angelina annunciava accadevano solo nella sua fantasia.
Così, alla strillona considerata dai benpensanti troppo stravagante e trasgressiva fu tolta la licenza. Con un po’ di immaginazione, probabilmente, qualcuno affermò che a decidere fu il Ministro dell’Interno in persona, il democristiano Mario Scelba. La stessa Angelina ci ironizzava su: «Scelba me lo ha proibito perché le dicevo troppo grosse... So’ disgraziata perché so’ invidiata. Sto senza denti, sto senza stommico, ma cio’ la forza de spirito; so’ sverta e vendo le corna».
Proprio così. Non potendo più dispensare notizie, tornò in strada a spacciare fortuna, proponendo un bizzarro armamentario antiscalogna composto da corni, ferri di cavallo, quadrifogli e tredici in quantità.
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