Per l’arrivo del ministro Beatrice Lorenzin l’ospedale di Frosinone si è dato una
ripulita e ha assunto la parvenza di un ospedale quasi normale. Fuori la
protesta di cittadini e associazioni, dentro i ragazzi della scuola infermieri
con la divisa d’ordinanza tutti in fila
ad omaggiare la salvifica Beatrice. Una visita del ministro è sempre un evento
mediatico notevole, dunque ha attirato i media, anche nazionali, amministratori
e politici presenti a vario titolo. Raggiante il sindaco Ottaviani ha
accompagnato l’onorevole ministro della stessa sua schiera politica
(Nuovo centro destra) nei reparti e al tanto bistrattato pronto soccorso, per
poi presiedere ad un incontro con personale medico, paramedico e alcune
rappresentanze sindacali. Sul piazzale dell’ospedale il popolo dei cittadini e delle associazioni
rimaneva in trepidante attesa di un
cenno di una parola, di una minima
promessa. L’attesa non è andata delusa.
Dopo la visita all’ospedale il ministro Lorenzin ha partecipato ad un incontro
pubblico in cui hanno preso la parola, oltre al sindaco, onnipresente, il direttore generale facente funzioni - in
attesa dell’insediamento della titolare
indicata dalla Regione D.ssa Matrobuono, che pare abbia avuto qualche problemino
in merito ai requisiti necessari per svolgere l’incarico - Mauro Vicano. Oltre al sindaco e al manager sono
intervenuti, Francesco Notarcola, presidente della consulta delle associazioni,
finalmente una voce ferma e decisa fuori dal coro di melassa che stava
invadendo la sala, la Professoressa
Maddalena Murchio dell’AIL di Frosinone,
politicamente affine al ministro, il
presidente dell’ordine dei medici di Frosinone Dott. Fabrizio Cristofari. Last
but not least…. Lei la Meg Ryan de
noantri il ministro della salute
Beatrice Lorenzin. Ad onor del vero c’è
da dire che questi alfaniani ministeriali una volta liberatisi dell’idolatria
berlusconiana, si lasciano anche ascoltare. Insomma qualche cazzata in meno la
dicono. Il tema forte della serata
riguardava l’ultimo furto che sta per essere messo in atto ai danni della
sanità ciociara, ossia il trasferimento del centro trasfusionale da Frosinone a
Tor Vergata. Una trappola ordita da Zingaretti, dunque di provenienza
centro-sinistra. Il che ha aperto un
gioco al massacro, condotto sottotraccia in modo intelligente, bisogna
ammettere contro l’attuale commissario della sanità laziale, nonché governatore
della regione Zingaretti. Della serie
non è sempre colpa della Polverini. Il
tutto giocato sulla tesi che il fratello di Montalbano favorirebbe i malati di Roma succhiando il
sangue a quelli di Frosinone. Era
presente in sala il gotha del centro sinistra ciociaro, dai Senatori
Francesco Scalia e Maria Spilabotte, al
consigliere regionale Mauro Buschini. Proprio
il silenzio di quest’ultimo è stato quanto mai assordante. Mauro Buschini in qualità di consigliere della Regione, che
è l’ente competente in materia di sanità,
sarebbe dovuto intervenire, era il più titolato a fornire spiegazioni, o
addirittura a prendere l’impegno, nei confronti della cittadinanza, ad invitare anche il commissario alla sanità
laziale Zingaretti. Nulla di tutto ciò è
accaduto. Le argomentazioni del ministro Beatrice Lorenzin, sono state precise,
circostanziate, appropriate, condivisibili, peccato che tutto il ragionamento
si sia snodato a livello nazionale, l’area evidentemente che è di competenza
del ministero della salute. L’unica concessione è stato l’impegno a chiedere
spiegazioni al commissario, sulla decisione di trasferire il centro
trasfusionale da Frosinone a Roma, sponda Tor Vergata. Nulla è stato detto per giustificare la chiusura di sette
ospedali della provincia, lascito della Polverini, né dei milioni di euro che
si regalano alle strutture private come la Città Bianca di Veroli o il San Raffaele di Cassino che si è
mangiato 86 milioni di denari pubblici. Nulla è trapelato sui 6 milioni di euro
spesi per l’acquisto di prestazioni aggiuntive e straordinarie, una spesa che
avrebbe consentito di assumere quei medici che oggi mancano alla struttura
pubblica. Nessuno, ministro, manager e politici vari, a parte Luca Frusone
deputato del Movimento5Stelle, che
abbia chiesto conto dei 200milioni di
euro sottratti alla sanità pubblica ciociara e trasferiti in parte alle cliniche private convenzionate e
in parte fagocitate dalla mobilità passiva e dagli sprechi, leggi macchinari e
strutture inutilizzate. Nessuno che si
sia chiesto se la remunerazione di 10-15 mila euro al mese percepita dai
manager che hanno portato la Asl allo sfascio, gravandola tra l’altro di spese
legali per risolvere i contenziosi creati dalla mala gestione , sia
giustificabile. Di questo si deve parlare davanti ai cittadini di Frosinone se
si vuole realmente salvaguardare il diritto alla salute costituzionalmente sancito.
Altrimenti si rischia di ripercorrere all’infinito il solito sentiero
lastricato di promesse e belle parole. Una strada che sicuramente non porta
giovamento ai cittadini.
Comica Finale: Quelli che corrono dietro al ministro.
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