Le rovine

"Le rovine non le temiamo. Erediteremo la terra. La borghesia dovrà farlo a pezzi il suo mondo, prima di uscire dalla scena della storia. Noi portiamo un mondo nuovo dentro di noi, e questo mondo, ogni momento che passa, cresce. Sta crescendo, proprio adesso che io sto parlando con te"

Buenaventura Durruti

mercoledì 21 novembre 2012

Disobbedienza civile dei sindaci? Toh chi si rivede

Luciano Granieri


Oggi i sindaci di tutta Italia, sono scesi in piazza (pure loro) a Milano per protestare contro la legge di stabilità  che impone ai comuni di diventare esattori spietati del governo centrale. I tagli  agli enti locali  imposti dal patto di stabilità, sostengono i sindaci, non consentono alle amministrazioni comunali neanche l’erogazione dei servizi minimi indispensabili alla propria cittadinanza.    Tutti i  primi cittadini indipendentemente dal colore politico hanno minacciato di dimettersi in massa restituendo la fascia tricolore se la legge non verrà modificata. Un vero e proprio atto di DISOBBEDENZA CIVILE. Sarà ma il concetto di disobbedienza civile, legato all’amministrazione comunale non  mi è nuovo. Mi sovviene infatti  quando, incazzati e tosti, ci    presentammo   alle elezioni comunali di  Frosinone, la primavera scorsa, nella lista di Rifondazione Comunista. Nel redigere il programma con i rappresentanti delle altre liste (Sinistra ecologia e libertà e la civica Frosinone Bene Comune) nostre alleate nel supporto al candidato sindaco di Sel Marina Kovari, proponemmo proprio l’attuazione di atti di disobbedienza civile  contro il patto di stabilità, impegnando il futuro sindaco a non dare seguito alle imposizioni restrittive del governo centrale. Fummo accusati di essere terroristi, ci fu detto che avremmo rischiato la galera, sia dai  nostri candidati indipendenti, che dai compagni di Sel e  di Frosinone bene Comune. Tanta fu l’indignazione che il nostro punto programmatico fu notevolmente edulcorato, prevedendo un impegno generico del sindaco a costruire con altri sindaci un fronte comune incaricato di discutere con il governo centrale l’opportunità di alcuni tagli agli enti locali. E sai che paura si metteva il banchiere Monti!  Non so se l’inserimento di quel punto programmatico ci avrebbe condannato ad una sconfitta più dura di quella che abbiamo comunque subito, o forse ci avrebbe fatto guadagnare qualche voto in più, ma resta il fatto che la nostra rivoluzionaria idea è stata fatta propria da tutti i sindaci d’Italia, pronti alla disobbedienza civile se la legge di stabilità non viene cambiata. Ancora una volta avevamo ragione noi, ma ancora una volta ci tocca constatare che la ragione è dei fessi.

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